5 marzo 2011
Angelo Pezzana a Pordenone per affermare la normalità dell'essere omosessuali
Angelo Pezzana negli anni '70 ed Angelo Pezzana oggi dalla quarta di copertina del suo libro "Un omosessuale normale" (Stampa Alternativa)
Un centinaio abbondante di partecipanti alla serata del 4 marzo scorso, alle ore 20.30,
presso la saletta convegni dell'ex convento di San Francesco a
Pordenone, per affermare la normalità del proprio orientamento sessuale. "Un
omosessuale normale", il titolo del libro edito da Stampa Alternativa
presentato ieri alla presenza dell'autore, Angelo Pezzana, primo
militante omosessuale in Italia e fondatore, nel 1971, del Fronte
Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano !
(FUORI !) federato al Partito Radicale. A moderare l'incontro
(organizzato dal Club Ernesto Rossi e da Arcigay e patrocinato dal
Comune di Pordenone, rappresentato per l'occasione dall'Assessore
Giovanni Zanolin) Tommaso Cerno, editorialista de L'Espresso, coadiuvato
da Italo Corai, leader storico del movimento omosessuale pordenonese e
Giacomo Deperu, Viceresidente di Arcigay di Pordenone e Udine. Platea
in visibilio ad ascoltare le parole
di questo militante omosessuale assolutamente normale, ordinario,
lontanissimo da certo "macchiettismo" con cui la gran parte dei mass-media cerca di dipingere il gay. Angelo Pezzana ha ricordato,
infatti, l'inizio della sua militanza in solitaria (raccontato,
peraltro, nella sua autobiografia edita da Sperling & Kupfer nel '97
"Dentro & Fuori"), quado ancora gli omosessuali erano considerati
dei malati psichici, ovvero da curare. Pezzana ha esordito raccontando la
prima uscita pubblica del FUORI !, movimento tutt'altro che di
scalmanati che volevano cambiare il Sistema, come si diceva in quegli
anni in gergo, ma di singoli individui, per lo più borghesi, animati
dall'affermazione della propria sessualità. E così i militanti del FUORI
! si iscrissero ad un convegno di psichiatri, tenutosi presso il Casinò
di Sanremo, per contestare pubblicamente la proposta di legge,
caldeggiata da molti medici, di mettere fuori legge l'omosessualità,
ovvero
di considerarla come una malattia mentale. Interruppero il convegno
con cartelli inneggianti il motto "Nessuno può reprimere la nostra
sessualità" e con il lancio a terra di fialette puzzolenti che fecero
scappare gli psichiatri. Da allora, racconta Pezzana, i giornali
furono costretti a non ignorare più il fenomeno omosessuale ed a
scrivere - per la prima volta in Italia - la parola "omosessuale" a
chiere lettere. E, da allora, nessun convegno psichiatrico si permise
più di considerare gli omosessuali come dei malati. Sarà dunque un
crescendo di lotte di pochi, ma convinti ed uniti militanti gay e
lesbiche provenienti da tutta Italia. Militanti che avranno persino il
coraggio di manifestare nei Paesi ove era vietata (e lo è tutt'ora)
l'omosessualità, come l'Unione Sovietica e l'Iran. Saranno arrestati,
vilipesi, ma successivamente sempre rilasciati. Ed otterranno lo scopo
voluto: fare una rivoluzione del costume in un'Italia ed in
relatà retrograde, ignoranti e chiuse. Ecco perché, oggi, Pezzana ha
deciso di scrivere questo suo libro. Una sorta di diario con anche
riflessioni di cronaca. Non un libro retorico e di ricordi, bensì uno
strumento per l'affermazione della normalità dell'essere omosessuale,
così come dell'essere eterosessuale, bisessuale, polisessuale o
transgender. Pezzana rimarca molto questo concetto. E lo rimarca
affermando che: "Noi abbiamo dovuto lottare per far riconoscere la nostra
identità. Oggi è necessario lottare per affermare la nostra normalità".
E non fa sconti alla Chiesa cattolica, affermando che, anche se per
molti versi oggi le cose sono cambiate, il Cristianesimo ha commesso
molti crimini ed anche oggi il Vaticano ha votato - all'ONU -
esattamente come i Paesi islamici per la condanna dell'omosessualità.
Angelo Pezzana, coadiuvato dal suo eterno amico Italo Corai, ha concluso
che, più che leggi contro l'omofobia, oggi, occorrono leggi per
l'affermazione di diritti delle coppie di fatto e per l'adozione ai
singoli ed agli omosessuali. E, soprattutto, occorre agire molto a
livello culturale, in modo da far comprendere a tutti che i gay non sono
una "specie protetta", bensì persone come tutte le altre. Con i medesimi diritti e doveri.

Luca Bagatin
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26 febbraio 2011
Luca Bagatin: un Repubblicano libertario nel Consiglio comunale di Pordenone
Come vi ho già annunciato, il Partito Repubblicano Italiano della provincia di Pordenone ha deciso di partecipare alle elezioni comunali di Pordenone che si terranno domenica 15 maggio prossimo. Il PRI ha deciso, dunque, di appoggiare la candidatura a Sindaco di Giovanni Zanolin, nell'ambito della sua lista civica autonoma "Il Ponte", candidando il sottoscritto alla carica di Consigliere comunale. Ora, non avendo ampi spazi in cui fare campagna elettorale ed essendo pressochè censurato dalla stampa locale (con particolare riferimento ad Il Gazzettino, qualche eccezione per Il Messaggero Veneto. Entrambi sembrano piuttosto sostenere il candidato del Pd e dare ampio spazio unicamente alle altre forze "sinistre" da SeL all'IdV, oltre che agli immancabili PdL e Lega Nord), ho deciso di utilizzare questo spazio totalmente autogestito in cui dire la mia e pubblicare i comunicati stampa che ho redatto in questo mese. Buona lettura e, se vi va, sostenetemi !!!!!!               
COMUNICATO STAMPA del 05/02/2011 Il PRI di Pordenone sosterrà Zanolin, candidando Luca Bagatin alla carica di Consigliere (pubblicato solo da "Il Messaggero Veneto")
Il direttivo del Partito Repubblicano Italiano della provincia di
Pordenone, composto da me, Andrea Collesan e Cristian Cedolin, ha deciso
ufficialmente di appoggiare la candidatura a Sindaco di Pordenone di
Giovanni Zanolin nell'ambito della sua lista civica autonomista.Il PRI pordenonese ha dunque proposto la mia candidatura alla carica di Consigliere comunale nella lista "Il Ponte". In
questo senso intendo portare avanti un programma che preveda
l'istituzione del registro del testamento biologico e delle unioni
civili; la promozione della cultura laica; lo stop a qualsiasi
finanziamento agli istituti religiosi; la costruzione di cinquemila
posti auto attorno alla città, introducendo un efficiente servizio di
bus navetta che permetta ai cittadini di raggiungere agevolmente il
centro; la valorizzazione del verde pubblico a partire dall'attualmente
degradato parco di Piazza IV Novembre e la lotta agli sprechi di
danaro pubblico, abolendo privilegi ed abolendo definitivamente le
circoscrizioni comunali. La mia candidatura intende dunque
offrire una possibilità di voto, non solo a chi è disgustato dalla
politica d'oggi, ma anche a quell'elettorato liberaldemocratico e
liberalsocialista, che, dal '93 ad oggi, non ha più avuto la
possibilità di votare per i partiti laici e democratici come il nostro
PRI, oltre che per il PSI, il PSDI ed il PLI. Luca Bagatin - candidato Repubblicano alla carica di Consigliere comunale nella lista civica "Il Ponte"               
TRATTO DA "IL FRIULI" del 10/02/2011
Luca Bagatin, candidato Repubblicano alla carica di consigliere comunale della lista civica "Il Ponte": "Qualcuno
della coalizione guidata dal Pd ritiene che Pedrotti sia il
continuatore della passata amministrazione in quanto ha come sponsor
Sergio Bolzonello. Se, per ipotesi, togliessimo questa autorevole
sponsorizzazione, rimarrebbe semplicemente un manager sconosciuto ai
più, senza un minimo di programma, esattamente come la coalizione che lo
sostiene. Se consideriamo che Giovanni Zanolin è - agli occhi della
gran parte dei cittadini - il fiore all'occhiello della passata
amministrazione e che il PdL e la Lega non hanno saputo svolgere il
ruolo di oppositori e continuano a riproporre candidati già perdenti
come Pedicini oppure che hanno fatto il loro tempo come De Anna,
potremmo dedurne che la lista civica "Il Ponte" ha la strada
completamente in discesa e che il nostro candidato ha ottime chance di
successo in alternativa a questa sinistra e a questa destra".               
