6 luglio 2009
La Teoria Liberale della Lotta di Classe del prof. Luigi De Marchi
 La copertina dell'ultimo libro del prof. Luigi De Marchi e, a destra, il prof. De Marchi ad un convegno alla fine degli anni '60 Il prof. Luigi De Marchi, psicologo, politologo, già editorialista di
Radio Radicale, del quotidiano L'Opinione delle Libertà ed autore di
numerose opere in Europa ed America, protagonista di numerose battaglie
per i diritti civili, ha sempre la capacità di illuminare. La sua
Teoria Liberale della Lotta di Classe è assolutamente perfetta e capace
di fotografare l'attuale realtà italiana e, per molti versi, anche
internazionale. Egli parte unicamente da concetti psicologici
applicati alla politica e così ha fatto per l'elaborazione della sua
Psicologia Politica Liberale o Psicopolitica (mi ricorda assai la
Neuropolitica, elaborata in un testo da un altro psicologo, Timothy
Leary, ispiratore del movimento hippye statunitense negli anni '70),
che è l'essenza degli studi che egli ha compiuto dagli anni '60 - con i
suoi primi testi sulla sessualità - sino ad oggi. La Psicopolitica di De Marchi, in sostanza, ci spiega come "le
ideologie sono maschere, le economie sono macchine, mentre ciò che
veramente conta, nella realtà sociale e politica, è la struttura
psicologica, insomma la mentalità, degli individui e dei gruppi che
stanno dietro alle maschere e sopra alle macchine". Ecco che
egli dunque individua negli opposti estremismi di Destra e Sinistra (e
dunque nei relativi totalitarismi da essi prodootti) le personalità
autoritarie, represse sessualmente, foriere di dogmi e tabù. Nonché
individua come uno dei drammi della nostra epoca sia la crescita
esplosiva della popolazione mondiale nell'ultimo secolo, con tutte le
sue vittime per fame, malnutrizione, epidemie, fenomeni immigratori
incontrollobili e forieri unicamente di povertà. Nel suo ultimo saggio "Svolta a Destra ? Ovvero non è conservatore chi
combatte parassiti, fannulloni e sfruttatori",
il prof. De Marchi, oltre a rimarcare questi concetti, elabora e
chiarisce nella fattispecie la sua Teoria Liberale della Lotta di
Classe, scaturita proprio dalla sua Psicologia Politica Liberale. Egli
infatti spiega come sia arcaica ed errata la vecchia concezione
marxista di lotta di classe: padroni contro operai (che nell'800 non a
caso - lo diciamo per inciso - fu fortemente contestata da Giuseppe
Mazzini finanche in sede di fondazione della Prima Internazionale, alla
quale egli partecipò attivamente). Oggi, la nuova lotta di classe,
si sostanzia nella contrapposizione fra il Popolo dei Produttori
(dipendenti del privato, commercianti, artigiani, lavoratori
parasubordinati) e quello dei Burocrati (pubblici dipendenti, classe
politica, sindacatocrazia). Il prof. De Marchi, come già espose nel
testo "La rivolta blu, contro i miti dello Stato sociale" Alberto
Pasolini Zanelli negli anni '80 (testo che recensii alcuni anni fa),
dimostra come la cosiddetta "svolta a destra" che negli anni '80 portò
al governo degli Stati Uniti il repubblicano Reagan ed in Gran Bretagna
la conservatrice Tatcher, fu una svolta liberale e per molti versi
libertaria, che mise in crisi la socialburocrazia europea basata
fondamentalmente sull'intervento statale in economia e sul ricorso,
spesso incontrollato, al prelievo fiscale. Oggi,
in tutta Europa, sta avvenendo la stessa cosa con la leadership
affidata in Francia a Sarkozy, con l'attuale maggioranza affidata in
Italia a Berlusconi, con l'arretramento dei laburisti di Gordon Brown
(lontanissimo anni luce dalle riforme liberali di Balir), con quello
dei socialisti in Spagna e nel resto del continente. Parimenti, come
affermato dal De Marchi sondaggi alla mano, ciò non significa che la
popolazione stia diventando conservatrice nei diritti civili. Anzi !
