6 febbraio 2016
Luca Bagatin si trasferisce nel blog di "Amore e Libertà"
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4 febbraio 2016
Il socialismo non è di sinistra: parola di Jean-Claude Michéa
In molti avranno notato da tempo come
la cosiddetta sinistra, sia italiana che europea, abbia abbracciato
in toto la società di mercato, il capitalismo, la globalizzazione,
il totale asservimento alle logiche dell'alta finanza, della Banca
Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale.
Tutti aspetti che, il socialismo di un
tempo, mai avrebbe accettato, dichiarando apertamente che il
capitalismo andava superato in nome della socializzazione dei mezzi
di produzione da parte della classe operaia e del proletariato.
Oggi, peraltro, per quanto la classe
operaia ed il proletariato siano mutati, assistiamo comunque alla
presenza di un precariato diffuso in tutte le fascie d'età, ad una
disoccupazione in aumento e endemica, a situazioni di nuove povertà
che certo la sinistra italiana ed europea non tutelano. Anzi,
sembrano addirittura incoraggiare il cosmopolitismo e la ricerca di
una fantomatica “fortuna” all'estero.
Coloro i quali, in sostanza, credono
ancora in una società libera ed egualitaria, ovvero in una
prospettiva socialista, possono ancora definirsi “di sinistra” ?
La risposta è chiaramente no e ce la
fornisce chiaramente l'ultimo saggio del filosofo orwelliano
Jean-Claude Michéa, pubblicato in Italia da Neri Pozza e
dall'emblematico titolo (che richiama alla memoria il celebre romanzo
dello scrittore socialista Eugène Sue “I misteri di Parigi”), “I
misteri della sinistra”.
Jean-Claude Michéa, filosofo francese
con un passato nel Partito Comunista Francese e da tempo lontano da
ogni appartenenza partitica, rileva innanzitutto – in Francia come
altrove – la totale similitudine programmatica delle forze di
destra e di sinistra, unite entrambe dai comuni valori del
liberalismo capitalista, ovvero dell'egoismo sociale e del
modernismo. Parlando in particolare della sinistra, Michéa rileva
come questa abbia abbracciato in toto tesi capitaliste e
progressiste, evidenziando come il concetto di “socialismo” e di
“sinistra” non abbiano nulla in comune fra loro e a sostegno di
ciò egli rammenta come Marx ed Engels, fondatori del socialismo
scientifico, oltre che Proudhon e Bakunin, rappresentanti del mondo
anarchico, non si siano mai definiti uomini “di sinistra”, ma
anzi, lungi dal voler fondare un partito elettoralistico, si siano
sempre tenuti lontani dalla sinistra parlamentare rappresentata dai
liberal-progressisti borghesi e bottegai, che spesso hanno ostacolato
il socialismo francese attraverso sanguinose repressioni, la
principale delle quali quella condotta da Adolphe Thiers contro la
Comune di Parigi del 1871.
La gran parte dei socialisti e degli
anarchici dell'800, difensori dei diritti degli operai e dei
proletari, in sostanza, si sarebbe guardata molto bene dal sostenere
una fantomatica “unione delle forze di sinistra e progressiste”,
scendendo così a compromessi con la borghesia sfruttatrice loro
carnefice, che pur si contrapponeva alla destra reazionaria e
clericale.
Da notare peraltro che anche l'Italia
ebbe il suo Thiers in Francesco Crispi, in quale, tradendo la causa
mazziniana e garibaldina operaista, diverrà – dai banchi della
Sinistra Storica, sostenitore della causa monarchica e
successivamente dell'imperialismo italiano bellicista in Africa e
della repressione dei moti operai e socialisti in Sicilia, ovvero i
cosiddetti Fasci siciliani.
Jean-Claude Michéa spiega che fu solo
nel quadro del contesto del'affaire Dreyfus e solo di fronte alla
minaccia di un colpo di stato di stampo monarchico, clericale e
reazionario, che i settori operaisti e socialisti rappresentati nel
parlamento francese accetteranno un compromesso - detto di “difesa
repubblicana” - con i loro avversari della sinistra parlamentare.
Compromesso che, purtroppo, non sarà temporeneo e segnerà – come
ricorda Michéa – l'atto di costituzione della sinistra moderna,
ovvero lo snaturamento e la dissoluzione del socialismo operaista e
popolare originario, che si trasformerà in indistinto progressismo e
via via nella supina accettazione delle regole del libero mercato, a
scapito degli operai medesimi e dei meno abbienti e a tutto vantaggio
della cosiddetta “crescita economica illimitata” e del “progresso
materiale illimitato”, ovvero dell'industrializzazione ad oltranza,
con i conseguenti effetti e danni collaterali nei confronti
dell'ecologia.