COMUNICATO STAMPA dell'11/02/2011 Sul destino dell'Ospedale di Pordenone
Franco Dal Mas, principale responsabile del trasferimento in Comina
dell'Ospedale di Pordenone, pare proporsi come candidato a Sindaco di
Pordenone del PdL. A tal proposito ricordo che, nel 2008, fui fra i
pochissimi - anche sulla stampa locale - ad indignarmi per il
trasferimento dell'Ospedale, definendo tale provvedimento sconvolgente e
sconfortante. Dissi infatti che lo spostamento in Comina
prospettato dalla Giunta regionale Tondo e sostenuta strenuamente da Dal
Mas, avrebbe comportato ingenti costi e non sarebbe di certo andato
incontro alle esigenze dei cittadini, che sino ad oggi hanno la fortuna
di fruire di un'ottima struttura sanitaria in un sito peraltro
facilmente raggiungibile, in quanto peraltro a poca distanza dal centro
cittadino. Anche oggi sono convinto, una volta di più, che tale
scelta sia controproducente e non giustificabile se non da
particolarissimi interessi in gioco non dati da conoscere alla
cittadinanza. Luca Bagatin - Direttivo provinciale del Partito Repubblicano Italiano e candidato della lista civica "Il Ponte"              COMUNICATO STAMPA del 15/02/2011Sì al registro del Testamento biologico a Pordenone !Il Consiglio comunale di Pordenone ha deciso di rinviare il voto relativo all'istituzione del registro del Testamento biologico. La
decisione è davvero vergognosa, come vergognose sono le posizioni di
chi si oppone - per motivi meramente confessionali - a questa battaglia
di civiltà ed umanità giuridica. Come già annunciato, quale
candidato del Partito Repubblicano Italiano nella lista civica "Il
Ponte" a sostegno della candidatura a Sindaco di Zanolin, intendo
portare avanti - fra le altre cose - l'istituzione del registro del
Testamento biologico e quello delle unioni di fatto, con la certezza
che siano battaglie che appassionano i cittadini pensanti di questa
città. Luca Bagatin - del direttivo provinciale del Partito Repubblicano Italiano e candidato consigliere nella lista "Il Ponte" COMUNICATO STAMPA del 17/02/2011
Appello a Futuro e Libertà di Pordenone
Il
Partito Repubblicano Italiano è stato il primo partito che, a
Pordenone, ha proposto il cosiddetto "Terzo Polo". Abbiamo infatti
contattato in primo luogo i responsabili locali di Futuro e Libertà ed
abbiamo proposto loro un intesa programmatica fondata su: diritti
civili, libertà individuali, difesa dell'ambiente e sicurezza. Dopo
attente valutazioni abbiamo autonomamente deciso di sostenere la
candidatura a Sindaco di Giovanni Zanolin e, oggi, vogliamo invitare i
futuristi di FLI - che al momento sembrano ancora non aver deciso che
cosa fare - ad appoggiarci nella nostra scelta ed a concorrere con noi a
far parte della lista civica "Il Ponte": l'unico "Terzo Polo"
possibile in alternativa alla conservazione del Pd e del PdL. Luca Bagatin - Direttivo provinciale del Partito Repubblicano Italiano e candidato alla carica di Consigliere comunale nella lista "Il Ponte"               
COMUNICATO STAMPA del 19/02/2011
Finalmente istituira la festa per celebrare l'Unità d'Italia
Finalmente è stata istituita la festa per celebrare l'Unità d'Italia
il 17 marzo. Come Repubblicani siamo stati in prima fila a sostenerla e
riteniamo assolutamente fuori luogo le critiche di coloro i quali non
volevano introdurre tale festività. A costoro - compreso il Sindaco di
Pordenone Bolzonello - che si dicono perplessi relativamente al fatto
che il 17 marzo diventi giorno festivo, vorremmo semplicemente
rispondere che sarebbe sufficiente abolire qualche festa religiosa,
assolutamente in contrasto con lo spirito laico e liberale della nostra
Repubblica. L'Unità d'Italia è, come il 20 Settembre, un
avvenimento storico che ha visto uniti repubblicani e monarchici che
hanno combattuto strenuamente e con sprezzo del pericolo per un ideale
che non può essere calpestato dagli scalmanati della Lega Nord o dalle
perplessità di qualcuno. Luca Bagatin - Direttivo del Partito Repubblicano Italiano della provincia di Pordenone               
COMUNICATO STAMPA del 23/02/2011 I Repubblicani di Pordenone per il Testamento biologico ed il registro delle Unioni Civili (pubblicato solo su Il Messaggero Veneto)
Finalmente è stato istituito il registro del Testamento biologico anche a
Pordenone. E' una battaglia di civiltà che ci ha da sempre visti
impegnati anche a livello nazionale.
Ora è il momento di istituire, a Pordenone, anche il registro delle
Unioni Civili, al fine di garantire i diritti civili a quelle coppie -
eterosessuali o omosessuali - che sono unite da vincoli affettivi o
economici e che o non possono o non desiderano accedere all'istituto del
matrimonio.
Ciò che ci impegneremo a fare, come Repubblicani, qualora riusciremo ad
avere rappresentanza nel prossimo Consiglio comunale, è di far istituire
un registro delle Unioni Civili con poteri reali, ovvero permettendo
alle coppie registrate di accedere anche alla richiesta di alloggi
popolari.
Luca Bagatin
Candidato del Partito Repubblicano Italiano nella lista civica "Il Ponte"                
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24 aprile 2010
La parola fine di Roberta Tatafiore
E' passato un anno dalla tragica morte di Roberta Tatafiore, la
militante dei diritti civili delle donne e delle prostitute, la
libertaria, la sociologa, la scrittirice, la giornalista eclettica.
Una morte che lei stessa ha cercato, voluto, pianificato.
E così, alla fine, Roberta ci ha lasciato un diario, pubblicato nei
giorni scorsi dalla Rizzoli: "La parola fine - diario di un suicidio".
