Eh, povero, povero Einrich Von Breith......
Arruolato nell'esercito prussiano - in piena guerra contro la Francia -
solo per sfuggire alla sua incommensurabile tristezza per aver perduto
l'amore della sua tenera Verusca Von Holstein.....
Un amore Settecentesco in pieno stile, che per molti versi anticipa il Romanticismo ottocentesco.
In effetti, quando all'età di quattordici anni cogitai questo
romanzetto, ero un appassionato dei cosiddetti "romanzi di appendice" ed
al contempo ero un grande divoratore di fumetti e della vita di Giacomo
Casanova.
Ai tempi avevo anche preso una cotta per una certa Verusca, mia coetanea, che non mi corrispondeva punto.
E a capo.
Ma mai avrei immaginato - nel "lontano" 1993 - che avrei battuto sul tempo Cinzia Th Torrini.
Alla faccia sua e di "Elisa di Rivombrosa" !

Luca Bagatin
Capitolo
decimo

Il ritorno
L’alba
padroneggiava a Postdam ed i soldati, compreso Einrich, erano tutti
allineati al centro del fortino.
Il
Comandante, un certo Schultz Maxen, presentò loro colui che li
avrebbe condotti in battaglia: il Maggiore Mark Von Grimbukow degli
ussari di Sua Maestà.
Einrich
lo riconobbe subito, anche se indossava un’uniforme nera e portava
un copricapo tubolare con al centro un teschio con due ossa
incrociate, simbolo appunto degli ussari di Sua Maestà.
Anche
Mark lo riconobbe, ma fece finta di nulla.
Poco
dopo arrivò in carrozza anche la Duchessina Verusca, la quale venne
fatta scendere dal suo promesso sposo, ma non riconobbe
immediatamente Einrich.
Il
giovane Einrich, pervaso da un senso di rabbia ma al contempo di
felicità, durante il periodo di riposo, si diresse verso la
Duchessina, la quale stava conversando con il cocchiere.
-
Verusca, come mai siete venuta in questo rude e volgare fortino? - le
chiese impaziente Einrich.
-
Messere, io appartengo all' aristocrazia tedesca e, se non lo sapete,
ho il diritto e soprattutto il dovere di far visita ogni mese agli
uomini di Sua Maestà - gli rispose formalmente Verusca.
Il
ragazzo rimase sbalordito per il tono freddo che la sua amata usava
nei suoi confronti e se ne andò sempre più amareggiato.
Distrattamente
si scontrò con il Maggiore Von Grimbukow, il quale con tono di
superiorità gli disse: - Soldato Von Breith, ancora tra i piedi? Lo
sapete che qui non siamo nel mio maniero, ma nell' esercito migliore
di tutta Europa? -
-
Barone, non vi permetterò di sposare Verusca, anche a costo di
sporcare le mie mani con il vostro lurido sangue! - rispose adirato
Einrich che proseguì poi per la sua strada.
Diverse
ore dopo i soldati vennero informati che il Comandante aveva
preparato il piano di battaglia per cogliere di sorpresa i francesi,
perciò pochi giorni dopo sarebbero dovuti partire per la Franconia,
ove si trovavano gli accampamenti nemici.
Tra i
camerati di Einrich ve n’era uno che borbottava in continuazione e,
quando seppe di dover partire in battaglia, grugnò dicendo: - Uffa!
E’ mai possibile che non succeda mai nulla in questo stramaledetto
posto? -. Poi si rivolse ad Einrich: - Tu, camerata, non pensi la
stessa cosa? -. Il giovane rispose sorridendo: - Penso che questa
guerra sia inutile. La Prussia non trarrà certo beneficio da essa,
anzi, morti e distruzioni di ogni genere! -
Allora
il soldato, che era parecchio più grosso di Einrich, poco più basso
e con i baffi rossicci, gli chiese: - Come mai allora ti sei
arruolato volontario, come mi risulta? Io, almeno, ci sono stato
costretto! -
- Ho
intenzione di cambiare vita: ho perso il lavoro, ma soprattutto ho
perso l' amore. E allora, perché continuare a condurre una vita
inutile? - rispose il giovane.
- Bè,
almeno, conducendo una vita inutile non rischi di farti ammazzare! -
disse scherzosamente il camerata.
- Non
mi è mai importato di vivere, tanto meno ora che tutto è crollato
in me!- gli rispose disperato Einrich.
- Hai
tutta la mia comprensione, camerata. Io sono Heinz, Heinz Bevern -
gli disse il soldato stringendogli caldamente la mano.
