9 marzo 2012
A proposito di società maschilista e differenze "di genere"
L'8 marzo di ogni anno i discorsi retorici, più o meno istituzionali, tutti più o meno banali, si sprecano. Tutti
uguali, tutti più o meno pietisti nei confronti delle donne. E' così da
tempo immemorabile ed io ancora ricordo tali discorsi quando venivano fatti e
li facevamo nel 1996, quando avevo 17 anni e mi coinvolsero nella
redazione di un volantino politico che parlasse della condizione
lavorativa della donna. Ero giovanissimo ed anch'io, evidentemente, preso dalla retorica. Siamo
nel 2012 e, forse, occorrerebbe andare all'origine della lotta fra i
sessi, delle cosiddette differenze "di genere". Tristissima e
banalizzante definizione per parlare di uomini e donne. Uomini e donne, sulla pelle dei e delle quali, si sono costruiti anche programmini televisivi stereotipati e stereotipizzanti,
utili solo a perpetrare inutili differenze di sesso ed, appunto..."di genere". Sin
dalla nascita e non si capisce perché mai, i maschietti sono bollati
con il nastrino azzurro e le femminucce con quello rosa. Crescendo, poi,
ai maschietti si regaleranno macchinine e soldatini, mentre alle
femminucce bamboline e vestitini. E ciò accade sin dalla notte dei
tempi, tanto per aumentare astruse differenze sessuali, ruoli imposti da
millenni da una società stereotipata. Ma chi ha deciso il perché ed
il percome catalogare maschietti e femminucce in questo o in quel modo ?
Ma chi ha imposto loro determinati "ruoli sociali" ? Tutto ciò, ad
ogni modo, da millenni si riverbera nei comportamenti di maschi e
femmine nella società: i primi devono essere visti o sono visti come
forti e sicuri di sè, mentre le seconde sono il cosiddetto "sesso
debole". Ma è poi vero tutto ciò, oppure sono ruoli imposti nei secoli
dei secoli, amen ? E fu così che oggi le
donne sono talvolta starnazzanti, sempre in competizione ed in lite fra
loro, maniache nevrotiche dello shopping, tutt'altro che emancipate ed
alla continua ricerca (consapevole o meno) di un appoggio maschile. E,
viceversa, i maschi cercano di mantenere di sè un'immagine sicura,
autorevole, protettiva...quando in realtà, forse, sono ben più fragili
e, talvolta, persino più immaturi...finendo per comportarsi come
macchiette di sè stessi, frequentando palestre e centri benessere in
grado di renderli fisicamente "diversi" da come sono, ma non certo più
consapevoli di sè stessi...tutt'altro ! La società maschilista non
esiste in natura, ma la si è creata. L'hanno creata in primis le donne,
le quali sono tutt'altro che solidali fra loro e soprattutto scarsamente
in grado di emanciparsi, di essere indipendenti dalla figura maschile:
dal padre sino al fidanzato, passando per il primo figlio maschio,
servito e riverito. Viceversa, i maschi approfittano di tale
situazione al fine di mascherare le proprie ataviche insicurezze,
generate anche da un ruolo imposto che non ha nulla a che vedere con le
differenze "di genere". Ne consegue: da una parte una forte
solidarietà maschile, con alla base fortissime lacune affettive e
psicologiche (si consideri che il maschio è partorito da una donna e
dunque impara sin da bambino a confrontarsi con l'altro sesso,
percependone fortemente l'eventuale mancanza o rischiando, addirittura,
di averne paura e sudditanza), mentre dall'altra un pollaio continuo di
donne inconsapevoli di ciò che vogliono davvero, alla ricerca di
un'emancipazione che non sanno bene se volere o meno...o se conviene
loro davvero.
In tutto ciò eccoti spuntare ancora una volta proposte falsamente
femministe di chi vorrebbe le "quote rosa" al 50% nelle liste elettorali
o altrove. Ma che senso ha ?
Ma che senso ha tutto ciò se donne e uomini - nel loro complesso - non sono consapevoli di loro
stessi, come individui, come esseri umani, indipendentemente dalla
presenza di organi genitali ed ormoni diversi ?
Non è affatto detto che una donna sia migliore di un uomo, come non è altrettanto vero il contrario.
Ma per comprendere ciò è necessario smontare pezzo per pezzo millenni di
cultura sessuale, stereotipata e sessuofobica che pretende di imporre
ruoli e modalità che, in natura, invero, non esistono.

Luca Bagatin
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