Un diario profondissimo nel quale parla, senza pudori, della
"composizione della sua morte".
Toccante è anche l'introduzione-biografia dello scrittore e giornalista
Daniele Scalise, già militante dei diritti civili degli omosessuali e
contro le discriminazioni razziali.
Scalise traccia i primi anni della Tatafiore, nata a Foggia nel 1943, in
piena Seconda Guerra mondiale, sotto i bombardamenti degli Alleati.
Racconta dei rapporti con la madre, con le sorelle e con il padre che
sarà poi - nel 1960 - ucciso da un operaio uscito di senno della
fabbrica nella quale lavorava.
Sarà questo che, forse, segnerà la vita di Roberta. Ma sarà anche la sua
profonda sensibilità a tratti "mortifera" e "suicidaria", come afferma
lei stessa nel suo diario.
E via via, gli anni '70 di Roberta Tatafiore, come giornalista femminista
per il giornale "noidonne", di ispirazione social-comunista e la sua
militanza nell'Unione Donne Italiane.
Roberta Tatafiore, come ricorda Scalise, studierà successivamente il
tedesco e sarà la curatrice e traduttrice italiana del celebre
best-seller "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" di Christiane F., che
racconta la storia di questa ragazza dalla vita difficile fra
tossicodipendenza e prostituzione.
Negli Anni '80, sarà la stessa Tatafiore ad occuparsi di prostituzione,
con l'incontro - a Pordenone - di Pia Covre e Carla Corso, fondatrici
del Comitato per i Diritti Civili delle Prostutite (con il quale, ironia
della sorte, collaborai io stesso una decina d'anni fa).
Con Carla e Pia fonderà dunque il periodico "Lucciola" e, come
sociologa, studierà a fondo il fenomeno, ponendosi sempre dalla parte
delle prostitute, dei loro diritti ed affermando sempre: "E Dio non
voglia che arrivi anche da noi una legislazione come quella svedese,
contro il "cliente" e per la rieducazione delle prostitute !".
Arriverà dunque a collaborare, come consulente, con il Ministro della
Solidarietà Sociale Livia Turco per la stesura di una legge per la
depenalizzazione della prostutizione. Legge che purtuttavia non arriverà
mai.
L'impegno militante di Roberta Tatafiore nell'ambito dei diritti
civili proseguirà negli anni '90 con la vicinanza ai Radicali che, nel
1994, si stavano avvicinando al nascente movimento di Silvio Berlusconi
e nel 2000 sarà fra i fondatori di Polo Laico, assieme a Taradash,
Giovanni Negri, Arturo Diaconale ed altri: per un centro-destra laico,
liberale e libertario.
Il progetto, purtuttavia, naufragherà presto per l'indisponibilità di
Berlusconi a candidare in Parlamento rappresentanti dell'area
laico-liberale.
Roberta inizierà dunque a collaborare a testate quali l'"Indipendente",
diretto da Giordano Bruno Guerri, "Il Foglio", "Il Giornale" ed infine
per "Il Secolo d'Italia" - quotidiano di Alleanza Nazionale - curando
la rubrica "Thelma & Louise", assieme a Isabella Rauti e affermando -
nel suo stesso diario - "....mi piacciono la direttrice (Flavia Perina n.d.r.) e il
vicedirettore di questo stravagante foglio di fronda e di governo,
perché scrivere per l'unico quotidiano di destra che opera
un'intelligente rivisitazione della cultura fascista mi interessa,
perché Gianfranco Fini è il politico più laico e sagace del momento".
Sarà profetica.
E proprio alle pagine de "Il Secolo d'Italia" affiderà la sua difesa
estrema del diritto all'eutanasia, con particolare riferimento al "caso
Eglaro" che sarà l'ultimo ad appassionarla politicamente.
"La parola fine - diario di un suicidio" è dunque un documento toccante.
Nel leggerlo non si può non riflettere sulla vita, sulla
morte....sul....."a chi appartiene la vita ?". E non si può non
commuoversi, non rimenerne rapiti.
Roberta Tatafiore programmò di scriverlo il 1 gennaio del 2009 e di
concluderlo il 31 marzo. Poi, si sarebbe tolta la vita in un'albergo
dell'Esquilino, poco lontano da casa sua, con l'assunzione di
barbiturici.
La sua sarà dunque una scelta meditata. Una scelta consapevole.
"La parola fine" è l'unico ed ultimo documento che ci rimane di una
donna che ha voluto presentarci il suo suicidio come "gesto politico",
ovvero, come lei afferma, libertariamente: "il salto nel vuoto di chi
non sa adeguarsi alla norma".
"A chi appartiene la vita ? Alla società ? A Dio ? A noi stessi ? Credo
che la vita appartenga ad ogni individuo libero di affidarla a chi vuole
in base a ciò che gli suggerisce la coscienza".
E' la frase che conclude, nel retro-copertina, il diario di Roberta
Tatafiore. Una donna coerente sino alla sua ultima, estrema, scelta.

Luca Bagatin
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20 aprile 2010
PADRI
Sono tornato. Tornato dalla mia città natale: la Città Eterna. Sono
tornato, ma spero per poco. Vorrei ritornarci e per sempre, per
ritrovare le mie radici. Le radici sono tutto e non è affatto vero
che il passato passa. Il passato resta. Ci resta dentro e si
compenetra nel presente. Un presente ed un futuro dalle radici
antiche, come antica è la nostra nascita. Il padre e la madre sono le
radici dell'individuo. Volenti o nolenti è da loro che riceviamo tutto.
Anche chi non li ha mai conosciuti - i genitori - sa già, dentro di
sé, che ci sono stati, che li ha comunque avuti. In questi giorni ho
vissuto la perdita di un padre. Un padre che sentivo di amare già, anche
se non conoscevo ancora. Era il padre di Lei. E per me è stato
straziante come se a morire fosse stata mia madre. Ho voluto
esserle vicino e non mi perdonerò mai di non esserle stato, forse,
abbastanza vicino.
Una mano ne stringe un'altra. E' la mano di
un padre che sorride alla figlia. "Ciao bella !" "Ti voglio bene
papà".
...uno (pausa) due (pausa) tre (pausa) quattro (pausa) cinque...
dissolvenza
La morte è brutta e triste solo per chi rimane in vita.
Il mio di padre forse c'era....chissà.
In Via Ravenna 11 ci sono passato. Fermata della metro di Piazza
Bologna.
Stavo per salire le scale del suo palazzo. Poi sono tornato sui miei
passi.
La portinaia filippina mi chiede se sto cercando qualcuno.
Le sorrido imbarazzato e mento: "No, grazie, devo aver sbagliato
stabile".
Infondo, mio padre, sono trent'anni che non mi vuole conoscere.
In questi giorni ho conosciuto una bambina e le ho insegnato il "gioco
dell'impiccato".
Poi, a sua volta, mi ha insegnato altri giochi con frasi e parole da
costruire.
Mi ha anche ritratto: versione hip hop e con barba e occhiali. Ama
disegnare, come molti bambini della sua età.
Ha detto che le ho fatto tornare l'allegria e che sono un simpaticone.
La sua situazione famigliare non è delle migliori, ma non ve ne
rendereste mai conto.
Le ho voluto bene subito.
Ho sempre pensato sarei stato un pessimo padre.
Sostiene Lei che non è vero. Non Le ho creduto subito, forse.
Ho un brutto carattere, persino autoritario.
