25 aprile 2015
"Satira d'alto bordo o teologia della Liberazione" by Baglu
Al Ministro dell'Istruzione Stefania
Giannini, contestata alla Festa dell'Unità, è stato impedito di
parlare. Lei ha dichiarato: "Ringrazio i manifestanti per
aver evitato che io proferissi le solite cazzate". E, con il suo
aplomb, ha proseguito: "Ad ogni modo, noi del governo,
proseguiremo con determinazione e passione a metterlo nel deretano
agli insegnanti".
Allorquando gli avi di Angela Merkel
vivevano ancora nella Foresta Nera e mangiavano radici, gli avi del
popolo greco costituivano la cultura ellenica, culla della
Democrazia. Più che avere dei debiti, il popolo greco, vanta
moltissimi crediti nei confronti dell'Europa intera. Sarebbe bene
che "qualcuno" se ne rendesse prima o poi conto.
Ma che giorno della Liberazione è se ci sono ancora i fascisti al governo e all'opposizione ?
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24 novembre 2014
"Un mondo nuovo": finalmente in tv si parla del Manifesto di Ventotene e di Europa unita e fraterna. Peccato che gli italiani preferiscano distrarsi con le solite scemenze "commerciali"
(1).jpg) I protagonisti del Manifesto di Ventotene ieri, nel 1941. Ed oggi, nella versione televisivaSarà stato anche un flop di ascolti
(2,9 milioni di telespettatori), ma, finalmente, in prima serata e su
Rai Uno, si è data voce a quell'antifascismo laico e federalista a
cui la voce è sempre stata negata in quest'Italia che ha a cuore più
i destini delle partite di calcio, piuttosto che le libertà civili,
sociali ed individuali che persone come Altiero Spinelli (1907 - 1986), Ernesto
Rossi (1897 - 1967) ed Eugenio Colorni (1909 - 1944) hanno portato avanti a rischio della loro
stessa vita.
E' stato così che domenica 23 novembre
abbiamo potuto assistere a “Un mondo nuovo”, film tv di Alberto
Negrin che ha ricostruito le vicende storiche di Altiero Spinelli, ex
militante comunista che abiura il comunismo per scegliere la strada
dell'antifascismo laico; Ernesto Rossi, giornalista di formazione
economica, liberalsocialista del Partito d'Azione e fra i fondatori
del primo Partito Radicale ed Eugenio Colorni filosofo ebreo,
anch'egli di fede politica liberalsocialista.
Vicende che, dal confino nell'Isola di
Ventotene al quale furono costretti dal regime fascista, li
porteranno ad ideare – nel 1941 ed in clandestinità - il celebre
Manifesto di Ventotene, che – allora utopisticamente – parlava di
Europa unita e federale, di popoli europei affratellati e di visione
democratica del Continente, senza più Stati sovrani. Visione che,
peraltro, recuperava gli ideali di Giuseppe Mazzini e di Giuseppe
Garibaldi, già elaborata nell'ambito della Giovine Europa (1834).
Il Manifesto di Ventotene, come si può
osservare nel film tv, viene scritto ed elaborato dai tre senza farsi
scoprire dalle milizie fasciste dell'Isola e sarà poi diffuso
all'esterno grazie al contributo di due donne: Ursula Hirschmann –
allora moglie di Eugenio Colorni (e successivamente diverrà moglie
di Altiero Spinelli, dopo la morte di Colorni, ucciso barbaramente da
una banda di fascisti)– e Ada Rossi, moglie di Ernesto Rossi.
Un Manifesto, quello di Ventotene, che
sarà destinato a fare clamore sia durante il regime mussoliniano che
negli anni a venire, al punto che, nel 1984, Altiero Spinelli propone
al Parlamento Europeo – nel quale era stato peraltro eletto nel
1979, come indipendente nelle liste del PCI – un progetto
costituzionale per gli Stati Uniti d'Europa che, pur approvato, sarà
successivamente bocciato dal Consiglio Europeo. Da allora, peraltro,
si intensificheranno i rapporti di amicizia e collaborazione fra
Spinelli ed il Partito Radicale di Marco Pannella, peraltro erede,
per molti versi, del Partito Radicale fondato negli Anni '60 dallo
stesso ex amico di Spinelli, Ernesto Rossi.
Peccato che, nella fiction televisiva,
manchino dei tutto questi accenni, così come manca il riferimento
alla cultura azionista e liberalsocialista di Riccardo Bauer e dello
stesso Rossi, definiti di ispirazione “anarchica” (sic !).
Se osservata bene, la vicenda di
Spinelli, Rossi e Colorni, ovvero la vicenda che ha portato alla
formazione del Manifesto di Ventotene e ciò che è accaduto dopo la
guerra, sino ai giorni nostri, possiamo vedere come quelle lucide
utopie siano state disattese, vilipese ed offuscate dai politicanti,
dai burocrati e dai banchieri dei singoli Sati europei che, anziché
volere una politica comune europea, su basi democratiche, hanno
preferito mantenere gli Stati sovrani ed introdurre una moneta unica
che, di fatto, avvantaggia solo le elite economico-finanziarie e
politiche, peraltro non elette da nessuno, visto che la Commissione
Europea non è un organo elettivo e lo stesso Parlamento Europeo
discute unicamente di questioni marginali.
Chissà che direbbero oggi Spinelli,
Rossi e Colorni di questo. Forse che viviamo una nuova stagione
fascista, ma molto più subdola, perché ammantata di presunte
libertà. E forse i loro spiriti sarebbero lì a suggerirci, ancora
una volta, di lottare, ad ogni costo e con ogni mezzo.
Purtuttavia spiace che i telespettatori
italiani, che spesso premiano fiction e film tv o melensi o
sanguinolenti, oppure storie di santi, preti e papi descritti come
pezzi di pane (magari tacendo del resto), questa volta, allorquando
sul piccolo schermo viene raccontato un fatto storico di grande
rilevanza per la libertà e la democrazia in Europa, il pubblico sia
assente e preferisca guardare altro, ovvero le solite scemenze o le
solite partite di calcio.
Il pubblico, del resto, più che
sovrano, sembra qualificarsi per quel che è, ovvero disattento,
incapace di ricercare qualche cosa che vada al di là del superfluo,
del faceto, del “commericale”, di quel “commerciale” che de
decenni ha reso schiave le menti italiane ed europee in una spirale
di consumismo senza costrutto.
Del resto, anche nella fiction “Un
mondo nuovo”, lo stesso attore che recita la parte di Colorni ad un
certo punto fa riferimento all'“italiano medio con il quale pur
bisognerà imparare a dialogare, a scendere a patti”, ovvero
l'italiano che prima – nel massimo dei fasti mussoniliani - era
fascista e successivamente, vista la mala parata, è diventato
improvvisamente antifascista !
