13 dicembre 2012
Silvio Berlusconi rasenta ormai il ridicolo
Silvio Berlusconi
rischia di rasentare il ridicolo a causa della sua incoerenza
politica.
Prima fa cadere Monti al Senato, per una dichiarazione del Ministro Passera, costringendoci ad elezioni anticipate e, successivamente, lo candida alla guida dei moderati. E' persona seria costui ? Ma
già ci aveva lasciati basiti allorquando disse di volersi ritirare dalla vita pubblica e di
non ricandidarsi più e poi, invece, fece marcia indietro e dichiarò di volersi
ricandidare. Oggi Berlusconi dice anche di essere un "convinto
europeista", come se non fosse stato lui ad appoggiare - quando era al
governo - i nemici dell'Europa e dell'Occidente, ovvero Gheddafi,
Lukeshenko e Putin. Silvio Berlusconi e quel che resta del PdL hanno
perduto ogni possibile credibilità ed i sondaggi li danno in caduta più
che libera (bene che vada si attesteranno al 20% massimo dei consensi). Si sono rimangiati, oltretutto, ogni singola proposta liberale e di riforma dei loro programmi
elettorali, non solo del '94, ma anche del 2001 e del 2008. Che poi,
volere un'alleanza di moderati assieme ai neofascisti ed estremisti de
La Destra e quelli della Lega Nord...beh, anche qui ci scappa un tantino
da ridere. Non che nel carro sinistro le cose vadano meglio. Le
primarie non hanno fatto altro che riproporre il leader dei cattocomunisti Pierluigi Bersani,
che sta per allearsi con i neocomunisti di Vendola e quel che rimane
dell'IdV. Si torna, in sostanza, al '96, alla contrapposizione
Berlusconi-Prodi, che è come se fossimo negli Anni '80 ed ascoltassimo
ancora il Quartetto Cetra. Un tristissimo spettacolo tutto
partitocratico al quale ci auguriamo possano contrapporsi forze di
alternativa quali Fermare il Declino di Oscar Giannino, Democrazia Natura
Amore di Ilona Staller ed i Radicali. Auguriamocelo perché, con questa
legge elettorale e con le firme da raccogliere in poco più di trenta
giorni, si rischia davvero il tracollo del Paese ed il ritorno di zombie e mummie in Parlamento.
 Luca Bagatin
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27 ottobre 2012
L'invito di www.lucabagatin.ilcannocchiale.it al NON voto in Sicilia
Di fronte alla presenza di 32 indagati in pressoché tutte le liste
(salvo il M5Stelle di Grillo) presenti alle elezioni amministrative
siciliane di domani; di fronte ad un fronte unico, da destra a
sinistra, di continuità con le politiche nefaste di questi anni attuate da Raffaele Lombardo ed infine, di fronte alla
ingiusta mancata presentazione della lista civica "LeAli alla Sicilia"
guidata dal giornalista Davide Giacalone , il presente blog invita TUTTI gli
elettori onesti della Sicilia a NON ANDARE A VOTARE. Al fine di non essere complici di questo sistema di illegalità e di omologazione a volontà oligarchiche. Riportiamo di seguito anche le dichiarazioni di Società Aperta, il movimento politico-culturale guidato da Enrico Cisnetto ed un articolo di Davide Giacalone. Buon NON voto, nel segno della trasparenza e del coraggio.
L.B.
Da Terzarepubblica, organo di Società Aperta
A
proposito di Sicilia, due parole sono dovute per quel tentativo – la
lista “LeAli alla Sicilia” capitanata da Davide Giacalone – che Società
Aperta ha condiviso e sottoscritto con entusiasmo, e che non ha nemmeno
varcato la soglia del voto. La lista non è stata ammessa: per la
presenza di un candidato con la fedina penale sporca – salvo aver
scoperto dopo che trattavasi di un clamoroso caso di omonimia – e per un
ritardo nella presentazione delle firme raccolte, segno di un deficit
organizzativo e di risorse che certifica come in queste circostanze la
buona volontà non sia sufficiente. Giacalone ci ha provato a combattere a
mani nude contro chi le aveva piene di soldi, ed ha comunque vinto –
anche senza essere presente al voto – per essere riuscito a marcare la
differenza tra chi è portatore di idee e di progetti e chi, invece,
sguazza in quel potere che ha portato la Sicilia al disastro. È poco e
molto, nello stesso tempo. Dopo il voto, che sarà comunque significativo
per quanto potrà poi accadere in Lombardia e nel Lazio e quindi a
livello nazionale, sarà il caso di ripartire da quel “tanto” senza per
questo dimenticare le ragioni di quel “poco”.
