16 dicembre 2015
Licio Gelli e il falso scandalo P2
Di Licio Gelli è stato detto di tutto e quasi tutto è stato detto a sproposito. Un po' per convenienza politica, un po' per invidia, un po' per lanciare scoop a buon mercato da vendere a lettori avidi di mero sensazionalismo senza costrutto. Oggi Licio Gelli non c'è più e,forse, proprio da oggi in poi sarà possibile fare maggiore chiarezza su un personaggio ritenuto, a torto e solo per depistare l'opinione pubblica dal vero malaffare politico-partitico-economico di questo Paese, quale il “burattinaio” di tutti i mali dell'Italia, se non del mondo. Qualche anno fa realizzai su Gelli e la Loggia massonica Propaganda nr. 2, una serie di articoli ed una intervista ad uno dei biografi di Gelli oltre che uno dei massimi esperti di Storia della Massoneria in Italia, ovvero al prof. Aldo A.Mola, pubblicati poi nel mio saggio “Universo Massonico” (BastogiEditrice). Saggio che, peraltro, assieme al sottoscritto, è citato anche su Wikipedia alla voce “P2” nella sezione “Giudizi critici sul caso P2”. Proprio per fare maggiore chiarezza ed evitare che il “pensiero unico antipiduista” prevalga sulla realtà dei fatti, desidero pubblicare qui ampi stralci dei capitoli del mio saggio: (dal capitolo: “Gelli e la P2 fra cronaca e Storia”) Di Licio Gelli e della Loggia Propaganda 2 sono state scritte un sacco di cose. Quasi tutte pressoché a sproposito a cominciare dal fatto che fu una "Loggia segreta". La P2, Loggia all'Ordine del Grande Oriente d'Italia, fu - diversamente - una Loggia "coperta"di diretta pertinenza del Gran Maestro dell'Obbedienza. "Coperta" in quanto al suo interno vi erano personalità di spicco (del panorama culturale, politico, artistico ecc...) che - per la loro particolare posizione professionale - preferivano non rivelare l'appartenenza alla Massoneria e dunque figurare unicamente"all'orecchio" del Gran Maestro, come si dice in gergo massonico. Si pensi solo al fatto che la Loggia Propaganda Massonica (poi P2) fu fondata nel 1877 e di essa vi faceva parteanche il Vate della letteratura risorgimentale Giosue Carducci e l'ottimo ed indimenticato Sindaco di Roma Ernesto Nathan. Tutto ciò e molto altro ancora è spiegato dettagliatamente e con una ricchissima documentazione e bibliografia dallo storico Alessandro Aldo Mola - Medaglia d'Oro per la Cultura dal 1980 - nel suo ultimosaggio "Gelli e la P2 fra cronaca e storia" edito dalla Bastogi. Mola, senza faziosità alcuna, racconta di come il "presunto scandalo" P2 non fu che il pretesto per una lotta senza quartiere contro i massoni e la Massoneria italiana, da semprevista con sospetto da settori clericali, fascisti e comunisti. Mola ripercorre così - come già fece lo scrittore Pier Carpi nel suo"Il Venerabile" nei primi anni '90 - la vita di Licio Gelli sin dai tempi della Guerra diSpagna quando combattè a fianco dei franchisti e successivamente in Italia a Capo del Fascio di Pistoia. Sino a quando salvò da mortecerta 62 prigionieri fra ebrei e partigiani, evitando così la loro deportazione nei campi di sterminio in Germania. Ciò gli vantò un attestato da parte del Comitato di Liberazione Nazionale di Pistoia e gli consentì, a guerra finita, di rifarsi una vita. Prima come commerciante di prodotti di cancelleria e via via, negli anni '50, nell'ambito della Permaflex ove divenne direttore dello stabilimento di Frosinone. E così, successivamente, come racconta Mola, Gelli decise di farsi iniziare massone negli anni '60 conl'obiettivo di rendere la Massoneria un organismo in grado dirisolvere le controversie internazionali e nazionali. Un po' comedurante il Risorgimento italiano o con la fondazione della Società delle Nazioni e dell'ONU. Nulla, insomma, di oscuro e di occulto. Anzi. Un capitolo molto denso del saggio di Mola, oltre a quello dell'amicizia fra Gelli ed il generale Peron, è infatti dedicatoalla fondazione dell'OMPAM da parte di Licio Gelli, ovvero dell'Organizzazione Mondiale Per l'Assistenza Massonica. Un organismo sovranazionale, appunto, in grado di "contribuire a soccorrere ed ad elevare le condizioni morali, spirituali e materiali dell'Uomo e della Famiglia umana, operando secondo i principi etici propri dell'insegnamento massonico", come dichiarato dal promotore stesso. Un organismo che faceva leva proprio sulla fratellanza massonica che era l'unico principio in grado di superare tutte le divisioni in fatto di politica, razza, religione.... Un organismo "alla luce del sole", che fu riconosciuto anche in sede ONU alla stregua della Fao e dell'Unesco e che si proponeva di integrare l'opera umanitaria laddove le giurisdizioni massoniche non disponessero di strutture economicamente e giuridicamente idonee per operare sia all'interno dei singoli Stati che a livello internazionale. Operazione ambiziosa che purtroppola stampa nostrana omise di far conoscere al grande pubblico. E che si arenò con l'avvento del presunto scandalo P2, nel 1981. L'OMPAM fu tuttavia un'operazione autonoma di Gelli e per nulla legata al Grande Oriente d'Italia, anche se egli stesso propose all'allora Gran Maestro del GOI, Lino Salvini, di nominare il suo predecessore - Giordano Gamberini - alla carica di Ambasciatore del GOI presso l'OMPAM. Licio Gelli, sia detto per inciso, allora non era ancora Venerabile della Loggia P2, anche se la P2 era attiva e nota ai Gran Maestri sopra citati ed ai loro predecessori senza scandalo alcuno come spiegato all'inizio di questo articolo. Gelli fu solamente un personaggio particolarmente attivo sia all'interno che all'esterno della Massoneria. Il che lo porterà ad occuparsi di cose estraneealla stessa Istituzione come ad esempio di politica (si noti bene chele Costituzioni di Anderson del 1723, vietano espressamente ai massoni di occuparsi di politica e religione in Loggia). Ma ad ogni modo anche qui nessuno scandalo "profano", come rilevato dall'ottimo Alessandro Mola nel capitolo dal titolo "Gelli per la Seconda Repubblica". Alla metà degli anni '70 - vista l'estrema fragilità e litigiosità della coalizione di Pentapartito e l'incalzante terrorismo rosso e nero - l'Italia si trovò ad un bivio: o una dittatura clericale di estrema destra, oppure un ancor meno auspicabile regime di estrema sinistra. Licio Gelli stilò così il famigerato "Schema R" (Rinascita), all'indomani dell'avanzata del Pci alle elezioni amministrative del 1975. Lo"Schema R", come documentato dal saggio di Mola, non fu altro che un piano riformatore, che elaborava la strategia politica per arginare la dilagante avanzata dei comunisti - alleati alla dittatura sovietica - in Italia, per mezzo di un rafforzamento della coalizione di Pentapartito (Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli) a partire dalla Democrazia Cristiana, a patto che essa si depurasse da correnti ed alchimie che la rendevano inefficiente ed inefficace. L'obiettivofinale di Gelli non era altro che un ritorno ai "fasti ed al prestigio della Segreteria De Gasperi". Un rafforzamento, dunque, della democrazia centrista e moderata. Altroche autoritarismo filo-fascista tanto sbandierato dalla grande stampa dell'epoca ! Gelli delineò nel suo "Schema", anche un elenco molto preciso di riforme che - peraltro - erano condivise dalla gran parte degli italiani di allora e di oggi e che proprio oggi - trent'anni dopo - sono di scottantissima attualità e dibattito. Dalla riforma presidenziale all'abrogazione dell'immunità parlamentare; dalla riduzione ad una Camera dei Deputati sino all'abolizione dei ministeri e degli enti inutili quali le Province; dall'introduzione di pene severissime per i reati di corruzione perpetrati da politici, funzionari e pubblici ufficiali sino alla privatizzazione del carrozzone Rai-Tv. Riforme allora necessarie come lo sono oggi. Al punto che lo stesso Gelli precisò subito che tutto ciò "non preludeva ad un colpo di Stato", bensì intendeva "scongiurare l'irreparabile jattura di una guerra civile e allontanare dall'Italia il pericolo di un governo dittatoriale di ispirazione comunista o fascista". Chi accusò Gelli di cospirazione politica sulla base dello "Schema R"o fu in mala fede oppure quello "Schema" non lo lesse punto. Come i fatti - documentati dal Mola - si sono incaricati di dimostrare. Che poi, forse,il Gran Maestro di allora - Lino Salvini – avesse concesso troppo"potere massonico" a Licio Gelli, siamo d'accordo. Licio Gelli fu elevato al grado di Maestro Venerabile della P2 il 9 maggio1975 e ciò fu un po' un'anomalia visto che la P2 era storicamente di pertinenza del Gran Maestro in carica. Come un'anomalia massonica fu che Gelli iniziasse gli aspiranti Fratelli "in punta della spada", ovvero senza alcun rituale massonico, come ricordò anche il prof. Claudio Bonvecchio in un recente convegno sulla Massoneria tenutosi a Pordenone. Ma, come il Bonvecchio ed il Mola ricordano: la P2 divenne il capro espiatorio del malaffare di gran parte delle forze politiche di allora, le quali montarono ad arte la famosa "teoria cospirazionista ai danni dello Stato", istituendo addirittura una costosissima ed inutile Commissione Parlamentare d'Inchiesta presieduta da Tina Anselmi e che si concluse con nulla di fatto. Mettendo a nudo unicamente l'ignoranza di gran parte dei politici e dei magistrati di allora in fatto di Massoneria ed Esoterismo. La P2, dunque, non era affatto una organizzazione segreta, bensì una "Loggia coperta" come ve ne sono moltissime anche all'estero e per i motivi già sopra spiegati. Il saggio di Alessandro Mola lo chiarisce, citando anche le sentenze della Corte d'Assise di Roma che fra il '94 ed il '96, assolsero siala P2 dalle accuse di "complotto ai danni dello Stato" che lo stesso Gelli per le innumerevoli accuse attribuitegli. (…)
