4 novembre 2011
"Parliamo di Massoneria": un volume dell'ex Gran Maestro Armando Corona
 
Armando Corona (1921 - 2009), personalità di spicco
del Partito Sardo d'Azione e successivamente del Partito Repubblicano
Italiano, nel 1993, tre anni dopo aver retto il Supremo Maglietto del
Grande Oriente d'Italia di cui fu Gran Maestro dal 1982 e tre anni
prima di fondare la Gran Loggia d'Italia UMSOI, diede alle stampe un
ottimo manuale di esoterismo dal titolo "Parliamo di
Massoneria", edito dalla Bastogi con prefazione del prof. Aldo
A. Mola con il quale fondò, peraltro, il Centro per la Storia della
Massoneria. L'introduzione del prof. Mola ci riporta indietro nel
tempo, ovvero nell'epoca in cui i Gran Maestri della Massoneria erano
soliti pubblicare dei "memoriali", specie in terra di
Francia (pensiamo ad esempio ai Gran Maestri del Grand Orient de
France che tutt'oggi pubblicano importanti scritti e
discorsi). Il prof. Mola, ricorda dunque gli scritti del Gran Maestro
Giordano Gamberini, uno fra i pià grandi iniziati della Libera
Muratoria italiana e le "balaustre" del suo successore,
Lino Salvini, Gran Maestro dal 1970. Ed ecco Armando Corona che,
partendo dalle sue umili origini sarde in un piccolo paese di 3.000
abitanti, Villaputzu, racconta il suo percorso professionale di
medico e spirituale di massone. Racconta ai profani ed agli
iniziati il significato profondo della Massoneria, la quale affonda
le sue radici nell'Umanesimo e nell'interconfessionalismo. Ne
percorre le tappe storiche, approfondendo la storia della Massoneria
italiana, le sue scissioni, la clandestinità durante il fascismo, la
sua evoluzione dal dopoguerra all'età moderna. Offre poi ai
lettori i rudimenti della ritualità massonica e del simbolismo: la
base per la ricerca della via iniziatica entro sè stessi. La via
della conoscenza, dell'antica gnosi, della levigazione delle pietra
grezza sino all'edificazione del cosiddetto "Tempio
interiore". Parla di laicità e del rapporto fra scienza e
fede e fra Massoneria e religioni. La necessità di un cammino comune
fra fedi diverse alla ricerca della pace e del superamento degli
steccati ideologici all'insegna della lotta contro il
materialismo. Il volume è completato da approfondite note del
massonologo Luigi Troisi ed impreziosito da immagini e fotografie di
simboli e documenti massonici. "Parliamo di Massoneria"
è, dunque, un'opera completa. Le memorie di un Gran Maestro del
nostro recente passato.
 Luca Bagatin
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13 ottobre 2011
Luca Bagatin ed il prof. Aldo A. Mola rispondono al Segretario nazionale del PRI On. Francesco Nucara, relativamente al suo intervento su Massoneria e P2
L'intervista che realizzai allo storico della Massoneria Aldo A. Mola,
pubblicata sul mio blog al link
http://lucabagatin.ilcannocchiale.it/post/2672776.html il 1 settembre
scorso e su "La Voce Repubblicana" il giorno seguente, ha alimentato un
certo dibattito all'interno del quotidiano del Partito Repubblicano
Italiano.
Ne sono felice e mi auguro che tale dibattito non si esaurisca, ma che,
più che foriero di sterili polemiche, sia utile all'approfondimento e
ad un'autentica e seria discussione storica.
Tale intervista ha peraltro suscitato un'intervento del Segretario
nazionale del PRI On. Francesco Nucara, pubblicata il 12 ottobre scorso
su "La Voce Repubblicana" e che potete leggere al link:
http://www.pri.it/new/11%20Ottobre%202011/NucaraMolaMassoneria.htm
Dico subito che, personalmente, non condivido nulla di quanto ha scritto
l'On. Nucara e, pertanto, così come ha fatto il prof. Mola di cui
riporto di seguito l'intervento, ho voluto rispondergli con una lettera
indirizzata alla nostra "Voce".
Risposta all'On. Nucara di Luca Bagatin
Desidero sommessamente rispondere al
Segretario On. Nucara, che ringrazio per gli apprezzamenti che mi ha
fatto nel suo recente articolo relativo alla mia intervista al prof.
Mola.
Non ho condiviso molto del suo articolo debbo dire.
Ingiuste trovo le sue critiche alla
figura di
Giordano Gamberini (che sono stato fra i pochissimi, se non l'unico, a
ricordare in un articolo sul mio blog e su "La Voce Repubblicana" di
due anni fa, ricevendo anche i ringraziamenti di suo figlio Alberto,
amico repubblicano), che fu davvero un Grande Maestro e che seppe
aprire la Massoneria del GOI all'esterno. Ed ingiuste parimenti trovo
le critiche mosse al Gran Maestro Lino Salvini (di cui presto sarà mia cura recensire la storia della sua vita).