 Domenica si aprono le urne, intanto hanno chiuso, chiudono e chiuderanno
le aziende. Da ultimo quelle edili, che hanno deciso di fermare tutti i
cantieri pubblici, perché la regione, in Sicilia, è già fallita e non
paga. Né pagherà. Farà solo crescere il debito. Per avere un’idea della
campagna elettorale, nell’isola, basterà osservare che di questo, vale a
dire del problema più grosso e pressante, neanche s’è parlato. Quando
si conteranno i voti ci saranno due sconfitti, un profittatore e un
vincitore.
1. Il centro destra ne uscirà sconfitto perché c’è entrato spappolato. I
vertici nazionali hanno sperato di evitarlo, piegandosi a candidare
Gianfranco Micciché. Lo annunciarono ufficialmente, dimostrandosi
incapaci di capire che un pezzo del loro mondo non lo avrebbe mai
digerito e che lo stesso Micciché era ormai preso nel gioco di Raffaele
Lombardo. Eppure hanno sperato di tenerlo, accettando che fosse Micciché
a indicare la seconda scelta: Nello Musumeci. Non è bastato, la rottura
s’è consumata. Così non hanno l’unità, non hanno una candidato forte,
non hanno una linea politica. Dietro Musumeci c’è il vuoto. Accanto a
Musumeci c’è un Angelino Alfano che spera di vederlo vincere, in modo da
trovare la forza per affermare la propria leadership, anche in vista
delle primarie. Mentre Musumeci è un galantuomo figlio di una cultura
estremista, la cui campagna elettorale (come anche quella della
sinistra) s’è ridotta a fare il verso alle cose più scialbe e
insignificanti dell’antipolitica. Sono onesto, dice di sé. Bella cosa,
ma gli servirà a nulla con la regione in deafult e privo di maggioranza.
2. Il centro sinistra perderà le elezioni, perché anche su questo fronte
la spaccatura è insanabile: in Italia il Pd è alleato di Sel e diviso
dall’Udc, in Sicilia è alleato dell’Udc e diviso da Sel. Se vincessero
non sarebbe una vittoria della linea della segreteria nazionale e se
perdessero sarebbe una sua sconfitta. Non una bella prospettiva. Se
Rosario Crocetta dovesse prendere un voto più di Musumeci si troverebbe a
governare con i lombardiani. Se ne prenderà uno in meno si verificherà
la rottura con i casiniani. Un obbrobrio trasformista. Dietro Crocetta
ci sono liste più solide di quelle che accompagnano Musumeci, anche
perché il mondo degli affari ha guardato più a sinistra che a destra.
L’ex sindaco di Gela si fa un vanto della propria esperienza
amministrativa, ma il posto dove lo voteranno meno è proprio la sua
citta. Lo conoscono. In un dibattito pubblico disse che i dipendenti
regionali in esubero potrebbero essere assunti nei comuni. Delirio,
unito alla consapevolezza che ragionare seriamente non porta voti.
