1 maggio 2010
Amedeo d'Aosta: il "monarca illuminato" che non ti aspetteresti
Venerdì 30 aprile scorso, alle ore 20.30, si è svolto - presso la sala
del Consiglio Provinciale di Pordenone nell'ambito della manifestazione
culturale "Pordenone Pensa" - l'incontro-intervista con Amedeo di Savoia
Duca d'Aosta.
Ammetto, da repubblicano, che ero profondamente curioso di conoscere
l'attuale capo di Casa Savoia, colui che è ritenuto il legittimo erede
ad un trono, quello del Regno d'Italia, che pur non esiste più. Il Duca
d'Aosta è infatti tutt'ora chiamato dai monarchici Sua Altezza Reale
(S.A.R.).
Toscano verace, il Duca d'Aosta, si è subito dimostrato cordiale ed
apertissimo al dialogo finanche con i pochi contestatori anarchici che
lo hanno - si fa per dire - "accolto". Ad accoglierli è forse stato lui,
con un sorriso per nulla denigratore, ma aperto e franco.
Pur per ovvie ragioni monarchico, Amedeo di Savoia, si è professato di
idee socialdemocratiche, ricordando che nel '92 il Psdi propose di
candidarlo alla Camera dei Deputati e ricordando, con amarezza, la
recente scomparsa - passata quasi in sordina nei madia nazionali - del
Segretario del Psdi Antonio Cariglia, di cui fu molto amico.
Ad intervistare "Il Duca", Fabio Torriero, giornalista de "Il Tempo" e
curatore del libro "Proposta per l'Italia" dello stesso Amedeo d'Aosta.
"In Italia, oggi, manca la sacralità nei confronti delle persone comuni"
- ha esordito il Duca - "ovvero il rispetto per le persone semplici,
come invece avviene all'estero". E ha poi proseguito rammaricandosi
della mancanza - nell'anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia -
d'orgoglio nazionale da parte degli italiani. Orgoglio che vada oltre i
mondiali di calcio.
Amedeo di Savoia-Aosta ha successivamente e quasi ineaspettatamente,
lodato l'operato del Presidente della Repubblica più "mazziniano": Carlo
Azeglio Ciampi, considerandolo il miglior Presidente che l'Italia abbia
avuto.
Alla domanda dell'intervistatore relativamente al significato del 25
aprile, il Duca ha ricordato che nel 1944 - all'età di appena un anno -
egli stesso fu deportato dai nazisti in un campo di concentramento
assieme alla madre Irene di Grecia ed alle cugine Margherita e Maria
Cristina e quindi non può non considerare la Resistenza un atto di
eroismo notevole che portò anche alla conclusione di una brutta guerra
mondiale.
Resistenza che - ha ricordato - fu combattuta anche da partigiani
monarchici e dal Regio Esercito italiano, cosa che putroppo è spesso
dimenticata o volutamente non citata.
Ad ogni modo Amedeo d'Aosta si augura che oggi, tanto i partigiani
quanto i repubblichini, giungano a stringersi la mano e a richiudere una
ferita ancora tristemente aperta.
Alle incalzanti domande di Torriero su come si schiererebbe
politicamente oggi, il Duca ha invece glissato. Preferisce infatti
considerarsi "super partes", come ha sempre fatto anche in passato
declinando l'invito a candidarsi nelle file socialdemocratiche e
successivamente in quelle del Polo delle Libertà.
Una cosa sulla destra e la sinistra italiane odierne, però, ha voluto
dirla: "Sono molto diverse dal resto
d'Europa" ed ha poi proseguito affermando la necessità di "riforme
condivise, evitando i litigi fra gli schieramenti, discutendo ed
arrivando anche ad emulare le riforme attuate dagli altri Paesi
occidentali come la Francia o gli Stati Uniti d'America".
Amedeo d'Aosta auspicherebbe un governo di tecnici, competenti in ogni
specifico campo, piuttosto che politici di professione ed ha definito le
sue prospettive politiche una sorta di "rivoluzione bianca, ovvero
senz'armi".
E' intervenuto successivamente sull'Europa, ritendendola purtroppo -
oggi - troppo pessimista ed auspicando un rinnovato entusiasmo
europeista basato sul "rimboccarsi le maniche e pensando che le cose
potrebbero andare anche peggio di oggi".
Sulla questione Monarchia-Repubblica, Amedeo d'Aosta, anche per ovvi
motivi, come accennavamo all'inizio del pezzo, auspicherebbe la
Monarchia. Una Monarchia costituzionale e super partes in un ordinamento
politico federale, come prospettato sin dal Risorgimento da Casa
Savoia.
Ad ogni modo, alla mia domanda su che cosa pensa della figura storica di
Giuseppe Mazzini, il Duca è andato in visibilio decantandone - cosa
veramente inaspettata per un Savoia - le lodi e ricordando in
particolare l'impresa gloriosa della Repubblica Romana del 1849 e di
come questa sia pochissimo studiata e ricordata. Amedeo d'Aosta,
infatti, si è stupito e rammaricato di quanto poco in Italia si ricordi
Mazzini, che fu forse più importante - per l'unificazione d'Italia - del ben più conosciuto Garibaldi.
Il Duca ha dunque concluso la risposta alla mia domanda con una battuta
stupefacente, priva comunque di ogni ironia: "...infondo le confesso che
ogni mattina appena mi sveglio, mi sento repubblicano anch'io". Boato
di applausi generale.
Amedeo d'Aosta ha voluto successivamente e comprensibilmente
soprassedere relativamente ai contenziosi, anche legali, con il cugino
Vittorio Emanuele di Savoia che, per motivi dinastici, ritiene non
essere il legittimo erede al titolo di capo di Casa Savoia.
L'incontro si è concluso con una considerazione sui giovani, che il
Duca, ha affermato essere mal rappresentati e deformati mediaticamente
da certa televisione da lui testualmente definita "cialtrona".
"Giovani che incontro spesso, viaggiando in treno, e che vedo pieni
d'entusiasmo, di valori e di voglia di fare".
Alla conclusione dell'incontro ho nuovamente stretto la mano a questo
"monarca illuminato", le cui risposte, francamente e pur conoscendo la
sua indole "progressista", non mi aspettavo.
Fossero stati della sua stessa pasta anche i suoi avi, probabilmente, il
destino dell'Italia sarebbe stato diverso. Così non è stato: viva la Repubblica, ordunque !

Luca Bagatin (nella foto con Amedeo di Savoia-Aosta)
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