In
particolare vorrei però soffermarmi su una
inesattezza che scrive l'On. Nucara quando afferma che non vi furono
repubblicani nella P2. Fra gli aderenti alla P2 vi fu ad esempio il già
segretario del PRI On. Emanuele Terrana, già peraltro Segretario del PRI
assieme a Oddo Biasini e Claudio Salmoni. Così come alla P2 aderirono
molti anticomunisti ed atlantisti che si vollero opporre al compromesso
storico ed alla deriva sovietica del nostro Paese alla metà degli anni
'70.
Come ho scritto in un mio recente articolo (dovrebbe essere o sarà
pubblicato su La Voce Repubblicana), la P2 fu una Loggia regolare
del GOI che, per quanto discostatasi dai Landmark massonici (così come
del resto lo stesso GOI sin dalla Gran Maestranza di Ettore Ferrari),
non può essere definita né segreta, né complottistica, né ricettacolo di
crimini inconfessabili, come volle attribuirle certa vulgata mediatica.
Lo stabilirono, peraltro, sentenze passate in giudicato.

Luca Bagatin Risposta all'On. Nucara di Aldo A. Mola
Egregio Onorevole, al suo
articolo potrei rispondere parafrasando Giuseppe Giusti: “ Che,
fa il nesci, Eccellenza, o non lo ha letto…?”. Infatti lei
giudica i miei scritti dichiarando di non averli letti. Però debbo
alcune precisazioni in merito al suo articolo Risorgimento
e Massoneria. Le stravaganze contenute nei libri del prof. Mola. Il
verminaio P2 scoperchiato da Spadolini (12
ottobre 2011). In primo luogo la ringrazio per il tempo che, pur
assillato come tutti noi (anche non parlamentari) dalla crisi
finanziaria internazionale e di governo, ha ritagliato per
commentare l’intervista estiva da me rilasciata a Luca Bagatin e
pubblicata nella “Voce”: molto meno, comunque, rispetto a quello
che a sua detta risparmiò chiudendo la mia Storia
della Massoneria
italiana (Bompiani) a
pag. 13, perché vi parlo dei “vicoli intorno al Pantheon”. In
realtà vi evoco la larga via Giustiniani, sulla quale s’affacciò
sino al 1926 la sede del Grande Oriente d’Italia, e la stretta via
della Dogana Vecchia ove dal 1944 si insediarono sia esso sia il
Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato.
Proprio in quei locali,
con Gamberini, Salvini, Sciubba, Telaro Campagna, Corona e un lungo
eccetera di Alti Dignitari Massonici, ritrovai anche il deputato
repubblicano Emanuele Terrana, il cui nome figura tra gli affiliati
alla P2, insieme con quelli di Pasquale Bandiera (al quale mi legò
lunga amicizia) e del segretario amministrativo regionale del Pri
nelle Puglie, avv. Massimo Dell’Acqua. Del resto, che male vi
sarebbe? A differenza di quanto lei asserisce, la P2 non era affatto
“un verminaio”; né, a ogni modo, la “scoperta” di una minima
parte delle sue Carte e di una quota dei suoi affiliati (gli altri
sono noti a Gelli, e ben al sicuro sino a quando necessario) non fu
per nulla merito dell’allora segretario del PRI, Giovanni
Spadolini, il quale, per altro, come è ben noto, chiese a Pier
Carpi di metterlo a contatto con Gelli. Niente di cui vergognarsi,
del resto, giacché la P2 non cospirava affatto contro lo Stato e
le sue istituzioni. O fingiamo non esistano sentenze della Corte
d’Assise d’Appello di Roma a tale riguardo passate in giudicato?
Quell’accusa, destituita di fondamento, venne invece sbandierata da
chi pretese di incriminare il presidente della Repubblica Francesco
Cossiga per attentato alla Costituzione, nel clima avvelenato poi
degenerato in “Tangentopoli”, che lei, on. Nucara, conosce per
esperienza.
Lascio a lei, on. Nucara,
la responsabilità di quanto scrive di Gamberini, Salvini e Gelli:
dei quali sono studioso, non difensore d’ufficio. Aggiungo solo
che in Italia nessun consigliere regionale “giura” alcunché,
né su alcunché. Se sia bene o male, è un altro discorso. Il
giuramento di fedeltà allo Stato esisteva nell’ordinamento
monarchico. Mazzini lo avrebbe condiviso, ma questa repubblica lo ha
abolito, anzitutto nella scuola: con le conseguenze che forse anche
lei conosce.
Torre San Giorgio, 12
ottobre 2011

Aldo A. Mola
p.s. Non perda tempo
prezioso a tagliare le pagine della mia Storia:
non è “intonsa”; è nelle librerie dal 1976 con le pagine già
rifilate proprio per chi ha fretta.