La visione progressista della sinistra
e dei liberali come Adam Smith, con il loro disprezzo per tutto ciò
che è “piccolo” e “arcaico”, porterà così via via le
classi medie tradizionali e molti piccoli produttori e operai, a
rifugiarsi sotto l'ala protettiva della destra conservatrice. Che è
poi ciò che stiamo osservando in Francia oggi con l'aumento dei
consensi al Front National di Marine Le Pen (che pur ha mutato molto
il suo DNA originario) da parte dei settori più poveri della
società, al punto che lo stesso Michéa ha affermato più volte che,
se oggi Marx fosse vivo e votasse in Francia, voterebbe senza dubbio
per la Le Pen, che fra l'altro è una lettrice ed estimatrice
dichiarata di Antonio Gramsci.
Jean-Claude Michéa rileva peraltro
che, da tempo, a livello mondiale, stanno nascendo diversi movimenti
critici nei confronti del capitalismo e tendenti a superarlo quali:
il “Movimento dei cittadini” in Corea del Sud, gli “Indignati”
in Europa (vedi il partito spagnolo Podemos, in particolare), il
“Movimento del 99%” negli USA e, da tempo, l'America Latina è un
laboratorio di movimenti per il superamento del capitalismo, i quali,
negli ultimi quindici anni, hanno anche dato ottima prova di governo,
come ad esempio il Bolivarismo, il Neo-Peronismo, il Sandinismo, che
fanno peraltro riferimento a precise figure storiche e carismatiche
dell'America del Sud.
Tornando a Marx ed Engels, ovvero ai
massimi teorici mondiali del superamento del capitalismo, Michéa
tende a ribadire spesso il concetto che entrambi mai si sono
esplicitamente richiamati alla cosiddetta “sinistra” in senso
politico, ma hanno sempre inteso la “sinistra” e la “destra”
unicamente in senso strettamente filosofico, volendo così
distinguere gli hegeliani di sinistra, fautori del “Metodo”,
dagli hegeliani di destra, fautori del “Sistema”. La medesima
cosa, peraltro, vale per Lenin, oltre che per i già citati Bakunin e
Proudhon, che certo mai si sarebbero definiti “progressisti”,
ovvero a favore della crescita economica, con tutte le sue
conseguenze.
Aspetto interessante toccato dal saggio
di Michéa è quello relativo alla cosiddetta obsolescenza
programmata, aspetto peraltro strettamente legato al concetto di
crescita economica imposto dal capitalismo, ovvero quel fenomeno che
fa sì che un prodotto duri relativamente poco nel tempo, in modo da
far sì che il consumatore finale sia costretto a ricomprarne uno
nuovo. L'esempio classico è quello relativo alle lampadine:
tecnicamente sarebbe possibile produrre lampadine di una durata
superiore alla vita umana, ma, semplicemente, per il fenomeno
dell'obsolescenza programmata – previsto dal cartello dei
produttori di lampadine costituito dalla Philips, dalla Osram e dalla
General Electric sin dal 1925 – queste non vengono messe in
commercio. La medesima cosa avviene per ogni prodotto. dalle
automobili ai prodotti informatici: le aziende organizzano un vero e
proprio sabotaggio metodico dei prodotti in modo che durino nel tempo
relativamente poco. Ciò che Michéa definisce “il rovescio più
cinico della virtuosa crescita”. Rovescio cinico che, logicamente,
ha conseguenze nefaste non solo per le tasche dei consumatori, ma
anche per l'ecologia.
A ciò, naturalmente, si somma il
fenomeno del battage pubblicitario, operato dai professionisti
della pubblicità e di quella che Michéa definisce
disinformazione mediatica, i quali hanno il compito di indurre il
consumatore ad acquistare gadget e prodotti di cui non ha alcun reale
bisogno, in un circolo vizioso senza fine.
