2 febbraio 2008
"IL MONDO" 1949/1966 - RAGIONE E ILLUSIONE BORGHESE
  Mai testata giornalistica fu più liberale de "Il Mondo", il settimanale
fondato e diretto da Mario Pannunzio dal 19 febbraio 1949 all'8 marzo
1966. Diciassette anni di battaglie laiche, liberali, libertarie e
riformatrici in un'Italia da sempre (oggi ancor più di ieri, peraltro)
pasticciona, burocratica, clericale, socialcomunista e socialfascista. Diciassette
anni di denunce di un "sistema" corrotto e corruttore fatto di
sottogoverno delle maggioranze (che videro protagonisti Dc e Pci in
primis, abbracciati sino alla morte....ed oggi non a caso uniti nel
Partito Democratico sostenuto dai Poteri Forti !); di ingerenza
vaticana (per quanto allora fosse in qualche modo arginata dalla Dc
alla quale va dato comunque il merito di essere un partito di gran
lunga più laico degli attuali Pd, Forza Italia, Alleanza Nazionale e
potremmo continuare nell'elenco dei partiti baciapile dell'Italia
d'oggi) e di connubio fra mondo politico e mondo economico (aspetto che
oggi ha raggiunto l'apice al punto che è l'economia - guidata da un
capitalismo straccione, antiliberista ed antiliberale - a governare la
politica !). I diciassette anni pannunziani de "Il Mondo", animati
da spiriti liberi, da "pazzi malinconici" borghesi sino al midollo, da
liberali, repubblicani, socialisti e laici senza tessera, furono forse
gli anni più "utopici" proprio perché inusitatamente realistici e
concreti dell'Italia del dopoguerra. Anni in cui i partiti laici
Pri, Pli e Psdi (ai quali "Il Mondo" faceva per molti versi
riferimento) avevano giustamente dato il loro sostegno alla politica
filo-occidentale ed atlantica di De Gasperi e via via tentato di
ricostruire un' Italia martoriata dalla guerra e dal fascismo. Il tutto
con la feroce opposizione dei comunisti e dei socialisti nenniani
allora sostenuti dalla dittatura sovietica. E così, gli "Amici de il
Mondo", ovvero i suoi collaboratori e simpatizzanti (dai padri del
Liberalismo italiano Benedetto Croce e Luigi Einaudi, agli azionisti
Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini e Aldo Garosci; dal liberista Panfilo
Gentile, ai repubblicani Ugo La Malfa e Adolfo Battaglia, sino ad un
giovanissimo Marco Pannella, tanto per citarne alcuni) contribuirono a
creare le basi per una cultura "alternativa" e "dell'alternativa" al
monolitismo conservatore democristiano e marxista che permeava la
società italiana da poco uscita dal fascismo di cui proprio
democristiani e marxisti furono i diretti continuatori sotto il profilo
ideologico, politico e culturale. E così "Il Mondo" ospitò fra le
sue colonne intellettuali del calibro di Orwell, Thomas Mann, Ennio
Flaiano e Alberto Arbasino, nonché, dal 1955, organizzò i "Convegni del
Mondo" come risposta laica ai problemi che attanagliavano l'Italia di
quegli anni (e, è il caso di dirlo, l'Italia di questi anni): dal
rapporto fra Stato e Chiesa al nucleare; dalla lotta ai monopoli alla
questione della scuola sino all'unificazione europea di cui "Il Mondo"
fu tra i più accesi sostenitori. Mario Pannunzio, padre de "Il
Mondo", fu rarissimo esempio di professionismo giornalistico: egli
leggeva personalmente ogni singolo articolo, si occupava personalmente
della stesura dei titoli e delle didascalie nonché della scelta delle
foto e dell'impaginazione. Ogni settimana ne uscive così un giornale, a
detta anche dei maggiori critici dell'epoca, "elegante", "raffinato" ed
"europeo". Certo l'indipendenza dal potere economico e politico del
giornale costò cara al punto che esso dovette chiudere prematuramente
nel '66 con grande felicità di tutti i suoi denigratori (missini e
comunisti in primo luogo). Certo "Il Mondo" lasciò il solco nel
mondo laico. Esso fu il primo a teorizzare la costituzione di una Terza
Forza comprendente liberali, repubblicani, socialisti e
socialdemocratici capace di contrapporsi alla Dc ed al Pci (ricordiamo
in questo senso l'articolo "Qualche sasso in capponaia" di Gaetano
Salvemini, pubblicato nel dicembre del 1949). Grazie al contributo