Accade così, del resto, da sempre.
Prima si è berlusconiani e successivamente si diventa
antiberlusconiani. Prima si è grillini e poi si diventa
antigrillini. Prima si è renziani e poi...anche Renzi vedrà cadere
il suo astro nascente, allorquando arriverà un altro “Duce” che
riuscirà ad incantare meglio i....telespettatori !
Ciò, ad ogni modo, fa riflettere sul
fatto che è l'italiano stesso, spesso, la causa del suo mal.
Volutamente incapace, per la maggior parte, di avere una sua
coscienza critica, di volere effettivamente emanciparsi ed emancipare
il prossimo, l'italiano medio preferirebbe (o preferisce) fregarlo
continuamente e badare solo al suo tornaconto personale.
La vera piaga-Italia, che si riverbera
nella nostra stessa classe politica, sembra piuttosto insita in
questo popolo di addormentati. Il Popolo degli Addormentati, del
resto, se diventasse un partito politico ed avesse come leader il
primo babbeo uscito da una di quelle trasmissioni di Maria De
Filippi, forse, diventerebbe il “nuovo che avanza”. E' così da
sempre, anche se ciò è molto, molto triste.
L'Italia di oggi, del resto, non è “un
mondo nuovo”. Ma il solito caro vecchio Paese del menefreghismo
ipocrita e conservatore.
 Luca Bagatin
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14 maggio 2014
Il golpe bianco di Edgardo Sogno
  Edgardo Sogno e Randolfo PacciardiEdgardo Sogno, partigiano liberale.
Antifascista, antinazista ed anticomunista. Presidenzialista e
gollista. Eroe della Resistenza contro fascisti e nazisti e fra i
primi a denunciare le leggi Razziali in Italia arrivando persino ad
appuntarsi una stella di David sulla giacca, nel 1938, pur non
essendo ebreo.
Fu accusato ingiustamente di
“golpismo”, assieme all'altro eroe della Resistenza antifascista
Randolfo Pacciardi, repubblicano mazziniano, alla metà degli anni
'70.
E non va dimenticato che, ad accusarli
antrambi, assieme ad altri loro amici, fu Luciano Violante. Quel
Luciano Violante prima magistrato e successivamente deputato
comunista, passato dal Pci al Pds ai Ds sino al Pd. E divenuto
addirittura Presidente della Camera (sic !).
Luciano Violante, grande accusatore di
due eroi Medaglia d'oro alla Resistenza e già deputati all'Assemblea
Costituente (Pacciardi, addirittura, fu Ministro della Difesa nel
Governo De Gasperi; Edgardo Sogno fu, invece, Ambasciatore).
Ma perché tanto astio contro questi
due eroi ?
Semplicemente perché, proprio in
quanto antifascisti, non potevano non essere anche anticomunisti,
ovvero sinceri democratici (altro che quelli che si camuffano da
“democratici”, come i cattocomunisti “piddini”, che già nel
1948 misero in piedi lo stalinista Fronte “Democratico”
(im)Popolare, ma, fortunatamente, furono sconfitti dal centrismo
degasperiano, dai repubblicani, dai socialidemocratici e dai
liberali.
Violante, dunque, mise in piedi un
processo farsa che condusse Sogno e Pacciardi, nel 1976, in carcere,
con l'accusa di cospirazionismo ai danni dello Stato e della
democrazia, in combutta con il fascisti di Ordine Nuovo (loro che
erano antifascisti...figuriamoci !). Assolti solo due anni dopo in
quanto “il fatto non sussiste” (e per forza !).
Ma, andiamo con ordine. Da dove partiva
la falsa accusa di “golpe bianco” (ovvero anticomunista) mossa
dal magistrato comunista Violante contro Sogno e Pacciardi, ovvero i
leader – rispettivamente - dei Comitati di Resistenza Democratica e
dell'Unione Democratica per la Nuova Repubblica, movimenti politici
entrambi contro gli opposti estremismi ai tempi degli Anni di Piombo
?
Riporto
testualmente - a titolo di spiegazione riassuntiva dei fatti –
parte di un mio articolo che scrissi nel giugno 2010, a proposito del
presunto “golpe bianco” di Sogno e Pacciardi:
Allorquando
l'Italia rischiò, alla metà degli anni '70, di finire
nell'influenza della dittatura sovietica a causa dell'avvicinamento
di ampi settori della sinistra democristiana e del Partito Comunista
Italiano all'area di governo, Sogno e Pacciardi, presero contatti con
settori chiave dell'esercito e con un nutrito numero di ex partigiani
liberali, repubblicani, monarchici ed ex comunisti pentiti. Il
loro progetto consisteva nel tentare di creare le basi per un governo
di alternativa al rischio dell'arrivo dei comunisti al governo. Il
governo che proponevano Sogno e Pacciardi doveva - secondo le parole
dello stesso Sogno - "riportare il Paese alla visione
risorgimentale", ovvero attuarsi per mezzo di un'alleanza fra
laici occidentali, cattolici liberali e socialisti antimarxisti. Un
governo che promuovesse, poi, una legge elettorale presidenzialista,
sul modello attuato dal già capo della Resistenza francese Charles
De Gaulle, in Francia.
Dov'era il cosipiraziosnismo
antidemocratico, in tutto ciò ? E' possibile processare delle
persone solamente per le loro idee politiche, specie se queste idee
sono a favore del rafforzamento della libertà e della democrazia
sancite anche in Costituzione ?
Evidentemente, se a qualcuno certe idee
di libertà danno fastidio...pare sia e sia stato possibile !
Al punto che da allora l'intellighenzia
inculturale italica ha fatto strage della memoria di Edgardo Sogno e
di Randolfo Pacciardi e solo qualche scribacchino, come il
sottoscritto, ama spesso ricordarli.
Recentemente è stato pubblicato
dall'ottima casa editrice LiberiLibri “Il golpe bianco di Edgardo
Sogno”, di Pietro Di Muccio de Quattro, già deputato liberale e
docente universitario. Il saggio, che, nell'intento dell'autore e
dell'editore doveva essere la ripubblicazione de “Il golpe bianco”
scritto dallo stesso Edgardo Sogno nel 1978, ove il partigiano
raccontò l'incresciosa vicenda di malagiustizia che lo colpì, in
realtà è un saggio incompleto.
Esso, infatti, raccoglie unicamente la
prefazione di Pietro Di Muccio e, in appendice, gli atti del processo
che vide imputati Sogno e Pacciardi ed il processo che Sogno intentò,
successivamente, contro Violante, per “falso in atto pubblico”.
Perché “Il golpe bianco di Edgardo
Sogno” è un saggio incompleto ?