(dal capitolo:“Pier Carpi e il Venerabile”) (…) E poi approfondii la figura di Licio Gelli, di cui Pier Carpi fu amico per tutta la vita e che ebbe il coraggio di riabilitare nel saggio “Il caso Gelli”, del 1982, ove dimostrò come l'inchiesta sulla P2 non fosse che una bolla di sapone costruita ad arte dal Potere politico dell'epoca per nascondere le sue malefatte. (...) Ne "Il Venerabile" Carpi ricostruisce, a mò di romanzo, la biografia di Gelli, ma anche la storia della sua stessa vita. Ovvero di quando Carpi crebbe in un orfanotrofio, maltrattato e vilipeso, e successivamente cresciuto con amore dai frati benedettini. Del suo incontro, a sedici anni, con la moglie Franca Bigliardi che ancoraoggi ne onora la memoria. E poi della sua amicizia-inimicizia con il disegnatore Hugo Pratt, della sua carriera come fumettista, regista e ricercatore del mistero. E dunque le sue ricerche sulla Massoneria che lo portarono a collaborare direttamente con la LoggiaP2 del Grande Oriente d'Italia ai tempi della Gran Maestranza di Giordano Gamberini. Loggia discreta, per nulla segreta, come fuerroneamente fatto credere. Visto che nell'Obbedienza di Palazzo Giustiniani non esistono, sino a prova contraria, Logge segrete o presunte tali. A Pier Carpi capitò infatti di collaborare con la P2 quando ancora Licio Gelli era un Signor Nessuno,per così dire. In qualità di giornalista, infatti, gli fu chiesto da alcuni membri della P2 di intervistare Vittorio Emanuele - il Re d'Italia in esilio in Svizzera- e Marina Doria. Vittorio Emanuele era allora membro di spicco della P2 e ben presto divenne molto amico di Pier Carpi e della moglie. A Carpi venne dunque in mente di studiare la questione al fine di far concedere il riconoscimento del Grande Oriente d'Italia da parte della Gran Loggia Unita d'Inghilterra (fondatrice della Massoneria speculativa nel 1717). E pensò di farlo proprio per mezzo di Vittorio Emanuele che, essendo massone d'origine nobile, avrebbe potuto convincere il Duca di Kent, Gran Maestro della Gran Loggia inglese di diritto, a concedere il riconoscimento ufficiale al GOI. Così puntualmente avvenne. E pochissimi sanno che fu proprio merito del nostro Pier Carpi (tale riconoscimento fu revocato nel periodo successivo al presunto scandalo P2). Fu così purtuttavia che Pier Carpi si trovò inserito a sua insaputa (lo seppe solo tempo dopo) nelle liste della P2, pur non essendo mai stato iniziato regolarmente alla Massoneria. Tempo dopo ebbe modo di conoscere Licio Gelli e fu in quell'occasione che diventarono molto amici. Ne "Il Venerabile", appunto, Carpi ci mostra il Gelli dei tempi del Fascismo, ardito nella Guerra di Spagna e successivamentein Albania. Capo del Fascio di Pistoia, ma anche filantropo nei confronti dei molti ebrei e compaesani partigiani che salvò dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti. Un Gelli sicuramente calcolatore, fascista convinto, ma anche umano. Come la Storia -scritta e spesso mistificata sempre dai vincitori - non ce lo ha mai presentato. Fu allorquando scoppiò il presunto scandalo P2 che Pier Carpi si trovò seriamente nei guai, pur non avendo commesso nulla. Come amico di Gelli ed iscritto nei registri della Loggia, si vide ingiustamente indagato, vilipeso e non riuscì neppure più a lavorare. Le sue condizioni di salute, peraltro, si aggravarono e lo porteranno, come sopra scritto, ad una prematura morte all'età di 60 anni. In questo suo romanzo-verità, dunque, egli racconta tutto ciò, non risparmiando nulla. Chiarendo, come successivamente i fatti si incaricheranno di chiarire, che la P2 era una Loggia discreta, non segreta, che di massonico aveva ben poco, certo, ma che non aveva né intenzione di complottare contro lo Stato né altro illecito scopo. Licio Gelli aveva unicamente in testa l'obiettivo direndere la Massoneria italiana un'organizzazione potente, come durante il Risorgimento, in grado di infuenzare le scelte politiche per il bene dei cittadini, a suo dire. Questa, se vogliamo, la sua utopia. E sarebbe sufficiente leggere quel fantomatico Piano diRinascita Democratica da lui elaborato alla fine degli anni '70 per comprendere che in realtà trattavasi di un progetto di riforma, che pur con la Massoneria non c'entrava nulla (visto e considerato anche che la Massoneria, organizzazione spirituale a carattere iniziatico, non si occupa di politica). Un piano che mirava alla creazione di due partiti moderati, alla privatizzazione del carrozzone politicizzato della Rai-Tv, all'indipendenza dei sindacati e della magistratura dal potere politico, alla responsabilità civile dei magistrati e così via.... Pier Carpi, sostanzialmente, queste cose le spiegò ne “Il caso Gelli” e successivamente le riprese nel romanzo-verità di cui stiamo parlando. Libri che gli costarono davvero l'isolamento fisico e morale nel panorama culturale italiano d'allora, spesso monolitico, poco incline all'approfondimento, chino nei confronti del Potere (quello vero !). E fu quel Potere politico che si abbattè come una valanga sui galantuomini della P2 e su Gelli che sicuramente era un pessimo massone sotto il profilo iniziatico (per quanto si prodigò presso lo Stato italiano affinché restituisse Palazzo Giustiniani al GOI, legittimo proprietario, sequestrato alla Massoneria ingiustamente dal Fascismo e tentò – con l'ausilio dello stesso Carpi – di far togliere la scomunica papale sulla Massoneria italiana) , ma non certo un criminale come fu detto e scritto, senza alcuna prova tangibile. I fatti si sono dunque incaricati di dimostralo. Peccato purtuttavia che Licio Gelli, oggi completamente riabilitato, si sia totalmente dimenticato dell'amico Pier Carpi e della moglie, la scrittrice Franca Bigliardi (nota per aver scritto “Il ventre di Maria”) già sopra citata, che si trova oggi in condizioni economiche precarie al punto di essersi trovata costretta a vendere tutti i diritti del marito perpochi euro. (…)
(dal capitolo:“28 anni dopo: diario di un Piduista”) Il Colonnello Umberto Granati fu il primo che, allo scoccare del presunto "scandalo P2", nel maggio 1981, dichiarò di essere affiliato a tale Loggia massonica del Grande Oriente d'Italia. La P2 era infatti una Loggia regolare e per nulla segreta - come invece millantò certa stampa - ideata, come rivela lo stesso Granati, dall'Eroe dei due Mondi Giuseppe Garibaldi e fondata ufficialmente dal Gran Maestro garibaldino Giuseppe Mazzoni nel 1877 al fine di raccogliere personalità di prestigio del mondo della cultura, della politica, della magistratura, delle forze armate, che desideravano mantene reriservata la loro appartenenza all'Ordine liberomuratorio. Dov'eralo scandalo ? Lo volle sapere lo stesso Col. Granati, il quale non solo informò i suoi superiori della sua appartenenza alla P2, ma persino i Carabinieri. Fu un fesso ? No, semplicemente un uomo onesto, un Servitore dello Stato, che si rifiutava di dichiarare il falso, come invece furono invitati molto suoi Fratelli di Loggia a fare. Tutto questo e molto altro è raccontato dallo stessoUmberto Granati - oggi ottantaduenne e Generale di Corpo d'Armata in pensione - nel suo libro: "28 anni dopo: diario di un Piduista", edito dalla casa editrice indipendente Ipertesto Edizioni (www.iperedizioni.it). Granati era animato da ideali massonici, spirituali e filosofici e si iscrisse alla P2 e dunque alla Massoneria. Non ne poteva trarre vantaggi per il semplice fatto che, nel 1977, data della sua iscrizione, aveva una carriera già ben avviata che si sarebbe conclusa comunque con una promozione pochi anni dopo. Che cosa ne ricavò, invece ? Nulla, solo guai personali e giudiziari che lo porteranno, come i pochi suoi Fratelli che avevano dichiarato l'appartenenza alla P2 (fra questi lo scrittore e regista Pier Carpi, che sarà emarginato dal mondo letterario ed artistico sino a morire in miseria) all'emarginazione. Per quanto nessuno gli abbia mai attribuito alcun reato. La P2, come documentato dallo stesso Umberto Granati nel suo libro - ma già anni prima dai saggi di Pier Carpi ("Il caso Gelli: la verità sulla Loggia P2" del 1988 e "Il Venerabile" del 1993) e del prof. Aldo A. Mola ("Gelli e la P2 fra cronaca a storia" del 2008) - divenne il capro espiatorio del malaffare di gran parte delle forze politiche di allora (in particolare le due forze del "compromesso storico"), le quali montarono ad arte la famosa "teoria cospirazionista ai danni dello Stato", istituendo addirittura