3. I lombardiani osservano la campagna dei due perdenti che si
contendono la falsa vittoria, e si fregano le mani. A guidare la terza
compagine c’è un Micciché pronto a dire qualsiasi cosa, compreso
lisciare il pelo all’indipendentismo. Ma rischia: la trattativa di
potere, una volta chiuse le urne, tornerà nelle mani di Lombardo. Posto
che Lombardo e Micciché, alleati, si disprezzano con sicula passione. Il
presidente uscente, che intanto piazza il figlio, ha una posizione
forte: l’Udc è il suo partito d’origine; il Pd è quello che lo ha
appoggiato; il Pdl quello che lo ha portato alla presidenza. O fanno un
accordo fra di loro, assai improbabile, o uno di loro deve mettersi
d’accordo con lui. Intanto si toglie uno sfizio: mentre gli altri negano
il default, bollandolo come persecuzione delle demoniache forze
nordiche (lo dissero anche a me, che sono siciliano), lui fa dire ad un
suo assessore (Armao) che è imminente. Ma per colpa degli altri. Fossimo
al circo, non resterebbe che applaudire il giocoliere. Purtroppo è il
circo ad essere in noi.
4. Il vincitore delle elezioni è Beppe Grillo, che ha fatto una campagna
perfetta. Ha saputo parlare alla pancia degli elettori di destra, che
considerano ripugnante questa politica. S’è rivolto a quelli di
sinistra, dimostrando facilmente che non sono i loro beniamini gli
antagonisti dell’affarismo e del malgoverno, posto che alcuni ne sono i
protagonisti. Ha fatto un fischio alla marea di elettori che non provano
alcun gusto a votare, invitandoli a portare il pernacchio nell’urna. Si
dice: non ha proposte e programmi. Ne ha più degli altri, se è per
questo. Ma è una discussione inutile: vince perché dimostra che gli
altri sono in stato confusionale, nonché di saper sfruttare la
confusione. Per il resto, Parma docet: mica vuol governare.
Leggo analisti e politici che dicono: attendiamo le elezioni siciliane,
per capire e orientarci. Ma che minchia ci dovete capire? Un’accozzaglia
di perdenti popolerà un Parlamento regionale senza sapere cosa fare e
lasciando affondare l’economia. Leonardo Sciascia vedeva avanzare la
“linea della palma”. Qui una politica agonizzante vedrà dilagare la
linea della salma.
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12 ottobre 2012
Quando le Istituzioni perdono credibilità e danneggiano i cittadini
E' di questi giorni la bocciatura, da parte della Corte Costituzionale,
dei tagli (peraltro mimini) che il governo, nel 2010, aveva introdotto
agli stipendi di magistrati e di manager pubblici. La motivazione
della Corte è che tali tagli sono incostituzionali, in quanto vìolano il
principio di uguaglianza fra dirigenti del settore pubblico e di quello
privato. Ora, posto che non c'è alcuna uguaglianza, per ragioni
oggettive, fra settore pubblico (ove pagano i cittadini) ed il settore
privato (ove a rischiare è l'impresa), a ledere il principio di
uguaglianza fra
tutti i cittadini, ci pare sia proprio questa sentenza della Corte
Costituzionale, che garantisce, ancora una volta, altissimi stipendi a
magistrati (e dunque ai magistrati che compongono la Corte medesima) e
manager, a
fronte di nessun miglioramento nei settori della giustizia e dei
servizi pubblici. La Corte Costituzionale, ancora una volta, dunque,
si propone quale Casta contro gli interessi pubblici. Da anni, peraltro,
ci chiediamo dove fosse suddetta Corte, quando venivano introdotte
leggi elettorali incostiuzionali, dal '93 ad oggi. Ed altresì ci
chiediamo dove fosse questa Corte quando taluni partiti erano esclusi
dai dibattiti pubblici televisivi e dove fosse, questa Corte,
relativamente all'applicazione della Costituzione della Repubblica,
sistematicamente violata anche dai Presidenti della
Repubblica italiana stessi. A questo vero e proprie "golpe di Stato",
ovvero ordito dalle Istituzioni medesime, assistiamo alla presenza, in
Parlamento, di una partitocrazia che ha appena approvato, al Senato,
l'ennesimo testo di legge elettorale incostituzionale. Senza che la
Corte Costituzionale, appunto, dica nulla. Una legge elettorale
che prevede incostituzionali sbarramenti ed assurdi premi di maggioranza alla coalizione vincente. Ora,
se siamo in presenza di sbarramenti del 4% - 5%, ci chiediamo che senso
abbia, per milioni di elettori italiani, andare a votare. Parimenti
ci chiediamo che senso abbia andare a votare in presenza di accordi di
coalizione fra forze eterogenee, ove fra i presunti "moderati" troviamo i
neofascisti ed ove fra i presunti "riformisti" troviamo i comunisti. E'
chiaro che, tale legge, è ancora una volta utile alla partitocrazia per
proseguire nell'attuazione di attività consociative, tali da garantire il mantenimento
dello status quo, ovvero malgoverno, clientelismo, attività illecite ed illegali. A destra si difendono le malefatte di Formigoni e
delle sue ricevute inesistenti (oltre agli affari della sua ex giunta). A
sinistra quelle di Vendola e dell'affare Ilva. In tutto ciò ci sono
primarie più o meno pilotate, ove si sa già per tempo che a vincerle
sarà Bersani, con un Renzi che tenterà poi l'accordo con i presunti
"moderati". Ove, ricordiamolo, fra codesti...ehm..."moderati" c'è
Gaetano Quagliariello, quello che diede dell'"assassino" al padre di
Eluana Englaro. E ci sono i leghisti delle forche e martello e
dall'imbroglio facile (caso Bossi e Trota docet). E Mario Monti ?
