5 dicembre 2013
Legge sul finanziamento pubblico ai partiti e legge elettorale incostituzionali: le forze politico-parlamentari facciano ammenda e decadano
Solo pochi giorni fa è stata sollevata
davanti alla Consulta l'incostituzionalità del finanziamento
pubblico ai partiti, dal 1997 ad oggi. Ed infatti, se ci si ricorda
bene, il Parlamento tradì più volte l'esito referendario che,
invece, prevedeva la totale abolizione del finanziamento pubblico ai
partiti !
Oggi la Consulta stabilisce che la
legge elettorale denominata “Porcellum” è incostituzionale.
Siamo dunque di fronte a casi
gravissimi che vedono coinvolte le forze politico-parlamentari degli
ultimi vent'anni che, queste leggi, hanno sostenuto, scritto e
votato. Da non dimenticare, peraltro, che esiste una figura di alto
profilo istituzionale che dovrebbe essere garante della Costituzione,
ovvero il Presidente della Repubblica. C'è da chiedersi, infatti,
ove fossero e che cosa facessero i Presidenti della Repubblica
italiana dal 1993 ad oggi e perché abbiano abdicato al loro ruolo di
garanti.
C'è da chiederselo, perché
disattendere la legge più importante dello Stato, ovvero quella su
cui si fonda la Repubblica italiana, è atto gravissimo che andrebbe,
pertanto, perseguito per legge.
Andrebbero come minimo sanzionate le
forze politiche che hanno permesso che certe leggi incostituzionali
fossero scritte e votate e così i relativi parlamentari ed organi
istituzionali che ciò hanno permesso.
Sarebbe infatti ancor più grave se a
codesti parlamentari o figure istituzionali fosse ancora permesso di
occupare il posto che occupano e/o hanno occupato. Sarebbe una vera
beffa ed una vera ingiustizia.
La Costituzione, piaccia o non piaccia,
è questa e pertanto va rispettata. Diversamente si avvii un percorso
costituente atto a modificarla. Ma sin tanto che tale percorso non è
stato avviato, prego, si rispettino sia la Costituzione che le
relative leggi dello Stato.
La medesima cosa, infatti, valga per le
leggi elettorali.
Inutile discutere tanto, visto che
l'unica legge elettorale costituzionalmente ammissibile – come
nelle intenzioni dei Padri Costituenti - è quella proporzionale
pura, con le preferenze, senza alcun premio di maggioranza e senza alcuno sbarramento.
Chiunque voglia altre leggi elettorali
si adoperi per avviare un processo costituente, mediante l'elezione
popolare di un'apposita Assemblea Costituente. Tutto ciò è
lapalissiano, ma pare che i politicanti nostrani tutti - dal Pd al
PdL, passando per i centristi, sino ad arrivare ai grillini – non
l'abbiamo compreso e seguitino a sbraitare, nel totale disiniteresse
di un elettorato che si sente – e giustamente – preso in giro.
Qualcuno dica poi a Renzi e Berlusconi,
a Grillo e alla Bernini, a Segni e a Cuperlo, che non è
assolutamente vero che il proporzionale puro non garantisce la
governabilità. La Prima Repubblica, passata alla storia quale
“Repubblica del proporzionale” - quando ancora esistevano i
partiti veri e seri - ha dimostrato che la governabilità e la
stabilità erano garantite eccome ! Dal 1948 sino al 1993 abbiamo
avuto governi di coalizione Dc-Psi-Pri-Psdi-Pli !
L'ingovernabilità, diversamente, è
nata con un maggioritario imposto da forze (im)politiche (più
“comitati elettorali” che forze politiche) inventate lì per lì
che, peraltro, con i loro astrusi nomi (da Forza Italia sino al nuovo
partito di Alfano NCD, dal Pd sino al Moviento 5 Stelle) ancora
campeggiano nelle schede elettorali che, fortunatamente, sempre
maggiori elettori snobbano bellamente.
Ora, visto che la legge elettorale
vigente dall'ormai lontano 2005 - ovvero il “Porcellum”- è stata
giudicata incostituzionale, anche il vigente Parlamento deve essere
dichiarato illegittimo. Anche qui, la cosa, appare lapalissiana, a
meno che non vogliamo dare un'interpretazione capziosa del tutto. E
non sembra proprio che sia il caso.
