27 luglio 2012
Massoneria, camici bianchi e deformazioni giornalistiche
Forse sarà colpa del caldo, forse di una distrazione di mezza estate,
non sappiamo. Non sappiamo davvero come un direttore serio di un
giornale come "Il Tempo" di Roma, ovvero Mario Sechi, abbia potuto pubblicare
una notizia tendenziosa e priva di ogni fondamento. A firma Daniele
Di Mario è apparso, il 26 luglio scorso, un articolo reperibile anche sul web, dal titolo
inquietante: "Latte in vena al neonato. Massoneria in corsia". Ora,
già di per sé la notizia è tragica, ovvero la morte di un neonato
all'ospedale San Giovanni di Roma il 29 giugno scorso per la
somministrazione di latte per endovena. Come l'estensore dell'articolo
abbia collegato la Massoneria a questo fattaccio, proprio non sappiamo e
la cosa ci lascia sgomenti. Leggendo l'articolo di Daniele Di Mario,
infatti, leggiamo solamente che "il potere della massoneria nella
sanità è noto.
Come lo è, del resto, in
altri ambienti: finanza, politica, magistratura, giornalismo". Ah sì ?
Non lo sapevamo davvero. Può, peraltro e per cortesia, l'estensore
dell'articolo dimostrare codeste affermazioni ? No, perché ci appaiono solo delle parole riecheggianti quel "complotto demo-pluto-giudaico-massonico" di fascista memoria. E,
si sa, durante il regime nazifascista, ma anche quello comunista nei
Paesi dell'Est, i "potenti" massoni, assieme ai "ricchi" ebrei, erano
perseguitati, finivano al confino o, peggio, nei lager e nei gulag. Ciò andrebbe ricordato e scritto. A presente e futura memoria. Il Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia degli ALAM Luigi Pruneti, interviene nella questione con fermezza, dichiarando:
"Insomma, ci risiamo. Anche dietro la tragica morte di un neonato avvenuta nell’ospedale San Giovanni di Roma si staglia, come sempre, la massoneria. E io che come Gran Maestro pensavo che le frizioni nelle corsie fossero dovute alla lottizzazione politica dei primariati, illuso e ingenuo nel pensare che i tanti disservizi e i casi di malasanità fossero frutto dei tagli pesantissimi al settore, colpa della macelleria sociale con la quale si spera di arginare lo spread e la crisi finanziaria. E invece nulla di tutto questo. Niente carenza di personale, niente ritmi massacranti, nessuna scarsità di materiale sanitario o sostituzione di quello obsoleto con attrezzature a norma, nessun errore umano né incuria, niente ! Dietro a un fatto così drammatico c’è la massoneria e solo la massoneria. E a scoprirlo è un cronista, un giornalista de Il Tempo che sulla base di un si dice, su dati numerici (sbagliati) dei massoni in Italia e un pizzico di P2, che ci sta sempre bene (come il pepe sulla carbonara) costruisce un articolo che se il fatto – la morte di un bambino – non fosse così drammatico, farebbe solo sorridere. Ora aspetto solamente che lo stesso tipo di informazione scriva qualcosa sulla crisi economica, chissà, forse riuscirà finalmente ad illuminarmi asserendo che la crisi dell’euro è pilotata dagli U.F.O. di Alfa Centauri".
Luigi Pruneti ha ragione da vendere e, una volta di più, non
comprendiamo lo spirito e l'intento del cronista de "Il Tempo" che,
essendo giornalista, potreva e potrebbe documentarsi meglio visto che le
sedi delle Obbedienze massoniche italiane sono in pieno centro di Roma
ed aperte a chiunque e lo sono da oltre un secolo (salvo durante il
fascismo che, appunto, le fece chiudere...come forse qualcuno
desidererebbe anche oggi).
La Massoneria sicuramente non uccide nessuno. Affermarlo, se non fosse ridicolo, sarebbe aberrante.
All'origine dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) c'è lo spirito
massonico di umanità e fratellanza fra i popoli. All'origine di
organizzazioni umanitarie quali l'Unicef, la Fao, l'Unesco, la stessa
Croce Rossa Internazionale - fondata dal massone Henry Dunant - c'è lo spirito
massonico.
Tutto ciò, il giornalista de "Il Tempo", forse, nemmeno lo sa e la cosa è
molto, molto grave per chi fa un mestiere legato all'informazione.
Purtroppo in Italia siamo abituati, più che all'informazione, alla
deformazione. La deformazione fa vendere copie di giornali, anche in
tempo di crisi, si dice.
E' purtuttavia la formazione (quella formazione che insegnano da secoli
anche nelle Logge massoniche, attraverso un percorso di elevazione
morale e spirituale), la chiave per far evolvere, nel lungo periodo, il
pensiero umano e far crescere le nuove generazioni in un progetto di
condivisione e di costruzione di un presente e di un futuro
possibili/sostenibili.