Michéa, in sostanza, vuole dunque
dimostrare come il processo liberale portato avanti dalla Rivoluzione
Francese, non abbia affatto tenuto conto della cosiddetta questione
sociale, ovvero abbia evocato un astratto concetto di
uguaglianza, senza purtuttavia liberare la società nel suo
complesso. Società che, nei fatti, è una comunità che, per poter
essere liberata, deve emanciparsi da ogni possibile “calcolo
egoistico” che, purtroppo è alla base della società
liberal-capitalista legata allo scambio commerciale propugnata dalla
Rivoluzione Francese. E qui, Michéa, rileva come le opere relative
all'economia del dono scritte dall'antropologo Marcel Mauss abbiano,
invece, contribuito a fornire una solida basa al socialismo
originario, dimostrando come la logica del dono, ovvero dell'economia
del dono - praticata tutt'oggi in molte Società Matriarcali ancora
esistenti - rappresenti la trama basilare del legame sociale e sia
dunque l'antitesi della società commerciale e capitalista che, nei
fatti, distugge ogni comunità umana ed è all'origine dello
sfruttamento dell'uomo sull'uomo, in nome di una falsa idea di
libertà.
Proprio in questo senso Michéa pone a
confronto la logica pedagogica del “diritto”, propugnato dagli
Illuministi e dai liberali - e quella del “dono”, propugnata dai
socialisti delle origini. Se a un bambino - spiega Michéa - si
insegnano solamente i suoi diritti e come difenderli e non lo spirito
del dono (ovvero saper dare, ricevere e ricambiare), si finirà per
trasmettere al bambino il concetto che tutto gli è dovuto. Da qui
l'idea liberal-progressista che, per avere successo nella vita, è
sufficiente chiedere, ricevere e pretendere. Un'idea edonista ed
egoista antitetica rispetto ad ogni forma di società e comunità.
La tesi sostenuta da Michéa nel suo “I
misteri della sinistra”, è in sostanza che la società liberale
riconosce ufficialmente solo le relazioni basate sullo scambio
commerciale e sul contratto giuridico, ovvero sul concetto del “dare
e del ricevere”, negando così ogni altro tipo di rapporto
disinteressato, sia esso di amore, amicizia, sociale. La società
liberal-commerciale, dunque, è fondata su rapporti fittizi che, come
rileva lo stesso Michéa, sono il fondamento dei cosiddetti
“social”-network quali Facebook e Twitter, che creano relazioni
umane “prefabbricate” e “di sintesi”, senza creare una
relazione sociale e umana autentica. Tali relazioni “di sintesi”
vengono definite giustamente dal filosofo francese con il termine
“asociale socialità” e rileva come ciò sarebbe all'origine di
molte patologie morali e psicologiche dell'uomo contemporaneo.
Jean-Claude Michéa, in ultima analisi,
ritiene che il mondo potrà davvero cambiare in meglio, ma senza
alcuna teoria “rivoluzionaria” o “progressista”, ma solamente
se ciascuno di noi cercherà di fare la sua parte nella quotidianità
della vita di tutti i giorni e se i cosiddetti “rivoluzionari di
professione” inizieranno a fare i conti con la propria “volontà
di potenza”.
“I misteri della sinistra” è
dunque un saggio controcorrente rispetto alla vulgata odierna. E' un
saggio che ci riporta alle origini dei nostri rapporti umani e
sociali. E' un saggio sul socialismo delle origini e sul nostro
inconscio che è stato stravolto da una modernità fondata
sull'egoismo e sullo sfruttamento. E' un saggio che dimostra come il
liberalismo ed il progressismo non siano affatto sinonimi di libertà,
ma di nuove forme di schiavitù: sociali, economiche e mentali.
 Luca Bagatin
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2 febbraio 2016
"La vera famiglia è quella che nasce dall'amore. Ed è libera dalla fame". Riflessioni di Luca Bagatin
La più alta forma di democrazia per me
è e rimarrà il populismo, ovvero la politica in favore del popolo,
contro politici, imprenditori, edonisti e ricchi borghesi.
Lo spauracchio della "famiglia
tradizionale" serve solo a preti, imam e rabbini per far
credere ad una società di persone pensanti che il loro ruolo conti ancora
qualche cosa.
Anche un uomo di colore, Andrea
Aguyar, combattè e morì in difesa della Repubblica Romana del
1849, a fianco di Garibaldi. Sarebbe bene ricordarlo a Matteo
Salvini e ai politicanti mantenuti e parolai come lui, che per le
loro idee non sarebbero affatto disposti a combattere, armi in
pugno, e a morire.
 Penso che il mio punto di forza sia l'essere un cinico sognatore.