Sarebbe dunque corretto andare al voto,
con il proporzionale puro e candidando solo personale politico che
non abbia né scritto né mai votato leggi incostituzionali.
Sarebbe corretto inoltre che, lo
ribadiamo, quelle forze politiche che in tutti questi anni hanno
sostenuto, scritto e votato leggi incostituzionali in Parlamento
fossero sanzionate (magari pecuniariamente, così da rimpinguare le
casse dell'erario con danaro finalmente non proveniente dalle tasche
dei contribuenti, bensì da quelle dei politicanti).
Chi scrive, ad ogni modo, seguiterà a
non andare a votare e ad invitare il prossimo a non votare per un
sistema che per troppi anni ha preso in giro l'elettorato.
Chi scrive, infatti, sostiene da
qualche tempo che, forse, in luogo di elezioni politiche, sarebbe ben
più democratico e civile tornare all'esempio dell'Agorà dell'Antica
Grecia, ovvero al sorteggio fra tutti i cittadini aventi diritto al
voto, compresi fra 18 e 65 anni (oppure fra i maggiori di 30 anni,
proprio come nell'Antica Grecia).
In questo modo non solo l'Italia intera
sarebbe davvero rappresentata - anche dal “signor nessuno”
abituato a subire le angherie della politca nostrana - ma non ci
sarebbero nemmeno lotte fra fazioni contrapposte.
Forse, allora, sarà il buonsenso della
massaia e quello del commerciante/imprenditore, dell'operaio e del
disoccupato a prevalere.
Certamente sarebbe un sistema migliore
di quello attuale e costringerebbe i cittadini italiani tutti a
mettersi in gioco davvero, in prima persona, senza mediazioni
partitiche.
 Luca Bagatin
|
|
29 febbraio 2012
Il Circo Barnum della legge elettorale

E' curioso come il tema della legge
elettorale sia ancora oggi più caldo che mai. E' parimenti
curioso che nessuna forza politica rilevi che la Costituzione della
Repubblica italiana preveda un'unica legge elettorale, modificabile
solo modificando gli articoli 56 e 57 della medesima, i quali
prevedono un sistema elettorale proporzionale puro. E' dunque
quantomeno incredibile che, dal '93 ad oggi siano state introdotte
leggi elettorali maggioritarie (o, meglio, falsamente maggioritarie,
ovvero veramente pasticciate) e che si siano ammessi persino
referendum di modifica alla legge elettorale. Il nostro,
politicamente, è un Paese davvero curioso, ove le forze politiche
sembrano piuttosto raggirare gli elettori a loro esclusivo
tornaconto...elettorale, appunto ! Orbene, se proprio la legge
elettorale si vuole modificare, sarebbe bene che il Presidente della
Repubblica proclamasse l'elezione di un'Assemblea Costituente atta allo
scopo. Purtroppo, così non avviene da lungo tempo e la discussione
su improbabili leggi elettorali pasticciate e pasticcione prosegue
inesorabile (e per fortuna che, quantomeno, si è evitata
l'ammissione dell'ennesimo quesito referendario, ancora una volta
incostituzionale). Ad ogni modo, chi scrive, posto che, per legge,
sia opportuna un'Assemblea Costituente, ritiene che le uniche leggi
elettorali in grado di soddisfare l'elettorato senza prenderlo per i
fondelli (come avvenuto dal '93 ad oggi), siano o il proporzionale
puro o il maggioritario puro. Il primo garantisce rappresenzanza
elettorale, senza antidemocratici sbarramenti (che rimangono
antidemocratici anche se applicati in altri Paesi europei). Il
secondo garantisce stabilità di governo. Chi scrive, da lungo
tempo, ritiene che sarebbe opportuno introdurre un sistema elettorale
a due schede: la prima per l'elezione diretta del Presidente della
Repubblica, finalmente con funzioni di governo e di nomina e revoca
dei ministri, slegato dai partiti ed eletto a turno unico da tutti
gli aventi diritto al voto. La seconda scheda per l'elezione del
Parlamento, monocamerale, con funzioni unicamente legislative e di
controllo ed eletto su base proporzionale pura, senza alcuno
sbarramento e con il sistema delle due o tre preferenze. Un
siffatto sistema garantirebbe al 100% rappresentatività parlamentare
e stabilità governativa. Sarebbe a totale vantaggio degli elettori
che, finalmente, vedrebbero effettivamente pesare il loro voto.
