4 aprile 2011
Per una riforma in senso liberaldemocratico della nostra Costituzione
Ho letto, sull'ultimo numero de "L'Azione Mazziniana" di marzo, un
comunicato nel quale l'Associazione Mazzinana Italiana vorrebbe
difendere l'Articolo 41 della Costituzione da qualsiasi modifica.
Personalmente, da repubblicano mazziniano, sono perplesso relativamente a prese di posizioni politiche
dell'AMI, che dovrebbe essere e rimanere un'associazione indipendente
dalla politica nazionale ed incidere piuttosto nella cultura e nella
diffusione del pensiero di Giuseppe Mazzini, così poco conosciuto.
Nella fattispecie, la difesa ad oltranza dell'Art. 41 non mi ha mai
visto concorde. Lo ritengo, assieme agli Articoli 42 e 43 della
Costituzione, fortemente lesivo della libera concorrenza e di una
cultura pienamente liberaldemocratica.
La Costituzione italiana, purtroppo, risente solo in minima parte della
democratica e liberale Costituzione della Repubblica Romana di Mazzini,
Saffi ed Armellini del 1849. La carta costituzionale votata nel dopoguerra,
purtroppo, risente moltissimo della cultura cattocomunista che le forze
reazionarie Dc e Pci vollero purtroppo imprimerle.
E ciò sin dall'Articolo 1 che vuole l'Italia una Repubblica fondata sul
lavoro e non già, come invece proponeva Ugo La Malfa, fondata sui
"diritti di libertà e del lavoro" (il lavoro è un diritto, non un dovere
come nell'ex Unione Sovietica e la libertà è diritto individuale che è
bene sempre rimarcare).
L'Articolo 41 è fortemente ambiguo. Garantisce la libera iniziativa
privata, ma al contempo ribadisce l'intervento pubblico in economia,
senza garantire nel nostro Paese un'effettiva concorrenza. Che è invece
aspetto che, per un Paese che guarda all'Occidente liberale, andrebbe
rimarcato proprio nella nostra carta costituzionale.
Gli articoli 42 e 43, invece, parlano degli espropri di Stato che,
ribadisco, andrebbero il più possibile limitati proprio per non ledere
la proprietà privata che è un bene fondamentale per ciascun cittadino
libero.
In tal senso ritengo, nello spirito liberaldemocratico che ha animato i
Padri Costituenti di estrazione repubblicana e liberale, che la
Costituzione andrebbe rivista proprio nell'ambito di quegli articoli
(compreso l'Articolo 7 che ha introdotto i fascisti Patti Lateranensi)
di impronta arcaica e comunque di ispirazione cattocomunista, illiberale
e dunque conservatrice.

Luca Bagatin
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17 marzo 2011
BUON CENTOCINQUANTENARIO (TERZA) ITALIA ! (e chi non la vuole ancora riconoscere se ne vada all'estero, grazie)
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15 marzo 2011
Italia Unita, Risorgimento, Laicità: rilanciamo la nostra identità e cultura
 "....tutt'altra Italia io sognava nella mia vita, non questa, miserabile
all'interno ed umiliata all'estero ed in preda alla parte peggiore
della nazione. E non vorrei che il mio silenzio s'interpretasse siccome
un affermazione dell'inqualificabile contegno degli uomini che
"sgovernano" il nostro paese....."
Giuseppe Garibaldi Caprera, 24 Settembre 1880 L'Unità d'Italia fu conseguita per mezzo di tre importanti personaggi
storici di matrice laica: Giuseppe Mazzini, la mente; Giuseppe
Garibaldi, il combattente; Camillo Benso conte di Cavour, il
politico.
L'Unità d'Italia vide, per la prima volta nella Storia, la
collaborazione - spesso involontaria - di repubblicani e monarchici, di massoni e uomini di chiesa, di
liberali, repubblicani e socialisti umanitari. La collaborazione di
borghesi, nobili illuminati e persino operai scolarizzati.