Lei dice che non è vero e probabilmente ha ragione.
Le voglio bene, sempre di più.
E mi fa sentire una persona migliore.
Sarò anche un padre migliore di quanto il mio pessimismo comico mi
faccia pensare ?
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6 aprile 2010
Ciao Roberta !
L'8 aprile dell'anno scorso moriva suicida la giornalista femminista e
militante dei diritti civili Roberta Tatafiore.
La volli ricordare su questo blog con un articolo che - con profondo
dispiacere - feci già allora difficoltà a scrivere e che fu poi
pubblicato anche da "La Voce Repubblicana".
Feci difficoltà a scriverlo, come faccio ora a scrivere queste poche
righe di presentazione.
Roberta Tatafiore, poco conosciuta ai più, fu per molti di noi irriducibili libertari (a cui della "destra" e della "sinistra" non è mai importato nulla), un mito.
Un mito di libertà individuale, di coscienza civile all'anglosassone, di
liberazione che personalmente non esito a definire "psicosessuale"
(consapevolezza dell'utilizzo della propria mente e del proprio corpo,
senza costrizioni, condizionamenti o gabbie mentali).
Una donna che ha sempre, del resto, vissuto con coerenza la sua
esistenza giungendo financo a decidere il giorno ed il modo in cui
morire.
Da mercoledì 7 aprile prossimo, uscirà in libreria il suo diario "La
parola fine - diario di un suicidio", edito da Rizzoli con il contribito
del quotidiano "Il Foglio", che la Tatafiore iniziò a scrivere a
gennaio del 2009 proprio per documentare la sua scelta estrema con
riflessioni, paure, dubbi, ma anche con la certezza che la sua scelta di
morire sarebbe stata ineluttabile.
Vorrei qui riprodurre l'articolo che scrissi all'indomani della sua
morte, aggiungendo una piccola riflessione che Roberta Tatafiore
riprodusse nel suo diario: «A chi
appartiene la vita? Credo che la vita appartenga a ogni individuo
libero di affidarla a chi vuole in base a ciò che gli suggerisce la
coscienza».
 Luca Bagatin
UN ATTO DI ESTREMA COERENZA di Luca Bagatin da "La Voce Repubblicana" del 28 aprile 2009
 
Ricordo che la prima volta che ho
sentito parlare di lei è stato...... Avevo 17 anni ed allora ero un
verde militante. Fu così che conobbi i primi radicali storici, quelli
che avevano vissuto i mitici anni Sessanta, Settanta ed Ottanta con le
loro lotte per i diritti civili (divorzio, aborto, obiezione di
coscienza alla leva militare, voto ai diciottenni, liberazione sessuale,
omosessuale, transessuale, antiproibizionismo su droghe, non droghe,
ricerca scientifica, ambientalismo laico, autogestione del proprio corpo
e della propria mente....). Frequentavo la sede dei Verdi di
Pordenone, allora sita in Via Rovereto, ove oggi c'è un call center per
immigrati. Mi avevano lasciato una copia delle chiavi ed allora mi
dilettavo a riordinare il polverosissimo archivio fatto di vecchi numeri
di Quaderni Radicali (ne conservo a casa ancora un sacco di copie), di
Frigidaire (con un poster di Ilona Staller, al secolo Cicciolina), di
Radicalchic (una rivistina radicale di satira che usciva nei primi anni
'80), de Il Male, dei vecchissimi numeri di Lotta Continua
e.....Lucciola, il giornale dei diritti delle prostitute diretto da lei:
Roberta Tatafiore. Non so perché, ma sono sempre stato attratto dai diritti
degli “sconciati”, dei “diversi”, degli “emarginati”. Forse
perché, sin da ragazzino, sono sempre stato un tipino abbastanza
stravagante, poco incline al conformismo (nei comportamenti, nel modo di
vestire, nelle abitudini, nel modo di pensare....), ontologicamente
controcorrente. Per me l'amore per tossici, puttane, disabili, froci e
lesbiche e chi più ne ha più ne metta è stato dunque naturale. Più che
amore è stata empatia, comprensione. Fra anticonformisti ci si riconosce
a pelle. E' così che ho iniziato a leggere quel vecchio numero di
Lucciola, gli articoli della Tatafiore e ricordo persino un buffissimo
quanto emblematico fotoromanzo a tema prostituzione con protagonisti la
stessa Tatafiore ed un giovanissimo Chicco Testa. Ma chi era Roberta
Tafafiore ? Una femminista, proveniente dal quotidiano “Il Manifesto” e
poi una militante radicale in prima linea per i diritti civili delle
prostitute e dunque per la loro autogestione. Ironia della sorte, nel
1999, collaborerò io stesso – lavorativamente parlando, pur per un
breve periodo – con il Comitato dei Diritti Civili delle Prostitute,
fondato anche con il contributo di quelle battaglie libertarie e con
sede nazionale proprio a Pordenone. Ormai abbandonata la militanza
sinistrorsa nei Verdi (che stava diventando sin troppo sinistrorsa ed
ideologizzata per un individialista liberale e libertario come me) e
anche quella nella Lista Emma Bonino per la quale avevo comunque
condotto – con nessun mezzo ed assieme alla radicale storica Paola
Scaramuzza – la campagna elettorale per le europee in città (secondo
partito a Pordenone con il 14% dei voti: ci dedicarono anche la prima
pagina de “Il Gazzettino"), mi sono per molti versi avvicinato al
progetto del Polo Laico e poi della Casa Laica. Per un'area libertaria
nel centrodestra. Il Polo Laico era animato da persone che
culturalmente e politicamente stimavo molto: Givanni Negri, Arturo
Diaconale, Luca Barbareschi e.....Roberta Tatafiore appunto ! Eccola
che ritorna. Ascoltai su Radio Radicale anche il suo intervento di
fondazione di quel progetto che pur ebbe vita breve. Come poteva una
femminista ex di sinistra avvicinarsi ad un progetto nell'alveo del
centrodestra ? Poteva eccome, se era sufficientemente laica e libertaria
da rendersi conto che dall'altra parte – nei salotti buoni della gauche
au caviar - i “diversi” sono sempre stati trattati come degli appestati
(personalmente ricordo che allora, solo con i giovani di Alleanza
Nazionale riuscivo a parlare apertamente, in dibattiti pubblici e
televisivi, di legalizzazione della cannabis e di somministrazione
controllata di eroina ai tossicomani. Io a favore e loro contro. Con i
“sinistri” era impensabile, tanto erano attenti a mantenere buoni
rapporti con i loro amici cattolici). Non a caso, lo storico leader
del Partito Repubblicano Italiano, Randolfo Pacciardi, preferendo
l'alleanza con i clericali piuttosto che quella con i comunisti,
affermava: “Meglio una messa al giorno che una messa al muro”. Come non
dargli torto ! Ma ecco che comunque, anche lì, fra quegli ingenui
clericaloni e parrucconi del centrodestra berlusconiano, i laici,
liberali e libertari duri e puri davano fastidio. Solo qualcuno si è
salvato quà e là. Mi pare che la stessa Tatafiore abbia aderito ai
Riformatori Liberali di Della Vedova e Taradash, ma, ad ogni
modo.....non c'è stata trippa pè gatti ! Negli ultimi anni Roberta
Tatafiore curava una rubrica - Thelma e Louise - su “Il Secolo
d'Italia”, in cui continuava a parlare libertariamente di femminismo
con Isabella Rauti. In un recente articolo su “La Voce Repubblicana”
l'ho persino citata come rappresentante di quei radicali dalla mente
libera (come anche Adele Faccio, Angelo Pezzana, Giovanni Negri....),
che non hanno chinato la testa di fronte ai deliri pannelliani che hanno
portato quella tradizione alla totale distruzione politica e culturale.