Sarebbe invece a totale svantaggio delle segreterie di partito che
non potrebbero più condizionare l'attività di un governo che
dovrebbe essere totalmente indipendente dai partiti politici e dunque
non condizionabile. A quel punto potrebbero essere introdotte
misure quali ad esempio i referendum propositivi, che restituirebbero
totalmente lo scettro del potere nelle mani dei cittadini. Sappiamo
bene che tali misure sono e saranno sempre avverse alla politica
italiana per la sua congenita scarsa fiducia nei confronti
dell'elettorato, così come scarsa fiducia ebbero le proposte di
riforma presidenziale proposte dal già Eroe della Resistenza
Randolfo Pacciardi, in tempi non sospetti. Sappiamo però
altrettanto bene che esse sono le uniche in grado di rendere le
elezioni politiche italiane autenticamente democratiche e degne della
più ampia partecipazione. Diversamente ci chiediamo davvero che
senso abbia ancora andare a votare in Italia. 
Luca Bagatin
|
|
22 settembre 2011
Quel referendum elettorale che vuole un nuovo porcellum...
Eccoli lì, i campioni della "sinistra" (e de La Destra) nostrana, da
Bersani a Di Pietro passando per Vendola, Storace e - con nostro grande
rammarico per vicinanza di idee - al Partito Liberale dell'On. Stefano
de Luca: tutti uniti a raccogliere le firme per un referendum che,
qualora passasse, non abolirebbe tanto il cosiddetto "porcellum", ovvero
l'attuale antidemocratica ed incivile legge elettorale, ma ci farebbe
tornare al "mattarellum" che, quanto ad inciviltà legislativa, non ci va
poi così distante.
Il "mattarellum" è, infatti, quel mostro legislativo che tutti così
tanto detestavano e che obbligava le forze politiche ad alleanze
innaturali pur di accaparrarsi i cosiddetti collegi uninominali.
L'"accozzaglia delle forze", insomma, sembra piacere tanto agli eredi
del comunismo quanto a quelli del fascismo nostrano, con la stranissima
aggiunta dei liberali del PLI.
Fu con il "mattarellum", infatti, che si sdoganarono gli estremisti come
Lega Nord, IdV e La Destra che, di volta in volta, tenevano "sotto
scacco" il governo di turno.
Ma che "porcellum" questo "mattarellum" !
Ma che "porcellum" questo referendum !
Latinismi a parte, nessuno sembra rendersi conto che la Costituzione
italiana, in materia elettorale - agli Articoli 56 e 57 - parla chiaro,
ovvero prevede unicamente un sistema proporzionale puro, senza
sbarramenti o innaturalità maggioritarie che dir si voglia.
La Costituzione è stata dunque sistematicamente violata, in materia
elettorale, sin dal 1993 (chi era il Presidente della Repubblica di
allora ? Ve lo ricordate ?), quando venne ammesso l'incostituzionale
referendum in materia elettorale.
Che ne dite, cari Scalfaro, Occhetto, Segni, Pannella and Co. ?
E che ne dite, oggi, diciotto anni dopo, cari Bersani, Di Pietro, Vendola, Berlusconi, Calderoli e Fini ?
La strada per la riforma in materia elettorale è una ed una soltanto:
l'Assemblea Costituente. Strade diverse sono violazioni delle legge
medesima.
Assemblea Costituente che, come da prassi, andrebbe eletta direttamente
dai cittadini con metodo proporzionale puro, come nel 1946.
Purtroppo temiamo che le forze politiche odierne e le attuali
istituzioni non indiranno mai tale assemblea. Ciò andrebbe evidentemente
contro i loro interessi particolaristici ed imporrebbe alle forze di
dialogare....alla luce del sole !
Detto questo, chi scrive, in materia elettorale, ha le idee molto chiare
e propone da sempre una riforma elettorale basata sul modello di De
Gaulle e ripresa, in Italia, dal partigiano repubblicano Randolfo
Pacciardi: Repubblica presidenziale con Presidente della Repubblica
eletto direttamente dai cittadini e slegato dai partiti, con funzioni di
governo; Parlamento - con funzioni unicamente legislative - eletto
direttamente dai cittadini, con il sistema delle preferenze e
proporzionale puro, senza sbarramenti.