L'Italia, si sa, è un Paese di fratricidi che ama più dividersi che
unirsi. Sarà per questo che il Risorgimento e l'Unità d'Italia sono
sempre stati così invisi tanto nella sinistra di matrice marxista (che
non ha mai tollerato la cultura laica e liberaldemocratica), tanto nella
destra fascista (che, dopo i Patti Lateranensi, non ha mai tollerato
l'anticlericalismo e l'idea di Patria in senso mazziniano e garibaldino,
ovvero come comunità di liberi ed eguali). Non ne parliamo poi del
centro cattolico, che non ha mai tollerato l'affermazione dei principi
massonici propugnati dal Risorgimento di Libertà, Eguaglianza e
Fratellanza al di sopra di qualsiasi fede religiosa.
L'Italia fu unita, ma, dopo il fascismo, ci penserà la cultura clericale
e comunista a disfare le conquiste dei Padri del Risorgimento. Pensiamo
ad esempio all'inserimento - con l'Articolo 7 - dei fascistissimi
Patti Lateranensi nella Costituzione della Repubblica italiana.
Il divorzio, grande lotta emancipatoria dei partiti risorgimentali, sarà
ottenuto in Italia negli anni '70 del '900, ma con grandissima fatica e
per mezzo dei piccoli partiti laici: PR, PRI, PSI, PSDI E PLI.
Una volta spazzati via con la falsa rivoluzione di matrice
clericofascista e cattocomunista di Tangentopoli, ecco spazzate via
nuovamente le conquiste dei laici e dei risorgimentali (è a rischio la legge sull'aborto e, quella sul testamento biologico che si sta discutendo in questo periodo, è la più inumana possibile).
Ed ecco tornare al potere forze eversive, senza storia nè cultura: Pd,
PdL, Lega Nord e tutti i loro alleati di ispirazione clericofascista e
cattocomunista. I Ber-sani, Ber-lusconi, Ber-tinotti, venditori di fumo vendoliani eredi di Ber-linguer (quello che, dicevano, con il comunismo non c'entrava un fico, ma intanto i rubli da Mosca li prendeva), che ancor oggi vogliono darcela a bere.
Ed ecco - alla vigilia del 17 marzo finalmente proclamata Festa
Nazionale - un Bersani che si mette a fare pastette con la Lega Nord per
un federalismo pasticcione ed anti-Risorgimentale.
Massì, tanto il già comunista Massimo D'Alema definì in tempi non
sospetti la Lega come una "costola della sinistra". Sinistra sì, ma di
ispirazione marxista, antidemocratica, antioccidentale ed
antirisorgimentale.
Eccoli ancora una volta riuniti, gli eredi del dossettismo capaci di
venire a patti persino con i baluba del nord.
Lo spirito mazziniano, garibaldino e cavouriano, ad ogni modo, non
credano costoro che sia morto: Insorgere e Risorgere era il motto degli
Azionisti eredi di Mazzini e dei Rosselli.
Mandiamoli a casa una volta per sempre ! Siano essi al governo o
all'opposizione. Viva la Terza Italia e la Nuova Repubblica che sognò Randolfo Pacciardi !

Luca Bagatin
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12 marzo 2011
"L'Unità d'Italia vista da un olandese": articolo di Peter Boom
L'UNITA' D'ITALIA VISTA DA UN OLANDESE
di Peter Boom

Quanto entusiasmo
riscosse in noi ragazzini olandesi quando la maestra alle elementari ci
raccontò le eroiche gesta di Garibaldi che con soli mille uomini
rivoluzionò la storia d'Italia. A noi sembrava uno straordinario ed
incredibile miracolo. L'Olanda ha più o meno la stessa superficie della
Sicilia e l'Italia con la sua grande storia, l'antica Roma, il
rinascimento, l'arte, il Vaticano, tutto in quello stivale lunghissimo
trasformato in poco tempo da questi Mille che disponevano solo di
qualche imbarcazione e cavalli, ma evidentemente armati, più che dalle
poche e povere armi di allora, di grande determinazione, coraggio ed uno
spirito che già allora alludeva idealmente ad una futura Europa Unita
che poté nascere dopo diverse e tragiche vicissitudini circa cento anni
dopo.
Noi avevamo dovuto
combattere una guerra contro l'inquisizione spagnola (re Filippo II)
dal 1568 al 1648, ben ottanta anni, per liberarci dallo opprimente giogo
e diventare uno stato autonomo.