una costosissima ed inutile Commissione Parlamentare d'Inchiesta presieduta da Tina Anselmi e che si concluse con nulla di fatto e con l'assoluzione piena di tutti i cosiddetti "piduisti" per mezzo delle sentenze della Corte d'Assise di Roma che fra il '94 edil '96, assolsero sia la P2 dalle accuse di "complotto ai dannidello Stato" che lo stesso Venerabile della Loggia, Licio Gelli, per le innumerevoli accuse attribuitegli. Umberto Granati racconterà la sua vicenda pubblicamente sul Corriere di Siena nel 1987 con degli articoli a puntate dal titolo: "Storia di un piduista". Una vicenda che nel suo recente saggio-documento riprende per intero e non risparmia accuse, non solo al mondo politico di allora, a certi mass media ed a certi settori della magistratura, ma anche allo stesso Licio Gelli, il quale non fece nulla per difendere gli affiliati alla sua Loggia, ma scappò all'estero. Umberto Granati è infatti convinto che, se tutti imembri della Loggia fossero usciti allo scoperto come aveva subito fatto lui, il caso si sarebbe sgonfiato da solo. Come potevano,infatti, personalità diverissime fra loro e che non si erano nemmenomai riunite (fra cui il cantante Claudio Villa e l'eroe della lotta al terrorismo ed alla mafia Carlo Alberto Dalla Chiesa), complottare contro lo Stato ? Altra cosa di cui il Granati è convinto è che il famoso elenco dei "piduisti", diffuso dalla stampa e da internet sia incompleto. Non solo molti dei nomi degli affiliati mancherebbero all'appello, ma persino molti di quelli contenuti nell'elenco sarebbero persone completamente estranee alla vicenda. Persone estranee che, ad ogni modo, ancora oggi vengono ingiustamente additate come "delinquenti e stragisti". Umberto Granati parla senza reticenze e raccontando una vicenda senza aver nulla nè da perdere nè da guadagnare, anzi. Racconta ad esempio di quando fu oggetto di insulti e minacce telefoniche da parte di uno sconosciuto che, solo perché componente della P2, lo riteneva un criminale. Il Colonnello Granati fu insignito nel 1985 dell'Onoreficenza dell'Ordine di Giordano Bruno da parte del Grande Oriente d'Italia ed è oggi Generale di Corpo d'Armata in pensione. Da diversi anni è dedito al giornalismo ed alla redazione di guide turistiche. Nel suo libro racconta di come fu emarginato nel suo ambiente di militare, senza capirne il perché e di come fu ostacolato, assieme a sua moglie, persino nella sua umile attività di giornalista di riviste turistiche. Di che cosa era infatti accusato lui, che non aveva mai mentito in vita sua e la cui carriera era immacolata ? Come mai ancora oggi la P2 ed i "piduisti" fra i quali, come dice lo stesso Granati, ci saranno anche state delle pecore nere, ma per il resto erano galantuomini, sono considerati il male assoluto ? A chi giova tutto ciò ? Possibile che il Generale Granati, uscitone completamente pulito come molti suoi pari, debba ancora vedere diffuso il suo nome sulla stampa e sul web, come se fosse un pericoloso criminale ? "28 anni dopo:diario di un Piduista" è un documento prezioso e che getta nuova luce sul caso P2, forse ponendo finalmente la parola fine alla questione e riabilitando degli uomini onesti che hanno pagato la loro appartenenza ad una Loggia massonica regolare.
(dalla mia intervista al prof. Aldo A. Mola del 1 settembre 2011) Luca Bagatin: Lei è stato fra i pochissimi, assieme allo scrittore Pier Carpi, a“sdoganare” la figura controversa di Licio Gelli e la P2 e lo ha fatto con tanto di prove documentate pubblicate nel suo ultimo saggio, edito dalla Bastogi: “Gellie la P2 fra cronaca e Storia”. Che cosa l'ha portata a parlare, senza pregiudizi, di Gelli e della P2 ? Aldo A.Mola: Ho scritto quel libro perché, a trent'anni di distanza dal falso scandalo P2, non c'è stato un solo convegno scientifico nel quale si sia discusso criticamente che cosa fu la P2, l’uso (e abuso) che se ne fece. Né si parla delle vite spezzate con l’accusa, in sé inconsistente, di “piduismo”: un modo come un’altro per continuare a diffondere il mito del complotto ai danni dello Stato, della democrazia, tutte fiabe che oggi lasciano indifferenti i cittadini. Il mio libro, peraltro, venne recensito con molto favore dal periodico “Humanisme” del Grande Oriente di Francia, ora è tradotto in romeno con prefazione di Constantin Savoiu, gran maestro della Gran Loggia Nazionale di Romania “1880”, una Obbedienza legittima e regolare, che continua coraggiosamente la tradizione dei massoni fondatori della moderna Romania. La P2 non fu un'associazione segreta. Non organizzò complotti militari o politici. Lo stabilirono, sentenze passate in giudicato. Il falso scandalo P2 fu, invece, il preludio a Tangentopoli: esso consistette nella criminalizzazione da parte del Partito Comunista Italiano delle forze politiche e di governo di ispirazione risorgimentale e atlantica. Tale criminalizzazione colpì, infatti, gli aderenti alla P2 che appartenevano a tali forze politiche (repubblicani, socialdemocratici, socialisti, liberali e la componente “occidentale” della Democrazia cristiana, tollerante, dialogante). I partiti democratici e di governo, dunque, vennero screditati e, conTangentopoli, negli anni '90, subirono il colpo finale. Da allora furono elevate agli onori quelle forze politiche ed i politici di ispirazione antiliberale e antiatlantica, come i comunisti ed i democristiani di sinistra, oggi componenti del Partito Democratico. La convivenza tra ex comunisti e sinistra democristiana nel partito democratico è una coabitazione basata su ambiguità e baruffe. I primi tentarono di incriminare persino l'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga “reo” - così dissero – di non aver mai condannato la P2 e la Massoneria. I cattolici del PD chiesero che venisse formalmente decretata l’incompatibilità tra iscrizione al partito e logge, come già avevano fatto Mussolini e Lenin. Chissà come finirà…  Luca Bagatin
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6 febbraio 2015
Una visita presso la sede della Massoneria italiana del Grande Oriente d'Italia, con un particolare ringraziamento al Gran Bibliotecario Bernardino Fioravanti
Sono detentore di un sacco di oscuri segreti... Segreti in quanto spesso celati all'intelletto addormentato. Oscuri in quanto necessitano dell'illuminazione interiore per poter essere compresi, svelati.
 
“Coloro che entrano nella Massoneria solo per carpirne il segreto possono
ritrovarsi delusi: può infatti accadere loro di vivere per cinquant'anni
come Maestri Massoni senza riuscirvi. Il mistero della Massoneria è per
sua natura inviolabile: il Massone lo conosce solo per intuizione, non
per averlo appreso. Lo scopre a forza di frequentare la Loggia, di
osservare, di ragionare e di dedurre. Quando lo ha conosciuto, si guarda
bene dal far parte della scoperta a chicchessia, sia pure il miglior
amico Massone, perché se costui non è stato capace di penetrare il
mistero, non sarà nemmeno capace di profittarne se lo apprenderà da
altri. Il mistero rimarrà sempre tale. Ciò che avviene nella Loggia deve
rimanere segreto, ma chi è così indiscreto e poco scrupoloso da
rivelarlo non rivela l'essenziale: come potrebbe, se non lo conosce?
Conoscendolo, non lo rivelerebbe”.
(Giacomo Casanova)
 Il mio ringraziamento ed affetto va al Gran Bibiliotecario Bernardino Fioravanti per avermi invitato a visitare la pregevole Biblioteca della Massoneria del Grande Oriente d'Italia presso Villa del Vascello in Roma; per avermi donato dei pregevoli volumi ed anche per aver voluto inserire nel catalogo della Bibilioteca medesima i miei due saggi "Universo Massonico" e "Ritratti di Donna". Ed il mio primo pensiero, appena sono entrato nella Villa, è stato rivolto a Giuseppe Garibaldi Gran Maestro dell'Umanità ed a sua moglie Anita, le cui spoglie mortali riposano al Gianicolo. Il loro esempio di Amore e Libertà rimane scolpito, quantomeno nel mio cuore.
 Giuseppe Garibaldi La Biblioteca del Grande Oriente d'Italia Ernesto Nathan
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3 maggio 2014
Massoneria e Chiesa cattolica. Un ricordo della figura di Padre Rosario F. Esposito
Massoneria e Chiesa cattolica. Due
istituzioni apparentemente inconciliabili fra loro, ma perché mai ?
Entrambe, infatti, promuovono la
fratellanza fra i popoli e l'eguaglianza di fronte a Dio. Solamente
la prima – ovvero la Massoneria – Dio lo chiama Grande Architetto
dell'Universo e non ha dogmi.
Purtuttavia tanto bastò perché, nel
corso dei secoli, dal XVIII secolo sin quasi ai giorni nostri, i Papi
cattolici la considerassero la Sinagoga di Satana e dessero ascolto a
tutta la letteratura antimassonica prodotta: da quella dell'abate
Barruel passando per Léo Taxil e poco importa se tale letteratura
sia stata ampiamente sconfessata con prove documentate.
In Italia è Guglielmo Adilardi,
giornalista e scrittore oltre che studioso di Massoneria, ad essersi
prevalentemente occupato del fenomeno relativo ai rapporti fra
Massoneria e Chiesa cattolica.
A lui va infatti il merito dei numerosi
volumi dedicati a tale argomento, negli anni aggiornati.