La casa editrice LiberiLiberi aveva
chiesto a Luciano Violante di scrivere una postfazione al saggio di
Sogno, in modo che Violante potesse offrire la sua versione dei
fatti, in risposta alle accuse di Sogno. Il magistrato, invece, ha
pensato bene di non rispondere nemmeno alla gentile richiesta della
casa editrice. In questo modo, onde evitare eventuali querele, la
LiberiLibri, ha pensato di evitare di ripubblicare il saggio completo
di Sogno in quanto, come scritto nell'introduzione, in Italia esiste
ancora il reato di “lesa maestà” del magistrato, anche quando
questi sbaglia.
Al danno, insomma, la beffa.
Ciò per far capire, in sostanza, in
che razza di Stato antidemocratico viviamo, ove al diritto romano si
è sostituito il manrovescio politico !
Ad ogni modo e comunque, ciò che ci
preme ricordare è che, nel nostro recente passato, vi sono stato
uomini che, sull'esempio degli Eroi del Risorgimento, si sono battuti
per un'Italia diversa, libera e civile: Edgardo Sogno e Randolfo
Pacciardi sono fra questi e nessuno, ma proprio nessuno, potrà
ulteriormente infangarne la memoria.
E chi nel passato li ha accusati,
farebbe bene magari a farsi un approfondito esame di coscienza,
specie a distanza di oltre trent'anni.
 Luca Bagatin
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24 aprile 2014
"Riflessioni politiche flash (parte seconda)" by Luca Bagatin
Sandro
Bondi, già sindaco comunista di Fivizzano ed oggi esponente di un
partito che si chiama Forza Italia, afferma che Renzi sarebbe come
Blair, mentre Berlusconi sarebbe come la Thatcher. Peccato che Blair sia l'erede
del liberalsocialismo inglese e non del cattocomunismo demitiano e -
oltretutto - non abbia mai fatto il gioco delle tre carte con i
cittadini britannici. E peccato che la Thatcher non abbia mai
avuto pendenze con la giustizia, abbia attuato politiche liberiste e
non corporative e, oltretutto, non abbia mai strizzato l'occhio ai
dittatori comunisti (da Lukashenko a Putin), bensì li ha sempre
combattuti.
Anziché
dare solo un contentino di 80 euro (peraltro solo a coloro i quali un
lavoro già lo hanno !), Matteino Renzi avrebbe potuto abbassare
drasticamente l'IVA di 5 punti percentuali. Una boccata di aria
fresca per tutti i consumatori ! Dove trovare la copertura
finanziaria ? Da una riduzione del 50% sullo stipendio di parlamentari e funzionari pubblici.
Tutti a criticare il
qualunquismo ed il populismo, ma nessuno che conosca o si ricordi
davvero che cos'è stato il Fronte dell'Uomo Qualunque, poi
ribattezzato Fronte Liberale Democratico dell'Uomo Qualunque, fondato
dal repubblicano mazziniano Guglielmo Giannini.
Se così fosse ci si
ricorderebbe che l'Uomo Qualunque propugnava il liberismo economico,
la lotta al capitalismo della grande industria, la limitazione del
prelievo fiscale e l'abolizione della presenza statale nella vita
sociale dei cittadini.
In sostanza fu, dopo il
Partito d'Azione di Giuseppe Mazzini, il primo movimento politico
organizzato dalla parte del cittadino e contro il malaffare politico.
E ci si ricordi che, il
cosiddetto e tanto vituperato “populismo”, è sempre preferibile al
“papponismo” di Stato.
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19 maggio 2012
Randolfo Pacciardi: profilo politico dell'ultimo mazziniano
Il clima di sfiducia endemica da parte dei cittadini nei confronti della
politica italiana ci riporta
alla mente un grande leader Repubblicano: Randolfo Pacciardi. Pacciardi
fu forse il primo a denunciare la crisi dei partiti, trasformatisi,
dopo il centrismo degasperiano, in veri e propri centri di potere,
talvolta palese, talvolta occulto. Di Randolfo Pacciardi si ricorda
poco, in quanto l'intellighenzia culturale partitocratica,
cattocomunista e clericofascista, fecero di tutto per offuscarne la
memoria e le battaglie politiche e culturali. A un anno dalla
bellissima raccolta di scritti e discorsi curata dall'amico repubblicano
Renato Traquandi, già stretto collaboratore di Pacciardi, ed edita da
Albatros, ecco approdare in libreria, per i tipi della Rubbettino,
"Randolfo Pacciardi.
Profilo politico dell'ultimo mazziniano", del prof. Paolo Palma. Una
biografia completa e corredata anche da rarissime foto in appendice del
leader politico repubblicano, durente la Guerra di Spagna; la lotta al
fascismo; nei primi comizi ed assieme a Capi di Stato e di Governo
italiani e stranieri. Paolo Palma, che Pacciardi conobbe bene,
tratteggia il profilo del leader grossetano di Giuncarico, nato nel
1899, interventista della prima ora a fianco delle forze dell'Intesa e
contro gli Imperi Centrali, al fine di completare l'Unità d'Italia,
sull'esempio del suo maestro Arcangelo Ghisleri, uno dei padri del
repubblicanesimo mazziniano. E fu così, con l'ideale di Giuseppe
Mazzini nel cuore, che Pacciardi, appena quindicenne, si iscriverà al
Partito Repubblicano Italiano e successivamente sarà iniziato alla
Massoneria e, nel 1917, si arruolerà nell'esercito italiano e sarà
inviato al fronte, ove brillerà per ardimento, in particolare
collaborando con le truppe anglo-francesi e sarà decorato con la
Military Cross e
della Croix de guerre avec palme. A guerra terminata, nonostante i
fascisti lo corteggino affinchè passi nelle loro fila, Pacciardi sarà
fra i primi a rifiutare tali tendenziosi inviti e a denunciare il
pericolo totalitario e filo-monarchico del nascente movimento
mussoliniano. Fonderà dunque giornali antifascisti della primissima
ora (cosa assai rara, per quei tempi, se pensiamo che numerosi comunisti
e socialisti passeranno presto nelle file del Duce e che lo stesso
Giovanni Spadolini, successivamente Segretario del PRI, sarà