Non è per caso che
nel nostro sangue scorre una buona dose di testardaggine forse ancora
più determinata dalla nostra eterna lotta contro le acque.
L'unione fa la
forza e garantisce proprio con la pluralità, le differenze culturali,
etniche e anche logistiche, una maggiore democrazia. Questo lo abbiamo
potuto constatare anche in altre nazioni come per esempio gli Stati
Uniti d'America, la piccola Svizzera nella quale convivono pacificamente
e con grande stabilità le popolazioni di lingua tedesca, italiana e
francese.
Dopo la seconda
guerra mondiale nasce l'Europa Unita, con la Francia, la Germania, il
Belgio, l'Olanda, il Lussemburgo e naturalmente l'Italia, sei paesi con
quattro lingue principali diverse, che dopo il 1945 non ha più
conosciuto guerre interne e che costantemente si sta ampliando.
Non è solo
un'unificazione dei mercati, ma anche un'importante realizzazione volta
al benessere e la felicità delle genti attraverso il rispetto di diritti
umani e civili. I problemi certamente non mancano ma col tempo, la
buona volontà e senza violenza questi si risolvono.
L'Unità d'Italia
ha significato un importante passo in questa direzione malgrado le
critiche della Lega Nord, un partito di una mentalità poco lungimirante,
spesso razzista e con tendenza alla emarginazione. Gente che vuole
sentirsi superiore a chi abita più a sud dove, è vero, l'organizzazione
statale ha sempre lasciata molto a desiderare. La cultura, la bellezza,
le risorse umane, le risorse energetiche e la vicinanza con le aree
mediterranee, il Medio Oriente, negli anni a venire saranno decisive per
una rinascita con grande vantaggio per l'Europa tutta.
A proposito del
razzismo vorrei dire che non bisogna mai discriminare nessuno, neanche i
popoli più primitivi dell'Africa o della Papuasia. Le differenze tra
noi esseri umani dipendono soltanto dalle diverse condizioni ambientali,
dalle diverse culture, dalla storia. Attraverso lo strumento dei
diritti umani dobbiamo darci una mano per superare il pensiero che vuole
dividere ed escludere.
Per tornare
all'Italia ritengo che la realizzazione della sua unità sia nata da una
lotta tra titani, cioè tra quelli che traggono le loro azioni dal
pensiero fisso, dogmatico, che personalmente chiamerei “non pensiero”, e
coloro che si ispirano al “pensiero libero”, da un eroe come Garibaldi
che era anche il Gran Maestro della Massoneria.
I cambiamenti
importanti vengono sempre iniziati da poche, talvolta pochissime
persone, che disinteressatamente mettono a disposizione di tutti le loro
idee e le loro energie.
I veri liberi
pensatori la pensano in modo diverso anche fra loro e difficilmente si
coalizzano in grandi o potenti organizzazioni, bensì ispirano con le
loro idee, con i loro diversi liberi pensieri anche le grandi masse che
in Italia si organizzarono nella Carboneria. Gli eventi storici
che si stanno susseguendo con grande rapidità sul nostro globo oramai
“globalizzato” dovranno portarci non solo ad una maggiore unificazione
europea ma ad un mondo più solidale che, nel rispetto dei diritti umani e
civili, del benessere e la felicità, dovrà diventare un “Mondo Unito”. Peter Boom
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20 febbraio 2011
Evviva il 17 marzo ! Evviva il 20 Settembre ! Evviva la Terza Italia !