In questi giorni, per mezzo di un bellissimo articolo dell'amico
Vittorio Lussana su “L'Opinione delle Libertà” (che con la Tatafiore per
un periodo ha anche convissuto), vengo a sapere che ella si è tolta la
vita all'età di 66 anni. Mi scende una lacrima, poi comprendo e
rispetto. Rispetto una scelta consapevole e rifletto. Rifletto sul
fatto che – come andiamo ripetendo da anni - solo noi siamo i padroni
della nostra esistenza, solo noi siamo in grado di gestirci ed
autogestirci, perché noi siamo “il pilota” della nostra vita, della
nostra mente, della nostra coscienza. E' un discorso filosofico, ma
anche eminentemente politico. E forse Roberta Tatafiore ha così compiuto
il suo ultimo, estremo, atto politico di un'esistenza profondamente
coerente, liberale e libertaria. Penso quindi ad Alex Langer. Poi a
Piero Welby ed infine a Beppino Englaro ed a Eluana. Esperienze che
non c'entrano assolutamente nulla fra loro. Non le giudico, sorrido, e
penso a quanto sia fortunato ad aver potuto comprendere ed apprendere –
nel mio piccolo – qualche cosa dalle loro esistenze.

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17 maggio 2009
L'ISLAM RICONOSCE L'OMOSESSUALITA' by Peter Boom
E-VOLUTION R-EVOLUTION
 presentazione by Luca Bagatin
Oggi, 17 maggio, si celebra la Giornata Mondiale Contro l'Omofobia.
Quale modo migliore per celebrarla con un articolo del nostro amico Peter Boom "a tema", mi sono detto ? Qualcuno si chiederà - forse - il motivo per il quale questo blog dà tanto spazio a questa tematica. Invero,
qui,abbiamo sempre dato spazio ad ogni tipo di tematica politica e soprattutto culturale, che
avesse come tema centrale la libertà dell'individuo da qualsiasi dogma
e/o autorità costituita. Nella fattispecie si parla di libertà di
amare e/o di scopare (perdonate il giovanilistico termine, ma, invero,
siamo giovani noi stessi) con chi ci pare e piace. Con l'unico limite
di essere reciprocamente consenzienti. Beh....la cosa mi pare lapalissiana ! Omofobia....bah ! Mi chiedo che brutto mondo sarebbe se a noi eterosessuali fosse impedito di amare l'altro
sesso.... La
società odierna non è che frutto di lotte di liberazione individuale.
Abbiamo passato e superato l'Impero Romano, i Barbari, il Medioevo,
l'Assolutisimo dei Sovrani, il Terrore della Rivoluzione Francese, il
Nazifascismo con il suo Olocausto, il Marxismo al Potere, un paio di governi Prodi.... Superare il dogma, il pregiudizio, la paura del diverso che non è che il nostro specchio.... Una nuova Rivoluzione Culturale, dunque. Ovvero un'Evoluzione Individuale !
    L'ISLAM RICONOSCE L'OMOSESSUALITA' by Peter Boom Questo è il titolo di un interessante articolo sul giornale
Indonesiano in lingua inglese "The Jakarta Post" ( http://www.thejakartapost.com/news/2008/03/27/Islam-039recognizes-homosexuality039.html ). In nove paesi islamici vige ancora la pena di morte per
omosessualità ed in molti altri paesi questa è ancora considerata contro la
legge e viene punita in svariati modi. In molti paesi anche la posizione
delle donne è a dir poco precaria e non vengono rispettati i diritti
umani. Il dibattito su The Jakarta Post inizia così: "Omosessualità ed
omosessuali sono naturali e creati da Dio, dunque permissibili dentro l'Islam.
Studiosi musulmani moderati hanno affermato che per l'Islam non ci sono ragioni
per rifiutare gli omosessuali e che la condanna di omosessuali od omosessualità
da parte di importanti ulema (studiosi di teologia) e molti altri musulmani è
basata su interpretazioni grette (narrowminded) dell'Islam stesso.
Siti Musdah Mulia della Conferenza Indonesiana delle Religioni e della Pace
ha citato la "al-Hujurat" (49:3) affermando che una delle benedizioni per gli
esseri umani è che tutti gli uomini e le donne sono uguali per etnia, ricchezza,
posizione sociale ed anche per orientamento sessuale. Non c'è differenza tra
lesbiche e non-lesbiche. Negli occhi di Dio le persone vengono valutate per la
loro devozione (piety).
Una dichiarazione senz'altro in linea con la Dichiarazione dei Diritti Umani
delle Nazioni Unite. Anche i Valdesi ed altre religioni cristiane sono della
stessa opinione mentre la chiesa cattolica rimane ancora dell'avviso che gli
atti omosessuali vadano condannate mettendosi sullo stesso piano immorale di
certi paesi islamici fanatici che si rifiutano di firmare la richiesta per la
depenalizzazione dell'omosessualità (proposta dal Presidente Sarkozy presso le
Nazioni Unite).
Un altro partecipante alla Conferenza Indonesiana si è espresso come
segue:"L'essenza della religione (Islam) è di rendere umane le persone, di
rispettarle e di conferirle dignità. Anche l'omosessualità è creazione di Dio e
dovrebbe essere considerata naturale.
I musulmani hanno bisogno di abbracciare la ijtihad ( l'iter per prendere una
decisione legale per mezzo di una interpretazione indipendente dal Corano e/o la
Sunnah) per evitare di rimanere prigionieri del vecchio paradigma senza
sviluppare interpretazioni di più larghe vedute.
Alla conclusione della conferenza è stato affermato che la cultura
indonesiana accetta l'omosessualità. La condanna dell'omosessualità veniva
richiesta soltanto da due gruppi di musulmani conservatori i quali dichiaravano
che il rapporto tra persone dello stesso sesso è un peccato, ma che non
consideravano i gay come nemici.
Un altro grande paese orientale è l'India dove, malgrado il puritanesimo
inglese, i pregiudizi sono minori e sul "Kolkata Mirror", importante giornale in
lingua inglese, si trova un'intervista a diverse persone con la domanda cosa
pensino della pansessualità. Le risposte sono nel segno di una grande apertura
mentale, come per esempio: "Ad ognuno il suo, non c'è niente di sbagliato in un
rapporto consensuale tra adulti", o anche "la sperimentazione sessuale dovrebbe
essere incoraggiata".
L'Asia infatti ha avuto sempre tradizioni molto poco condizionanti per quanto
riguarda una pansessualità libera, malvista solo quando esagerata o violenta.
L'India ha prodotto il famoso Kama Sutra, la Cina il Tao (via o cammino) con
l'insegnamento che una vita spiritualmente valida richiede anche molto buon
sesso. Lo Yin e Yang chiusi in un unico cerchio simboleggianti
l'interscambiabilità tra il femminile ed il maschile, era l'affermazione forse
più antica della pansessualità. Come si vede non c'è niente di nuovo sotto il
sole.