collaboratore dell'organo antisemita "La Difesa della Razza") e ben
presto fonderà il primo movimento antifascista denominato "Italia
Libera", su principi mazziniani, repubblicani, contro ogni tipo di
lotta di classe e per l'esaltazione del socialismo etico e
dell'insurrezionalismo risorgimentale. Rondolfo Pacciardi, infatti,
fu Repubblicano che seppe rivalutare il pensiero liberalsocialista di
Giuseppe Mazzini, contrapposto al nascente bolscevismo e, ovviamente, al
fascismo nazionalista. Fu così che, nel 1925, partecipò ad un
tentativo insurrezionale per
rovesciare il regime fascista, che, purtroppo, fallì e fu così che, nel
1926, Pacciardi, sarà affidato al confino, ma riuscì a fuggire in
Svizzera, rimanendo in contatto con il movimento antifascista "Giustizia
e Libertà" e gli anarchici e tentando, nel 1931, di organizzare
un'attentato dinamitardo contro Mussolini, anch'esso fallito. Nel
1936 parteciperà alla Guerra civile spagnola, al comando della celebre e
prestigiosa Brigata Garibaldi, contro le truppe nazifasciste e
franchiste ed opponendosi persino ai tentativi dei comunisti di
annientare socialisti ed anarchici. Pacciardi, da buon mazziniano,
fece poi di tutto per fondere il PRI al Partito d'Azione ed attestando
il movimento repubblicano nel solco del socialismo non marxista e
liberale e questo sarà il suo obiettivo per tutto il dopoguerra, ove,
nel frattempo, fu eletto più volte Segretario del PRI. Sarà dunque
chiamato da Alcide De Gasperi alla Vicepresidenza del Consiglio e
successivamente a presiedere il
Ministero della Difesa sino al 1953, nei primi governi centristi
DC-PRI-PSLI-PLI. Fu, assieme a Sforza ed Einaudi, fra i più accesi
sostenitori del Piano Marshall per la ricostruzione e del Patto
Atlantico, anche in funzione anticomunista. Priorità di Pacciardi fu
sempre, infatti, quella di arginare un nuovo pericolo totalitario, nel
dopoguerra proveniente dall'URSS e dal suo partito satellite, il PCI. Fu
così che Pacciardi iniziò a sviluppare la sua idea presidenzialista,
sull'esempio dell'antifascista francese De Gaulle, e a sviluppare le sue
idee federaliste in funzione anti-separatista ed anti-nazionalista, anche sull'esempio della Costituzione degli Stati Uniti d'America. Feroci
furono le critiche al sistema partitocratico, ovvero a quella che
Pacciardi definiva una nuova dittura dei partiti, fatta da interessi di
retrobottega ai danni dei cittadini. Ed in questo fu il primo a
denunciare il sistema diffuso delle tangenti, della corruzione e delle
correnti nei partiti. Il suo anticomunismo lo porterà ad esaltare il
centrismo degasperiano e a diffidare dei socialisti di Nenni, i quali
erano ancora troppo vicini al PCI ed al marxismo. Fu così che egli votò
contro il primo governo di Centro-Sinistra allargato al PSI. Pacciardi
avrebbe preferito infatti la costituzione di una Terza Forza laica,
comprendente repubblicani, socialdemocratici e liberali, da
contrapporre, con il tempo, sia alla DC che al PCI. Il suo voto
contrario al Centro-Sinistra, oltre che le critiche alla partitocrazia,
ad ogni modo, gli costò l'espulsione dal PRI di Ugo La Malfa e
l'ostracismo di gran parte dell'arco parlamentare che, da allora, lo
bollerà come fascista e da allora sarà persino fatto seguire dal
servizio segreto italiano, il Sifar. Pacciardi, ad ogni modo, non si
perderà d'animo e nel 1964, fonderà il movimento d'ispirazione gollista,
nè di destra, nè di sinistra, Unione Democratica Nuova Repubblica,
recante per simbolo una primula stilizzata, il quale, pur avendo
vita breve e scarsi risultati elettorali, porrà le basi per una nuova
battaglia politico-culturale ancora oggi di strettissima attualità: la
proposta di far eleggere il Presidente della Repubblica, con funzioni di
governo e slegato dai partiti, da parte dei cittadini. Randolfo
Pacciardi, richiamava così l'antica battaglia di Mazzini per una
Repubblica democratica di popolo, lontana dai giochi di potere e
restituita ai cittadini. Ciò, ad ogni modo, gli costerà nuove
diffidenze, in particolare quando alla battaglia presidenzialista si
unirà l'ambasciatore Edgardo Sogno, liberale e già eroe antifascista,
ingiustamente accusato di golpismo solo perché aveva dichiarato che
avrebbe arginato, assieme a Pacciardi, ogni tentativo di presa del
potere da parte del PCI, allora finanziato dalla dittatura sovietica, ed
auspicato un governo di emergenza presieduto dallo stesso Pacciardi. L'ultima
battaglia presidenzialista ed antipartitocratica di
Pacciardi e Sogno, ad ogni modo, si terrà nel 1975, al Teatro Adriano
di Roma, dal titolo "Una soluzione democratica alla crisi di regime",
con i giovani del Partito Liberale, pronti ad ostacolare la polizia
qualora avesse tentato di far arrestare Sogno. Randolfo Pacciardi, ad
ogni modo, rientrerà nel PRI nel 1980, per morire, ultra noventenne,
nel 1991. La sua idea di riforma presidenziale sarà ripresa dal
socialista Bettino Craxi, il quale, confiderà proprio di essersi
ispirato a Pacciardi. Tutto ciò e molto altro è scritto e documentato
dal prof. Paolo Palma nell'agile biografia che abbiamo, testè, tentato
di riassumere. E' un testo, assieme a quello dell'amico Traquandi,
pubblicato lo scorso anno, da leggere e diffondere in quanto di
strettissima attualità. Probabilmente se oggi, in luogo dei Beppe
Grillo, ci fosse un Randolfo Pacciardi, ovvero una personalità di questo tipo, con solide radici culturali e
democratiche, forse, una reale speranza di rinascita onesta, civile e
democratica
per l'Italia, ci sarebbe davvero. Occorre dunque ai nuovi mazziniani e presidenzialisti, riprendere questa battaglia non ancora vinta.