L'ultimo saggio in merito è stato
edito solo pochi giorni fa dall'Istituto di Studi Lino Salvini (www.istitutodistudilinosalvini.com),
recante le prefazioni di Paolo Giuntini, presidente dell'Istituto e
del prof. Aldo A. Mola, avente per titolo “Massoneria e Chiesa
cattolica – Dalla Humanum genus (1884) al dialogo”.
Il saggio è breve, ma molto
interessante perché – oltre a presentare la bolla papale che
condannò per l'ennesima volta e con forza massoni e Massoneria, dal
titolo “Humanum genus”, del 1884, emanata da Leone XIII e la
risposta alla stessa del Sovrano Gran Commendatore del Supremo
Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato degli Stati Uniti
d'America Albert Pike, ricorda figure indimenticabili del mondo
cattolico e massonico che - in particolare in Italia - intessero per
la prima volta un franco dialogo ed una franca collaborazione reciproca.
Fra queste si ricorda il paolino Padre
Rosario Francesco Esposito (1921 - 2007), il quale, dopo aver
inizialmente scritto saggi sulla Massoneria tutt'altro che
lusinghieri, proseguì gli studi in merito e comprese che, per essere
buoni cattolici, occorrerebbe anche essere buoni massoni.
Padre Esposito comprese, in sostanza,
che la fede in Cristo non era diversa rispetto alla fede nel Grande
Architetto dell'Universo e che sia la Chiesa cattolica che la
Massoneria promuovevano e promuovono i medesimi valori di
fratellanza, di diffusione della cultura della pace, del dialogo,
della tolleranza, dell'amore e delle beneficenza.
Fu ad ogni modo alla metà degli Anni
'60 che la Massoneria del Grande Oriente d'Italia – per mezzo
dell'allora Gran Maestro Giordano Gamberini, già vescovo valdese – ricercò il dialogo con le gerarchie cattoliche, le quali
inviarono in “avanscoperta” Padre Rosario Esposito, Padre
Giovanni Caprile, Padre Vincenzo Miano e Padre Franco Molinari. E fu
nel 1969 che ci fu un primo ufficioso incontro fra prelati e massoni,
ovvero fra Padre Rosario Esposito ed il Gran Maestro Gamberini e da
allora nacque una vera e propria collaborazione fra il prete paolino
e la Massoneria, che lo porterà a difendere la doppia appartenenza
cattolica e massonica sino alla morte, nonostante il permanere della
scomunica papale prima e, allorquando la scomunica sarà tolta da
parte della Chiesa cattolica nei confronti dei massoni, comunque il
permanere dello “stato di peccato grave”.
Ma quale “peccato” possono mai
commettere i massoni che Padre Esposito definiva, affettuosamente,
“lebbrosi miei compagni di ricovero” ?
L'unico peccato, forse, è una certa
concorrenza spirituale,
diciamo noi. Sia la Libera Muratoria che la Chiesa cattolica,
perseguono l'universalismo. La prima, purtuttavia, non ha dogmi e non
è unica, visto che esistono – nel mondo – numerose massonerie:
cristiane, atee, mistiche... E nell'ambito della Massoneria è
vietatissimo disquisire non solo di politica, ma anche di religione.
E ciò per permettere al massone di seguire le proprie personali
inclinazioni, senza alcuna imposizione.
La
Chiesa cattolica, diversamente, pone spesso paletti invalicabili,
forse un po' in contraddizione con la stessa concezione di libertà
insegnata dal Cristo.
E
proprio gli insegnamenti originari del Cristo hanno animato tutta la
vita di Padre Rosario Esposito che, nel 2006, all'età di 85 anni,
aderì alla Massoneria della Gran Loggia d'Italia degli ALAM –
Obbedienza di Piazza del Gesù, con preghiera di un'iniziazione
semplice. E fu così che l'allora Sovrano Gran Commendatore Gran
Maestro Luigi Danesin lo nominò Maestro Libero Muratore Onorario, per quanto ciò costò al Padre paolino pesanti critiche da parte della Società
San Paolo, per bocca del superiore generale don Silvio Sassi.
Oggi,
invero, esistono numerosissimi casi non solo di cattolici massoni, ma
anche di preti massoni. Recente è il caso del religioso francese
Padre Pascal Vesin, massone del Grande Oriente di Francia.
Del
resto, come ricordava una fra le più alte autorità massoniche mai
esistite, ovvero il già citato Albert Pike, la Massoneria ha santi
patroni cristiani, ovvero San Giovanni Battista e San Giovanni
Evangelista ed i suoi rituali sono spesso allegorie della Bibbia, che
è anche il libro sacro per eccellenza delle logge massoniche
cristiane.
Eminenti
studiosi cattolici lo sanno e lo sapevano, pur nell'ignoranza
generale della gran parte dei Vescovi, specie italiani.
Come
scrive Guglielmo Adilardi nelle conclusioni del suo saggio: "Finché
la Chiesa cattolica manterrà un atteggiamento di avversità
preconcetta, quale quello odierno, la gran massa del popolo italiano
sarà sempre avversa alla massoneria".
E tale
avversione non porta né porterà certamente nulla di buono per
coloro i quali necessiteranno di accostarsi alla spiritualità,
all'amore per Cristo e per l'Uomo.
Disse
Padre Rosario Esporito (il quale peraltro considerava la Santa Messa
un atto iniziatico),
di fronte ai confratelli, prima di essere iniziato massone: "Carissimi
Fratelli, ho partecipato a tante cerimonie dell'uno e dell'altro
gruppo massonico italiano e sempre mi sono sentito profondamente
commosso, ma questa mattina davanti ad una manifestazione così, come
dire, corale, io sto ringraziando il Grande Architetto dell'Universo
che non mi ha fatto commuovere fino al pianto. (...) Fratelli siete e
Fratelli vi ho sempre considerato, anche quando ho dovuto sorbire il
calice amaro dell'incomprensione, non da parte vostra, mai, ma da
parte dei miei, perché io presentavo a loro una pozione non facile
da assumere e bene o male, con maggiore o minore sforzo, ho sempre
fatto accettare il mio diritto a chiamarvi Fratelli".
Ciò di cui parlava
Padre Esposito era il senso di quella Fratellanza dell'Umanità senza
distinzioni che dovrebbe essere alla base di tutte le fedi, di tutte
le tendenze religiose e spirituali, senza preconcetti, senza
steccati, in un mondo che voglia essere unito ed alla ricerca di una
piena concordia fra i popoli. Sarebbe bene che tutti quanti se ne
ricordassero più spesso.
 Luca Bagatin (nella foto con l'ex Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro Luigi Danesin)
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27 novembre 2013
Lettera aperta di Luca Bagatin alla giornalista de "Il Fatto Quotidiano" Antonella Beccaria a proposito del suo libro "I segreti della Massoneria in Italia"
Gentile Antonella, ma perché esistono giornalisti che se la prendono ancora con la Massoneria, senza conoscerla a fondo, ovvero senza averla studiata ed approfondita per anni ? Ma
perché ancora si scrive che essa è "l'organizzazione più potente del
mondo o d'Europa", quando invece l'unico potere e segreto che detiene è
relativo alle conoscenze gnostiche che essa tramanda da millenni, nel
silenzio della meditazione dei suoi componenti riuniti nelle Logge ? Ma
perché ancora si scrive che la P2 (o, meglio, la Loggia Propaganda nr.
2) fu una loggia deviata e/o eversiva, quando sentenze passate in
giudicato hanno stabilito il contrario ed assolto tutti i suoi
componenti ? Ma perché lei
riporta nel suo libro "I segreti della Massoneria in Italia" (Newton Compton Editori) almeno tre
imprecisioni (che ho avuto modo di osservare solo sfogliando il
libro, per pochi secondi) ovvero: 1)
a proposito della Gran Loggia d'Italia degli ALAM lei dice che nel 1987
essa subì una trasformazione, nel 1987, a causa del Gran Maestro Renzo Canova. Le cose non stanno affatto così: Canova, nel 1987, divenne semplicemente Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia. Nel 2003, fu espulso dalla medesima Obbedienza in quanto fondò un'altra
Obbedienza massonica. Che non è esattamente ciò che lei ha scritto, direi. 2) a proposito del grado dell'ex Gran
Maestro Canova lei parla di un non meglio precisato "sovrano DEL gran
commendatore", quando il realtà la dicitura esatta è Sovrano Gran
Commendatore Gran Maestro. 3) A proposito della Gran Loggia
Femminile d'Italia lei storpia ben due nomi: le fondatrici
Marisa e Franca Bettoja (peraltro cogliamo l'occasione per ricordare che trattavasi, rispettivamente, di suocera e moglie del
compianto attore Ugo Tognazzi, aspetto non trascurabile), le ha trasformate in Marisa e Franca BETTOLA. E l'ex Gran Maestra Lia Bronzi Doati - pioniera della Massoneria al femminile, peraltro - è stata trasformata in Lia BONZI Donati. Oltretutto, fra la bibliografia del suo saggio non vedo riportato il saggio "Donne e Massoneria in Italia", della professoressa Francesca Vigni (unico saggio italiano sull'argomento). Se l'avesse consultato avrebbe evitato queste grossolane imprecisioni, non crede ? Inoltre, nel suo saggio (l'ho notato dall'indice dei nomi), lei non cita mai il prof. Aldo A. Mola, che è il massimo storico della Massoneria in Italia, perché ?
Sono quesiti che mi pongo e che mi inquetano molto. Mi lasciano perplesso e un po' mi fanno paura.
Mi inqueta pensare che i massoni ieri ed oggi siano ancora bersaglio facile, come è avvenuto ed avviene nei regimi totalitari. Mi inquieta pensare che non si vogliano ricercare fonti vere, autentiche, pure, relativamente alla Massoneria e non solo.