Nei paesi a maggiore influenza islamica la situazione è più complessa, ma i
primi tentativi di liberazione sessuale sono arrivati pure lì come ultimamente a
Beirut nel Libano, dove duecento omosessuali hanno manifestato in piazza contro
la repressione esercitata dalla polizia.
A Kampala (Uganda) venti omosessuali quasi tutte lesbiche (tante volte le
donne sono più coraggiose degli uomini!) hanno apertamente dimostrato in piazza
a favore della depenalizzazione dell'omosessualità ( sette anni di carcere!!!).
Un ministro ha dichiarato che l'Uganda è un paese cristiano (sic!).
Personalmente mi ricordo la prima manifestazione gay a San Remo nel mese di
aprile 1972. La polizia ci aveva praticamente assediati e quando mi sono baciato
in bocca con un bel ragazzo norvegese abbiamo rischiato l'arresto, ma ... la
cultura avanza, seppur troppo lentamente.
In conclusione resta da sperare che il mondo attraverso la globalizzazione
soprattutto nelle comunicazioni diventi più libero e liberato da quelle
gerarchie ecclesiali fanatiche e completamente obsolete.
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9 maggio 2009
Povera Italia, povera Europa.....
 
In un articolo di alcuni mesi fa sul mio blog, in cui parlavo delle elezioni europee, scrivevo la seguente frase: Essendo purtuttavia e mio malgrado un tipo estremamente pratico mi immagino ciò che nei fatti – ahinoi - accadrà: sbarramento al 4 o 5%; liste calderone PD-PdL con tanti attori, cantanti, sportivi, mezze calze, cartapecore; l'Europa questa sconosciuta; Strasburgo che formaggio è ! E così è, nei fatti, accaduto: sbarramento al 4% (che non mi pare propriamente cosa democratica e dirò anche che mi preoccupa il fatto che lo adottino anche altri Paesi europei !) e presenza nelle liste di personaggi dell'universo mondo dello spettacolo, nel senso più ampio e colorito del termine. La cosa ha scatenato – stranamente solo quest'anno – le grandi bagarre di cui, da alcuni giorni, sentiamo nei media nostrani. Del resto non era la prima volta che ciò accadeva ! Attribiamo peraltro la presenza di questi corpi estranei nella politica italiana alla totale spettacolarizzazione della stessa, ovvero alla mancanza pressoché totale di riferimenti ideali e prima ancora culturali, che tanto avevano permeato la pur tanto vilipesa Prima Repubblica. Oggi, qui da noi, non esistono nemmeno più le sezioni di partito ! Esistono i clubs, le conventions, tutta roba per tordi, copiata (male peraltro) da culture che hanno una storia e dei riferimenti politico-culturali completamente diversi dai nostri. Però così, fra una convention ove si parla di governance si continuano ad ingannare gli elettori che oramai si considerano dei veri e propri consumatori (consumer ?). In questo modo dove volete che andremo a finire ? Da nessuna parte: senza passato non c'è futuro. E non ci può essere futuro scopiazzando modelli esteri con l'intrusione nelle liste di personalità che, potranno anche essere onestissime e bravissime nei loro rispettivi campi, ma che con la politica la cultura politica c'entrano come i cavoli a merenda. Il professionismo della politica e la passione per la politica sono dei valori, cari miei. Non sono certo indice di disonestà, come hanno voluto farci credere dal '93 a questa parte ! E' ora che tornino in pista militanti e personalità che masticano politica dalla mattina alla sera. E poco importa se sono bocconian-plurilaureati (che una laurea oggi non la si nega più a nessuno) o esteticamente avvenenti. Sì, perché c'è anche questa storia del fatto che si deve essere avvenenti, piacenti, non sgradevoli alla vista. Su questo punto il Cavaliere mi ha profondamente deluso debbo dire, ascoltandolo l'altra sera da Vespa. Non mi è piaciuto nemmeno un certo sarcasmo nella rubrica di “Libero” (giornale che pur apprezzo per la sua libertarietà e che leggo spesso e ben volentieri) del 6 maggio scorso nella rubrica satirica Cabaret, nella quale vediamo una vignetta con la Mussolini e la Carfagna smaglianti e sorridenti, con dall'altra parte delle tristissime Livia Turco, Rosy Bindi e Jervolino e, in alto, la scritta: QUOTE ROSA E...QUOTE RACCHIE. Mi è sembrato, insomma, di pessimo gusto anche perché non si possono fare discriminazioni – ancorché satiriche - in base all'estetica. L'ho sempre detto e scritto difendendo lo stesso Berlusconi dal sarcasmo sulla sua altezza (che peraltro è anche la mia !). Trovo tutto ciò affatto divertente e totalmente fuorviante. Una persona la si valuta per ben altre qualità. E guarda caso nella Prima Repubblica i politici più capaci erano forse quelli meno avvenenti.....Ma questo è un altro discorso. Tutto ciò, insomma, per evidenziare semplicemente come si sia deteriorato il contesto politico italiano nel suo complesso. Non si può pensare di costruire, ovvero di ricostruire un Paese senza andarsi a studiare la storia e le realizzazioni di tutti i Padri della Patria, dell'Europa, delle democrazie Occidentali. Senza avere i rudimenti del diritto italiano ed europeo. Senza aver mai fatto politica militante. Pensavo non a caso alle tre giovani ragazze del Movimento Federalista Europeo di Udine, Diana Coseano, Giulia Tasso e Greta Facile, che ho recentissimamente intervistato per “La Voce Repubblicana”: sono brave e preparate, ma loro stesse in questo momento non hanno alcuna intenzione di fare politica ! E lo credo, in questo contesto ! Un tempo la selezione della classe dirigente avveniva nel modo assai più democratico e naturale: a partire dalle sezioni di partito. Allora c'era una vera e propria “base militante e pensante” in tutti i partiti nazionali. Allora, prima si passava per le elezioni comunali, poi per quelle provinciali, poi ancora, forse, per quelle nazionali ed europee. La classe politica di allora era animata dalla passione, i partiti di governo si guardavano bene dall'andare in piazza a far inutili schiamazzi, il personale politico era scelto via via dal basso e non dai “commissari nazionali” o da chi per loro. Sarebbe il caso di riflettere, io penso, su queste cosette. E chiedersi anche il motivo per il quale c'è e ci sarà sempre minore afflusso alle elezioni e sempre minor interesse par la politica. Svecchiare la classe dirigente significa partire, ovvero ri-partire dal basso. Dai partiti, quelli veri e storici ! Non certo continuando a spettacolarizzare un dibattito destra-sinistra (parole e categorie politiche totalmente vuote e prive di intrinseco significato) che è stantio da più di un decennio e che non sarà in grado di garantirci un serio avvenire.
