17 giugno 2009
Perché suggerisco di andare a votare al referendum del 21 giugno e di votare per il SI

Ho sempre avuto forti perplessita, se
non contrarietà, relativamente all'esistenza del quorum per quanto
concerne i referendum. Lo trovo una vera e propria presa in
giro nei confronti degli elettori-contribuenti e poco importa se è
previsto dalla Costituzione. Intendiamoci: che cosa si direbbe se si
introducesse un quorum per le elezioni politiche ? Se non si
raggiungesse la metà più uno degli aventi diritto al voto che cosa
si farebbe ? Elezioni annullate ? L'anarchia ? Il caos ? La dittatura
? Non è serio e stupisce davvero che,
quando si parla di riforma della Costituzione, non si pensi mai
all'unica cosa veramente da abolire in quanto indecorosa: la presenza
del quorum nei referendum. O una persona vota per il SI o vota per
il NO. Altre scappatoie sono mere furbate della classe politica
nazionale. E' sempre stato così in questi ultimi anni e,
personalmente, a questo gioco non ho mai accettato di starci. Mi dispiace che moltissimi esponenti
politici a me vicini - persone preparatissime e che stimo
profondamente - dell'area liberale e repubblicana e relativi partiti,
preferiscano aggregarsi in un comitato unitario per battere il
referendum del 21 giugno-
come affermano loro – mediante
il non voto. Si può
essere o meno d'accordo sui singoli quesiti, ma il voler far fallire
un referendum significa aver buttato danari pubblici dalla finestra.
Specie se a vincere saranno i SI: indipendentemente dal numero degli
elettori. E' già
successo con il referendum sulla procreazione assistita, allorquando
la Chiesa cattolica ed i suoi accoliti fecero campagna per
l'astensione e mi ricordo gli amici repubblicani, liberali e radicali
(ed io con loro) schierati a dire che no, chi faceva campagna elettorale per
l'astensione rifiutava il confronto aperto. Ora
sono io che affermo: cari amici e compagni, ora siete voi che temete
l'esito delle urne ! E
francamente non capisco nemmeno perché, visto che non è l'attuale
legge elettorale che riuscirà mai a rappresentarvi in Parlamento. E non
è nemmeno vero che i tre questiti referendari del 21 giugno
peggioreranno la situazione, in sé. I
primi due quesiti stabiliscono semplicemente che alla Camera ed al
Senato vincerà il partito che ha raccolto più voti. Non mi pare ci
sia nulla di scandaloso in sé, visto che ciò accade già nei Paesi
anglosassoni. Posso contestare al massimo la presenza comunque degli
sbarramenti – 4% per la Camera e 8% per il Senato – ma essi
esistono anche nell'attuale legge elettorale. Il
problema dell'attuale legge elettorale e che il referendum vuole
cancellare, è che favorisce due soli partiti: la Lega Nord ed il
partito di Di Pietro. Due partiti populisti ed estremisti che
condizionano pesantemente le coalizioni
(avrei capito se si fosse trattato di partiti liberali o
moderati....ma così evidentemente non è). In
particolare, se passasse il SI ai due quesiti referendari, la Lega
Nord vedrebbe definitivamente sbarrarsi il passo e non sarebbe più
legittimata a governare e dunque a bloccare le riforme dell'attuale
governo come quella dell'abolizione degli enti inutili. Province in
testa. E' a
quel punto che dal PdL, partito che rimarrebbe in sella a lungo vista
l'incapacità del Pd a progettare riforme credibili, potrebbe
ridisegnarsi il nuovo bipolarismo per mezzo di una spaccatura
costruttiva al suo interno. Da una parte potremmo così avere i
Liberali (Renato Brunetta in testa seguito da Antonio Martino e con
un ruolo da protagonisti di tutti i repubblicani, radicali e
socialisti sparsi) e dall'altra i Conservatori (fra i quali
potrebbero anche aggregarsi Rutelli e Franceschini che vedrei
benissimo accanto a Maurizio Lupi ed a Bocchino). Quanto
al terzo quesito referendario, esso non prevede altro che una cosa
sacrosanta e tanto invisa alle forze politiche attuali (fra cui i
radicali che anche a queste ultime elezioni europee ne anno abusato):
l'abolizione delle candidature multiple. Ovvero la possibilità di
candidarsi in più circoscrizioni e quindi frodare implicitamente
l'elettorato (un po' come la candidatura di Berlusconi in tutte le
circoscrizioni italiane, quando si sapeve peraltro benissimo che egli
non avrebbe potuto fare il Parlamentare europeo ! Sic !). Ordunque
non mi scandalizzerei più di tanto per i tre quesiti referendari del
21 giugno. Mi
scandalizzano ben di più il quorum e queste forze politiche, che
dagli anni '90 ad oggi hanno prodotto leggi elettorali assolutamente
scandalose, ovvero veri e propri scippi nei confronti degli elettori,
al punto che oggi molti di loro non si recano nemmeno più alle urne. Certo,
nessuno dei quesiti referendari prevede il ritorno alle preferenze e
questo è l'ennesimo scandalo italiano (anche qui lo zampino della
Lega Nord c'è tutto) al quale andrà presto posto rimedio. Ad
ogni modo ciò che temo è che questi referendum andranno disertati e
gli italiani si ritroveranno ancora una volta con una legge
elettorale ad hoc per
il partito localista di Bossi e Calderoli. Il che, scusate, non è né
il massimo né il minimo.

Luca Bagatin
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