 Luca Bagatin
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2 giugno 2011
"Randolfo Pacciardi": una raccolta di scritti curata da Renato Traquandi
 
Randolfo Pacciardi fu il più
combattivo fra i repubblicani italiani. Nato nel 1899 a Giuncarico
(Grosseto), Pacciardi, fu massone, mazziniano ed antifascista della
primissima ora. Fu eroico combattente e condottiero della Brigata
Garibaldi nella Guerra di Spagna contro il regime franchista e
proseguì poi l'attività antifascista all'estero. Guidò
il PRI nel primo dopoguerra e fu Ministro della Difesa dal 1948 al
1953 nei governi centristi (DC, PSDI, PRI, PLI) presieduti da De
Gasperi. Si oppose alla formula di Centro-Sinistra e quindi ad Ugo La
Malfa che purtroppo lo espulse dal partito negli anni '60. Celebre
la frase di Pacciardi quando gli si chiedeva il motivo per il quale
egli preferiva i governi centristi con la DC, piuttosto che
un'alternativa di sinistra con il PCI : "Meglio una messa al
giorno piuttosto che una messa al muro". Una volta espulso
dal PRI, Pacciardi fondò il movimento politico Unione Democratica
per la Nuova Repubblica, con posizioni schiettamente presidenzialiste
e forse per questo fu sospettato ingiustamente di simpatia fasciste e
golpiste (proprio lui che aveva combattuto il nazifascismo !) e di
aver appoggiato il cosiddetto Piano Solo che avrebbe dovuto portare
ad una svolta autoritaria nel nostro Paese. Niente di più falso e
vergognoso fu detto su di un personaggio al quale la Repubblica e la
democrazia italiana devono moltissimo. Randolfo Pacciardi fu
riammesso nel PRI negli anni '80 e Repubblicano rimase sino alla
morte. Questa, in estrema sintesi, la vita politica di Randolfo
Pacciardi, ma, perché mai si è voluto cancellarne la memoria
storica ? Basta leggere la sua vita, per comprendelo, infondo. E
basta leggere l'unico libro a lui dedicato, pubblicato proprio
quest'anno da Albatros e curato dall'amico repubblicano Renato
Traquandi, che fu per lungo tempo collaboratore di
Pacciardi. "Randolfo Pacciardi" è infatti l'unica
raccolta di scritti, discorsi ed articoli del Nostro, che parlano nel
concreto della sua attività politica: una vita basata sugli ideali
di emancipazione sociale propugnati da Giuseppe Mazzini, ovvero in
totale concorrenza – a sinistra - con i socialisti, i quali, a
parere di Pacciardi, inseguivano le masse, ma raramente pensavano ai
problemi della collettività. Fu per questo che Pacciardi avversò
sempre la formula dei governi di Centro-Sinistra, nei quali i
socialisti facevano il bello ed il cattivo tempo, pensavano ad
accaparrarsi posti di potere, strizzavano l'occhio ai comunisti ed
all'Unione Sovietica ed aumentavano burocrazia e tasse. Nel libro
curato da Traquandi vi è questo e molto altro: vi è l'epopea del
giornale repubblicano fondato da Pacciardi "Etruria Nuova",
quello di "Nuova Repubblica" e, per finire, il periodico
“L'Italia del Popolo”. Si potrà dunque scoprire che Randolfo
Pacciardi fu il primo politico – peraltro totalmente isolato –
che si battè contro la dilagante partitocrazia ed il sistema delle
tangenti che egli, già alla metà degli anni '60, denunciò:
inascoltato da tutti, persino da una magistratura che pensava ad
insabbiare...piuttosto che ad indagare (mentre negli anni '90
utilizzò la clava giudiziaria per colpire solo una parte – quella
democratica ed occidentale – della classe politica). Pacciardi
nella lotta al potere dei partiti giunse dunque decenni prima dei
radicali di Pannella che, chissà perché, lo ignorarono
totalmente. E Pacciardi arrivò prima persino di Bettino Craxi,
proponendo, nei primi anni '70, una Grande Riforma di stampo
presidenziale: Presidente della Repubblica con funzioni di governo
eletto direttamente dal popolo e Parlamento - con funzioni di organo
legislativo - eletto su base proporzionale. Nonchè magistratura con
carriere separate ed intipendente dal potere politico ed eletta dal
popolo. Tutto questo gli causò, purtuttavia, solamente grane:
espulsione dal PRI di Ugo La Malfa ed accusa di cospirazione politica
da parte del magistrato comunista Luciano Violante. Accusa che
finì con un nulla di fatto, visto che nè Pacciardi nè Edgardo
Sogno, suo amico liberale, volevano realizzare un golpe, bensì
propugnavano una Repubblica presidenziale, ove i partiti non fossero
comitati d'affari, ma tornassero alla loro funzione
rappresentativa. Ovviamente ciò dava fastidio alla sinistra
comunista, ai socialisti ante-Craxi - amici dei comunisti - ed al
centro democristiano in particolare la corrente di sinistra, che, con
Moro e Fanfani, aveva fatto del Potere la sua arte. Renato
Traquandi con il suo "Ranfolfo Pacciardi" colma dunque una
lacuna nel panorama politico dell'Italia repubblicana e del Partito
Repubblicano Italiano. Racconta - per mezzo dei suoi stessi
scritti - le vicissitudini di un combattente antifascista,
anticomunista ed antipartitocratico che morì nel 1991 senza alcun
rimpianto ed in piena onestà intellettuale e morale. 
Luca Bagatin
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25 aprile 2011
Randolfo Pacciardi, grande combattente antifascista ed anticomunista, a vent'anni dalla morte: nel ricordo di Luca Bagatin e Renato Traquandi
Randolfo Pacciardi: il più grande fra gli antifascisti
di Luca Bagatin Randolfo Pacciardi nel suo studio; Pietro Nenni e Randolfo Pacciardi durante la Resistenza
Randolfo Pacciardi (1899 - 1991) fu politico, massone e partigiano del Partito
Repubblicano Italiano di cui troppo si tende a dimenticare.
Rarissime se non quasi nulle sono le pubblicazioni a lui dedicate.
Eppure fu audace eroe antifascista della Guerra di Spagna al comando di
una Brigata Garibaldi e della Resistenza; nonché fiero anticomunista
specie dopo aver conosciuto i massacri contro i repubblicani e gli
anarchici operati dai comunisti europei su ordine di Stalin.
Guidò il PRI nel primo dopoguerra e fu Ministro della Difesa dal 1948
al 1953. Si oppose alla formula di Centrosinistra e quindi ad Ugo La
Malfa che purtroppo lo espulse dal partito negli anni '60. Celebre la
frase di Pacciardi quando gli si chiedeva il motivo per il quale egli
preferiva i governi centristi con la DC, piuttosto che un'alternativa di
sinistra con il PCI : "Meglio una messa al giorno piuttosto che una
messa al muro". Una volta espulso dal PRI, Pacciardi fondò il movimento politico Unione
Democratica per la Nuova Repubblica, con posizioni schiettamente
presidenzialiste e forse per questo fu sospettato ingiustamente di
simpatia fasciste e golpiste (proprio lui che aveva combattuto il
nazifascismo !) e di aver appoggiato il cosiddetto Piano Solo che
avrebbe dovuto portare ad una svolta autoritaria nel nostro Paese.
Niente di più falso e vergognoso fu detto su di un personaggio al quale
la Repubblica e la democrazia italiana devono moltissimo.
Randolfo Pacciardi fu riammesso nel PRI negli anni '80 e Repubblicano rimase sino alla morte.
Così questo blog vuole ricordare una grande figura del mazzinianesimo.
Una figura da approfondire certamente.
Alla faccia dei calunniatori di ogni colore politico.
 Luca Bagatin
Randolfo
Pacciardi……. 20 anni dopo di Renato Traquandi (già collaboratore di Randolfo Pacciardi e autore della biografia "Randolfo Pacciardi" edita quest'anno da Albatros)
 
Martedì 19
aprile 2011, dentro l’imponente Palazzo di Piazza Montecitorio, in Roma, alle
ore 15,si è
celebrato il XX anniversario dalla morte di Randolfo Pacciardi.