 Luca Bagatin
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26 aprile 2009
Roberta Tatafiore: un ricordo
Ricordo che la prima volta che ho sentito parlare di lei è stato...... Avevo 17 anni ed allora ero un verde militante. Fu così che conobbi i primi radicali storici, quelli che avevano vissuto i mitici anni Sessanta, Settanta ed Ottanta con le loro lotte per i diritti civili (divorzio, aborto, obiezione di coscienza alla leva militare, voto ai diciottenni, liberazione sessuale, omosessuale, transessuale, antiproibizionismo su droghe, non droghe, ricerca scientifica, ambientalismo laico, autogestione del proprio corpo e della propria mente....). Frequentavo la sede dei Verdi di Pordenone, allora sita in Via Rovereto, ove oggi c'è un call center per immigrati. Mi avevano lasciato una copia delle chiavi ed allora mi dilettavo a riordinare il polverosissimo archivio fatto di vecchi numeri di Quaderni Radicali (ne conservo a casa ancora un sacco di copie), di Frigidaire (con un poster di Ilona Staller, al secolo Cicciolina), di Radicalchic (una rivistina radicale di satira che usciva nei primi anni '80), de Il Male, dei vecchissimi numeri di Lotta Continua e.....Lucciola, il giornale dei diritti delle prostitute diretto da lei: Roberta Tatafiore. Non so perché, ma sono sempre stato attratto dai diritti degli “sconciati”, dei “diversi”, degli “emarginati”. Forse perché, sin da ragazzino, sono sempre stato un tipino abbastanza stravagante, poco incline al conformismo (nei comportamenti, nel modo di vestire, nelle abitudini, nel modo di pensare....), ontologicamente controcorrente. Per me l'amore per tossici, puttane, disabili, froci e lesbiche e chi più ne ha più ne metta è stato dunque naturale. Più che amore è stata empatia, comprensione. Fra anticonformisti ci si riconosce a pelle. E' così che ho iniziato a leggere quel vecchio numero di Lucciola, gli articoli della Tatafiore e ricordo persino un buffissimo quanto emblematico fotoromanzo a tema prostituzione con protagonisti la stessa Tatafiore ed un giovanissimo Chicco Testa. Ma chi era Roberta Tafafiore ? Una femminista, proveniente dal quotidiano “Il Manifesto” e poi una militante radicale in prima linea per i diritti civili delle prostitute e dunque per la loro autogestione. Ironia della sorte, nel 1999, collaborerò io stesso – lavorativamente parlando, pur per un breve periodo – con il Comitato dei Diritti Civili delle Prostitute, fondato anche con il contributo di quelle battaglie libertarie e con sede nazionale proprio a Pordenone. Ormai abbandonata la militanza sinistrorsa nei Verdi (che stava diventando sin troppo sinistrorsa ed ideologizzata per un individialista liberale e libertario come me) e anche quella nella Lista Emma Bonino per la quale avevo comunque condotto – con nessun mezzo ed assieme alla radicale storica Paola Scaramuzza – la campagna elettorale per le europee in città (secondo partito a Pordenone con il 14% dei voti: ci dedicarono anche la prima pagina de “Il Gazzettino"), mi sono per molti versi avvicinato al progetto del Polo Laico e poi della Casa Laica. Per un'area libertaria nel centrodestra. Il Polo Laico era animato da persone che culturalmente e politicamente stimavo molto: Givanni Negri, Arturo Diaconale, Luca Barbareschi e.....Roberta Tatafiore appunto ! Eccola che ritorna. Ascoltai su Radio Radicale anche il suo intervento di fondazione di quel progetto che pur ebbe vita breve. Come poteva una femminista ex di sinistra avvicinarsi ad un progetto nell'alveo del centrodestra ? Poteva eccome, se era sufficientemente laica e libertaria da rendersi conto che dall'altra parte – nei salotti buoni della gauche au caviar - i “diversi” sono sempre stati trattati come degli appestati (personalmente ricordo che allora, solo con i giovani di Alleanza Nazionale riuscivo a parlare apertamente, in dibattiti pubblici e televisivi, di legalizzazione della cannabis e di somministrazione controllata di eroina ai tossicomani. Io a favore e loro contro. Con i “sinistri” era impensabile, tanto erano attenti a mantenere buoni rapporti con i loro amici cattolici). Non a caso, lo storico leader del Partito Repubblicano Italiano, Randolfo Pacciardi, preferendo l'alleanza con i clericali piuttosto che quella con i comunisti, affermava: “Meglio una messa al giorno che una messa al muro”. Come non dargli torto ! Ma ecco che comunque, anche lì, fra quegli ingenui clericaloni e parrucconi del centrodestra berlusconiano, i laici, liberali e libertari duri e puri davano fastidio. Solo qualcuno si è salvato quà e là. Mi pare che la stessa Tatafiore abbia aderito ai Riformatori Liberali di Della Vedova e Taradash, ma, ad ogni modo.....non c'è stata trippa pè gatti ! Negli ultimi anni Roberta Tatafiore curava una rubrica - Thelma e Louise - su “Il Secolo d'Italia”, in cui continuava a parlare libertariamente di femminismo con Isabella Rauti. In un recente articolo su “La Voce Repubblicana” l'ho persino citata come rappresentante di quei radicali dalla mente libera (come anche Adele Faccio, Angelo Pezzana, Giovanni Negri....), che non hanno chinato la testa di fronte ai deliri pannelliani che hanno portato quella tradizione alla totale distruzione politica e culturale. In questi giorni, per mezzo di un bellissimo articolo dell'amico Vittorio Lussana su “L'Opinione delle Libertà” (che con la Tatafiore per un periodo ha anche convissuto), vengo a sapere che ella si è tolta la vita all'età di 66 anni. Mi scende una lacrima, poi comprendo e rispetto. Rispetto una scelta consapevole e rifletto. Rifletto sul fatto che – come andiamo ripetendo da anni - solo noi siamo i padroni della nostra esistenza, solo noi siamo in grado di gestirci ed autogestirci, perché noi siamo “il pilota” della nostra vita, della nostra mente, della nostra coscienza. E' un discorso filosofico, ma anche eminentemente politico. E forse Roberta Tatafiore ha così compiuto il suo ultimo, estremo, atto politico di un'esistenza profondamente coerente, liberale e libertaria. Penso quindi ad Alex Langer. Poi a Piero Welby ed infine a Beppino Englaro ed a Eluana. Esperienze che non c'entrano assolutamente nulla fra loro. Non le giudico, sorrido, e penso a quanto sia fortunato ad aver potuto comprendere ed apprendere – nel mio piccolo – qualche cosa dalle loro esistenze.
 Luca Bagatin
Su youtube si può trovare questo bel video fotografico in ricordo di Roberta, al link http://www.youtube.com/watch?v=x2vq7wDy28Q
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21 aprile 2009
MIRACOLO ! by Peter Boom
MIRACOLO ! di Peter Boom
Quando a Bagnaia ci sono le feste (quelle sante e no)
gli handicappati sono miracolati, di punto in bianco vengono considerati guariti
da tutti i loro mali o ... piuttosto vengono considerati figli di ...nessuno. Le insegne stradali che indicano i posti di parcheggio
riservati a loro vengono coperti da sacchi neri della mondezza addirittura con
anticipo di circa 24 ore per cui in sostanza tutti si potrebbero mettere su
questi posti riservati, ma temporaneamente annullati e già tanto usurpati da
automobilisti senza scrupoli ed altamente incivili. I cosiddetti portatori di handicap vivono in queste
occasioni le feste come momenti di grande difficoltà e se fosse veramente
necessario di liberare le strade e piazze si chiede che almeno vengano a loro
riservati e messi a disposizione posti di parcheggio facili da
raggiungere. I vigili urbani, evidentemente incapaci di risolvere il
problema ed infastiditi, in più occasioni mi hanno risposto di non avere tempo.