L'unico politico che potrei sostenere oggi dovrebbe rinunciare ad
ogni stipendio, ad ogni comodità ed essere disposto a combattere e
morire per un ideale. Dovrebbe essere, in sostanza, un mio pari.
Non un essere inferiore.
Un bambino necessita di vivere in una casa dignitosa e di avere di
che vivere per tutta la vita, senza preoccupazioni. Il resto del
padre e della madre sono balle inventate dai ricchi per difendere il
loro diritto ad essere compassionevoli e continuare così a fottere i
poveri.
Alla fine la Storia riconoscerà il ruolo politico e culturale di Moana Pozzi, così come ha riconosciuto, e purtroppo ancora solo in parte, quello di Anita Garibaldi e di Evita Peron.  Penso che Jean-Claude Michéa e Eduard Limonov,
intellettuali trasgressivi, il primo francese e il secondo russo, siano quanto più interessante vi possa essere nel panorama
politico-culturale odierno. Pur avendone già accennato in altri
articoli, in questo periodo sto preparando diversi articoli su di loro,
critici nei confronti della sinistra e del "progressismo", ovvero
tendenti a spiegare il perché la sinistra europea e occidentale abbia
abbracciato il capitalismo e la società di mercato, diventando, di fatto, uguale alla destra, ovvero a difesa dei ricchi e dei borghesi.
Chi ancora oggi, dunque, crede in una società libera, egualitaria,
dalla parte dei poveri, ovvero in una società socialista, libertaria e
anti-edonista ovvero anti-modernista, non può che ritrovarsi nelle tesi
di Michéa (oltre che di Alain De Benoist) e di Limonov.
Non confondete mai il socialismo e l'anarchismo (anche nella versione comunista anarchica) con la sinistra e il progressismo. Sinistra e progressismo sono, assieme al liberalismo classico, all'origine del capitalismo borghese.

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30 gennaio 2016
Anita Garibaldi: Eroina dei Due Mondi
Anita Garibaldi (1821 - 1849) è un'eroina
dimenticata.
Forse perché donna, forse perché
straniera, forse perché la fama di suo marito Giuseppe, del quale fu
sempre innamorata ed al quale diede quattro figli, ne oscurò la
fama. Forse perché la sua vita fu breve e durò solo 28 anni.
Ana Maria de Jesus Ribeiro de Silva,
questo il suo vero nome. Aninha per i suoi affetti più cari. Anita
per la Storia che la consacrò a Eroina dei Due Mondi, per aver
combattuto, a fianco al marito, sia in Brasile, contro l'oppressione
imperiale, che in Italia, contro l'oppressione pontificia e
clericale.
Ragazza ribelle sin da bambina e
amazzone senza pari, mal sopportò il matrimonio che la famiglia le
impose con il calzolaio Miguel Duarte, che lei mai amò e che morirà
pochi anni dopo, combattendo nell'esercito imperiale contro i
rivoluzionari.
Si innamorerà subito di Giuseppe
Garibaldi, il rivoluzionario, il democratico, il repubblicano venuto
dall'Italia, amante della causa degli oppressi, che sposerà e con lui
intraprenderà la lotta per l'indipendenza del Rio Grande dall'Impero
del Brasile e, successivamente, dopo aver dato alla luce Menotti,
Rosita (che morirà di scarlattina a soli 2 anni), Teresita e
Ricciotti, si trasferisce a Genova dalla madre di Garibaldi ed il
marito la raggiungerà qualche mese dopo, assieme ad Andrea Aguyar,
ex schiavo di colore, originario dell'Angola ed ormai divenuto
fedelissimo Tenente del Generale in camicia rossa, sino alla morte
avvenuta nel corso della battaglia in difesa della Repubblica Romana
del 1849, contro le truppe franco-pontificie.
Anche in Italia, Anita, seguirà le
imprese del marito, sino alla morte prematura causata dalla malaria e
che la colpirà proprio allorquando la Repubblica Romana sarà ormai
perduta., con Garibaldi in fuga e lei che viene trasportata dal
marito e dai compagni su un vecchio materasso, nei pressi di
Mandriole di Ravenna.
Una grande perdita per un grande uomo.