Se lo vorrà, se avrà il piacere di documentarsi, la invito a leggere il mio saggio "Universo Massonico", edito da Bastogi di recente.
Non
lo scrivo tanto perché il saggio è mio, quanto piuttosto perché in esso
cito una grande quantità di fonti e di riferimenti a saggi, volumi e
persone (che ho avuto spesso il piacere di conoscere ed intervistare personalmente), dimenticati o non letti o perduti fra i meandri della
memoria. O, peggio, volutamente occultati dall'intellighenzia
(in)culturale italiana e dal Potere. Quello vero, che ha sempre
combattuto il libero pensiero e, nell'ambito di tale corrente, la
Massoneria. Cordialmente,  Luca Bagatin
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17 marzo 2013
ANNALES della Gran Loggia d'Italia degli ALAM
  Gli "Annales - Gran Loggia
d'Italia" degli ALAM 1908 - 2012", editi da Atanòr, sono
la giusta prosecuzione e revisione degli "Annali della Gran
Loggia d'Italia degli ALAM", editi da Giuseppe Laterza nel
2011. Entrambi curati dal Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro
Luigi Pruneti e dallo Storico della Massoneria Aldo A. Mola,
rappresentano un compendio essenziale di oltre cent'anni di Storia
della Massoneria italiana. Dalla scissione del 1908 dal Grande
Oriente d'Italia - ad opera del pastore valdese Saverio Fera, in nome
della libertà di religione e coscienza dei suoi affiliati - sino
allo scorso anno 2012. Oltre cent'anni di impegno della Massoneria
e della GLDI in particolare. Oltre cent'anni di ricerca esoterica e
di dialogo con la società e persino con la Chiesa cattolica. Un
dialogo, invero, iniziato già negli Anni '60 ad opera del Vescovo
della Chiesa Gnostica Italiana e Gran Maestro del GOI Giordano
Gamberini, per intercessione del Padre paolino Rosario Esposito,
nominato poi Gran Maestro Onorario della Massoneria. In un secolo
di grandi incertezze e di repentini cambiamenti come quello che
viviamo è diventato necessario, per l'Istituzione liberomutaroria,
adeguarsi ai tempi ed aprirsi ai profani ed alla società nel suo
complesso, mantenendo saldi i valori sempiterni di Libertà,
Eguaglianza, Fratellanza, Tolleranza e Convivenza. Pensiamo che,
solo l'anno scorso, la GLDI, retta dal prof. Pruneti, ha aperto al
pubblico il suo museo, nella centralissima sede di Palazzo
Vitelleschi in Via di San Nicola de Cesarini 3, in piena estate,
oltre che - in questi anni - ha organizzato numerosi convegni non
solo o tanto di rievocazione storica, quanto piuttosto relativi a
tematiche etico-pratiche e scientifiche, sulla bioetica, l'eutanasia,
il diritto ad una vita dignitosa e quindi anche ad una morte
altrettanto digintosa e consapevole. Una Massoneria totalmente
rinnovata, dunque, non più mero club elitario-rotariano all'inglese,
bensì istituzione filosofica, morale, spirituale e sociale per e
nell'Umanità. Gli "Annales" sono qui a testimoniarlo,
suddivisi in ordine cronologico quasi fossero un'agenda
storica. Oltre cent'anni di attività, ma anche oltre cent'anni di
diffidenza e di massonofobia. Con le scomuniche della Chiesa
cattolica prima, successivamente con l'avvento del fascismo che bandì
dall'Italia le Logge, nel 1925, ed infine con le persecuzioni
antimassoniche del falso scandalo P2 e della nefasta e falsa
inchiesta condotta dal Pubblico Ministero di Palmi, Agostino Cordova.
Tutte cose ormai appartenenti al passato e sanate - pur con la
messa alla gogna di molti massoni - anche grazie all'intervento della
Corte Europea per i Diritti dell'Uomo e con le relative condanne
comminate allo Stato italiano per violazione dei diritti di
associazione e di libertà. Con gli "Annales"di Luigi
Pruneti, una nuova pietra è stata posata nel panorama culturale
della Massoneria italiana.
Sarebbe desiderio di chi scrive che,
fra non molti anni, anche in Italia come accade nel mondo
anglosassone e protestante, i massoni sfilassero per le strade e le
piazze della maggiori città italiane. Magari tendendo la mano al
cattolico, al musulmano, all'indù, all'ebreo, al buddista,
all'animista. Solo allora, forse, si recherà testimonianza che siamo
davvero tutti fratelli, e - forse anche solo per un istante - il
mondo potrà essere un po' meno malato.
 Luca Bagatin
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17 febbraio 2012
Lino Salvini: l'uomo, il medico, il politico ed il massone
 Dell'ex Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Lino Salvini si parla
sempre troppo poco, anche nello stesso GOI. Sembra quasi figura
dimenticata, del passato, dalla quale a volte prendere le distanze. E
certo Lino Salvini non meritò nè merita tanto distacco, tutt'altro. Fortunatamente
ad onorarne la memoria è stato costituito, nel 1987, l'Istituto di
Studi Lino Salvini di Firenze, che ogni anno pubblica ottimi volumi di
cultura massonica ed umanistica, riservati ai soci ed a quanti, inviando
un piccolo contributo, desiderano riceverne copia. In particolare,
nel 1992, fu pubblicato un bel libro commemorativo interamente dedicato
alla figura di Lino Salvini: uomo, politico, medico e massone e recante
le firme di Filippo Alfano, Raul Verreschi, Giancarlo Domenichini ed
Aldo Chiarle. Lino Salvini nacque a Firenze il 21 luglio 1925 e,
giovanissimo, intraprese la carriera di medico, occupandosi in
particolare di problemi legati alla tiroide ed
in tal senso dando un fondamentale contributo alla scienza medica,
dando alla luce, peraltro, fra il 1950 ed il 1963, numerose
pubblicazioni scientifiche e fondando, nel 1966 la Società Italiana per
l'Automazione in Medicina. Lino Salvini non nascose mai la sua
passione per la politica, sin da quando, studente liceale, fondò
l'associazione LOTO, ovvero Libera Organizzazione Tendenti Omnia, ovvero
un cenacolo aperto ad ogni discussione dello scibile. Nonchè fu
attivissimo nell'Unione Goliardica Italiana, ovvero l'organizzazione
studentesca di matrice laica, liberale e socialista. Liberalsocialista
Salvini lo sarà tutta la vita, non rinunciando alla tessera del PSI
nemmeno quando ricoprirà la carica di Gran Maestro del Grande Oriente
d'Italia. Lontano anni luce dal marxismo, Salvini credeva nel
liberalsocialismo dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, ovvero nella
libertà individuale, capace di andare di pari passo con la giustizia
sociale.
Credeva, in sostanza, in una sinistra democratica e per questo - nei
settori comunisti e para comunisti - era ritenuto uomo "di destra".
Lino Salvini fu eletto Gran Maestro del GOI il 13 gennaio 1970, ma
ricordiamo che divenne
Maestro Venerabile nel 1962, presso la Rispettabile Loggia "La
Concordia" all'Oriente di Firenze.
Salvini fu diretto continuatore della
politica diplomatica del suo predecessore Giordano Gamberini e riuscì ad
ottenere il riconoscimento della regolarità massonica del GOI da
parte della Gran Loggia Unita d'Inghilterra il 13 settembre 1972. Aldo
Chiarle, nella sezione che dedica alla Gran Maestranza di Salvini,
commette purtuttavia un'imprecisione storica. Vero è che, il 18
settembre
1973, Salvini riuscì a far confluire nel Grande Oriente d'Italia la
Serenissima Gran Loggia d'Italia guidata dal Gran Maestro Francesco
Bellantonio, aumentando così i suoi iscritti, ma non è vero - come
scrive Chiarle - che ciò pose fine allo scisma del 1908, allorquando
vi fu una frattura fra Grande Oriente ed una parte consistente di
Fratelli che, in nome della libertà religiosa, costituì una nuova
comunione massonica di Rito Scozzese: l'attuale Gran Loggia d'Italia
degli ALAM.
Come possiamo infatti notare a pagina 188 degli
"Annali" della Gran Loggia d'Italia a cura di Luigi Pruneti
ed edita lo scorso anno, è riportato chiaramente che, in data 29
settembre 1973, la Giunta Esecutiva di Piazza del Gesù sancì, con
un Ordine del Giorno, che la Gran Loggia d'Italia è
incontestabilmente la legittima e diretta continuatrice di Piazza del
Gesù conseguente allo scisma del 1908. Lino Salvini, purtroppo,
sul finire della sua Gran Maestranza, sarà ingiustamente trascinato nel falso scandalo P2. Volendo infatti
ricostruire i fatti, la Loggia Massonica Propaganda (P) era infatti una
loggia
regolare (e per nulla segreta) del GOI, fondata del 1877 dal garibaldino
Giuseppe Mazzoni
ed alla quale furono iscritte eminentissime personalità del
Risorgimento quali Aurelio Saffi, Giusue Carducci, Ernesto Nathan e
Giovanni Bovio ed il suo scopo fosse duplice: unificare massoni che,
per motivi professionali, non avevano un domicilio fisso ed anche
mantenere riservati i nomi di quei Fratelli che, per motivi sempre
legati alla loro professione, potevano essere preseguitati per il solo
fatto di essere massoni. Dopo l'oscurantismo fascista e la messa
fuori legge delle Logge massoniche, la Loggia Propaganda fu
ricostituita e prese il nome Loggia Massonica Propaganda Nr. 2 ed aveva
sempre lo scopo di tutelare la riservatezza dei massoni che ne
facevano parte, pur non essendo una loggia nè segreta nè golpista
come certa stampa e forze politiche andarono dicendo. Saranno
proprio queste forze oscure cattocomuniste, fasciste e
clericali a lanciare codesta nuova caccia alle streghe contro
presunti piduisti, ovvero massoni regolari. Ma, allorquando
scoppiò il falso scandalo P2, ovvero nel 1981, Lino Salvini non era
già più Gran Maestro del GOI e morì prematuramente l'anno
successivo e valga per tutti il ricordo del suo successore, il Gran
Maestro Ennio Battelli: "La morte di Salvini è una grossa
perdita per tutta la Famiglia massonica. Era un uomo che ha sofferto,
che ha dato tutto ed ha sempre pagato per tutti. La storia farà
giustizia di tutte le calunnie..."