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1 settembre 2011
Intervista esclusiva allo Storico della Massoneria Aldo Alessandro Mola firmata da Luca Bagatin

Il prof. Aldo A. Mola in un disegno di Franco Bongiovanni
Il prof. Aldo Alessandro Mola, nato a
Cuneo nel 1943, è il maggior storico della Massoneria e del
Risorgimento in Italia. Dal 1980 Medaglia d'Oro di benemerito della
scuola e della cultura, è direttore del Centro Europeo Giovanni
Giolitti, presidente del comitato cuneese dell'Istituto per la
Storia del Risorgimento italiano e della sezione “Urbano Rattazzi”
(Alessandria) del Centro “Mario Pannunzio”.
E' stato fondatore del Centro per la
Storia della Massoneria e, dalla metà degli anni ’70, collabora
con le maggiori Obbedienze massoniche quali il Grande Oriente
d'Italia e la Gran Loggia d'Italia degli ALAM. E' infatti componente
del Comitato di Redazione delle riviste “Hiram” e “Officinae”,
rispettivamente del GOI e della GLDI.
Autore di numerosissimi saggi storici
su Giolitti, Garibaldi, Mazzini, il Partito d'Azione, la Monarchia
italiana, Silvio Pellico, Giosue Carducci e, recentemente, ha
pubblicato un saggio su Licio Gelli e la P2, nonchè – proprio in
questi giorni – stanno andando in libreria i suoi ultimi quattro
volumi: “Italia. Un Paese speciale. Storia del Risorgimento e
dell'Unità” (Edizioni del Capricorno - Torino).
Oggi abbiamo l'amichevole possibilità
di intervistarlo.
  
Luca Bagatin: Prof. Mola, come
nasce il suo interesse per la Massoneria ?
Aldo A. Mola: Nacque
nel periodo del liceo e degli studi universitari.
Negli anni 1965/1967 scrissi i miei
primi libri sul Partito d'Azione (pubblicati con prefazione di
Ferruccio Parri) e sulle figure di Mazzini e Garibaldi e la Storia
dell’Amministrazione provinciale di Cuneo (1971). Nel loro corso mi
imbattei nelle figure di molti massoni e mi resi conto che in Italia
non vi era nessuna pubblicazione che parlasse di storia della
Massoneria. Mi adoperai, dunque, per colmare questa lacuna. Presi
contatti con il Grande Oriente d'Italia; Lino Salvini, Gran Maestro
di allora, e il suo predecessore Giordano Gamberini, letti i lavori
da me già pubblicati, mi aprirono gli archivi, che confrontai con
i fondi dell’Archivio Centrale dello Stato, studiati con la guida
della prof. Paola Carucci, ora Sovrintendente all’Archivio Storico
della Presidenza della Repubblica. Dopo anni di ricerche scrissi la
“Storia della Massoneria italiana”, pubblicata nel novembre 1976,
che poi ebbe due edizioni aggiornate, nel 1992 e nel 1994, e molte
ristampe .
Luca Bagatin: Giordano
Gamberini, già Vescovo della Chiesa Gnostica, fu un Gran Maestro
lungimirante sotto il profilo iniziatico ed esoterico. Che cosa può
dirci di lui ?
Aldo A. Mola: Giordano
Gamberini fu il più lungimirante fra tutti i Gran Maestri del Grande
Oriente d’Italia dal 1943 ad oggi, per ben tre motivi: mirò al
riconoscimento del GOI da parte della Gran Loggia Unita
d'Inghilterra; rese nuovamente protagonista la Massoneria grazie al
dialogo con la Chiesa cattolica e tutte le altre confessioni; ottenne
il riconoscimento pubblico della Massoneria nella vita istituzionale
italiana e l’attenuazione dell’ostilità da parte di partiti che
tradizionalmente le erano avversi o addirittura nemici. I frutti dei
nove anni della sua gran maestranza vennero raccolti durante quella
del suo successore, Salvini (a sua volta di grande merito): lo
scambio dei garanti d’amicizia con la GLU d’Inghilterra; la
lettera del cardinale Seper, prefetto della Congregazione per la
dottrina della fede, che dichiarò compatibili logge e sacramenti
cattolici e la presenza del GOI in iniziative pubbliche.
Luca Bagatin: Lei fu, peraltro,
negli anni '80, il fondatore del Centro per la Storia della
Massoneria, comprendente studiosi sia massoni sia profani. Ci
racconti la sua personale esperienza.
Aldo A. Mola: Con il
Gran Maestro Armando Corona, fondai il Centro per la Storia della
Massoneria (CeSM) che esiste tutt'ora. Il successore di Corona,
Giuliano Di Bernardo tentò di estromettermi per farne uno strumento
suo perché del resto concepiva lo stesso Grande Oriente come uno
strumento al proprio servizio. Il tempo mi dette ragione. Nel 2008 mi
venne proposto un colloquio per superare l’impasse; ma le cose sono
come erano e debbono essere: se vogliono essere davvero scientifici,
gli studi sono e debbono essere liberi.
A prescindere dall’episodio Di
Bernardo, molto più devastante di ogni altro per la storia del
Grande Oriente come istituzione iniziatica, ho ottimi rapporti con i
massoni del Grande Oriente d’Italia.
Luca Bagatin: Che cosa pensa del
Gran Maestro attuale del GOI, l'Avvocato Gustavo Raffi ?
