21 luglio 2012
"La perfezionista" di Cesare Lanza: un film senza pregiudizi, che scuote le coscienze

"La perfezionista", opera
prima del giornalista ed autore televisivo Cesare Lanza, ideatore del
Movimento culturale "Socrate 2000" per il ritorno al
merito. Un film intelligente, struggente, a tratti comico e
grottesco. Un film sul senso della vita e della scelta del morire,
quando la vita diventa insopportabile. "La perfezionista", film basato su una storia vera,
è andato in onda, per la prima volta, venerdì 20 luglio scorso, a
mezzanotte, su Canale 5. La scelta del giorno e dell'orario mai fu
più infelice per un film adatto ad un pubblico vasto, sia giovanile
che non. Interpretato dall'affascinante e coinvolgente Aurora Mascheretti e da
Rinaldo Rocco, rispettivamente nei ruoli di Giselda, la protagonista,
e del suo ragazzo Angelo. Con un piccolo cameo di Sandra Milo, che
interpreta se stessa. Giselda è una ragazza all'apparenza
perfetta che, sin da quando andava a scuola, era la prima della
classe. Lavora come impiegata modello presso lo studio di un avvocato
romano, è abitudinaria quasi sino alla maniacalità: ogni mattina è
solita mangiare mele verdi (che troveremo in quantità anche accanto
alla sua scrivania ed a casa sua), tagliandone ciascuna in spicchi
perfetti; prende il suo solito the al bar, portandosi da casa quattro
biscotti che dispone ordinatamente sul tavolo, appoggiati ad un
fazzolettino bianco; ripone con cura i suoi abiti, in ogni
occasione. La sua perfezione attira le invidie di Roberta, sua
collega, la quale è spesso in ritardo al lavoro a causa di una
situazione sentimentale complicata. Inoltre, Giselda, è oggetto
delle attenzioni particolari dell'avvocato, anziano e dallo sguardo
viscido, oltre che sposato con una donna molto più giovane di
lui. La ragazza, ad ogni modo, rifiuta sempre di buon grado tali
attenzioni. Angelo è il compagno e convivente di Giselda,
musicista, raffinato e colto. Si sono conosciuti dal fioraio,
casualmente, e la ragazza si innamorò di lui per la sua sensibilità
e per l'amore verso i fiori che per Angelo rappresentano "la
metafora della perfezione e della decadenza della vita". Giselda
ed Angelo hanno una sola vera certezza: non sanno che senso abbia la
vita, vivono l'una per l'altro, appassionatamente, sin da quando si
sono conosciuti, vivendo alla periferia di Roma, in una grande casa,
senza grandi relazioni con l'esterno, vivendo d'amore e
passione. Giselda ha purtuttavia anche un'altra vita. E' attrice
di film hard presso la casa di produzioni cinematografiche "Il
senso della Storia", ove si realizzano film tratti da opere
storiche ed il cui motto è "Classe, Cultura, "Carne".
Giselda vive la cosa con naturalezza, senza alcun imbarazzo, diretta
da un regista al limite del grottesco, il quale è solito stirarsi i
pantaloni presso il suo ufficio. Angelo inizia ad accusare forti
dolori di testa, convulsioni e crisi di vomito continue. Le analisi
mediche saranno chiare: tumore al cervello. La vita di Giselda
sprofonderà nell'incubo e non troverà conforto nemmeno nella
dottoressa che ha in cura Angelo, bigotta al punto di disprezzare la
loro storia di coppia di fatto, non sposata. Angelo chiederà alla
sua compagna un'estremo atto di amore e dignità: vuole che lei lo
uccida, per non lasciarlo soccombere nel dolore. Giselda confida
ancora in una possibile guarigione del compagno, ma, allorquando
comprenderò che non v'è più speranza...si chiede "Che cosa
devo fare ?" "Che cosa sto per fare ?" e sarà così
che lo ucciderà, strozzandolo per poi baciarlo appassionatamente,
rimanendone sconvolta. Da allora la sua vita sarà completamente
stravolta, rinuncerà alle sue abitudini che tanto l'avevano aiutata
ad "ordinare la sua vita", a "darle un senso".
Tornerà al lavoro completamente disordinata e sciatta, riunucerà al
contratto di tre anni come attrice hard e....tenterà ben presto il
suicidio con il gas, ma sarà salvata dagli addetti dell'impresa di
traslochi. Dopo la convalescenza i suoi "amici", ovvero
l'avvocato, la collega, il regista e gli attori hard, organizzeranno
una festa per lei, ove la faranno da padrone discorsi banali sulla
crisi economica ed ove, ancora una volta, lo spirito da satiro
marpione dell'avvocato tornerà alla carica con una Giselda che,
ancora una volta, rifiuterà ogni proposta sconcia. Giselda si è
ormai trasferita in una nuova casa, un attico con vista su San
Pietro. La vediamo percorrere l'attico, inquieta, con alla mente le
parole del suo insegnante di lettere: "Non sappiamo perché
siamo al mondo. Vedi, Giselda, come è difficile vivere". Sarà
così che, Giselda, dopo aver dato uno sguardo alla cupola di San
Pietro, sorridente, si getterà dal cornicione, sorridente e
consapevole del suo gesto estremo. Un gesto tragico, ma di libertà
da una vita che, ormai, per lei era diventata insopportabile. Il
film di Cesare Lanza apre ferite profonde, scuote certezze,
disorienta lo spettatore più sensibile che potrebbe aspettarsi un
finale diverso, aperto a nuove possibilità per la ragazza, ad una
nuova vita. Cesare Lanza afferma di aver voluto rappresentare, con
questa sua opera, ciò che lui considera l'assoluto non senso della
vita. Personalmente ritengo abbia voluto andare anche oltre. Abbia
voluto raccontare una storia vera fatta di sentimenti, di equilibri
fragili, nei quali, invero, ciascuno di noi può riconoscersi o può essersi
riconosciuto. Lanza ha voluto costringere, anche lo spettatore più
ottuso, a porsi delle domande sul senso della vita e della morte,
fuori da ogni giudizio moralistico o religioso. Il suicidio, può
essere condannato dalla società o dalla legge ? E perché mai ? E
perché mai, in Italia (ma non solo), non esiste una legge che
permetta l'eutanasia ed il suicidio medicalmente assistito e,
pertanto, strutture medico-sanitarie ove questi sono praticati, con tanto di assistenza psicologica ? Perché, se la
vita propria o altrui diventa insopportabile, si deve ricorrere a
metodi cruenti, violenti, per nulla degni di civiltà ed umanità
? Ecco che Cesare Lanza, con "La perfezionista", incide
nelle coscienze questi ed altri interrogativi e sarebbe una vera
mancanza di rispetto nei confronti dell'intelligenza del pubblico se,
tale film, non fosse riproposto in prima serata il prossimo
autunno e non contribuisse a riaprire un dibattito su un tema di così stretta rilevanza politica e sociale.
 Luca Bagatin
|