Il lavoro umano, medico, politico e massonico, di Lino Salvini, merita
certamente di essere ricordato, studiato, approfondito. Affinchè non
prevalgano le tesi dei "cacciatori di streghe" e dei novelli
oscurantisti il cui credo nel dogma è più saldo persino della loro
stessa umanità. Semmai ne possedessero una.

Luca Bagatin
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23 novembre 2011
Lino Salvini: Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia
 
Lino Salvini fu sicuramente, dopo
Giordano Gamberini, il più eminente Gran Maestro del Grande Oriente
d'Italia del secolo scorso. A lui è oggi dedicato l'Istituto di
Studi "Lino Salvini" di Firenze
(www.istitutodistudilinosalvini.com), fondato da Gaetano Tucci e
presieduto da Giancarlo Domenichini ed al quale, peraltro, chi scrive
è associato. Di Lino Salvini ci parla un piccolo ma prezioso
libro scritto e curato da Aldo Chiarle, già partigiano socialista ed
amico di Salvini. Nel suo "Lino Salvini Gran Maestro del
Grande Oriente d'Italia", edito dalla casa editrice Bastogi -
specializzata in opere massoniche - e con prefazione dello stesso
Gaetano Tucci, Chiarle ricorda quest'eminente figura di massone
fiorentino, nato nel 1925, laureato in Medicina e Chirurgia e libero
docente all'Università degli Studi di Firenze. Salvini divenne
Maestro Venerabile nel 1962, presso la Rispettabile Loggia "La
Concordia" all'Oriente di Firenze e, dal 1970 al 1979, resse il
Supremo Maglietto di Gran Maestro del GOI. Di ideali socialisti ed
iscritto al PSI, il Salvini fu profondamente laico, oltre che
rispettoso delle fedi altrui. Di lui, oltre alla battaglia per la
rintroduzione del XX Settembre quale festività nazionale, si ricorda
l'adesione al Manifesto per il Divorzio nel 1970 ed il suo appello,
nel 1974, a difesa della Legge liberale e socialista che istituì il
divorzio in Italia e contro i clericali, promotori del referendum per
la sua abrogazione. Lino Salvini fu diretto continuatore della
politica diplomatica del suo predecessore Gamberini e riuscì ad
ottenere il riconoscimento della regolarità massonica del GOI da
parte della Gran Loggia Unita d'Inghilterra il 13 settembre 1972. Nel
libro di Aldo Chiarle, scritto con evidente passione, c'è
purtuttavia un'imprecisione storica. Vero è che, il 18 settembre
1973, Salvini riuscì a far confluire nel Grande Oriente d'Italia la
Serenissima Gran Loggia d'Italia guidata dal Gran Maestro Francesco
Bellantonio, aumentando così i suoi iscritti, ma non è vero - come
scrive Chiarle - che ciò pose fine allo scisma del 1908, allorquando
vi fu una frattura fra Grande Oriente ed una parte consistente di
Fratelli che, in nome della libertà religiosa, costituì una nuova
comunione massonica di Rito Scozzese: l'attuale Gran Loggia d'Italia
degli ALAM. Come possiamo infatti notare a pagina 188 degli
"Annali" della Gran Loggia d'Italia a cura di Luigi Pruneti
ed edita lo scorso anno, è riportato chiaramente che, in data 29
settembre 1973, la Giunta Esecutiva di Piazza del Gesù sancì, con
un Ordine del Giorno, che la Gran Loggia d'Italia è
incontestabilmente la legittima e diretta continuatrice di Piazza del
Gesù conseguente allo scisma del 1908. Aldo Chiarle, nel suo
libro, non può non ricordare inoltre il falso scandalo P2, nel quale
fu ingiustamente trascinato anche il Gran Maestro Salvini. Come
già documentato da Pier Carpi e dallo storico Aldo A. Mola, anche
Chiarle spiega come la Loggia Propaganda Massonica fosse una loggia
regolare del GOI, fondata del 1877 dal garibaldino Giuseppe Mazzoni
ed alla quale furono iscritte eminentissime personalità del
Risorgimento quali Aurelio Saffi, Giusue Carducci, Ernesto Nathan e
Giovanni Bovio ed il suo scopo fosse duplice: unificare massoni che,
per motivi professionali, non avevano un domicilio fisso ed anche
mantenere riservati i nomi di quei Fratelli che, per motivi sempre
legati alla loro professione, potevano essere preseguitati per il solo
fatto di essere massoni. Dopo l'oscurantismo fascista e la messa
fuori legge delle Logge massoniche, la Loggia Propaganda fu
ricostituita e prese il nome Loggia Propaganda Massonica 2 ed aveva
sempre lo scopo di tutelare la riservatezza dei massoni che ne
facevano parte, pur non essendo una loggia nè segreta nè golpista
come certa stampa e forze politiche andarono dicendo. Saranno
proprio queste forze oscure cattocomuniste, fasciste e
clericali a lanciare codesta nuova caccia alle streghe contro
presunti piduisti, ovvero massoni regolari. Ma, allorquando
scoppiò il falso scandalo P2, ovvero nel 1981, Lino Salvini non era
già più Gran Maestro del GOI e morì prematuramente l'anno
successivo e valga per tutti il ricordo del suo successore, il Gran
Maestro Ennio Battelli: "La morte di Salvini è una grossa
perdita per tutta la Famiglia massonica. Era un uomo che ha sofferto,
che ha dato tutto ed ha sempre pagato per tutti. La storia farà
giustizia di tutte le calunnie..." Il volume curato da
Aldo Chiarle su Salvini è inoltre impreziosito da importanti
immagini, fotografie e documenti. Gli attestati di stima dell'allora
Vicepresidente degli USA Gerald Ford, eminente massone, relativamente
all'operato di Salvini; fotografie dell'epoca relative alle
celebrazioni laiche del XX Settembre o al monumento in ricordo di
Garibaldi a New York ed inoltre, di particolare rinomanza, sono le
cosiddette "balaustre", ovvero i discorsi ufficiali del
Gran Maestro Salvini ai Fratelli del Grande Oriente d'Italia e
finanche un'orazione del Fratello Edoardo Di Giovanni a Porta Pia, a
ricordo delle lotte anticlericali dei massoni contro il potere
temporale. Ricordi fondamentali, commossi, di una parte d'Italia
combattente e di vera passione e fede nell'Umanità, incarnati anche
nella figura di Lino Salvini: medico, politico e massone.
 Luca
Bagatin
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4 novembre 2011
"Parliamo di Massoneria": un volume dell'ex Gran Maestro Armando Corona
 
Armando Corona (1921 - 2009), personalità di spicco
del Partito Sardo d'Azione e successivamente del Partito Repubblicano
Italiano, nel 1993, tre anni dopo aver retto il Supremo Maglietto del
Grande Oriente d'Italia di cui fu Gran Maestro dal 1982 e tre anni
prima di fondare la Gran Loggia d'Italia UMSOI, diede alle stampe un
ottimo manuale di esoterismo dal titolo "Parliamo di
Massoneria", edito dalla Bastogi con prefazione del prof. Aldo
A. Mola con il quale fondò, peraltro, il Centro per la Storia della
Massoneria. L'introduzione del prof. Mola ci riporta indietro nel
tempo, ovvero nell'epoca in cui i Gran Maestri della Massoneria erano
soliti pubblicare dei "memoriali", specie in terra di
Francia (pensiamo ad esempio ai Gran Maestri del Grand Orient de
France che tutt'oggi pubblicano importanti scritti e
discorsi). Il prof. Mola, ricorda dunque gli scritti del Gran Maestro
Giordano Gamberini, uno fra i pià grandi iniziati della Libera
Muratoria italiana e le "balaustre" del suo successore,
Lino Salvini, Gran Maestro dal 1970. Ed ecco Armando Corona che,
partendo dalle sue umili origini sarde in un piccolo paese di 3.000
abitanti, Villaputzu, racconta il suo percorso professionale di
medico e spirituale di massone. Racconta ai profani ed agli
iniziati il significato profondo della Massoneria, la quale affonda
le sue radici nell'Umanesimo e nell'interconfessionalismo. Ne
percorre le tappe storiche, approfondendo la storia della Massoneria
italiana, le sue scissioni, la clandestinità durante il fascismo, la
sua evoluzione dal dopoguerra all'età moderna. Offre poi ai
lettori i rudimenti della ritualità massonica e del simbolismo: la
base per la ricerca della via iniziatica entro sè stessi. La via
della conoscenza, dell'antica gnosi, della levigazione delle pietra
grezza sino all'edificazione del cosiddetto "Tempio
interiore". Parla di laicità e del rapporto fra scienza e
fede e fra Massoneria e religioni. La necessità di un cammino comune
fra fedi diverse alla ricerca della pace e del superamento degli
steccati ideologici all'insegna della lotta contro il
materialismo. Il volume è completato da approfondite note del
massonologo Luigi Troisi ed impreziosito da immagini e fotografie di
simboli e documenti massonici. "Parliamo di Massoneria"
è, dunque, un'opera completa. Le memorie di un Gran Maestro del
nostro recente passato.