Aldo A. Mola: Ha
dovuto e deve affrontare gravi difficoltà. Dopo il disconoscimento
del GOI da parte della Gran Loggia Unita d'Inghilterra (capolavoro di
perfidia ai danni della Massoneria italiana: basta andare a
rileggerne le motivazioni: addussero persino le mie lettere di
direttore del CeSM a storici del Grande Oriente di Francia), il
Grande Oriente d’Italia finì in un tunnel, al di fuori dei
circuiti massoni internazionali (la GLU da un canto, le Obbedienze in
relazioni fraterne con il Grande Oriente di Francia dall'altro). Il GOI puntò
molto sulla GL Nazionale Francese la cui vicende non sono
edificanti, tanto che, caso unico nella storia delle massoneria dei
Paesi occidentali, è stata “commissariata”. In molti casi il
GOI risultò sovraesposto sul terreno partitico, con dichiarazioni
poco opportune. Infine venne e viene ostentato un anticlericalismo
arcaico, di maniera, come se la Chiesa cattolica fosse ancora ferma
al Sillabo e al potere temporale d’antan.
Gli osservatori constatano che il
Gran Maestro Raffi non ha avviato un dialogo con l'altra Obbedienza
massonica legittima e regolare italiana, cioè la Gran Loggia
d'Italia, quasi che i suoi affiliati non siano anch’essi Fratelli
massoni ! Il Sovrano e Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia,
Luigi Pruneti, ha pubblicato gli Annali della Gran
Loggia d’Italia, 1908-2010: cinquecento
pagine di date, fatti, profili biografici, informazioni statistiche.
E’ infantile fingere che la realtà non esista.
Luca Bagatin: La Gran Loggia
d'Italia, peraltro, a differenza del Grande Oriente d'Italia, inizia
anche le donne alla Massoneria. Che cosa pensa dell'Iniziazione
femminile ?
Aldo A. Mola: In
origine, è vero, le donne furono escluse dall'accettazione. Sappiamo
bene, però, che all’origine le Logge britanniche praticavano molte
altre forme di esclusione e che, a lungo preclusi in quelle degli USA
i neri organizzarono una loro massoneria di colore. Non è mai stata
fornita una motivazione chiara dell’esclusione delle femmine
dall’accettazione in loggia, né quindi si comprende per quale
motivo la Massoneria debba ancora attenersi a tale vincolo. La
Massoneria non conosce dogmi; le sue norme possono essere
modificate. Le Costituzioni di Anderson sono documento di un’epoca,
ma come tutte le leggi umane sono soggette alle decisioni sovrane di
quanti le hanno accettate e che, nella loro sovranità di persone
libere, possono modificarle. La Massoneria non si fonda su una
Rivelazione ma su una Convenzione, su Regole deliberate e condivise
sino a quando non se ne decida la modifica.
Il Grande Oriente di Francia, che
abolì l’obbligo della formula iniziatica AGDGADU (un passo molto
più audace rispetto alla preclusione dell’iniziazione femminile),
sino allo scorso anno escluse l’iniziazione delle donne, ma ora la
ammette.
Luca Bagatin: Lei è stato fra i
pochissimi, assieme allo scrittore Pier Carpi, a “sdoganare” la
figura controversa di Licio Gelli e la P2 e lo ha fatto con tanto di
prove documentate pubblicate nel suo ultimo saggio, edito dalla
Bastogi: “Gelli e la P2 fra cronaca e Storia”.
Che cosa l'ha portata a parlare, senza
pregiudizi, di Gelli e della P2 ?
Aldo A. Mola: Ho
scritto quel libro perché, a trent'anni di distanza dal falso
scandalo P2, non c'è stato un solo convegno scientifico nel quale si
sia discusso criticamente che cosa fu la P2, l’uso (e abuso) che
se ne fece. Né si parla delle vite spezzate con l’accusa, in sé
inconsistente, di “piduismo”: un modo come un’altro per
continuare a diffondere il mito del complotto ai danni dello Stato,
della democrazia, tutte fiabe che oggi lasciano indifferenti i
cittadini.
Il mio libro, peraltro, venne
recensito con molto favore dal periodico “Humanisme” del Grande
Oriente di Francia, ora è tradotto in romeno con prefazione di
Constantin Savoiu, gran maestro della Gran Loggia Nazionale di
Romania“1880”, una Obbedienza legittima e regolare, che continua
coraggiosamente la tradizione dei massoni fondatori della moderna
Romania.
La P2 non fu un'associazione
segreta. Non organizzò complotti militari o politici. Lo
stabilirono, sentenze passate in giudicato.
Il falso scandalo P2 fu, invece, il
preludio a Tangentopoli: esso consistette nella criminalizzazione
da parte del Partito Comunista Italiano delle forze politiche e di
governo di ispirazione risorgimentale e atlantica. Tale
criminalizzazione colpì, infatti, gli aderenti alla P2 che
appartenevano a tali forze politiche (repubblicani,
socialdemocratici, socialisti, liberali e la componente “occidentale”
della Democrazia cristiana, tollerante, dialogante).