Sembra lo vogliano ricandidare sia a destra che a sinistra. Senza che
nessuno ricordi che, proprio Monti che aveva promesso nessun aumento
dell'Iva, l'Iva l'ha invece aumentata e che le tasse, salvo qualche
ritoccamento, non le ha diminuite punto. Come se non bastasse sono
imminenti le elezioni per il rinnovo dell'Assemblea Regionale Siciiana,
ove l'altro giorno all'amico Davide Giacalone è stato impedito di
presentare la propria lista civica. Proprio lui, ovvero l'unico a
denunciare la mafiosità politica dei partiti siciliani di destra e
sinistra. Siamo amici e vicini al movimento di Oscar Giannino, ai
Radicali ed al neomovimento di Ilona Staller, Democrazia Natura Amore.
Temiamo che, fra sbarramenti ed imbrogli vari, questi amici e compagni non saranno sufficienti. Meditiamo l'astensione e la ricerca di altre forme di lotta politica alternativa liberale e libertaria, cari amici e lettori.
 Luca Bagatin
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10 ottobre 2012
"ELEZIONI DA CANI": Davide Giacalone (purtroppo e furbescamente escluso dalla competizione elettorale) interviene a proposito delle imminenti elezioni amministrative siciliane
Stefano potrebbe ben figurare nel caravanserraglio della prossima
Assemblea regionale siciliana. E’ vero, è un cane. E allora? Non è il
solo candidato dotato di guinzaglio. Intanto è francese ed è molto
giovane, il che lo rende estraneo alla colpa dei favoriti: non ha mai
fatto comunella con Raffaele Lombardo, oramai divenuto incarnazione
(oltre i suoi meriti e demeriti) di una classe dirigente dissennata,
profittatrice, cieca e responsabile del fallimento siculo. Molti
cittadini di Favara, nell"agrigentino, gli hanno attrezzato un comitato
elettorale e hanno preparato i manifesti. La sua espressione spicca per
lo sguardo penetrante e il piglio combattivo. Che manca alla gran parte
di quelli che hanno buttato milionate per appicciare il proprio faccione
in ogni dove.
Non è un cane l’ottimo Antonio Paladino, candidato nelle liste Udc che
appoggiano Rosario Crocetta, ma anche in quelle di Grande sud, che
appoggiano Gianfranco Micciché. Lo hanno preso variamente in giro, ma il
nostro uomo ha una sola faccia (tanto che i due manifesti sono fatti
con la medesima foto) e anche una certa coerenza: nei due schieramenti
ci sono gli amici di Raffaele Lombardo. L’Udc lo fece nascere, il Pd lo
tenne al governo, ora Grande sud ne ospita la famiglia. Peccato Paladino
non si sia candidato anche nel centro destra, appoggiando equanimemente
Nello Musumeci, scelto da Micciché dopo che il Pdl aveva scelto
Micciché. Posto che il centro destra è responsabile di avere portato
Lombardo alla presidenza. Un Paladino diverso da quelli dell’epica
cavalleresca, ma pur sempre pupo capace di restituire l’assurdità delle
elezioni siciliane. E Paladino previdente, perché nessuno avrà la
maggioranza e i competitori odierni saranno alleati domani.