E finalmente è stata istituita la Festa dell'Unità d'Italia del 17 marzo ! Ma ci voleva tanto, mi chiedo io ? Sì, perché, senza l'Unità d'Italia nemmeno i vari Bossi, Calderoli & scalmanati della Lega Nord vari, avrebbero potuto dire le loro astrusità in piena libertà e sedere nel Parlamento nazionale, a dispetto del loro anti-patriottismo. L'Unità d'Italia è, come il 20 Settembre, un avvenimento storico che ha visto uniti repubblicani e monarchici, i quali hanno combattuto strenuamente e con sprezzo del pericolo per un ideale di unità nazionale, contro l'oppressione austriaca, borbonica e papalina. Un ideale che oggi sembra non esserci più, tutti presi a parlare di un federalismo senza basi, che potrebbe comportare solamente un aumento indiscriminato delle imposte a livello locale. Eh sì, perché federalista era anche Carlo Cattaneo, insigne pensatore repubblicano mazziniano, lontano però dalle spartizioni di Potere dei leghisti. Un conto, insomma, è demandare taluni poteri alle Regioni, abolendo prima gli enti inutili intermendi e burocratici come le Province, un altro è riempirsi la bocca di "devolution" con l'auspicio di costituire dei novelli "Steterelli accentratori". Rimango basito quando sento dire - persino dal Sindaco di Pordenone Sergio Bolzonello, che è un liberale storico - che si è perplessi relativamente al fatto che il 17 marzo diventi giorno festivo, in quanto ciò potrebbe comportare un danno alla nostra economia. Sarebbe infatti sufficiente, per riequilibrare il tutto, abolire qualche festa religiosa, come il lunedì di pasquetta o ferragosto, assolutamente in contrasto con lo spirito laico e liberale della nostra Repubblica. E a quel punto si potrebbe re-introdurre, finalmente, anche la festa nazionale del 20 Settembre - abolita dal fascismo - che mise fine al potere temporale dei Papi e proclamò Roma Capitale d'Italia. Verrebbe da chiedersi, una volta per tutte, se si preferisce un'Italia divisa in piccoli Stati, taluni comandati dal Papa o dal leghista scalmanato di turno, oppure un'Italia laica, repubblicana, liberale. Siamo nel 2011 ed ancora parliamo di questo. Un soggiorno in Iran a qualcuno, forse, farebbe davvero bene.
 Luca Bagatin
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12 gennaio 2011
Giuseppe Mazzini, il Partito Repubblicano Italiano e la Massoneria

Mi sono recentemente imbattuto in un
dibattito sul web alimentato dall'amico repubblicano Enzo Baccioli
relativamente al rapporto fra Giuseppe Mazzini, il Partito
Repubblicano Italiano e la Massoneria. L'amico Enzo ha da subito
voluto evidenziare la non appartenenza del Mazzini alla Massoneria la
quale, a parere di Enzo, è un'Associazione "etico-morale"
incompatibile con l'appartenenza ad un partito politico. Ho fatto notare all'amico Baccioli che, innanzitutto, la
Massoneria è un'Istituzione adogmatica ed apolitica a carattere non
già "etico-morale" (termini che si addicono piuttosto a
regimi totalitari), bensì spirituale. In seconda battuta, a
proposito del Mazzini massone, le opinioni degli storici sono
tutt'ora discordi, visto che non vi sono concrete prove nè della sua
appartenenza alla Libera Muratoria, nè della sua non appartenenza.
Ci sono, infatti, autorevoli studiosi che sostengono che Giuseppe
Mazzini fu iniziato "sulla spada" (ovvero senza alcun
rituale massonico) nella fortezza di Priamar, a Savona, dal massone
Passano. Ciò che è purtuttavia certo è che Mazzini, massone o
meno, era dotato di una profonda sensibilità spirituale intrisa di
cristianesimo gnostico, la quale giunse persino ad influenzare le
teorie spirituali di Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della
Società Teosofica, che il Mazzini conobbe a Londra e con la quale
collaborò al punto che la Blavatsky partecipò attivamente alla
battaglia di Mentana fra le truppe garibaldine (e fu iniziata alla
Libera Muratoria dallo stesso Generale Giuseppe Garibaldi, il quale
risultò profondamente affascinato dalle teorie teosofiche relative
alla reincarnazione). Giuseppe Mazzini, certo, pur condividendone
le finalità spirituali, non simpatizzò mai troppo per la
Massoneria, ma ciò unicamente in quanto la considerava troppo
elitaria. Il Mazzini, infatti, anelava ad una Massoneria di Popolo,