I partiti democratici e di governo,
dunque, vennero screditati e, con Tangentopoli, negli anni '90,
subirono il colpo finale. Da allora furono elevate agli onori quelle
forze politiche ed i politici di ispirazione antiliberale e
antiatlantica, come i comunisti ed i democristiani di sinistra, oggi
componenti del Partito Democratico. La convivenza tra ex comunisti e
sinistra democristiana nel partito democratico è una coabitazione
basata su ambiguità e baruffe. I primi tentarono di incriminare
persino l'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga “reo”
- così dissero – di non aver mai condannato la P2 e la Massoneria.
I cattolici del PD chiesero che venisse formalmente decretata
l’incompatibilità tra iscrizione al partito e logge, come già
avevano fatto Mussolini e Lenin. Chissà come finirà…
Luca
Bagatin: Ma Raffi dice
che la Gelli e la P2 stanno alla Massoneria come le Brigate Rosse al
Partito comunista….
Aldo A. Mola: Appunto.
Il Partito comunista (ex Partito comunista d’Italia, membro della
Terza Internazionale di Lenin e Stalin ) ebbe sempre al proprio
interno nuclei rivoluzionari. Del pari il Grande Oriente d’Italia
ebbe dal 1877 la ”Propaganda Massonica”, una loggia “di élite”,
sintesi di un possibile, auspicabile “partito dello Stato” in un
Paese nel quale lo Stato rischiò troppe volte di ridursi a zerbino
strumento dei partiti.
Così essa venne concepita da
Adriano Lemmi e così venne pensata da Gamberini, Lino Salvini e da
Licio Gelli, creato Maestro Venerabile della loggia Propaganda Se
si legge senza preconcetti il Piano di Rinascita della P2 si deve
constatare che esso mirava a consolidare la democrazia e a conciliare
i cittadini.
Luca
Bagatin: Quale
futuro può avere, a suo giudizio, la
Massoneria in Italia?
Aldo A. Mola: Per
molti aspetti la vera vita della Massoneria in Italia può cominciare
ora. Il nostro è un Paese di formazione recente ma ormai è
abbastanza solido, Ha retto ai totalitarismi ideologici
catto-comunisti e, recentemente, ai borbottii di partiti regionali
che addebitano a complotti massonici internazionali la loro
incapacità di proporre un discorso filosofico e civile da Terzo
Millennio.
La Massoneria ha ottenuto ragione
dalla Storia con il riconoscimento dell’Unità come valore da parte
della Santa Sede. Perciò ora è libera da quel passato. A cospetto
dell’eclissi di partiti e sindacati e mentre le istituzioni
attendono interventi restaurativi urgenti, in presenza del tracollo
delle Università (parlo delle Facoltà umanistiche), la Massoneria
può essere laboratorio di pensiero libero. La maggiori Obbedienze
dovrebbero però dare qualche segnale preliminare. Per esempio il
riconoscimento della propria storia recente da parte del Grande
Oriente (ma qualcuno vanta invece di aver azzerato tutti i grandi
maestri da Gamberini a Salvini, da Battelli a Corona) e un incontro pubblico
tra le Obbedienze.
Il peggior segnale è invece
un’anacronistica adunata a Porta Pia come se a Roma vi fossero
ancora Pio IX e il generale Kanzler. In questo modo ci si fa contare
e si fa constatare che non si conta nulla. Ma, come dicevano i
latini, ognuno è fabbro della propria sorte. Se vuol essere davvero
scuola di libertà la Massoneria deve liberarsi dai fantasmi del
passato, incluso quello dell’antimassonismo.

Luca Bagatin
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12 gennaio 2011
Giuseppe Mazzini, il Partito Repubblicano Italiano e la Massoneria

Mi sono recentemente imbattuto in un
dibattito sul web alimentato dall'amico repubblicano Enzo Baccioli
relativamente al rapporto fra Giuseppe Mazzini, il Partito
Repubblicano Italiano e la Massoneria. L'amico Enzo ha da subito
voluto evidenziare la non appartenenza del Mazzini alla Massoneria la
quale, a parere di Enzo, è un'Associazione "etico-morale"
incompatibile con l'appartenenza ad un partito politico. Ho fatto notare all'amico Baccioli che, innanzitutto, la
Massoneria è un'Istituzione adogmatica ed apolitica a carattere non
già "etico-morale" (termini che si addicono piuttosto a
regimi totalitari), bensì spirituale. In seconda battuta, a
proposito del Mazzini massone, le opinioni degli storici sono
tutt'ora discordi, visto che non vi sono concrete prove nè della sua
appartenenza alla Libera Muratoria, nè della sua non appartenenza.