Probabilmente sarebbe incostituzionale levare i pochi parcheggi a questi
"privilegiati" che possiedono il contrassegno o il permesso di parcheggiare, ma
questo è un problema del quale si devono occupare certe istituzioni che
certamente sono molto carenti nell'assistenza a persone bisognose in
genere. Questo è l'Italia, paese nel quale esistono tre milioni
di case abusive, non accastate e che non pagano le tasse. Dove, grazie a
politici (volutamente???) incompetenti, spesso corrotti, il sistema fiscale è
inefficiente così come l'apparato giudiziario che a causa della farraginosità e
la conseguente lunghezza dei processi dà ampia possibilità di sfuggire alle
condanne a chi può permettersi buoni avvocati ( frodi edilizie - terremoti -
etcetera, etcetera). Ho sentito dire addirittura che quasi nessun imprenditore
sia scampato al dover pagare tangenti o far comunque favori a trasversali
politici nel caso di appalti pubblici. Così i palazzi nuovi, i ponti e le autostrade
continueranno a crollare ad ogni scossa moderata di terremoto e anche gli
handicappati potranno dirsi fortunati di venir miracolati almeno durante le
feste. 
POSTFAZIONE Quando mi chiesero come mi sarei figurato il Paradiso, risposi: "Senza rompiballe ed automobili !" by Luca Bagatin
Ebbene non è forse solo una questione di feste, caro Peter. I
disabili sono purtroppo snobbati da tutti in questo nostro Paese e
personalmente sono persuaso a ritenere autenticamente handicappati solo
coloro i quali li snobbano e non mettono loro a disposizione adeguate
strutture. Siamo indietro anche qui a Pordenone che si dice essere
la prima città che ha abbattuto le barriere architettoniche in Italia
(essendo un pedone ed un camminatore militante, guardandomi in giro,
noto che non è affatto così). Quanto ai parcheggi di cui tu
parli....è anche un problema di educazione. Ed è raro già di per sé
trovare un parcheggiatore e/o un automobilista educato (ma lasciamo
perdere. Non è il caso qui di parlare dei miei pregiudizi non del tutto
infondati sugli automobilisti e sulle automobili. Mezzi che, se posso,
frequento il meno possibile). Quanto al resto
è vero: l'Italia è drammaticamente il Paese dell'impunità e/o del
punizionismo a senso unico (vedi Tangentopoli) che colpisce solo chi fa
comodo buttando via non solo l'acqua sporca....ma anche il bambino ! Ed è anche un Paese moralista senza morale: moralista nel pubblico, immorale nel privato. Ciò è anche il retaggio di certa cultura dogmatica.... vabé, lo sappiamo. Mai
delegare ad altri se puoi fare da te. Ovvero: non fare agli altri ciò
che non vorresti fosse fatto a te, ovvero ancora: fai agli altri quello
che vorresti fosse fatto a te. Ed ancora: vivi e lascia vivere ! Semplici detti che sarebbero sufficienti a rendere più vivibile la vita di ciascuno nell'Italia d'oggi, di ieri e di domani.  
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14 aprile 2009
FAVOLETTA SCHIFOSISSIMA by Peter Boom
O.R.G.A.S.M. Or ORGASM ?
Peter Boom è cittadino olandese e vive in Italia dagli anni '50. E' una sorta di osservatore europeo o, se volete, internazionale o, meglio, vivendo in quel della provincia di Viterbo: un Osservatore naturalizzato Viterbese (che non è proprio un Osservatore Romano, ma poco di manca !). Ordunque qui ci presenta, anziché un suo articolo, una favoletta da lui definita schifosissima prossimo-futurologica. Per quanto siamo più ottimisti di Peter e dunque crediamo nella possibilità e nella potenzialità in un prossimo futuro di una decadenza della attuali illiberalità praticate nel nostro Paese (e dunque in una rinnovata apertura della e delle Coscienze), riteniamo utile presentarvi la visione - per quanto sottoforma di favola - di un osservatore che, non a caso, ha sempre rifiutato la cittadinanza italiana.
 Luca Bagatin
 
FAVOLETTA SCHIFOSISSIMA
PROSSIMO-FUTUROLOGICA
UN FUTURO LUMINOSO
Di Peter Boom
E' previsto in Italia, dopo la decisione che non siamo
nemmeno liberi di scegliere la morte dolce (eutanasia), un enorme investimento
per toglierci dalla crisi economica e dal problema "morte", che consiste nella
costruzione di molte fabbriche della "Morte Vivente" con tecnologie
avanzatissime etiche e benedette. Si vocifera che le adesioni, a causa della
predicata paura della morte, saranno numerosissime. Le tecniche di sopravvivenza
biologica stanno facendo passi da gigante per cui si prevedono anche trapianti
di organi per tenere in vita i corpi di persone persino senza testa, cuore o
cervello altrimenti penosamente decedute. Saranno profumati alla mentuccia o al
finocchio i tubi per la respirazione artificiale e per la nutrizione artificiale
attaccati a speciali macchine che automaticamente erogheranno cibi di prima
qualità e vini prelibati in occasione delle feste e delle sante messe ai
pazienti i quali brinderanno artificialmente e sorrideranno. Lo svuotamento degli sfinteri sarà previsto sempre per
manipolazione manuale, un piacere che non si possa negare a nessuno. Un compito
quasi religioso ed altamente qualificato che verrà eseguito dai membri di una
confraternità o di una consorellastrinità di amanti dei morti, scelti con cura
tra necrofili e pedofili, tutta gente che sente nel profondo dell'anima
l'esigenza di avere rapporti sessuali con persone indifese. Per verità di cronaca bisogna dire che era stato
inventato pure un macchinario ad energia solare automatico per la nutrizione e
lo svuotamento anale, ma questo metodo non era stato approvato per non perdere
la dimensione di naturalezza, umana e divina. Le industrie che producono bambole e bamboli di gomma
per i sexshop, temendo una forte contrazione della vendita, si stanno
organizzando per fare dimostrazioni di protesta in tutte le città italiane con
la partecipazione delle stesse bambole ed i bamboli in grandi cortei.
Naturalmente le Forze dell'Ordine si stanno attrezzando con chiodi e spille per
rendere inoffensive queste aggressive pupazze e gli scandalosi pupazzi pronti a
strillare con le loro bocche sempre aperte. Lo Stato, oramai completamente
"Capital-Socialista-Religiosa" C.S.R., finanzierà queste fabbriche chiamate
"O.R.G.A.S.M.", Opere Redivive Garanti Attesa Sacra della Morte. E' stato proposto una legge per garantire a tutti i
morti viventi, tra l'altro sempre più numerosi, un posto assicurato in queste
fabbriche dopo un periodo di tre anni trascorsi negli ospedali. Fabbriche in
grado di fornire una sopravvivenza di minimo venti anni, e a chi paga, anche di
50 o addirittura di 100 anni, grazie appunto alle sempre più perfezionate
tecnologie. Il tutto sarà completamente finanziato dallo Stato,
escludendo naturalmente da questo enorme vantaggio i non credenti, gli
omosessuali, gli zingari e gli extracomunitari che dovranno pagare cospicue
rette per poter usufruire di questo sofisticato servizio. Un potente ministero sarà creato proprio a questo uopo
sotto la grave responsabilità di un nuovo ministro di nome Smorto, eminente
professore di etica, il quale, visto il suo ottimo rapporto con il presidente
dello Stato, godrà anche dei proventi delle fabbriche. 
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