Una grande perdita per l'Italia che, da tempo, l'ha dimenticata e da
tempo tende a voler dimenticare Garibaldi o a sminuirne l'opera di
eroe senza macchia e che, a sprezzo del pericolo – cosa che oggi
pressoché nessuno avrebbe il coraggo di fare - combattè, armi in
pugno, per un'Italia libera e sovrana, oltre che per un'Europa di
nazioni sorelle e unite dall'ideale repubblicano e socialista
umanitario. Pochi infatti sanno o ricordano che, Garibaldi, assieme a
Mazzini, a Bakunin, a Marx e ad Engels, fu fra i fondatori della
Prima Internazionale dei Lavoratori, nel 1864.
Oggi l'Italia, schiava dei tecnocati di
Bruxelles e l'Europa, schiava del Grande Mercato Transatlantico e
del Fondo Monetario Internazionale, necessiterebbero di una nuova
Anita e di un nuovo Giuseppe Garibaldi in grado di liberare ancora
una volta i popoli dai nuovi oppressori: politici, imprenditoriali e
finanziari.
Oggi, l'Italia e l'Europa,
necessiterebbero di un nuovo moto d'orgoglio e di riscatto nazionale
e morale, sull'esempio seguito dall'America Latina degli ultimi
quindici anni, con particolare riferimento all'Uruguay dell'ex
Presidente José “Pepe” Mujica, garibaldino dei giorni nostri.
Studiamo e diffondiamo la Storia, per
quel che ci riguarda e compete. Evitando soprattutto di scadere in
sciocchi e stupidi revisionismi neoborbonici e neoclericali, che
certo non onorano la memoria dei combattenti di ogni epoca, ideale e
Paese d'origine.
 Luca Bagatin
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28 gennaio 2016
Promuovendo il mio saggio "Ritratti di Donna" con una delle co-protagoniste: l'ex modella e attrice Francesca Veronica Sanzari
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26 gennaio 2016
"Amore è libertà. Libertà è amore. Libertà è nudità. Nudità è verità". Riflessioni di Luca Bagatin
La nudità, essendo la massima espressione della verità, non
andrebbe mai coperta. Figuriamoci poi quando si tratta di arte.
Non ci si rende conto che la prostituzione è già stata
legalizzata. Si chiama "libero commercio" ed é la
peggiore forma di pornocrazia.
Proporrei l'impossibilità di ritorno in patria per gli
imprenditori che delocalizzano le loro imprese all'estero.
Ovviamente è anche la ragione per la quale vorrei che il
capitalismo fosse superato e che non vi fosse alcuna unione
economica europea, che ha avvantaggiato e avvantaggia solo i ricchi.
L'unica religione che potrei
professare è quella che che predichi la nudità dei corpi e delle
menti. Perché solo la nudità può rappresentare la verità. Il
resto è solo ipocrisia, menzogna e stupidità.
La chiave di lettura del mondo è il sesso. Per conoscere a fondo
una persona, devi scoparla.
In un Paese nel quale si uccidono fidanzate e mogli non mi
stupisce che in molti vogliano negare ad altri il diritto di
amare. L'Italia, del resto, è il Paese dei mammoni e dei
papponi. Un Paese di merda, ve ne siete mai resi conto ?
L'utero in affitto, in una società non capitalistica,
semplicemente non esisterebbe. Il problema è il "libero
commercio" non l'utero in affitto.
Secondo me un parlamentare, un politico e un capo di stato e
governo dovrebbero lavorare gratuitamente o quasi. Dovrebbe
essere riconosciuto loro solo un rimborso spese simbolico relativo al
vitto e all'alloggio in una piccola pensione o in un albergo con
massimo una o due stelle. Mi si dirà che allora nessuno avrà
interesse a diventare capo di stato, di governo o parlamentare ed
allora io risponderò: tanto meglio !
Quando si insulta il prossimo è sempre perché non si hanno
argomenti di discussione con cui ribattere. Agli insulti non
risondo mai, ma archivio, come sempre. Mai mettersi contro una
persona che non dimentica, nemmeno dopo anni.
La mania di attribuire etichette e
appartenenze ad altri genera sempre equivoci. La stupidità umana
non ammette che una persona possa essere libera dalle etichette e
dalle appartenenze. Per quel che mi riguarda ho fatto parte di
molte organizzazioni in passato, ma ciò non significa che io abbia
mai avuto una appartenenza. La mia personale militanza ha
dimostrato infatti il contrario, ovvero che ho tentato di
influenzare, con le mie idee e prospettive, quei movimenti. Al
punto che, compreso il fallimento delle organizzazioni, istituzioni,
partiti ecc... ho deciso quasi tre anni fa di fondare un pensatoio,
ovvero AMORE E LIBERTÀ.

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