9 luglio 2009
Blogger e ddl Alfano: perché non passare dalla protesta alla proposta ?

Questa cosa della protesta relativa al
DDL Alfano che introduce, fra le altre cose, l'obbligo di rettifica
di inesattezze o diffamazioni entro 48 ore per i siti web ed i blog,
pena una multa dai 7 ai 12 mila euro, mi lascia un po' perplesso. Non
che il DDL, in sé, non lasci perplessi, ma semplicemente ritengo che
il punto sia un altro. Innanzitutto sarebbe bene rettificare ogni
qual volta richiesto - e se tecnicamente ciò non è possibile in 48
ore, si conceda pure un tempo maggiormente dilazionato - se quanto
scritto può offendere chiunque sia chiamato in causa. Magari però
evitando spiacevoli querele, chiudendo bonariamente la
questione quasi fosse una "constatazione amichevole"
automobilistica. Ad ogni modo i protestatari tuonano affermando
che così si equiparano i blog ai giornali ed ai mezzi di
informazione. Beh, e allora ? Lo scandalo mi appare un
altro. Ovvero la mancanza della possibilità per i blogger che fanno
informazione di essere iscritti di diritto e con tutti i privilegi di
casta nell'Ordine dei Giornalisti (istituito ai tempi del fascismo,
guarda caso) e la conseguente possibilità, per i suddetti blogger,
di usufruire dei contributi previsti dalla Legge sul finanziamento
pubblico all'editoria. Ad un preciso dovere (quello della
responsabilità relativa a ciò che si scrive) dunque, si preveda un
sacrosanto diritto come per tutti coloro i quali nel nostro Paese si
ritengano atti a fare informazione (chi scrive la pensa diversamente,
nel senso che nei fatti non occorrerebbe essere titolare della
tesserina dell'Ordine - e dunque di relativi privilegi - per scrivere
con competenza, ovvero fare informazione. E parimenti chi scrive
dovrebbe farlo in primis con la passione dello scrittore e del
creativo e non con quella di portarsi a casa la pagnotta. Assoggettandosi così ad un qualsivoglia padrone/editore). La protesta,
al massimo, andrebbe indirizzata in tal senso, ma a quel punto non
sarebbe più una protesta strumentale, bensì diventerebbe una
proposta. Provocatoria sin che si vuole, ma anche no. Da
blogger (di cultura più che di informazione, in quanto ritengo ben
più utile la formazione, rispetto all'informazione, con quanto ne consegue in termini di giudizio, pregiudizio, pettegolezzo)
quale sono da cinque anni, dunque, non parteciperò alla protesta
on-line indetta il 14 luglio prossimo da taluni blogger e
giornalisti. Mi limito a proporre, nel maremagnum, qualche
cosa di forse un po' più concreto, meno impositivo, ma, ritengo, più
positivo e costruttivo anche e soprattutto per i blogger. E che metta in evidenza le
contraddizioni del sistema corporativo italiano. Da riformare, quello
sì, dalla radice.  Luca Bagatin
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