L’infaticabile, insostituibile, il prezioso, Antonio De Martini,
il custode principale della memoria e degli archivi del deputato repubblicano, è
riuscito a far ricordare il Comandante del Battaglione “Garibaldi” dei volontari
per la libertà della Spagna, democratica e repubblicana, nella guerra vinta dai
militari franchisti , appoggiati fai nazifascismi franco italiani, scoppiata nel
1936.
Randolfo
Pacciardi, nato in un paesino del grossetano, Giuncarico, nel 1899,
giovanissimo, simpatizza subito con gli ideali mazziniani del repubblicanesimo
italiano. E’ uno dei più decorati militari combattenti la prima guerra mondiale
( due medaglie d’argento, una di bronzo, la croce di guerra inglese, un’altra
decorazione della Francia) e subito dopo contrasta virilmente il nascente
regime, fondando con altri militari democratici il movimento “Italia Libera” e,
successivamente, contestando uno dei primi comizi del duce di Piazza
Venezia.
Svolge la
professione di avvocato; ed è durante quel periodo che riesce a far assolvere il
quotidiano
La Voce Repubblicana ,
citata in giudizio dal gerarca Italo Balbo, a cui il giornale aveva attribuito
la diretta responsabilità della morte di Don Minzioni, bastonato a sangue da una
squadra di camice nere emiliane.
Nel 1926,
appena sposato, riesce a raggiungere
la Svizzera , per non finire nelle
purghe fasciste, e a Lugano organizza la “Centrale antifascista” che resterà
famosa per le tante attività svolte, tra le quali l’organizzazione per aiutare i
fuoriusciti.
Il fascismo
riesce a farlo allontanare dalla repubblica elvetica nel 1933; si reca in
Francia, dove prosegue la sua opera a livello europeo, contro il regime italiano
del manganello e dell’olio di ricino.
E’ in
contatto con Carlo e Nello Rosselli, di Giustizia e Libertà, e con tanti altri
italiani che sono stati costretti a fuggire dalla dittatura mussoliniana.
Quando
scoppia in Spagna la guerra civile, si attiva per la realizzazione del
battaglione Garibaldi, composto da italiani difensori delle libertà
democratiche; anche se tra di loro vi sono moltissimi di fede comunista, ancora
ignari del bagno di sangue cui sono sottoposti i dissidenti dell’Unione
Sovietica.
Tutti i
promotori del Battaglione sono concordi ad affidare a Pacciardi il comando, che
lui esercita con il massimo del carisma e della competenza militare.
Nel
1939 in
Spagna viene sconfitta la democrazia. Pacciardi ritorna in Francia, poi si reca in Marocco e da
lì parte per gli Stati Uniti. A New York pensa di portare un progetto: vuole
costituire un Corpo di Spedizione di volontari repubblicani da impegnare in
Europa, a fianco delle forze occidentali, che combattono il nazifascismo.
Il generale
De Grulle e W. Churchill contrastano il suo disegno e convincono gli americani a
soprassedere al progetto, condiviso dalla Mazzini Society di New York, che ha
tra i suoi membri più attivi il Maestro A. Toscanini.
Pacciardi
rientra in patria subito dopo il referendum che vide nascere la repubblica,
essendosi mostrato coerente nel disapprovare la scelta dei badogliani, financo
dei comunisti, che giurarono nelle mani della monarchia. E’ membro
dell’Assemblea Costituente, del Primo Parlamento della Repubblica e Ministro
della Difesa nei primi governi De Gasperi.
Con la
politica centrista in crisi Pacciardi manifesta la sua contrarietà alla
soluzione della sinistra democristiana di coinvolgimento dei socialisti nel
governo ( Nenni nella stanza dei bottoni).
Nel P.R.I.,
grazie anche alla corruzione praticata dai Servizi segreti al Congresso di
Ravenna, la sua corrente diventa minoritaria ed il Partito Repubblicano lo
abbandona.
Mai privo di
risorse e sempre combattivo, Pacciardi fonda nel 1964 l’Unione Democratica Nuova
Repubblica ( www.sentierirepubblicani.it). Attraverso i
settimanali Folla e successivamente Nuova Repubblica, con De Martini, Vitangeli,
Mita e Giano Accame, diffonde la sua idea di repubblica presidenziale,
propugnando l’istituzione del referendum e delle leggi di iniziativa
popolare.
Il prof.
Maranini, noto costituzionalista fiorentino, assieme a molti altri importanti
personaggi della politica e della cultura, segue con simpatia le tematiche
pacciardiane, arrivando a porre la propria firma ad un Manifesto che le
compendia.
Con un
aggettivo sobrio, affatto polemico, ma calzante, “ostracismo”, oggi si definisce
tutta la campagna di contrasto della “partitocrazia” della casta di allora e di
oggi, all’ormai anziano leader mazziniano italiano ed ai suoi uomini; il culmine
viene raggiunto da Luciano Violante, che lo coinvolge in atti che non lo
riguardano e lo “sputtana”, costruendoci la sua carriera politica.
Ottantenne
sarà di nuovo chiamato da la segreteria di Giovanni Spadolini al posto che gli
compete nella Direzione del P.R.I. dove sarà sempre presente, fino all’ultimo
giorno di vita ( 13 aprile 1991).
Questo
preambolo è necessario, per capire la presenza dei politici, della stampa, della
cultura, delle forze dell’ordine e dei militari, di noi veterani e reduci di
Nuova Repubblica, ridotti a poco più di una dozzina, con Antonio De Martini in
testa e Vitangeli, Mita, i nipoti Franco e Giuseppe, e tutti gli altri…. Tutti
con in testa una voglia di commozione, nel rivedere il “vecchio leone” in un
filmato del 1990, e risentire le sue parole, noi……….. i suoi uomini di Nuova
Repubblica.
Il primo a
prendere la parola è il padrone di casa; sobrio, misurato, ammiccante Gianfranco
Fini sa bene che trattare un simile argomento è come giocare con l’esplosivo.
Ne parla con
pacatezza e lo ricorda con enfasi positiva. Fini è un politico di lungo corso.
Da tanti è apprezzato per gli sforzi che da anni va facendo per lucidare
l’ultima divisa che indossa. Ostenta con sorriso accattivante le mostrine
conquistate alle Fosse Ardeatine, a Gerusalemme, a Londra ed a Washington, di
sincero democratico liberale e progressista. Noi tutti apprezziamo i suoi sforzi
e i più tentano di dimenticare il giovane Gianfranco, missino almirantiano,
tanto almirantiano da citarlo, assieme a Pacciardi, in seconda fila tra i
presidenzialisti italiani, subito dopo Calamandrei e “l’insulso avvocatino di
Grosseto”, come lo definì Mussolini agli albori del suo potere nero. Insomma,
una rievocazione utile a portare il mazziniano e repubblicano democratico
Randolfo Pacciardi, nella bisaccia del terzo polo, di cui oggi egli è leader
antiberlusconiano e dove, paradosso ultimo per l’operazione pro domo sua, milita
anche l’ex repubblicano Giorgio
La Malfa , grande assente, se pur invitato,
o quanto meno avvertito.