 Luca Bagatin
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7 ottobre 2011
Risposta all'articolo di Liliana Speranza su "La Voce Repubblicana" relativo a Massoneria e P2

Ho letto con attenzione il dotto
articolo di Liliana Speranza ("La Voce Repubblicana" del 30
settembre 2011), relativo alla Massoneria ed alla morale. Articolo
sicuramente di grande valore ed approfondimento, di cui pur non
condivido un aspetto. Liliana Speranza parla
infatti di "trame di Gelli", riferendosi alla P2. Non
capisco, infatti, a che cosa si riferisca, visto che Licio Gelli e
gli appartenenti alla P2 furono assolti con formula piena con le
sentenze della Corte d'Assise di Roma che, fra il '94 ed il '96,
assolsero sia la P2 dalle accuse di "complotto ai danni dello
Stato", che lo stesso Gelli per le innumerevoli accuse
attribuitegli. Non è esatto dire, inoltre, che la P2 non
praticasse la morale. Semmai non seguiva i Landmark massonici fissati
nel 1723, ma, sotto il profilo legale e profano, essa fu
ineccepibile. Sin dalla sua fondazione, nel 1877, quando ancora si
chiamava Loggia Propaganda, l'allora Gran Maestro Giuseppe Mazzoni,
stabilì che essa dovesse avere scopi eminentemente politici e fu con
questa impronta che, il successivo Gran Maestro Adriano Lemmi, la
rafforzò. Allora, il Grande Oriente d'Italia, era considerato una
sorta di "partito dello Stato" a rafforzamento degli ideali
risorgimentali e patriottici. La Loggia Propaganda, proprio per il
suo essere "loggia coperta" (ma non segreta !), ovvero
partitolarmente discreta, fu utilizzata proprio all'assolvimento
pieno di tale funzione. Fu così che nella Loggia Propaganda
entrarono: Agostino Bertani, Giosue Carducci, Ernesto Nathan, Aurelio
Saffi, Menotti Garibaldi, Giuseppe Zanardelli e molti altri: fossero
repubblicani-mazziniani o liberali-monarchici, ovvero la "crème"
della politica dell'epoca. Dopo la caduta del fascismo,
allorquando fu ricostruita la Massoneria in Italia, con la
riedificazione delle Logge, la Propaganda fu denominata Loggia
Propaganda 2. Fu ricostituita e rafforzata dal Gran Maestro Giordano
Gamberini e, successivamente, con il Gran Maestro Lino Salvini, fu
affidata a Licio Gelli. Di scarsissima cultura esoterica, ma di
notevoli doti di mediatore e di organizzatore. Lo scopo della
Loggia Propaganda, ovvero della Propaganda 2, nel dopoguerra, doveva
essere sempilcemente quello di rafforzare il centrismo al governo,
ovvero impedire ai comunisti ed alle forze eversive di destra e di
sinistra, di prendere il potere in qualsiasi modo. Non a caso i
suoi aderenti erano tutti di orientamento politico liberale,
socialista, repubblicano, socialdemocratico e cattolico liberale. Ciò
lo spiegò chiaramente lo scrittore Pier Carpi in due libri,
volutamente dimenticati dall'intellighenzia culturale italiana, ed
oggi lo spiega il prof. Aldo A. Mola, anche nell'intervista che gli
ho fatto. Ora, si può dire che la P2 e, prima di essa, la Loggia
Propaganda, abbiano poco a che vedere con la Massoneria ed il suo
carattere iniziatico e spirituale. Vero. Il punto però è che
tale scelta va attribuita unicamente al Grande Oriente d'Italia che,
storicamente, in Italia ebbe un ruolo politico importante nella
formazione dello Stato unitario e post-unitario. E lo assolse anche
in modo positivo. Nel 1905, purtuttavia, tale politicizzazione si
accentuò a dismisura con il peggior Gran Maestro che il GOI abbia
mai avuto, ovvero con Ettore Ferrari, che rafforzò tale carattere
politico e per nulla massonico ed iniziatico dell'Istituzione, ovvero
allorquando il GOI prese una piega fortemente ateistica ed
anticlericale. Ettore Ferrari impose alle Logge il triplice
giuramento: antimonarchico, antimilitaristico e anticlericale ed
introdusse apertamente la politica in Loggia, in pieno contrasto con
la libertà dai dogmi, di culto e di pensiero politico professata
dalla Massoneria sin dalle sue origini. Fece bene, infatti, il
pastore protestante Saverio Fera - Sovrano Gran Commendatore del Rito
Scozzese Antico ed Accettato - nel 1908, a slegarsi dal GOI, in
contrasto con Ferrari, ed a costituire la Serenissima Gran Loggia
d'Italia, oggi Gran Loggia d'Italia degli ALAM ed a riportare buona
parte della Massoneria italiana al suo scopo
originario - gnostico ed esoterico, lontano da ogni
politicismo. Questi, in sintesi, i motivi per i quali la
Loggia P2 non può ritenersi nè segreta nè complottistica. Semmai
lontana dai Landmark massonici, ma ciò non fu causa diretta di
Gelli, bensì dell'evoluzione storica del GOI.
 Luca Bagatin
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1 settembre 2011
Intervista esclusiva allo Storico della Massoneria Aldo Alessandro Mola firmata da Luca Bagatin

Il prof. Aldo A. Mola in un disegno di Franco Bongiovanni
Il prof. Aldo Alessandro Mola, nato a
Cuneo nel 1943, è il maggior storico della Massoneria e del
Risorgimento in Italia. Dal 1980 Medaglia d'Oro di benemerito della
scuola e della cultura, è direttore del Centro Europeo Giovanni
Giolitti, presidente del comitato cuneese dell'Istituto per la
Storia del Risorgimento italiano e della sezione “Urbano Rattazzi”
(Alessandria) del Centro “Mario Pannunzio”.
E' stato fondatore del Centro per la
Storia della Massoneria e, dalla metà degli anni ’70, collabora
con le maggiori Obbedienze massoniche quali il Grande Oriente
d'Italia e la Gran Loggia d'Italia degli ALAM. E' infatti componente
del Comitato di Redazione delle riviste “Hiram” e “Officinae”,
rispettivamente del GOI e della GLDI.
Autore di numerosissimi saggi storici
su Giolitti, Garibaldi, Mazzini, il Partito d'Azione, la Monarchia
italiana, Silvio Pellico, Giosue Carducci e, recentemente, ha
pubblicato un saggio su Licio Gelli e la P2, nonchè – proprio in
questi giorni – stanno andando in libreria i suoi ultimi quattro
volumi: “Italia. Un Paese speciale. Storia del Risorgimento e
dell'Unità” (Edizioni del Capricorno - Torino).
Oggi abbiamo l'amichevole possibilità
di intervistarlo.
  
Luca Bagatin: Prof. Mola, come
nasce il suo interesse per la Massoneria ?
Aldo A. Mola: Nacque
nel periodo del liceo e degli studi universitari.
Negli anni 1965/1967 scrissi i miei
primi libri sul Partito d'Azione (pubblicati con prefazione di
Ferruccio Parri) e sulle figure di Mazzini e Garibaldi e la Storia
dell’Amministrazione provinciale di Cuneo (1971). Nel loro corso mi
imbattei nelle figure di molti massoni e mi resi conto che in Italia
non vi era nessuna pubblicazione che parlasse di storia della
Massoneria. Mi adoperai, dunque, per colmare questa lacuna. Presi
contatti con il Grande Oriente d'Italia; Lino Salvini, Gran Maestro
di allora, e il suo predecessore Giordano Gamberini, letti i lavori
da me già pubblicati, mi aprirono gli archivi, che confrontai con
i fondi dell’Archivio Centrale dello Stato, studiati con la guida
della prof. Paola Carucci, ora Sovrintendente all’Archivio Storico
della Presidenza della Repubblica. Dopo anni di ricerche scrissi la
“Storia della Massoneria italiana”, pubblicata nel novembre 1976,
che poi ebbe due edizioni aggiornate, nel 1992 e nel 1994, e molte
ristampe .
Luca Bagatin: Giordano
Gamberini, già Vescovo della Chiesa Gnostica, fu un Gran Maestro
lungimirante sotto il profilo iniziatico ed esoterico. Che cosa può
dirci di lui ?
Aldo A. Mola: Giordano
Gamberini fu il più lungimirante fra tutti i Gran Maestri del Grande
Oriente d’Italia dal 1943 ad oggi, per ben tre motivi: mirò al
riconoscimento del GOI da parte della Gran Loggia Unita
d'Inghilterra; rese nuovamente protagonista la Massoneria grazie al
dialogo con la Chiesa cattolica e tutte le altre confessioni; ottenne
il riconoscimento pubblico della Massoneria nella vita istituzionale
italiana e l’attenuazione dell’ostilità da parte di partiti che
tradizionalmente le erano avversi o addirittura nemici. I frutti dei
nove anni della sua gran maestranza vennero raccolti durante quella
del suo successore, Salvini (a sua volta di grande merito): lo
scambio dei garanti d’amicizia con la GLU d’Inghilterra; la
lettera del cardinale Seper, prefetto della Congregazione per la
dottrina della fede, che dichiarò compatibili logge e sacramenti
cattolici e la presenza del GOI in iniziative pubbliche.