Straordinaria la performance di Micciché: il presidente devo farlo io
perché ho amici in Europa e mio fratello in Banca Intesa. Impareggiabile
il resoconto del suo dialogo con i potenti del Pdl, nel quale fino a
ieri mattina si trovava: gli inceneritori si devono fare, ma non con la
mafia. Sarebbe come dire che Lombardo (suo alleato) li fermò per
osteggiare i picciotti. Salvo il fatto che un assessore della giunta
Lombardo, Marco Venturi, va ripetendo (tardivamente) di avere trasmesso
alla procura le prove della lunga, ripetuta e collaudata collaborazione
fra Lombardo e la mafia. Sicché la domanda è: ma se si esclude di
collaborare con la mafia è perché qualcuno lo sta già facendo o
proposto? Nel qual caso, anziché mandare messaggi trasversali, incombe
un solo dovere: fare denuncia.
Il governo centrale ha concesso a quello siciliano di derogare al patto
di stabilità. Chi ha vinto? La paura. Quella di vedersi precipitare
addosso un debito nascosto e negato, enormemente più grande di quello
contabilizzato. Ma la deroga copre le necessità di poche settimane,
passate le quali si torna al punto di prima. Più poveri. Si naviga a
vista, guadagnando ore all’inabissamento.
Nel mentre va in scena tale grottesco contendere, si viene a sapere che
la Corte d’Appello ammise liste totalmente irregolari. Non dietro le
quinte, ma direttamente in piazza si accapigliano soggetti secondo cui
da questo o quel listino il Tizio o la Caia sarebbero stati esclusi o
inclusi all’ultimo minuto. C’è anche una quantificazione: 45 minuti
prima della presentazione. Straordinario, nel qual caso sono false firme
e autenticazioni. Alla Corte dovrebbero fare caso a un dettaglio: se
l’autentica di accettazione del candidato è successiva a quella
dell’elettore che lo sostiene è probabile che qualche pubblico ufficiale
stia attestando il falso. Ma alla Corte sono distratti, talora. Posso
affermarlo per esperienza diretta: presentammo liste disallineate e
pisacanesche, prontamente fatte fuori da una Corte occhiuta e fedele al
proprio lavoro (servivano 900 firme e ne raccogliemmo 950, ma
pasticciando nella presentazione: bene, giusto, l’ho già detto), salvo
il fatto che nel rigettarle scrisse che fra i candidati di quella lista
(LeAli alla Sicilia) c’era un condannato, per delitto doloso, a tre anni
e mezzo di carcere. Volevo buttarmi da un ponte. Che vergogna.
Vabbe’ essere dilettanti, ma anche criminali. Poi, però, abbiamo
accertato che la Corte ha scritto il falso. Quel signore non è mai stato
condannato, né si apprestano a farlo. Semplicemente non era lui.
Peccato che quel falso ha funzionato da intimidazione, nei nostri
confronti. Qui qualcuno deve pagare.
Stefano non è l’unico cane, in questa vicenda. La Sicilia ha imboccato
una deriva da sobborgo colombiano. Vorrei fare osservare che da queste
colonne denunciammo la follia di far entrare la regione anche in una
compagnia aerea (non bastando gli altri sprechi). Confindustria ci ha
messo una decina di giorni, per dire la stessa cosa, mentre i candidati
della corresponsabilissima trinità non lo hanno ancora fatto. Che
aspettano, la carta d’imbarco? E ricordo che non sussurrando in un
orecchio, ma scrivendo qui abbiamo invitato le autorità a indagare sulla
regolarità delle spese elettorali: fatturazioni, pagamenti, afflusso
del denaro e sue fonti. Noi siamo dilettanti, e lo abbiamo dimostrato,
ma se qualcuno pensa che lo stretto farà da cordone sanitario nel
fermare l’infezione siciliana si sbaglia. Alla grande.
