8 settembre 2008
La "proprietà" della vita umana e la scelta di una morte dignitosa
Per la Chiesa cattolica la vita non è di proprietà né dello Stato, né dell'individuo. E allora di chi è ? Magari della Chiesa cattolica stessa. Una
bella pretesa peraltro in totale assenza di regolare "atto di
proprietà" a meno di considerare tale il sacramento del battesimo. Sacramento che però vale per taluni, ma non per talaltri che in esso non credono. Fatto sta che nel nostro Paese guai a parlare di "dolce morte". Lo
stesso Senatore Ignazio Marino, che pur è persona laica e ragionevole,
mi fa un certo effetto quando afferma che "la nostra cultura non è in
grando di recepire un concetto come quello dell'eutanasia". Allora, la nostra, è evidentemente una sottocultura. Una sottocultura formatasi sulla base di secoli di dominio delle più diverse Autorità Costituite che da
sempre giocano sulla
paura e l'insicurezza
delle masse ignoranti. La
vita è fatta di sicure insicurezze. O partiamo da questo concetto,
oppure siamo e saremo sempre in balia delle Autorità e delle Religioni
Istituzionalizzate che utilizzano la fede come mero strumento di potere. Personalmente
ho un grande rispetto per la spiritualità al punto da considerarla la
parte più profonda di noi stessi. E proprio per questo non può essere
ridotta a mero dogma di fede o a presunta verità rivelata. La
spiritualità è sperimentabile unicamente dal cuore e dalla psiche
umane. Il Mahatma Gandhi fu grande interprete contemporaneo di questo
messaggio gnostico. Il resto è mero strumento di potere. Nel caso
della Chiesa cattolica trattasi di uno strumento ideato dall'Imperatore
romano Costantino, il quale ha manipolato a suo uso e consumo gli
insegnamenti di Gesù detto il Cristo. E così ecco nata la cosiddetta
"Chiesa di Roma" o "Santa Romana Ecclesia". Così è stato anche per
l'Islam, per talune sette buddhiste e per l'Induismo radicale che ha
introdotto il sistema delle Caste stravolgendo completamente
l'insegnamento dei Veda. Il potere è il grande tentatore dell'individuo, il quale ha bisogno di strumenti. Meglio se questi fanno leva sulla paura. E così ecco che le Religioni Istituzionalizzate fanno leva sulle sofferenze umane e sulla paura della morte. La
vita è chiaramente anche sofferenza, ma senza una grande forza d'animo
interiore che parta anche dal concetto "la vita è fatta di sicure
insicurezze", la mente umana sarà preda dei più diversi raggiri: dal
sale magico di Wanna Marchi al dogma dell'infallibilità del Papa.
Il Ciel non ti aiuta se tu non ti aiuti, dice un vecchio detto. Per
cui: credi pure in ciò che vuoi, ma non lasciarti raggirare mai dalle
parole altrui. Medita, rifletti, sperimenta financo di persona, ma con
massima apertura perché la mente è una scimmia capricciosa che spesso
vuol vedere ciò che in realtà non è che un'illusione. E
soprattutto una fede personale non può diventare automaticamente una
legge dello Stato o una regola che vada bene per chiunque.
In primo luogo perché non è rispettoso della fede del singolo, in
secondo perché configurerebbe una violazione del libero arbitrio e
quindi della libertà personale, concetto tutelato dalle Costituzioni di
tutti gli Stati civili e democratici.
In questi giorni il Vaticano afferma che la morte cerebrale non è la
fine della vita. Personalmente posso anche essere d'accordo, ma per il
solo fatto che la mia concezione gnostica e teosofica mi porta a
ritenere che la vita non abbia mai fine e che prosegua anche oltre la
"vita fisica", ovvero che tutto ciò che ci circonda sia vita (anche
ogni singolo atomo).
Purtuttavia, se parliamo di "vita fisica", mi sembrerebbe una forzatura
ritenere che con l'assenza di coscienza di un individuo si possa ancora parlare di "vita" nel senso "fisico" del termine.
E' quindi una questione di "livello di coscienza". Se il cervello non
funziona più, puoi anche tenere in "vita" artificialmente la persona in
questione, ma questa, dal punto di vista fisico, sarà morta.
Tornando alla questione dell'eutanasia: come può un'istituzione che si
dice dedita al servizio del prossimo come la Chiesa cattolica,
accettare che una persona soffra indicibilmente a causa delle sue
condizioni di salute quando questa non ce la fa più e chiede solo di
esserene liberata ?
Questa è una domanda alla quale nessuno ha saputo rispondermi
esaurientemente sin da quando avevo 10 anni, ovvero da quando decisi di
non essere più cattolico ed abbracciai il libero pensiero e la libera
ricerca interiore.

Luca Bagatin (mentre tiene in braccio suo fratello Silvestro)
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