Unico sistema in grado di garantire governabilità e rappresentanza, senza che la partitocrazia la faccia da padrone.

Luca Bagatin
|
|
26 maggio 2010
A proposito del Partito della Nazione
  
Casini e Cesa stanno per fondare il
"Partito della Nazione", un progetto caldeggiato anche e da
un annetto circa, dall'editorialista Enrico Cisnetto, presidente di
Società Aperta. Un progetto che vada dunque ben oltre l'Udc e che
guardi anche e soprattutto al mondo laico-liberaldemocratico e magari
anche all'attuale Presidente della Camera Gianfranco Fini. Un
progetto, insomma, di ampio repiro, utile a riscrivere le "regole
del gioco" mediante la costituzione di un'Assamblea Costituente
ed a riformare veramente questo nostro Paese che, dal 1992-93, sembra
aver completamente perso il senso dello Stato, finendo per inseguire
metodi sloganistici, para-populisti e di mera facciata. Occorre
dunque buon senso: buon senso delle Istituzioni, in primo luogo, che
siano vera espressione della Costituzione repubblicana. Senza
bipolarismi imposti per mezzo di leggi elettorali pasticciate, che
non danno nemmeno più la possibilità agli elettori di scegliere,
con il sistema delle preferenze, il proprio candidato. Occorrono
dunque, ancora, riforme concrete. Che rilancino il rigore nei conti
pubblici per mezzo di drastici tagli: a partire dall'abolizione delle
Province, delle comunità montane, dei consorzi. Dalla
razionalizzazione del personale amministrativo e da una radicale
riforma delle pensioni - in linea con il resto d'Europa - come
proposto da lungo tempo dall'On. Giuliano Cazzola. Occorre mettere
mano alla giustizia, non per garantirsi l'impunità, bensì per
separare - una volta per tutte - le carriere dei magistrati e
spoliticizzare il Consiglio Superiore della Magistratura. E stabilire
la responsabilità civile dei giudici: chi sbaglia paga, ma di tasca
propria, senza pesare sulla ignara collettività. Oggi, il
Presidente del Consiglio, temendo un'avanzata delle forze centriste,
cerca un dialogo con Casini affermando che l'Udc è una costola del
centrodestra. Berlusconi finge però di dimenticare che, ormai, il
centrodestra è prigioniero della Lega Nord e della sua secessione
mascherata da federalismo. E finge anche di non vedere che la sua
politica estera filo-putiniana e filo-libica lo sta portando ad
inimicarsi del tutto gli Stati Uniti d'America ed a compromettere il
ruolo strategico dell'Italia nello scacchiere internazionale. In
questo senso, forse, solo un Partito della Nazione guidato dal
buonsenso e dal dialogo fra laici e cattolici in Parlamento, può
portare l'Italia fuori dai marosi di una crisi che la attanaglia da
oltre un quindicennio.
 Luca Bagatin
|
|
9 febbraio 2008
Lo spirito della Repubblica Romana per uscire dalla crisi
  La Costituzione italiana compie quest'anno 60 anni e per quanto
andrebbe oggi modificata per adeguarla ai tempi,
ha garantito a noi tutti democrazia e civiltà grazie soprattutto al
referendum del 1946 che sancì la procalamazione della Repubblica in
Italia. Il coronamento dei sogni di Giuseppe Mazzini e di Giuseppe
Garibaldi, avvenne infatti proprio a molti di distanza dalla loro morte
e dopo che l'Italia fu purtroppo martoriata e vilipesa dal fascismo. Purtuttavia,
senza la loro guida politica e le loro battaglie risorgimentali,
l'Italia, oggi, sarebbe certamente meno civile e meno democratica. Per
comprenderlo meglio dobbiamo tornare al 9 febbraio del 1849, ovvero
quando fu proclamata la Repubblica Romana sotto la guida del Mazzini
che ne fu il il propugnatore ed ispiratore politico e grazie al valore
militare ed al sangue versato dai garibaldini come Goffredo Mameli e
dal popolo romano i cui moti insurrezionali fecero fuggire il Papa Pio
IX a Gaeta. La Repubblica Romana, guidata dal trimunvirato: Giuseppe
Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini si dotò immediatamente di una
Costituzione liberale la quale, agli Articoli I e II, stabiliva che la