Ci sono, infatti, autorevoli studiosi che sostengono che Giuseppe
Mazzini fu iniziato "sulla spada" (ovvero senza alcun
rituale massonico) nella fortezza di Priamar, a Savona, dal massone
Passano. Ciò che è purtuttavia certo è che Mazzini, massone o
meno, era dotato di una profonda sensibilità spirituale intrisa di
cristianesimo gnostico, la quale giunse persino ad influenzare le
teorie spirituali di Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della
Società Teosofica, che il Mazzini conobbe a Londra e con la quale
collaborò al punto che la Blavatsky partecipò attivamente alla
battaglia di Mentana fra le truppe garibaldine (e fu iniziata alla
Libera Muratoria dallo stesso Generale Giuseppe Garibaldi, il quale
risultò profondamente affascinato dalle teorie teosofiche relative
alla reincarnazione). Giuseppe Mazzini, certo, pur condividendone
le finalità spirituali, non simpatizzò mai troppo per la
Massoneria, ma ciò unicamente in quanto la considerava troppo
elitaria. Il Mazzini, infatti, anelava ad una Massoneria di Popolo,
aperta alle giovani menti ed alla società nel suo complesso, che si
occupasse di diffondere ed infondere negli individui il messaggio
Universale di Pace, Amore e Fratellanza senza distinzione
alcuna. L'amico repubblicano Enzo Baccioli, nel suo articolo sul
web, poi, sostiene che il Mazzini carbonaro si discostò dalla
Carboneria (che è una derivazione della Massoneria che, a differenza
di questa, si rifà al simbolismo dei boschi) in quanto la
considerava "una specie di P2 della Massoneria". Nulla di
più errato e ciò per due essenziali motivi: la Loggia Propaganda fu
fondata diversi anni dopo la morte del Mazzini, ovvero nel 1877 e
proprio dal mazziniano Giuseppe Mazzoni. Inoltre vi è da dire che il
giudizio storico e politico relativo alla Loggia P2 (Loggia regolare
del Grande Oriente d'Italia, tutt'altro che segreta) non è ancora
concorde e definitivo. Altri aspetti che non ho condiviso del
discorso di Baccioli sono quelli relativi alla "strumentalizzazione
del mazzinianesimo e del PRI da parte della Massoneria". Nessuna
strumentalizzazione nè vi fu nè vi sarebbe potuta essere in quanto
la Massoneria non si occupa affatto di politica e ciò proprio per
evitare divisioni profane al suo interno e garantire piena serenità
d'animo ai suoi affiliati nelle cosiddette Tornate di Loggia. Vero
è però che nel PRI vi erano e vi sono tutt'ora numerosi massoni e
trovo oltremodo assurdo il
discorso di Enzo Baccioli relativo all'incompatibilità di
appartenenza dei massoni ad un partito politico. Iniziamo con il
dire che, solo i regimi ed i partiti totalitari (nazista, fascista,
comunista, socialista quando era di ortodossia marxista) impedirono
ai propri affiliati di appartenere alla Massoneria. E ciò per un
preciso motivo, ovvero in quanto questa era foriera non solo di
libertà individuale, ma persino di libertà spirituale e di
pensiero. La Massoneria ed i massoni, infatti, furono e sono
perseguitati in ogni regime dittatoriale del mondo, sia esso di
destra o di sinistra. La Massoneria, in questo senso, è
infinitamente superiore ad ogni partito politico e racchiude in essa
l'essenza di tutte le Tradizioni e Scuole di Pensiero d'Occidente ed
Oriente. Persino il Tricolore della bandiera italiana, tanto amato
da Giuseppe Mazzini e decretato nel 1797 a Reggio Emilia, fu coniato
dal massone conte di Cagliostro e la prima bandiera tricolore recava,
e non a caso, i simboli massonici di Squadra e Compasso. I
concetti mazziniani di "Dio e Popolo", poi, sono concetti
profondamente massonici e non esiterei a definirli cagliostriani.
Mazzini fu, infatti, come ho spiegato all'inizio dell'articolo,
un Grande Iniziato indipendentemente da fatto che fosse massone o
meno. Egli aveva già di per sè interiorizzato i principi delle
grandi Tradizioni iniziatiche ed esoteriche e ciò è e fu alla base
del suo pensiero umanitario e politico di emancipazione individuale e
sociale. La Massoneria non discute nè di politica nè di
religione, lo ribadiamo, semplicemente per evitare divisioni fra
Fratelli. Essa le trascende per mezzo di rituali che sono utili al
perfezionamento individuale in questo mondo materiale. In Loggia
si è uomini e donne affratellati. Nel mondo profano si fa quel che
si ritiene giusto fare. Bene però sarebbe ricordare di avere “un
piede in terra ed uno in cielo”. La fedeltà cieca ad un
partito o ad un'ideologia politica (e dunque profana), invece,
equivale alla schiavitù della propria mente e della propria
coscienza. La fedeltà ad un principio sia esso morale e/o
spirituale, se compreso ed interiorizzato, è utile ad una vita
retta. E' con ciò e per ciò che ritengo la Massoneria l'unica
grande Istituzione umanitaria in grado di perpetrarsi nei secoli a
venire e di evolversi all'unisono con il sentire dei singoli
affiliati. Oltrettutto è l'unica organizzazione universale in
grado di far dialogare pacificamente ed amorevolmente persone
diversissime fra loro per cultura, educazione, fede religiosa,
orientamento sessuale, ceto sociale, credo politico.