ideale di questo piccolo-grande settimanale liberale e attraverso una
scissione del Partito Liberale Italiano, nacque il Partito Radicale
dei Liberali e dei Democratici, il cui simbolo era la Minerva con il
berretto frigio, e che recuperò la tradizione risorgimentale di Felice
Cavallotti e prima ancora quella di Giuseppe Mazzini e le cui battaglie
politiche si concretizzarono nella lotta alla speculazione edilizia
(contro i cosiddetti "palazzinari", quelli che ci sono ancora oggi,
guarda un po' !), nella lotta ai Poteri Forti (in particolare negli
intrecci fra la Dc e la Federconsorzi) e nelle battaglie per uno Stato
ed una scuola laica e pubblica. La battaglia radicale, rarissimo
esempio di volontà di modernizzazione e di occidentalizzazione del
nostro Paese, rimase tuttavia puro velleitarismo ed "Il Mondo" si trovò
costretto a ripiegare nella teorizzazione del Centro-Sinistra (l'unico
vero Centro-Sinistra che l'Italia conobbe mai) attraverso la proposta
di far entrare il Psi nella coalizione di Governo, all'indomani della Rivoluzione d'Ungheria del '56 in cui esso aveva condannato lo
stalinismo e si avviava verso l'abiura del marxismo). Sappiamo bene
anche oggi che le istanze laiche, liberali, liberiste, anticlericali e
libertarie, tipiche della storia e della cultura de "Il Mondo", vengono
ancora bollate come astrusità velleitarie. Esse infatti sono da sempre
un pericolo nei confronti dell'Ordine costituito dal monolitismo
"catto-comun-clerical-fascista" che da un quindicennio a questa parte ha
preso nomi e simboli pittoreschi, così, tanto per dare una mano di
vernice: i già citati Partito Democratico, Forza Italia, Alleanza
Nazionale, Sinistra Comunista Arcobaleno, Lega Nord, Udeur ecc... Nel
rileggere oggi le pagine di quel bellissimo libro di Paolo Bonetti "Il
Mondo 1949/66 - Ragione ed illusione borghese" edito nel 1975 da
Laterza, viene una grande nostalgia. Forse allora erano altri tempi.
Allora la politica (intesa a 360 gradi, non certo come mera ideologia)
aveva un senso in ogni aspetto della vita ed era vissuta dai suoi
militanti proprio come mezzo di confronto e d'elevazione financo
intellettuale. Oggi, o meglio, dal '92 ad oggi, la politica fa veramente ribrezzo e chi se ne occupa ancora ha secondo me un grande stomaco. Parlando nello specifico della cosiddetta "area laica", vedo da troppo tempo solo grandi polveroni: tanto fumo e niente arrosto. I
socialisti sono divisi e, se proprio esistono ancora, hanno messo in
piedi un partito di reduci "sasso in capponaia" e "utile idiota" di
Veltroni & Co. I repubblicani ancora non mi è chiaro che cosa
vogliono fare: se rimanere con Berlusconi per ottenere ancora qualche
posto in Parlamento (da inascoltati), oppure finalmente cercheranno di
porsi come apripista di un Partito dei Liberali e dei Riformatori in
Italia (nel frattempo personalmente ho dato la mia adesione al loro
movimento giovanile - la Federazione Giovanile Repubblicana - perché
senza di questi giovani il partito di La Malfa e Nucara sarebbe davvero
perso per sempre); i liberali non si sa davvero più dove siano e,
quanto ai radicali di Pannella e Bonino, dopo essere stati imbrogliati
da Enrico Boselli e dallo Sdi nell'affaire Rosa nel Pugno, oggi sono
inspiegabilmente i più accaniti sostenitori del cattocomunismo prodiano
(ma non erano contro l'accanimento terapeutico ?). Un'alternativa,
forse, ci sarebbe ancora (ma sottolineo il "forse" !): la nascita o la
ri-nascita, all'interno di questi partiti, di nuclei di persone
pensanti (in questo senso Beppe Grillo ha profondamente ragione, altro
che antipolitica !), di spiriti liberi che non si lascino cooptare o
raggirare dai "caporioni" dei loro rispettivi gruppi dirigenti. Se
lo scanzonato ma concretissimo spirito di Ernesto Rossi e degli "Amici
de Il Mondo" aleggiasse ancora in casa laica sono certo che tutti ne trarrebbero immenso e produttivo vantaggio.
Peccato che...siamo pressoché totalmente pessimisti in questo senso.
   
Luca Bagatin
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