sovranità spettasse unicamente al Popolo, il quale si dava per regola
tre principi fondamentali: l'eguaglianza, la libertà e la fraternità
senza riconoscere alcun privilegio di casta o di titolo nobiliare. In
tutto il Documento si può notare come essa ricalcasse perfettamente i
principi della Costituzione democratica degli Stati Uniti d'America
redatta alla fine del '700, ovvero quanto gli USA avevano scacciato il
tirannico regime monarchico inglese. Inoltre si può notare quanto fosse
liberale e tutt'altro che antireligioso lo spirito di tale
Costituzione, la quale, all'Articolo VIII dei Principi Fondamentali
stabiliva che al Papa sarebbero comunque state concesse tutte le
"guarentigie necessarie per l'esercizio indipendente del potere
spirituale" e, all'Articolo precedente, si stabiliva la piena libertà
religiosa dei cittadini della Repubblica. Oggi certa storiografia
clericale tende a descrivere i risorgimentali mazziniani di allora come
dei "briganti atei ed antireligiosi". Nulla di più falso e calunnioso,
al punto che lo stesso Giuseppe Mazzini ha sempre fatto riferimento nei
suoi scritti e discorsi a Dio, inteso come Divinità universale
antidogmatica, al di sopra di ogni Potere costituito. Nella
fattispecie la bandiera della Repubblica Romana: il tricolore verde,
bianco e rosso, recava al centro la scritta "Dio e Popolo" (che per
molti versi ricorda l'iscrizione posta sul Dollaro statunitense "In God
We Trust", adottato circa un secolo dopo, ovvero nel 1956), per
rimarcare la fede mazziniana e repubblicana nel Popolo sovrano e nella
Divinità Universale (e ciò ci rimanda per moltissimi versi al teismo
illuminista e volteriano), la quale non può ritenersi privilegio
esclusivo della Chiesa cattolica e del Vaticano. La Repubblica
Romana durò solamente cinque mesi, soffocata nel sangue il 3 luglio
1849, dopo un mese di assedio, dai soldati francesi di Napoleone III
alleati con il Papa. Purtuttavia essa fu un evento storico fondamentale
e di svolta nelle lotte risorgimentali per l'unità d'Italia nonché per
gettare il seme della speranza verso la creazione di uno Stato laico,
civile e repubblicano. Uno Stato libero dall'influenza della Chiesa
e di Casa Savoia, entrambe ree di aver gettato gli italiani, specie i
popolani e le classi sociali meno abbienti in generale, nel più nero
sottosviluppo. Oggi, a scuola, di tutto ciò si insegna poco o nulla
ed è normale che, raggiunta l'età adulta, si sia poco consapevoli non
solo della propria storia e quindi delle proprie origini, ma anche dei
propri diritti e doveri. Se, quantomeno nella scuola pubblica,
ovvero in quelll'istituzione per la quale i mazziniani si batterono con
maggiore tenacia per garantire a tutti l'elevazione intellettuale,
morale e spirituale, si studiasse la Costituzione della
Repubblica Romana e i "Doveri dell'Uomo" di Giuseppe Mazzini, sono
certo che molti giovani comincerebbero a diventare veramente
consapevoli del ruolo politico attivo che ricoprono nella società. La
politica italiana di oggi fa veramente ribrezzo e non mi stancherò mai
di ripeterlo. La classe politica che siede in Parlamento è, per la
maggior parte, totalmente incolta sia sotto il profilo intellettuale
che morale. La Costituzione della Repubblica andrebbe certamente
rivista ed adeguata ai tempi, come abbiamo scritto all'inizio di
quest'articolo, ma, come farlo con coloro i quali preferiscono fare
accordi sottobanco e, di fronte agli elettori, insultarsi a vicenda
come fossimo nella più malfamata delle osterie ? Un'Assemblea
Costituente urge, come nel 1946, per uscire dal nuovo fascismo nel
quale siamo entrati da un quindicennio a questa parte. Prima i
cittadini-elettori e soprattutto i giovani elettori prenderanno
coscienza del proprio ruolo attivo in una democrazia repubblicana e
prima usciremo dal pantano nel quale ci siamo cacciati. Lo spirito
della Repubblica Romana non è morto né morirà mai. Vediamo di
ricordarcelo e di agire di conseguenza. Per il bene nostro e dell'Italia intera.