Se gli operatori dell'informazione di oggi lavorassero di più sulla
formazione, a partire dalla loro stessa formazione, forse, le
deformazioni sarebbero evitate.
Confidiamo ad ogni modo che, l'articolo dell'altro giorno apparso su "Il
Tempo", sia semplicemente il frutto di una distrazione estiva del
Direttore responsabile.
 Luca Bagatin
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21 dicembre 2011
"La mia vita è un Caos Calmo: Natale 2011" monologo by Baglu
Non lo so perché, ma io questo Natale non riesco a sentirlo, non riesco a percepirlo come lo percepivo, ad esempio, da bambino. Vabè, è normale, ma mi accontenterei di percepirlo almeno come lo precepivo sino all'anno scorso. Non lo so perché. Sarà che quest'anno non ha fatto ancora abbastanza freddo. Sono qui, su questa panchina, da solo, ad osservare ciò che mi circonda. Da
anni non riesco a guardare i telegiornali. In particolare la cronaca
nera. Però, anche da questa panchina, giungono comunque le notizie. E poi leggo
regolarmente i giornali e l'occhio cade anche laddove non vorrebbe. Come
si fa a morire a sedici anni ricevendo un pugno da un tuo amico ? Come
si fa ad obbligare la propria figlia sedicenne ad andare regolarmente
del ginecologo per controllare la sua illibatezza
? Come si fa a dare fuoco a campi nomadi ove vi sono, fra l'altro, anche dei
bambini ? Come si fa a sparare contro dei venditori ambulanti solo
perché hanno il colore della pelle diverso ? Io non lo so e mi chiedo
sempre come mai i centri di igiene mentale non siano sovraffollati. Mi
chiedo quanti siano i malati di mente che affollano le nostre strade e
magari, proprio in questi giorni, sono a caccia degli ultimi regali
natalizi. Ma sono davvero malati di mente, costoro, oppure dei veri
assassini a piede libero ? Ce ne sono tanti, lo so. Ed io perché mi
dispero, io che sto qui, su questa panchina a leggere e a guardare la
gente che passa ? Molti di costoro, di questi assassini, hanno persino dei figli, sì. Ad una ragazzina di Trento i suoi genitori volevano che abortisse, mentre lei non voleva. Alla fine lei lo ha fatto. Ci sono altri deficienti che si chiedono come mai delle ragazze, a sedici anni, non si ribellano ai loro genitori. Preferisco
non rispondere ad una questione sin troppo ovvia. Oggi ho visto un
bambino con i suoi genitori. Mi sorrideva, mentre io me ne stavo qui a
leggere. I suoi genitori gli hanno detto qualcosa, guardandomi in malo
modo. Una cosa tipo: "Non dare confidenza agli estranei". Mah, vabè. Poi
i suoi genitori si sono distratti un attimo e lui è venuto verso di me è
mi ha chiesto: "Ma tu ci credi a Babbo Natale ?". Io ho distolto lo
sguardo dal giornale e l'ho osservato, sorridendo, ma un po'
imbarazzato. "Sì, io ci credo", gli ho risposto. "No, perché il mio
babbo e la mia mamma mi dicono che non devo credere a queste cavolate,
ma io ci vorrei credere. E' che loro pensano che altrimenti crescerei
deficiente".
"Ah ecco, giusta teoria...", gli faccio io stupito pensando a quando da
bambino, a casa mia, arrivavano i doni di San Nicolò, Santa Lucia, Babbo
Natale e la Befana. Piccoli doni, niente di che, ma che alimentavano la
mia fantasia di bambino, appunto.
"Ma tu hai detto che Babbo Natale esiste...e sei anche uno grande...".
"Grande e non deficiente, pergiunta ! Sì, ecco, vedi, io sono diventato così grande proprio perché credo a
Babbo Natale. Sai, nella mia famiglia non siamo mai stati ricchi, però non ci è mai
mancato lo spazio per un minimo di fantasia. Per esempio: lo vedi
quell'albero laggiù ? Non ti sembra una specie di fata verde ?"
"Sì, è vero...e quell'altro un orco e quel cespuglio un elfo...".
"Ecco, lo vedi ? A me, pensa, la maestra strappava i disegni perché
disegnavo Babbo Natale che volava. Ma io sapevo che Babbo Natale volava,
con le sue renne !".
"E' vero ! Ma che maestra avevi !".
"Eh, una come i tuoi genitori. Una che non lasciava la porta del suo
cuore aperta all'immaginazione, che è parte della nostra vita. Tu, che
cosa vorresti per Natale ?".