 Luca
Bagatin
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23 novembre 2009
GELLI E LA P2 FRA CRONACA E STORIA: una recensione al saggio del prof. Alessandro A. Mola
Di Licio Gelli e della Loggia Propaganda 2 sono state scritte un sacco di cose. Quasi tutte pressoché a sproposito a cominciare dal fatto che fu una "Loggia segreta". La P2, Loggia all'Ordine del Grande Oriente d'Italia, fu - diversamente - una Loggia "coperta" di diretta pertinenza del Gran Maestro dell'Obbedienza. "Coperta" in quanto al suo interno vi erano personalità di spicco (del panorama culturale, politico, artistico ecc...) che - per la loro particolare posizione professionale - preferivano non rivelare l'appartenenza alla Massoneria e dunque figurare unicamente "all'orecchio" del Gran Maestro, come si dice in gergo massonico. Si pensi solo al fatto che la Loggia Propaganda Massonica (poi P2) fu fondata nel 1877 e di essa vi faceva parte anche il Vate della letteratura risorgimentale Giosue Carducci e l'ottimo ed indimenticato Sindaco di Roma Ernesto Nathan. Tutto ciò e molto altro ancora è spiegato dettagliatamente e con una ricchissima documentazione e bibliografia dallo storico Alessandro Aldo Mola - Medaglia d'Oro per la Cultura dal 1980 - nel suo ultimo saggio "Gelli e la P2 fra cronaca e storia" edito dalla Bastogi. Mola, senza faziosità alcuna, racconta di come il "presunto scandalo" P2 non fu che il pretesto per una lotta senza quartiere contro i massoni e la Massoneria italiana, da sempre vista con sospetto da settori clericali, fascisti e comunisti. Mola ripercorre così - come già fece lo scrittore Pier Carpi nel suo "Il Venerabile" nei primi anni '90 - la vita di Licio Gelli sin dai tempi della Guerra di Spagna quando combattè a fianco dei franchisti e successivamente in Italia a Capo del Fascio di Pistoia. Sino a quando salvò da morte certa 62 prigionieri fra ebrei e partigiani, evitando così la loro deportazione nei campi di sterminio in Germania. Ciò gli vantò un attestato da parte del Comitato di Liberazione Nazionale di Pistoia e gli consentì, a guerra finita, di rifarsi una vita. Prima come commerciante di prodotti di cancelleria e via via, negli anni '50, nell'ambito della Permaflex ove divenne direttore dello stabilimento di Frosinone. E così, successivamente, come racconta Mola, Gelli decise di farsi iniziare massone negli anni '60 con l'obiettivo di rendere la Massoneria un organismo in grado di risolvere le controversie internazionali e nazionali. Un po' come durante il Risorgimento italiano o con la fondazione della Società delle Nazioni e dell'ONU. Nulla, insomma, di oscuro e di occulto. Anzi. Un capitolo molto denso del saggio di Mola, oltre a quello dell'amicizia fra Gelli ed il generale Peron, è infatti dedicato alla fondazione dell'OMPAM da parte di Licio Gelli, ovvero dell'Organizzazione Mondiale Per l'Assistenza Massonica. Un organismo sovranazionale, appunto, in grado di "contribuire a soccorrere ed ad elevare le condizioni morali, spirituali e materiali dell'Uomo e della Famiglia umana, operando secondo i principi etici propri dell'insegnamento massonico", come dichiarato dal promotore stesso. Un organismo che faceva leva proprio sulla fratellanza massonica che era l'unico principio in grado di superare tutte le divisioni in fatto di politica, razza, religione.... Un organismo "alla luce del sole", che fu riconosciuto anche in sede ONU alla stregua della Fao e dell'Unesco e che si proponeva di integrare l'opera umanitaria laddove le giurisdizioni massoniche non disponessero di strutture economicamente e giuridicamente idonee per operare sia all'interno dei singoli Stati che a livello internazionale. Operazione ambiziosa che purtroppo la stampa nostrana omise di far conoscere al grande pubblico. E che si arenò con l'avvento del presunto scandalo P2, nel 1981. L'OMPAM fu tuttavia un'operazione autonoma di Gelli e per nulla legata al Grande Oriente d'Italia, anche se egli stesso propose all'allora Gran Maestro del GOI, Lino Salvini, di nominare il suo predecessore - Giordano Gamberini - alla carica di Ambasciatore del GOI presso l'OMPAM. Licio Gelli, sia detto per inciso, allora non era ancora Venerabile della Loggia P2, anche se la P2 era attiva e nota ai Gran Maestri sopra citati ed ai loro predecessori senza scandalo alcuno come spiegato all'inizio di questo articolo. Gelli fu solamente un personaggio particolarmente attivo sia all'interno che all'esterno della Massoneria. Il che lo porterà ad occuparsi di cose estranee alla stessa Istituzione come ad esempio di politica (si noti bene che le Costituzioni di Anderson del 1723, vietano espressamente ai massoni di occuparsi di politica e religione in Loggia). Ma ad ogni modo anche qui nessuno scandalo "profano", come