Luca Bagatin: Lei fu, peraltro,
negli anni '80, il fondatore del Centro per la Storia della
Massoneria, comprendente studiosi sia massoni sia profani. Ci
racconti la sua personale esperienza.
Aldo A. Mola: Con il
Gran Maestro Armando Corona, fondai il Centro per la Storia della
Massoneria (CeSM) che esiste tutt'ora. Il successore di Corona,
Giuliano Di Bernardo tentò di estromettermi per farne uno strumento
suo perché del resto concepiva lo stesso Grande Oriente come uno
strumento al proprio servizio. Il tempo mi dette ragione. Nel 2008 mi
venne proposto un colloquio per superare l’impasse; ma le cose sono
come erano e debbono essere: se vogliono essere davvero scientifici,
gli studi sono e debbono essere liberi.
A prescindere dall’episodio Di
Bernardo, molto più devastante di ogni altro per la storia del
Grande Oriente come istituzione iniziatica, ho ottimi rapporti con i
massoni del Grande Oriente d’Italia.
Luca Bagatin: Che cosa pensa del
Gran Maestro attuale del GOI, l'Avvocato Gustavo Raffi ?
Aldo A. Mola: Ha
dovuto e deve affrontare gravi difficoltà. Dopo il disconoscimento
del GOI da parte della Gran Loggia Unita d'Inghilterra (capolavoro di
perfidia ai danni della Massoneria italiana: basta andare a
rileggerne le motivazioni: addussero persino le mie lettere di
direttore del CeSM a storici del Grande Oriente di Francia), il
Grande Oriente d’Italia finì in un tunnel, al di fuori dei
circuiti massoni internazionali (la GLU da un canto, le Obbedienze in
relazioni fraterne con il Grande Oriente di Francia dall'altro). Il GOI puntò
molto sulla GL Nazionale Francese la cui vicende non sono
edificanti, tanto che, caso unico nella storia delle massoneria dei
Paesi occidentali, è stata “commissariata”. In molti casi il
GOI risultò sovraesposto sul terreno partitico, con dichiarazioni
poco opportune. Infine venne e viene ostentato un anticlericalismo
arcaico, di maniera, come se la Chiesa cattolica fosse ancora ferma
al Sillabo e al potere temporale d’antan.
Gli osservatori constatano che il
Gran Maestro Raffi non ha avviato un dialogo con l'altra Obbedienza
massonica legittima e regolare italiana, cioè la Gran Loggia
d'Italia, quasi che i suoi affiliati non siano anch’essi Fratelli
massoni ! Il Sovrano e Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia,
Luigi Pruneti, ha pubblicato gli Annali della Gran
Loggia d’Italia, 1908-2010: cinquecento
pagine di date, fatti, profili biografici, informazioni statistiche.
E’ infantile fingere che la realtà non esista.
Luca Bagatin: La Gran Loggia
d'Italia, peraltro, a differenza del Grande Oriente d'Italia, inizia
anche le donne alla Massoneria. Che cosa pensa dell'Iniziazione
femminile ?
Aldo A. Mola: In
origine, è vero, le donne furono escluse dall'accettazione. Sappiamo
bene, però, che all’origine le Logge britanniche praticavano molte
altre forme di esclusione e che, a lungo preclusi in quelle degli USA
i neri organizzarono una loro massoneria di colore. Non è mai stata
fornita una motivazione chiara dell’esclusione delle femmine
dall’accettazione in loggia, né quindi si comprende per quale
motivo la Massoneria debba ancora attenersi a tale vincolo. La
Massoneria non conosce dogmi; le sue norme possono essere
modificate. Le Costituzioni di Anderson sono documento di un’epoca,
ma come tutte le leggi umane sono soggette alle decisioni sovrane di
quanti le hanno accettate e che, nella loro sovranità di persone
libere, possono modificarle. La Massoneria non si fonda su una
Rivelazione ma su una Convenzione, su Regole deliberate e condivise
sino a quando non se ne decida la modifica.
Il Grande Oriente di Francia, che
abolì l’obbligo della formula iniziatica AGDGADU (un passo molto
più audace rispetto alla preclusione dell’iniziazione femminile),
sino allo scorso anno escluse l’iniziazione delle donne, ma ora la
ammette.
Luca Bagatin: Lei è stato fra i
pochissimi, assieme allo scrittore Pier Carpi, a “sdoganare” la
figura controversa di Licio Gelli e la P2 e lo ha fatto con tanto di
prove documentate pubblicate nel suo ultimo saggio, edito dalla
Bastogi: “Gelli e la P2 fra cronaca e Storia”.
Che cosa l'ha portata a parlare, senza
pregiudizi, di Gelli e della P2 ?
Aldo A. Mola: Ho
scritto quel libro perché, a trent'anni di distanza dal falso
scandalo P2, non c'è stato un solo convegno scientifico nel quale si
sia discusso criticamente che cosa fu la P2, l’uso (e abuso) che
se ne fece. Né si parla delle vite spezzate con l’accusa, in sé
inconsistente, di “piduismo”: un modo come un’altro per
continuare a diffondere il mito del complotto ai danni dello Stato,
della democrazia, tutte fiabe che oggi lasciano indifferenti i
cittadini.
Il mio libro, peraltro, venne
recensito con molto favore dal periodico “Humanisme” del Grande
Oriente di Francia, ora è tradotto in romeno con prefazione di
Constantin Savoiu, gran maestro della Gran Loggia Nazionale di
Romania“1880”, una Obbedienza legittima e regolare, che continua
coraggiosamente la tradizione dei massoni fondatori della moderna
Romania.
La P2 non fu un'associazione
segreta. Non organizzò complotti militari o politici. Lo
stabilirono, sentenze passate in giudicato.
Il falso scandalo P2 fu, invece, il
preludio a Tangentopoli: esso consistette nella criminalizzazione
da parte del Partito Comunista Italiano delle forze politiche e di
governo di ispirazione risorgimentale e atlantica. Tale
criminalizzazione colpì, infatti, gli aderenti alla P2 che
appartenevano a tali forze politiche (repubblicani,
socialdemocratici, socialisti, liberali e la componente “occidentale”
della Democrazia cristiana, tollerante, dialogante).
I partiti democratici e di governo,
dunque, vennero screditati e, con Tangentopoli, negli anni '90,
subirono il colpo finale. Da allora furono elevate agli onori quelle
forze politiche ed i politici di ispirazione antiliberale e
antiatlantica, come i comunisti ed i democristiani di sinistra, oggi
componenti del Partito Democratico. La convivenza tra ex comunisti e
sinistra democristiana nel partito democratico è una coabitazione
basata su ambiguità e baruffe. I primi tentarono di incriminare
persino l'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga “reo”
- così dissero – di non aver mai condannato la P2 e la Massoneria.
I cattolici del PD chiesero che venisse formalmente decretata
l’incompatibilità tra iscrizione al partito e logge, come già
avevano fatto Mussolini e Lenin. Chissà come finirà…
Luca
Bagatin: Ma Raffi dice
che la Gelli e la P2 stanno alla Massoneria come le Brigate Rosse al
Partito comunista….
Aldo A. Mola: Appunto.
Il Partito comunista (ex Partito comunista d’Italia, membro della
Terza Internazionale di Lenin e Stalin ) ebbe sempre al proprio
interno nuclei rivoluzionari. Del pari il Grande Oriente d’Italia
ebbe dal 1877 la ”Propaganda Massonica”, una loggia “di élite”,
sintesi di un possibile, auspicabile “partito dello Stato” in un
Paese nel quale lo Stato rischiò troppe volte di ridursi a zerbino
strumento dei partiti.
Così essa venne concepita da
Adriano Lemmi e così venne pensata da Gamberini, Lino Salvini e da
Licio Gelli, creato Maestro Venerabile della loggia Propaganda Se
si legge senza preconcetti il Piano di Rinascita della P2 si deve
constatare che esso mirava a consolidare la democrazia e a conciliare
i cittadini.
Luca
Bagatin: Quale
futuro può avere, a suo giudizio, la
Massoneria in Italia?
Aldo A. Mola: Per
molti aspetti la vera vita della Massoneria in Italia può cominciare
ora. Il nostro è un Paese di formazione recente ma ormai è
abbastanza solido, Ha retto ai totalitarismi ideologici
catto-comunisti e, recentemente, ai borbottii di partiti regionali
che addebitano a complotti massonici internazionali la loro
incapacità di proporre un discorso filosofico e civile da Terzo
Millennio.
La Massoneria ha ottenuto ragione
dalla Storia con il riconoscimento dell’Unità come valore da parte
della Santa Sede. Perciò ora è libera da quel passato. A cospetto
dell’eclissi di partiti e sindacati e mentre le istituzioni
attendono interventi restaurativi urgenti, in presenza del tracollo
delle Università (parlo delle Facoltà umanistiche), la Massoneria
può essere laboratorio di pensiero libero. La maggiori Obbedienze
dovrebbero però dare qualche segnale preliminare. Per esempio il
riconoscimento della propria storia recente da parte del Grande
Oriente (ma qualcuno vanta invece di aver azzerato tutti i grandi
maestri da Gamberini a Salvini, da Battelli a Corona) e un incontro pubblico
tra le Obbedienze.
Il peggior segnale è invece
un’anacronistica adunata a Porta Pia come se a Roma vi fossero
ancora Pio IX e il generale Kanzler. In questo modo ci si fa contare
e si fa constatare che non si conta nulla. Ma, come dicevano i
latini, ognuno è fabbro della propria sorte. Se vuol essere davvero
scuola di libertà la Massoneria deve liberarsi dai fantasmi del
passato, incluso quello dell’antimassonismo.

Luca Bagatin
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