"Vorrei che i miei genitori facessero pace. Litigano sempre, mio babbo è
sempre fuori per lavoro e la mamma è nervosa e se la prende con me".
"Ecco, vedi, fra poco è Natale e magari Babbo Natale andrà a parlare con i tuoi genitori e cercherà di farli far pace".
"Dici davvero, signor.... ?".
"Baglu, mi chiamo Baglu. Sì, certo, ciao piccolo". "Ciao, Baglu !"
Prima di Natale fermerò quei due signori, marito e moglie, che mi guardano sempre in cagnesco e che passano
sempre davanti alla mia panchina. Parlerò con loro e cercherò di trovare
una soluzione. Lo devo a quel bambino, che mi ricorda tanto me da
piccolo e tutti quei bambini che hanno il diritto di sognare e di costruirsi un'avvenire migliore di quello al quale questo triste mondo li ha destinati.
Se i genitori parlassero più spesso ai loro figli, forse, crescerebbero molto più sani caratterialmente.
Pensiamo di dare tutto ai figli regalando loro la prima Barbie, il primo
robot, la Playstation, i primi trucchi, lo scooter a quindici anni, la
patente a diciotto... Ma in realtà non sappiamo niente di loro, non li
aiutiamo a sognare, a costruire una loro personale interiorità.
A volte si impara di più stando su una panchina, ricordando
quell'estate alla Festa del Mare di Torvaianica: Lei ed io e delle
buonissime crepes al cioccolato.
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2 giugno 2008
Forse, più che l'Ordine, andrebbero aboliti i giornalisti
L'avvocato, così come il giornalista, sono figure professionali che mi hanno sempre lasciato perplesso e con l'amaro in bocca. Il
primo è disposto a difendere i peggiori turlupinatori e cialtroni
aggrappandosi all'infinitesimale e più insignificante cavillo
legislativo che gli consente di "salvarsi e salvare la pelle al suo
assistito" (specie in questo nostro Paese ove la certezza della pena è
in realtà una vera e propria incertezza e la giustizia non è giammai
uguale per tutti), il secondo....beh, lo scopo di questo articolo è
proprio quello di approfondire questa arzigogolata quanto paradossale
categoria professionale. Il giornalista è quel particolare soggetto
che, per mestiere, scrive sui cosiddetti "organi di stampa" ovvero
"testate giornalistiche". Egli è dotato inoltre di una particolare
tesserina che ne dimostra l'appartenenza alla relativa corporazione
definita "Ordine dei Giornalisti" sancito dalla legislazione fascista negli anni '20
utile all'allora Regime per controllare
l'attività di codesti "individui letterari" definiti, appunto,
giornalisti. Beh..."individui
letterari". Diciamo che i giornalisti non sono quasi mai "letterari" o
"letterati" nel senso più stretto del termine. Essi si apprestano a
riportare sulla carta i fatti del giorno....spessissimo modificandone
ed alternandone la realtà a loro uso e consumo e per i più vari scopi.
Anche commerciali. E così non è raro trovare dotte riviste di cucina
ove in bella mostra vi è l'intervista all'Assessore o al politico tale,
che magari è direttamente o indirettamente finanziatore della stessa
testata o è proprietario o cooproprietario del ristorante tale,
sponsorizzato ovviamente dalla rivista di cucina di cui sopra. Nulla di peccaminoso, per carità. E' solo
che il giornalista a quel punto diventa un "servo", uno "strumento dell'inconscio collettivo a fini specifici". Il Maestro spirituale George Ivanovitch Gurdjieff aveva precise opinioni sulla figura del giornalista:
"Il pubblico non sa mai chi è che scrive. Conosce soltanto il
giornale, il quale appartiene a un gruppo di esperti commercianti.
Che cosa sanno esattamente coloro che scrivono su quei giornali, e
che cosa succede dietro le quinte della redazione? Il lettore lo
ignora completamente. I rappresentanti della civiltà contemporanea,
trovandosi a un grado di sviluppo morale e psichico molto inferiore,
sono come dei bambini che giocano col fuoco, incapaci di misurare la
forza con la quale si esercita l'influenza della letteratura sulla
massa."
Ed ancora:
"Non posso passare
sotto silenzio questa nuova forma letteraria, perché, a parte il
fatto che non porta assolutamente nulla di buono per lo sviluppo
dell'intelligenza, essa è diventata, a mio avviso, il male de nostri
tempi, nel senso che esercita un'influenza funesta sui rapporti
umani. Questo genere di letteratura si è molto diffuso i questi
ultimi tempi perché - ne sono fermamente convinto - esso corrisponde meglio di
ogni altro alle debolezze e alle esigenze determinate negli uomini
dalla loro crescente mancanza di volontà".