Del partito
repubblicano era presente Italico Santoro, coinvolto, consapevole, che sorride e
si impegna a stringere mani.. Francesco Nucara non l’ho visto e mi sono
domandato perché mai.
Dopo il
Presidente della Camera pro tempore è stata la volta del Presidente emerito
Oscar Luigi Scalfaro, si proprio colui che con Bartolo Ciccardini avrebbe dovuto
votare contro il centro sinistra, fermati da Oltretevere all’ultimo minuto.
Dall’alto dei suoi 92 anni e dall’autorità dell’incarico ricoperto con lo
smaccato gioco di parte che tutti conoscono, il vegliardo ha ricordato un paio
di episodi salienti, che gli sono venuti in mente, dopo aver ricevuto l’invito a
presenziare. Un doveroso applauso e si va avanti.
L’amico De
Martini è all’altezza del compito che si è prefisso. Nei due monitors laterali della prestigiosa Sala della
Lupa, gremita in ogni ordine di posti,
viene proiettato un breve filmato. Si tratta di un’ intervista concessa
da Pacciardi poco tempo prima della morte.
Sono molti
gli occhi lucidi, nel vedere quelle poche immagine, nel risentire quella voce.
Un fremito di emozione percorre la fila dove sono seduto e le parole di Tonino
penetrano tra gli astanti.
La
cattiveria dimostrata nei confronti del vecchio maremmano dalla protervia del
potere politico che lo sepolte nell’oblio traspare e sovrasta l’ambiente. Il
male è che sovrasta l’aula, si disperde per quei corridoi; ma il tanto tempo che
è passato annacqua le colpe e le assolve.
Perché non è
presente Luciano Violante? Cosa avrebbe detto questo 19 aprile 2011, nella Sala
della Lupa? E’ stato solo uno strumento del destino?
Dopo Antonio
De Martini, artefice della catalogazione dell’archivio pacciardiano donato alla
Camera dei Deputati, è la volta del generale Angioni, poi di Paolo Palma e di
Giorgio Rebuffa.
Il
pressapochismo, le inesattezze, la superficialità, e sinanco l’ipocrisia, sono
il comune denominatore di questi ultimi interventi.
Pacciardi
aveva tre fratelli ( erano in cinque, invece, quattro maschi ed una femmina), è
rimasto un erede, Franco, e c’era presente anche l’altro nipote, Giuseppe,
Pacciardi nell’Isonzo anziché nel Livenza, Pacciardi a Lugano, in Francia, a New
York, in Spagna e in Italia,non si bene a fare che…. al governo per 5 anni e poi
all’opposizione, compreso l’ostracismo perpetrato nei suoi confronti dai mass
media asserviti al potere della partitocrazia.
Interventi
pieni di grossolani strafalcioni, dimostrabili anche da Wikipedia, più attento e
verace di lor signori.
Insomma si è
commemorato Pacciardi, nella sala della Lupa a Montecitorio in Roma, Camera dei
Deputati, e ho sentito Randolfo rigirarsi più volte nella tomba, imbronciato.
L’evento era
epocale, e poteva essere la vera occasione di un mea culpa della casta al
potere.
Non è
successo niente, le idee di Pacciardi, mai tanto valide come oggi, non sono
state portate alla luce, ne dai politici presenti, ne tanto meno da coloro che
non si sono presentati. La cultura, il giornalismo, i militari, che dalle mani
dei politici mangiano se ne guardano bene……………
E la nave
va……nonostante tutto.

Renato
Traquandi
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30 settembre 2010
Presentazione saggio su Mario Pannunzio a Pordenone venerdì 8 ottobre 2010 alle ore 19.00
  
Il
Partito Repubblicano Italiano della provincia di Pordenone
in
occasione del Centenario della nascita del grande giornalista
liberale, laico, antifascista ed anticomunista
MARIO
PANNUNZIO (1910 - 1968)
invita
la S.V.
VENERDI'
8 OTTOBRE 2010 alle ore 19.00
alla
presentazione del saggio
“MARIO
PANNUNZIO: da Longanesi al “Mondo””
Rubbettino
editore
a cura del
prof. Pier Franco Quaglieni

PRESSO
LA SALETTA DELL'EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO IN PIAZZA DELLA MOTTA A
PORDENONE
L'incontro
sarà presentato da
Luca
Bagatin collaboratore
de “La Voce Repubblicana”
Relatore
Pier
Franco Quaglieni
Presidente
nazionale del “Centro Pannunzio” di Torino L'evento è Patrocinato dal Comune di Pordenone ed è previsto un saluto introduttivo del
Sindaco di Pordenone Sergio Bolzonello
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9 giugno 2010
"Testamento di un anticomunista": la vita di Edgardo Sogno
Trovo che il libro-intervista che Aldo Cazzullo realizzò nel 2000
assieme a Edgardo Sogno, sia il più grande manifesto militante di una
generazione di pargiani liberaldemocratici e risorgimentali che seppero
essere - e con forza - autenticamente antitotalitari. "Testamento di
un anticomunista", recentemente ripubblicato dalla Sperling &
Kupfer, è dunque un documento prezioso, che ripercorre la vita di
Edgardo Sogno, appunto, per mezzo dei suoi ricordi: da quando fu
ufficiale di cavalleria dell'esercito italiano, passando per le sue
eroiche imprese durante la Resistenza nelle file monarchico-liberali
(salvando dalle grinfie delle SS - peraltro - l'azionista Ferruccio
Parri, a rischio della vita), sino alla traumatica accusa di essere -
assieme al repubblicano Randolfo
Pacciardi - un golpista. Accusa che
gli mosse l'allora magistrato Luciano Violante, successivamente
deputato comunista, e che gli costò - nel '76 - il carcere. Possibile
che una Medaglia d'oro alla Resistenza come Sogno, da anni fedele
Ambasciatore della Repubblica, fosse un golpista e che parimenti lo
fosse l'eroe repubblicano antifascista della Guerra di Spagna Pacciardi ?