Così come avvenne anche durante la presidenza Reagan, la popolazione si
è pubblicamente espressa a maggioranza per maggiori riforme civili
sulla procreazione assistita, la ricerca, una maggiore presa di
distanza dal Vaticano (73,4% degli elettori di Centro-Destra in Italia
lo affermano), per una legge a favore dell'eutanasia (69% degli
elettori di Centro-Destra in Italia la vorrebbero) e per introdurre
l'educazione sessuale nelle scuole. Ecco
dunque come la maggioranza del Popolo dei Produttori (che coincide con
la maggioranza degli elettori), oggi affida il governo alle forze che
maggiormente lo garantiscono per mezzo dello snellimento della
burocrazia e del regime fiscale. L'ultimo saggio di De Marchi spiega
dunque come in Italia, dopo le elezioni politiche del 2008, il governo
Berlusconi IV (con all'interno importanti figure della galassia
liberalsocialista quali Renato Brunetta e Maurizio Sacconi) sia
riuscito ad attuare una politica progressista, introducendo
ammortizzatori sociali, bonus famigliari, riformando scuola e pubblica
amministrazione. Tutte cose che la compagine cattocomunista pareva sempre annunciare, salvo poi comportarsi diversamente. De
Marchi fa notare anche come in Italia la magistratura sia stranamente e
pericolosamente da sempre politicizzata e vicina ad ambienti comunisti
sin dalla fine degli anni '60 che, sostenuti dalla grande stampa e da
certi Poteri Forti, non perdano occasione per tentare di delegittimare
l'attuale maggioranza democraticamente eletta. La parte a mio avviso
più interessante del saggio è quella relativa alle indicazioni che De
Marchi dà all'attuale maggioranza al fine di realizzare quella
Rivoluzione Liberale di cui questo Paese ha urgente necessità. Egli
dà una tiratina d'orecchi al dirigismo statalista del Ministro
Tremonti, invitandolo piuttosto a comprimere la spesa pubblica
piuttosto che a dilatarla; invita ad un Fisco più snello per chi
rischia il proprio capitale in attività economiche (piccoli
imprenditori, artigiani, Partite IVA in genere), e ciò proprio perché
non ha un guadagno sicuro; invita dunque ad uno snellimento della
pubblica amministrazione giungendo finalmente a licenziare gli esuberi
(proprio in quanto esuberi !); plaude dunque alle riforme del Ministro
Brunetta improntate al merito, ovvero al premiare i meritevoli ed a
cacciare gli incompetenti; invita a riformare la Scuola sviluppando nei
govani la passione per la cultura e la ricerca, passando dunque dalla
scuola dell'obbligo alla scuola dell'entusiasmo; invita a rivedere in
senso restrittivo le leggi sull'immigrazione, senza essere né razzisti
né buonisti, ricordando anche agli imprenditori che non è possibile
continuare ad importare manovalanza non qualificata dall'estero solo
perché a basso costo e senza alcuna vera garanzia per il futuro di
queste popolazioni in sempre maggiore espansione demografica. Espansione demografica purtroppo
incoraggiata dalle Religioni Istituzionalizzate, fuor d'ogni logica umanitaria. Il saggio è breve, condensato, ma ribadisco, assolutamente illuminante, come dicevo. Si
sofferma anche a parlare di una riforma della legge psichiatrica 180,
in senso umanitario e che venga incontro alle esigenze delle famiglie
(come previsto anche dalla Proposta di Legge dell'On. Paolo Guzzanti,
citato peraltro nel testo). Gli argomenti trattati, dunque, sono
molti. E per la prima volta si fa anche in Italia una riflessione
politica a partire dalla psicologia. Unico vero approccio credibile in
ogni settore, sia esso pubblico che privato, lavorativo e/o informale.
 Luca Bagatin (nella foto con Mirtillo)
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