rilevato dall'ottimo Alessandro Mola nel capitolo dal titolo "Gelli per la Seconda Repubblica". Alla metà degli anni '70 - vista l'estrema fragilità e litigiosità della coalizione di Pentapartito e l'incalzante terrorismo rosso e nero - l'Italia si trovò ad un bivio: o una dittatura clericale di estrema destra, oppure un ancor meno auspicabile regime di estrema sinistra. Licio Gelli stilò così il famigerato "Schema R" (Rinascita), all'indomani dell'avanzata del Pci alle elezioni amministrative del 1975. Lo "Schema R", come documentato dal saggio di Mola, non fu altro che un piano riformatore, che elaborava la strategia politica per arginare la dilagante avanzata dei comunisti - alleati alla dittatura sovietica - in Italia, per mezzo di un rafforzamento della coalizione di Pentapartito (Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli) a partire dalla Democrazia Cristiana, a patto che essa si depurasse da correnti ed alchimie che la rendevano inefficiente ed inefficace. L'obiettivo finale di Gelli non era altro che un ritorno ai "fasti ed al prestigio della Segreteria De Gasperi". Un rafforzamento, dunque, della democrazia centrista e moderata. Altro che autoritarismo filo-fascista tanto sbandierato dalla grande stampa dell'epoca ! Gelli delineò nel suo "Schema", anche un elenco molto preciso di riforme che - peraltro - erano condivise dalla gran parte degli italiani di allora e di oggi e che proprio oggi - trent'anni dopo - sono di scottantissima attualità e dibattito. Dalla riforma presidenziale all'abrogazione dell'immunità parlamentare; dalla riduzione ad una Camera dei Deputati sino all'abolizione dei ministeri e degli enti inutili quali le Province; dall'introduzione di pene severissime per i reati di corruzione perpetrati da politici, funzionari e pubblici ufficiali sino alla privatizzazione del carrozzone Rai-Tv. Riforme allora necessarie come lo sono oggi. Al punto che lo stesso Gelli precisò subito che tutto ciò "non preludeva ad un colpo di Stato", bensì intendeva "scongiurare l'irreparabile jattura di una guerra civile e allontanare dall'Italia il pericolo di un governo dittatoriale di ispirazione comunista o fascista". Chi accusò Gelli di cospirazione politica sulla base dello "Schema R" o fu in mala fede oppure quello "Schema" non lo lesse punto. Come i fatti - documentati dal Mola - si sono incaricati di dimostrare. Che poi, forse, il Gran Maestro di allora - Lino Salvini – avesse concesso troppo "potere massonico" a Licio Gelli, siamo d'accordo. Licio Gelli fu elevato al grado di Maestro Venerabile della P2 il 9 maggio 1975 e ciò fu un po' un'anomalia visto che la P2 era storicamente di pertinenza del Gran Maestro in carica. Come un'anomalia massonica fu che Gelli iniziasse gli aspiranti Fratelli "in punta della spada", ovvero senza alcun rituale massonico, come ricordò anche il prof. Claudio Bonvecchio in un recente convegno sulla Massoneria tenutosi a Pordenone. Ma, come il Bonvecchio ed il Mola ricordano: la P2 divenne il capro espiatorio del malaffare di gran parte delle forze politiche di allora, le quali montarono ad arte la famosa "teoria cospirazionista ai danni dello Stato", istituendo addirittura una costosissima ed inutile Commissione Parlamentare d'Inchiesta presieduta da Tina Anselmi e che si concluse con nulla di fatto. Mettendo a nudo unicamente l'ignoranza di gran parte dei politici e dei magistrati di allora in fatto di Massoneria ed Esoterismo. La P2, dunque, non era affatto una organizzazione segreta, bensì una "Loggia coperta" come ve ne sono moltissime anche all'estero e per i motivi già sopra spiegati. Il saggio di Alessandro Mola lo chiarisce, citando anche le sentenze della Corte d'Assise di Roma che fra il '94 ed il '96, assolsero sia la P2 dalle accuse di "complotto ai danni dello Stato" che lo stesso Gelli per le innumerevoli accuse attribuitegli. Il tutto documenti alla mano, come peraltro - un vent'ennio fa - fece anche lo scrittore e regista Pier Carpi con il suo "Il caso Gelli" (1982) ed il romanzo "Il Venerabile" (1993). Scritti che gli costarono l'esilio da parte del panorama culturale dell'epoca....sic ! Rimane solo una domanda di fondo, che emerge dalla conclusione stessa del saggio di Mola: perché i mass-media tacquero in merito a queste sentenze al punto che ancora oggi Gelli e la P2 sono bollati con marchio d'infamia ? Quella di "Gelli e la P2 fra cronaca e storia" è senza dubbio una lettura appassionante, dunque, che permette al lettore di addentrarsi in una vicenda mai del tutto trattata per com'è stata nei fatti, con un'analisi dell'Italia degli ultimi trent'anni. Un'Italia ancora incapace di scrollarsi di dosso il suo pesante passato.
 Luca Bagatin
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