 Davide Giacalone
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1 agosto 2012
Ilona Staller denunciava il declino dell'Italia già nel 1989...
 E' stupefacente come da sempre, per screditare l'avversario, in Italia, si sia ricorso a termini quali "qualunquismo" (senza conoscere o ricordare la storia del Fronte dell'Uomo Qualunque, che fu movimento schiettamente liberale, fondato dal già repubblicano mazziniano Guglielmo Giannini) e "antipolitica". Tali termini sono spesso stati utilizzati e vengono utilizzati tutt'ora dalla "classe dirigente al Potere", al fine di gettare fumo negli occhi agli elettori, allorquando qualche personaggio illuminato ha iniziato o inizia a denunciare ciò che non funziona nel nostro Paese. Decenni prima di Beppe Grillo, l'On. Elena Anna Staller, radicale, nota con gli pseudonimi di Ilona Staller e Cicciolina - da sempre attiva nel movimento per i diritti civili - denunciava ciò che oggi è praticamente sotto gli occhi di tutti gli italiani: malaffare diffuso, inconcludenza politica, mancato rispetto delle leggi da parte degli stessi rappresentanti delle Istituzioni, mancata legislazione sui diritti civili e le libertà individuali, tassazione ultra elevata, totale mancanza di meritocrazia. E' per questo che, codesto blog, intende sostenere il suo movimento "Democrazia Natura Amore", qualora si presentasse alle prossime elezioni e, parimenti, intende sostenere il progetto politico di Oscar Giannino per "Fermare il declino", invitando ad aderire e sostenere il progetto al sito: www.fermareildeclino.it La Rivoluzione Liberale e Libertaria passa tutta da qui.
L. B.
Questo fu il discorso che Ilona Staller (nota con lo pseudonimo di Cicciolina), tenne alla Camera, il 29 luglio 1989, durante la X Legislatura.
ELENA ANNA STALLER: Signor Presidente del Consiglio,
onorevoli colleghi, vedo con piacere che dopo due mesi di crisi, risse e
litigi, avete trovato il modo di dividervi le poltrone. Spero che
adesso ve ne starete un po' tranquilli, almeno fino al 1992. Spero che
adesso per un po' lascerete in pace la gente; quella gente che è sempre
più delusa, ha sempre meno speranze e sta comprendendo sempre di più che
tutti questi inutili litigi in famiglia servono solo a chi cerca il
potere e vuole usarlo senza essere controllato.
Il nostro è il paese europeo in cui i governi e le legislature durano di
meno, i cui elettori sono chiamati più spesso a votare, in media una
volta ogni tre anni, ma in questo caso abbiamo rischiato di
interromperla dopo neanche due anni dal suo inizio: un record dei
record. Credo che denunciare tutto ciò sia molto importante per tutti.
Il nostro rischia di diventare l'ultimo paese in Europa e questo non
certo a causa mia, cioè della strega Cicciolina, ma per queste crisi
continue che servono solo a chi vuole trovare nuovi equilibri di potere,
ignorando completamente i contenuti, le proposte, le cose da fare. Le
formule di Governo cambiano, ma le vostre facce rimangono sempre le
stesse. C'è sempre Gava, c'è sempre Mammì, c'è sempre Misasi, c'è sempre
cicciolino Andreotti. Siete sempre gli stessi, e la cosa più grave è
che anche i problemi sono sempre gli stessi, ma voi fate finta di niente
e continuate a chiedere voti, a far cadere i vostri stessi governi e a
farli resuscitare. Gli anni passano e le vostre facce restano. Le facce
di chi avrebbe potuto fare e non ha mai dato, di chi è sempre stato
sospettato ma non è mai stato condannato, di chi si fa schiaffeggiare
con finta tolleranza, di chi ha sempre promesso e non ha mai mantenuto.
