26 maggio 2010
A proposito del Partito della Nazione
  
Casini e Cesa stanno per fondare il
"Partito della Nazione", un progetto caldeggiato anche e da
un annetto circa, dall'editorialista Enrico Cisnetto, presidente di
Società Aperta. Un progetto che vada dunque ben oltre l'Udc e che
guardi anche e soprattutto al mondo laico-liberaldemocratico e magari
anche all'attuale Presidente della Camera Gianfranco Fini. Un
progetto, insomma, di ampio repiro, utile a riscrivere le "regole
del gioco" mediante la costituzione di un'Assamblea Costituente
ed a riformare veramente questo nostro Paese che, dal 1992-93, sembra
aver completamente perso il senso dello Stato, finendo per inseguire
metodi sloganistici, para-populisti e di mera facciata. Occorre
dunque buon senso: buon senso delle Istituzioni, in primo luogo, che
siano vera espressione della Costituzione repubblicana. Senza
bipolarismi imposti per mezzo di leggi elettorali pasticciate, che
non danno nemmeno più la possibilità agli elettori di scegliere,
con il sistema delle preferenze, il proprio candidato. Occorrono
dunque, ancora, riforme concrete. Che rilancino il rigore nei conti
pubblici per mezzo di drastici tagli: a partire dall'abolizione delle
Province, delle comunità montane, dei consorzi. Dalla
razionalizzazione del personale amministrativo e da una radicale
riforma delle pensioni - in linea con il resto d'Europa - come
proposto da lungo tempo dall'On. Giuliano Cazzola. Occorre mettere
mano alla giustizia, non per garantirsi l'impunità, bensì per
separare - una volta per tutte - le carriere dei magistrati e
spoliticizzare il Consiglio Superiore della Magistratura. E stabilire
la responsabilità civile dei giudici: chi sbaglia paga, ma di tasca
propria, senza pesare sulla ignara collettività. Oggi, il
Presidente del Consiglio, temendo un'avanzata delle forze centriste,
cerca un dialogo con Casini affermando che l'Udc è una costola del
centrodestra. Berlusconi finge però di dimenticare che, ormai, il
centrodestra è prigioniero della Lega Nord e della sua secessione
mascherata da federalismo. E finge anche di non vedere che la sua
politica estera filo-putiniana e filo-libica lo sta portando ad
inimicarsi del tutto gli Stati Uniti d'America ed a compromettere il
ruolo strategico dell'Italia nello scacchiere internazionale. In
questo senso, forse, solo un Partito della Nazione guidato dal
buonsenso e dal dialogo fra laici e cattolici in Parlamento, può
portare l'Italia fuori dai marosi di una crisi che la attanaglia da
oltre un quindicennio.
 Luca Bagatin
|