aperta alle giovani menti ed alla società nel suo complesso, che si
occupasse di diffondere ed infondere negli individui il messaggio
Universale di Pace, Amore e Fratellanza senza distinzione
alcuna. L'amico repubblicano Enzo Baccioli, nel suo articolo sul
web, poi, sostiene che il Mazzini carbonaro si discostò dalla
Carboneria (che è una derivazione della Massoneria che, a differenza
di questa, si rifà al simbolismo dei boschi) in quanto la
considerava "una specie di P2 della Massoneria". Nulla di
più errato e ciò per due essenziali motivi: la Loggia Propaganda fu
fondata diversi anni dopo la morte del Mazzini, ovvero nel 1877 e
proprio dal mazziniano Giuseppe Mazzoni. Inoltre vi è da dire che il
giudizio storico e politico relativo alla Loggia P2 (Loggia regolare
del Grande Oriente d'Italia, tutt'altro che segreta) non è ancora
concorde e definitivo. Altri aspetti che non ho condiviso del
discorso di Baccioli sono quelli relativi alla "strumentalizzazione
del mazzinianesimo e del PRI da parte della Massoneria". Nessuna
strumentalizzazione nè vi fu nè vi sarebbe potuta essere in quanto
la Massoneria non si occupa affatto di politica e ciò proprio per
evitare divisioni profane al suo interno e garantire piena serenità
d'animo ai suoi affiliati nelle cosiddette Tornate di Loggia. Vero
è però che nel PRI vi erano e vi sono tutt'ora numerosi massoni e
trovo oltremodo assurdo il
discorso di Enzo Baccioli relativo all'incompatibilità di
appartenenza dei massoni ad un partito politico. Iniziamo con il
dire che, solo i regimi ed i partiti totalitari (nazista, fascista,
comunista, socialista quando era di ortodossia marxista) impedirono
ai propri affiliati di appartenere alla Massoneria. E ciò per un
preciso motivo, ovvero in quanto questa era foriera non solo di
libertà individuale, ma persino di libertà spirituale e di
pensiero. La Massoneria ed i massoni, infatti, furono e sono
perseguitati in ogni regime dittatoriale del mondo, sia esso di
destra o di sinistra. La Massoneria, in questo senso, è
infinitamente superiore ad ogni partito politico e racchiude in essa
l'essenza di tutte le Tradizioni e Scuole di Pensiero d'Occidente ed
Oriente. Persino il Tricolore della bandiera italiana, tanto amato
da Giuseppe Mazzini e decretato nel 1797 a Reggio Emilia, fu coniato
dal massone conte di Cagliostro e la prima bandiera tricolore recava,
e non a caso, i simboli massonici di Squadra e Compasso. I
concetti mazziniani di "Dio e Popolo", poi, sono concetti
profondamente massonici e non esiterei a definirli cagliostriani.
Mazzini fu, infatti, come ho spiegato all'inizio dell'articolo,
un Grande Iniziato indipendentemente da fatto che fosse massone o
meno. Egli aveva già di per sè interiorizzato i principi delle
grandi Tradizioni iniziatiche ed esoteriche e ciò è e fu alla base
del suo pensiero umanitario e politico di emancipazione individuale e
sociale. La Massoneria non discute nè di politica nè di
religione, lo ribadiamo, semplicemente per evitare divisioni fra
Fratelli. Essa le trascende per mezzo di rituali che sono utili al
perfezionamento individuale in questo mondo materiale. In Loggia
si è uomini e donne affratellati. Nel mondo profano si fa quel che
si ritiene giusto fare. Bene però sarebbe ricordare di avere “un
piede in terra ed uno in cielo”. La fedeltà cieca ad un
partito o ad un'ideologia politica (e dunque profana), invece,
equivale alla schiavitù della propria mente e della propria
coscienza. La fedeltà ad un principio sia esso morale e/o
spirituale, se compreso ed interiorizzato, è utile ad una vita
retta. E' con ciò e per ciò che ritengo la Massoneria l'unica
grande Istituzione umanitaria in grado di perpetrarsi nei secoli a
venire e di evolversi all'unisono con il sentire dei singoli
affiliati. Oltrettutto è l'unica organizzazione universale in
grado di far dialogare pacificamente ed amorevolmente persone
diversissime fra loro per cultura, educazione, fede religiosa,
orientamento sessuale, ceto sociale, credo politico.
 Luca
Bagatin
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1 gennaio 2011
Buon 150enario (Terza) ITALIA !!!!
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