A proposito di promesse non mantenute: quando era Presidente del Consiglio, Ciriaco De Mita promise che avrebbe cacciato le pornostar dal Parlamento. È passato qualche mese, lui se ne è andato ed io sono rimasta.[Ilona Staller parla di violenza sulle donne, di aborto, di Aids,
di pari opportunità, di libertà di opinione, d'espressione, della
libertà della cultura, del diritto dei detenuti alla sessualità, poi
conclude...]
Cari colleghi, abbiamo un nuovo Governo: è un Governo vecchio, vecchio
negli uomini, vecchio nei programmi, vecchio nelle parole; è un Governo
vecchio, composto dagli stessi uomini che sono colpevoli di avere
permesso che le periferie delle nostre grandi, grandi città diventassero
simili a villaggi messicani e i nostri mari a insalate di alghe.
Governi vecchi come questo ne abbiamo avuti tanti che votare la sfiducia
a tutti alla lunga è anche faticoso. Cosi, giuro che mi era venuta la
tentazione di votargli la fiducia, giusto per regalargli il voto della
pornostar di cui tutti quanti avete molta paura. Sarebbe un regalo che
imbarazzerebbe un po' tutti i bigotti che ci sono tra voi; sarebbe un
brutto regalo sicuramente, però ve lo sareste meritato. Poi ci ho
ripensato: la fiducia è meglio darla solo al governo ombra di Achille Occhetto, il vostro è solo un'ombra di Governo e nulla merita.
Ma io spero che cicciolino Andreotti mi smentisca prima della fine della legislatura.
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15 agosto 2011
Altre tristi note dal Palazzo...Della serie: l'estate del nostro scontento, fra tasse, balzelli, aumenti delle spese postali, abolizione degli sconti al 30% sui libri e aumenti dell'IVA
Casini vuole colpire i consumatori Pierferdinando Casini, leader dell'Udc, prima lamenta che l'attuale
manovra colpisce il ceto medio e le famiglie e poi rilancia l'aumento
dell'IVA.
Anche lui, insomma, vuole colpire i cittadini ed il loro consumi che, diversamente, proprio in quanto siamo in crisi, andrebbero rilanciati.
L.B.
Bossi staparla (ma questa, invero, non è una novità)

Umberto Bossi tuona contro Francia, Germania e la "massoneria internazionale". Secondo questo assurdo politico italiano...ehm...padano (?!?) la colpa della crisi è tutta della "massoneria internazionale che vuole mettere le mani sui soldi della gente" (come diceva peraltro un certo Hitler...parlando di massoni ed ebrei) e di Francia e Germania che vogliono le banche italiane. Peccato che al governo dell'Italia ci sia anche lui e la sua Lega Nord: principale partito statalista e tartassone che si è opposto più di altri ai tagli alla "casta" a cominciare dalle Province. Anche i bambini, di solito, quando colti con le mani nella marmellata, danno sempre la colpa al gatto.
L.B.
L'accozzaglia delle forze (a maggioranza "cattocom") contro il porcellum per tornare al mattarellum. Ovvero al porcellum precedente
 Una manciata di forze politiche eterogenee a maggioranza "sinistra" (PD,
IdV, SeL, PLI, Patto Segni), sta raccogliendo le firme per un
referendum per abolire l'attuale legge elettorale - definita "porcellum" -
per tornare al precedente "mattarellum", ovvero ad un sistema elettorale ugualmente antidemocratico e ugualmente incostituzionale.
Il mattarellum, infatti, prevede alleanze obbligate con chiunque, pur
di accaparrarsi i collegi uninominali. Il sistema migliore, insomma, per
sdoganare gli estremisti (Lega Nord, IdV, La Destra, SeL) di entrambi gli schieramenti e dunque, di fatto, farli comandare: qualsiasi sia il loro effettivo peso elettorale.
Diversamente, la nostra Costituzione prevede e stabilisce l'elezione del
Parlamento su base proporzionale pura. Con un referendum
incostituzionale, nel '93, è stato stravolto il senso stesso di tale
legge. Introducendo, appunto, il mattarellum.
Ora non si capisce per quale motivo si debba tornare alla truffa del mattarellum e non alla Costituzione.