Sogno e Pacciardi, come si comprenderà bene anche nel testo di
Cazzullo, furono dei combattenti per la libertà. Contro il nazifascismo
prima e contro il comunismo poi. Allorquando l'Italia rischiò, alla
metà degli anni '70, di finire nell'influenza della dittatura sovietica a
causa dell'avvicinamento di ampi settori della sinistra democristiana e
del Partito Comunista Italiano all'area di governo, Sogno e Pacciardi,
presero contatti con settori chiave dell'esercito e con un nutrito
numero di ex partigiani liberali, repubblicani, monarchici ed ex
comunisti pentiti. Il loro progetto consisteva nel tentare di creare le
basi per un
governo di alternativa al rischio dell'arrivo dei comunisti al governo.
Il governo che proponevano Sogno e Pacciardi doveva - secondo le parole dello stesso Sogno - "riportare il
Paese alla visione risorgimentale", ovvero attuarsi per mezzo di un'alleanza fra
laici occidentali, cattolici liberali e socialisti antimarxisti. Un
governo che promuovesse, poi, una legge elettorale presidenzialista,
sul modello attuato dal già capo della Resistenza francese Charles De
Gaulle, in Francia. Golpe, ad ogni modo, mai non fu. Sogno e
Pacciardi furono prosciolti da ogni accusa e mai, fortunatamente, i
comunisti giunsero al governo in quegli anni e nell'ambito dei
delicatissimi equilibri geopolitici di allora: da una parte il mondo
libero, dall'altra l'inferno sovietico. Edgardo Sogno, una volta
lasciata la politica, vilipeso dall'intellighenzia clerico-marxista, ad
ogni modo, continuò a dedicarsi alla redazione di scritti e testi sul
rinnovamento delle Istituzioni. "Testamento di un anticomunista" è un
piccolo testo che si propone dunque di ricordare questo grande ed
infaticabile combattente laico e risorgimentale come forse non ve ne
sono più.

Luca Bagatin
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15 febbraio 2010
Edgardo Sogno: partigiano liberale ingiustamente vilipeso
  
Edgardo
Sogno fu partigiano liberale, antifascista ed anticomunista al
contempo. Nacque a Torino, il 29 dicembre del 1915, e negli anni '40
iniziò a frequentare i circoli liberali vicini a Benedetto Croce e
dell'antifascismo clandestino. Dopo l'8 settembre del 1943 prese
parte alla Resistenza in rappresentanza del Partito Liberale Italiano
e tale sua militanza gli valse la Medaglia d'Oro al Valor
Militare. Come molti liberali del tempo, fu acceso sostenitore
della Monarchia e si spese attivamente nella campagna elettorale del
referendum del 1946 che portò comunque alla vittoria della
Repubblica. Negli anni '50 fu diplomatico a Buenos Aires, Parigi e
Londra e negli anni successivi tornò all'impegno politico nel PLI
con i Comitati di Resistenza Democratica in funzione
anticomunista. Sarà proprio questo acceso anticomunismo che, nel
1974, lo porterà - assieme all'anticomunista e Repubblicano Randolfo
Pacciardi (altro insigne partigiano ed eroe della Guerra civile
Spagnola), all'incriminazione per cospirazione politica (quello che
sarà poi definito "Golpe Bianco" dall'allora magistrato
Luciano Violante, che li accusò). Fu un'accusa totalmente assurda
ed infondata che si basava unicamente sulle opinioni politiche dei
due partigiani di ispirazione liberaldemocratica, i quali
teorizzavano una "Seconda Repubblica" sull'esempio di De
Gaulle in Francia: presidenzialista e con un governo forte e capace
di arginare una volta per tutte il pericolo sovietico. Edgardo
Sogno venne dunque arrestato nel 1976, ma assolto da ogni accusa due
anni dopo. Nel frattempo aveva già pubblicato il libro "La
seconda repubblica", ove raccolse le sue idee liberali e
presidenzialiste e successivamente, nonostante gli fosse precluso
l'accesso alle grandi case editrici, "Il Golpe Bianco", nel
quale raccontò che il suo preteso "golpe" non fu che una
rivoluzione liberale condotta con l'arma democratica delle modifiche
istituzionali, nel particolare momento di crisi politica che l'Italia
stava vivendo (egli fu fra coloro i quali, peraltro, denunciarono il
rischio dell'entrata del Pci - legato alla dittatura sovietica -
nell'area di governo). Gli avversari di Sogno, come accadde per
Pacciardi, rimarranno da quel momento i cattocomunisti ed i
giacobini, che osteggeranno sempre le sue idee liberali e che non
sopporteranno che un liberale, pergiunta monarchico, potesse aver
combattuto con valore durante la Resistenza antifascista. Una
Resistenza che si voleva unicamente "comunista" a tutti i
costi. Sogno, da liberista, punterà il dito contro l'economia
statalista figlia del compromesso storico Dc-Pci e si avvicinerà
persino al nuovo corso socialista di Bettino Craxi, arrivando persino
a pubblicare un libro - "La grande utopia" - presso la casa
editrice Sugarco, espressione dell'allora Psi, ove riprenderà ed
attualizzerà il pensiero del filosofo John Stuart Mill. Dal 1988
al 1992, Edgardo Sogno, pur rimanendo liberale, inizierà la
collaborazione con l'organo del Psi "L'Avanti" e finanche
con la rivista socialista "Mondo Operaio". Successivamente
approderà a "L'Indipendente" di Vittorio Feltri e ad "Il
Giornale". Nel 1996 - da gollista convinto - si candiderà
alle elezioni per la Camera dei Deputati come indipendente nelle
liste di Alleanza Nazionale. Non avrà successo, in quanto
silenziato dai media e senza mezzi finanziari per far conoscere la
propria candidatura. Quella di un liberale storico ed antifascista
che accettò comunque di candidarsi in un partito la cui storia era
assai diversa dalla sua, ma il cui schieramento ritenne più vicino
alla sua prospettiva. Di Edgardo Sogno, morto tristemente
dimenticato da tutti all'età di 85 anni, oggi, ci rimane molto
poco. Quasi tutte le sue pubblicazioni sono ormai fuori catalogo.
Citiamo qui, oltre a quelle già citate: "Testamento di un
anticomunista": libro intervista a cura di Aldo Cazzullo e "La
storia, la politica e le istituzioni" della casa editrice
Rubbettino. Sono invece lieto, da qualche giorno, di aver scoperto
in rete un sito a lui dedicato www.edgardosogno.org, ovvero quello
del "Comitato per le Libertà Edgardo Sogno", presieduto
dal Senatore Francesco Forte ed il cui Presidente onorario è la
moglie Anna Sogno. Un Comitato che a livello internazionale fa
capo ai Comitati per le Libertà presieduti dal dissidente russo
Vladimir Bukowskij. Uno strumento per far conoscere la vita, le opere
e l'azione di un grande liberale, antifascista ed anticomunista,
ingiustamente vilipeso in questo nostro Paese che - a livello
politico - ha una strana e pericolosa propensione ad osteggiare i
paladini delle libertà individuali, civili ed economiche.
 Luca
Bagatin
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