 
Luca Bagatin
|
|
23 giugno 2007
Boselli, Angius ed il Partito Social(papp)ista della Sinistra (anti)Democratica
   Enrico Boselli ed i suoi socialdemocratici aprono ai postcomunisti della Sinistra Democratica guidata da Mussi, Angius e Salvi per la costituzione di un fantomatico Partito Socialista della Sinistra Democratica. La notizia, di per sé, non ci dice nulla di nuovo. Lo Sdi di Boselli, nei fatti, è da sempre alleato della coalizione di (pseudo) centrosinistra che vede uniti postcomunisti, postdemocrisitani e schegge laiche. Purtuttavia, la nascita del partito dei Poteri forti e delle banche, il Partito Democratico, ha creato un vuoto a sinistra colmato in parte dalla nascita del movimento di Mussi che ha già inserito nel suo pantheon Palmiro Togliatti, notissimo per la sua amicizia con il dittatore sovietico Stalin e per l'avversione al socialismo liberale che pensò bene di eliminare (a tratti anche fisicamente) dalla cultura italiana sin dai tempi della Guerra di Spagna. E così ecco avvicinarsi anche Boselli il quale, dopo lo strappo con i radicali ed il "congelamento" della Rosa nel Pugno (che, va detto, fu l'unico possibile abbozzo di liberalsocialismo dell'ultimo decennio), oggi si trova con un partito che rischia l'estinzione. Come se non bastasse, ecco arrivare anche la "vecchia guardia" del Psi: da De Michelis a Bobo Craxi, anch'essi in crisi di consensi. Tutti a voler costituire il nuovo Partito Socialista elevandosi a salvatori del prodismo. Personalmente, come ho scritto anche in un recente articolo, non penso che un progetto (ammesso che di un vero progetto si tratti) di questo tipo possa essere utile a qualcuno. Certamente non lo è al Paese che urge prima di tutto di pragmatismo e buonsenso. Non da oggi sostengo la necessità di un serio progetto capace di arrestare il declino del Paese che, volendo parlare in politichese, potrebbe concretarsi a partire dall'aggregazione di tutti i laici, liberali, liberisti, libertari, liberalsocialisti e repubblicani contro la conservazione di questa destra e di questa sinistra. E' necessario prima di tutto rilanciare non già inutili referendum abrogativi sulla legge elettorale, bensì un'Assemblea Costituente eletta su base proporzionale che riscriva le "regole del gioco" e che reimmagini, modernizzandola, la costituzione materiale del Paese. In seconda battuta è necessario un vero e concreto progetto di tutti i laici che potrebbero riunursi nell'antico ma allo stesso tempo moderno sogno dell'azionismo resistenziale e repubblicano alla Randolfo Pacciardi: il Partito della Democrazia Laica. Un partito capace di aggregare gli innovatori (i laici, liberali, liberalsocialisti) contro i conservatori che oggi, come ieri, si chiamano postcomunisti, postfascisti, postdemocristiani e neo-pseudo-democratici. Pensiamo al progetto dell'abolizione delle Province italiane, pensiamo al potenziamento della Legge Biagi con l'introduzione di seri e congrui ammortizzatori sociali, pensiamo all'abbassamento delle imposte per piccole e medie imprese, pensiamo ancora all'abolizione immediata dell'Ici sulla prima casa. E poi ancora pensiamo ai diritti civili: dall'introduzione del matrimonio omosessuale sul modello spagnolo, alla legalizzazione dell'eutanasia, della prostituzione e dei derivati della cannabis giungendo anche a proporre la sperimentazione controllata d'eroina sul modello svizzero. E poi ancora pensiamo alla questione energetica: siamo uno dei pochi Paesi ad importare ancora energia nucleare sulla quale, diversamente e laicamente sarebbe necessario investire. Come laicamente è necessario investire nella scuola pubblica e nella ricerca scientifica. Senza dogmi e ottusità. Pena la fuga dei nostri cervelli all'estero come sta avvenendo da decenni. La nostra classe politica è arretrata ed incapace di rinnovarsi e ciò è sotto gli occhi di tutti a meno che non li si voglia coprire con due belle fettone di prosciutto. Urge un progetto serio, pragmatico, laico e, diciamolo pure con orgoglio: laicista.
 Luca Bagatin
|
|
|