Ad ogni modo - a nostro parere - occorrerebbe una riforma costituzionale, con una apposita
Assemblea che preveda l'elezione diretta del Presidente della Repubblica
con funzioni di governo e slegato dai partiti e l'elezione del
Parlamento su base proporzionale pura, con funzioni legislative.
L.B.
MA QUANTI PASTICCI E SCEMPI HANNO SAPUTO COMBINARE QUESTI POLITICI "BIPARTISAN" NEL GIRO DI QUALCHE GIORNO ??????
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7 marzo 2010
Al via il decreto "salva incompetenti". Ed il PdL gongola alla grande alla faccia dei suoi elettori onesti.
E' entrato in vigore il decreto "salva incompetenti", in modo da
"sanare" le irregolarità degli incompetenti - appunto - che in
Lombardia e Lazio non hanno presentato le liste del PdL nei termini di
legge.
Diciamo subito che il Presidente della Repubblica non poteva fare
diversamente e quindi è assurdo e vergognoso tirarlo in causa: lui, i
decreti, è comunque costretto a firmarli per il ruolo istituzionale
praticamente ininfluente che occupa.
Vergognoso è invece il comportamento del Governo e del Presidente del
Consiglio Berlusconi, che, anziché prendere per le orecchie gli
incompetenti (ribadiamo il concetto) del suo partito, materiali
responsabili della mancata presentazione delle liste del PdL in
Lombardia e Lazio, se la prende con chi la legge l'ha voluta far
rispettare. E per la prima volta nell'ambito della raccolta delle
firme, visto che - come già dicevamo - le violazioni sono sempre state
all'ordine del giorno da parte della stragrande maggioranza dei partiti.
Un decreto che - dunque - dà il via libera all'irresponsabilità di chi
decide di cambiare i candidati nelle sue liste all'ultimo momento o
preferisce andare a mangiarsi un panino, piuttosto che presentare la
sua lista nei termini previsti della legge.
Bell'esempio di meritocrazia davvero !
A questo punto possiamo solamente augurare ai candidati del PdL di
Lazio e di Lombardia di perdere sonoramente. Eviterebbero ulteriori
brutte figure di fronte al loro stesso elettorato, che confidava in una
ventata d'aria nuova ed in una vera rivoluzione meritocratica e
liberale.

Luca Bagatin
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4 marzo 2010
Sulla mancata presentazione di alcune liste non la si faccia tanto lunga
Finalmente la magistratura si è data da fare per beccare i "furbetti der quartierino". Personalmente ho iniziato a raccogliere firme per la presentazione di liste elettorali quando avevo 17 anni. So che è un lavoraccio e so bene (cosa peraltro tristemente risaputa dagli "addetti ai lavori") che il 99% dei partiti era uso truccare le carte. Con firme e certificati fasulli in primis (anche di morti !) e con presentazioni discutibili (in ritardo ecc....). Finalmente, questa volta, le cose sono andate diversamente ! Il PdL è fuori a Roma e Formigoni non ha i requisiti di legge per poter presentare la sua lista ? Ben gli sta ! Evidentemente hanno assunto gente incompetente che non conosce le regole o - peggio - che sperava di farla franca anche questa volta. Il sottoscritto - per anni - si è fatto il culo per raccogliere le firme e, assieme a pochi altri, ripulirle e andare in giro per i comuni a raccogliere i certificati elettorali. Lo facciano anche gli altri e, se non fanno le cose per bene, è giusto che siano esclusi. La democrazia è rispetto delle regole, non paraculismo imperante. Nel caso della lista Liberali & Riformatori nessuno ha gridato allo scandalo. Non hanno raccolto le firme necessarie. Punto e a casa. Se ammettessero la lista del PdL o quella di Formigoni bisognerebbe davvero smettere di andare a votare. Ed io sarei il primo a voltare le spalle al carro berlusconiano (che pur preferisco all'armata cattocomunista e giustizialista indegna di un Paese civile). Mancano di competenza e serietà e dovrebbero cospargersi il capo di cenere ammettendo una volta per tutte la loro pochezza.
 Luca Bagatin
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