Il giornalismo professionale, è, insomma, mediaticità. Ovvero
l'opposto delle realtà. E' semplificazione e quindi banalizzazione,
mediocrità. Partiamo ad esempio dalla cronaca nera che riempie i mass media di tutto il mondo e fa impennare gli ascolti e le vendite. Stragi,
stupri, violenze di ogni genere che giocano proprio sull'eccitabilità
della mente umana. Eventi che da una parte banalizzano la morte in modo
disumano e dall'altra la esaltano ed inculcano i più beceri sentimenti
nell'animo umano stesso (vendetta, paura, insicurezza). E' da tempo
che io stesso mi rifiuto di guardare per intero un telegiornale e di
rimanere quindi intriso da questo genere di pseudo informazione, di
estremizzazione e mancanza di rispetto nei confronti degli eventi e del
pubblico stesso. Con ciò non affermo affatto che determinate notizie andrebbero cassate in toto. Dico
solo che dovrebbero essere propedeutiche a più approfondite riflessioni
e spunti. Meglio se creativi. Spunti che vadano a toccare l'animo
umano, ovviamente, ma che non lo sconvolgano.
Che facciano piuttosto riflettere su chi siamo e su ciò che ci
circonda. Con la consapevolezza che "siamo tutti sulla stessa barca" ed
assieme ad individui come noi. Non necessariamente migliori o peggiori. E
tutto ciò non è minimamente rilevato dai mass media che sbarrano per la
maggior parte la strada alla comprensione ed all'approfondimento.
Spesso infarcendo le notizie di giudizi sommari e sanza appello (la
famosa gogna mediatica). Il giornalista andrebbe sostituito dallo
scrittore e dall'artista. Dal creativo della parole e dell'immagine,
capace di traghettare e condurre il lettore/spettatore in un'universo
interiore fatto di molteplicità di visioni e di punti di vista. Di
spunti che gli consentano sue proprie riflessioni. Non meri fatti,
bensì immagini, parole il più possibile colte ed elevate (in modo da
stimolare l'innata curiosità di chi legge o vede o ascolta). Colui che scrive dovrebbe
avere innanzitutto la capacità e la voglia di farlo. Colui
che è dedito a scrivere/realizzare il cosiddetto "pezzo" dovrebbe avere
la consapevolezza del suo ruolo creativo. E non ci sono scuole o
università che possono insegnare ciò, ma solamente il "fuoco interiore"
e l'esperienza personale e diretta.
La capacità e la volontà di vedere oltre e di andare oltre il fatto in sé. Colui che scrive lo dovrebbe fare con lo stesso animo con cui fa l'amore con il suo partner.
L'ardore descrittivo, l'ardore dell'argomentazione. Poco importa l'imparzialità del testo. Anzi ! Sono convinto che lo scrittore/"giornalista" dovrebbe essere assolutamente parziale e dichiarare la sua totale parzialità. Il
suo punto di vista, la sua riflessione ed argomentazione sono, a parer
mio, del tutto propedeutiche e utili alla riflessione del
lettore/fruitore/uditore. E' questo ciò che conta: fornire al
soggetto-fruitore una chiave per diventare a sua volta "attore" e
"partecipe" del processo di riflessione (riflessione, ovvero il
contrario di informazione). Ecco che lo scrittore (non più il giornalista)
potrebbe smontare così una notizia, un fatto, e restituircelo al suo
stato più puro e più aderente alla realtà e quindi rendercelo utile
alla nostra stessa intima comprensione. Un fatto, una notizia, non hanno alcun senso se non sono di utilità pratica al lettore. Il
pettegolezzo è "robaccia" per coloro i quali hanno tempo e vita da
sprecare. Per coloro i quali non hanno più passione e si rassegnano ad
essere e divenire, giorno per giorno, soggetti passivi. E quindi a divenire "oggetti", mere
"prede" di tutto ciò che li circonda: dal dogma, alla menzogna, alla
pubblicità, al "sentito dire". Ecco dove nasce l'ignoranza e la stupidità.
Concludendo: per quanto concerne gli avvocati, massimo rispetto per coloro i quali con onestà difendono
gli innocenti. Massimo garantismo, ma allo stesso tempo massima
attenzione individuale e quindi collettiva.
Loro è la responsabilità di quanto accaduto nel passato, di quanto accade nel presente e di quanto accadrà nel futuro.
Massimo rispetto anche per "coloro i quali scrivono" i quali hanno forse una responsabilità ancora maggiore.
L'educazione e la cultura nascono sempre dalla libera circolazione
delle idee. Idee che non possono formarsi da meri "pettegolezzi", dal
"sentito dire", bensì unicamente dal profondo della creatività individuale.
Luca Bagatin
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