23 giugno 2012
Luca Bagatin a Radio Radicale
Devo ringraziare l'amico Lanfranco Palazzolo, giornalista di Radio Radicale, per questo splendido servizio fotografico, interamente visibile (e scaricabile ahahahahah), al link:
http://lanfrancopalazzolo.blogspot.it/2012/06/luca-bagatin-radio-radicale.html PERCHE' RADIO RADICALE E' L'UNICA SENZA MEDIAZIONI, SENZA FILTRI (come le Stop, ve le ricordate ???!!!), SENZA VELINE. PERCHE' RADIO RADICALE E' DENTRO, MA FUORI DAL PALAZZO. MICA CALZETTONI !!!!(visibile, a Roma, anche sul digitale terrestre al canale 118)
|
|
1 giugno 2012
Seminario di rinascita del quotidiano l'"Avanti!" il 9 e 10 giugno: il mio saluto ed augurio
Sabato 9 e domenica 10 giugno, presso la Biblioteca Storica della
rivista "Critica Sociale", al Teatro Borgo in Brera (MI) di Via
Formentini 10, si terrà il seminario di rinascita del quotidiano di area
socialista l'"Avanti!" (quello vero, senza "cammellate" lavitoliane).
Maggiori informazioni potete trovarle al sito www.criticasociale.net.
Ringrazio il direttore di Critica Sociale, Stefano Carluccio, per
l'invito, ma, purtroppo, in quei giorni non mi sarà possible essere
presente.
Ho pertanto inviato un breve testo di augurio, saluto ed auspicio che ho
chiesto sia letto in mia vece al seminario e che riporto qui, in
anteprima.
Saluto con grande simpatia la rinascita
dell'Avanti che, mi auguro, possa essere anche la casa di chi, come
me, non è né socialista né di sinistra, bensì repubblicano e
liberale. Penso che ad unirci sia una storia di comuni lotte per
la libertà individuale e l'emancipazione, che fonda le sue radici
nelle lotte risorgimentali contro l'oppressore straniero e clericale
e, successivamente, la lotta al nazifascismo ed al comunismo, anche
nella sua declinazione recente di cattocomunismo, vero, autentico
responsabile della caduta della democrazia in Italia nel 1993. Dal
1993, infatti, viviamo in una sorta di "dittatura mascherata",
ove a farla da padrone sono presunti partiti o, meglio, "comitati
d'affari" che si dicono "di destra" e/o "di
sinistra", quando, nei fatti, sono entrambi uniti nella
spartizione delle spoglie dello Stato, ai danni dei
cittadini. Personalmente non credo più ai partiti o alla
necessità di costruirne di nuovi. Credo però alle radici culturali
che accomunanoi nostri storici partiti laici e ritengo che tale
storia debba "condizionare ed indirizzare" positivamente
tanto coloro i quali si definiscono di destra, che coloro i quali si
definiscono di sinistra. Personalmente sono fra coloro i quali
hanno creduto e credono che solo dalla parte opposta rispetto
all'attuale "centrosinistra" possa nascere qualche cosa di
autenticamente riformatore. Credo in un nuovo, autentico,
Movimento per le Libertà tutto da costruire. Libertà economiche,
civili, sociali e sessuali. Oltre la destra e la sinistra. Che magari
dialoghi anche con Beppe Grillo, perché no. Ed auspico che
l'Avanti possa essere la casa quotidiana di tutti i laici che
lavorano per tali libertà. Senza "feticismi", senza
"colori ideologici", bensì con contenuti avanzati. Un
caro saluto a tutti.
 Luca Bagatin scrittore e blogger
|
|
23 maggio 2012
Una tassa da far pagare a chi ci governa male (per un ritorno alla responsabilità individuale ed alla meritocrazia)

C'è una cosa che mi sono sempre
chiesto, ovvero come mai, in Italia, nessuno - ai "piani alti"
- sia mai responsabile di nulla. Pensiamo ad esempio ai magistrati
i quali, nonostante un referendum vinto a maggioranza, infatti, non
sono responsabili del loro operato. Se un magistrato, nell'esercizio
delle sue funzioni, ad esempio, sbaglia, condannando un innocente,
non è affatto responsabile. A pagare, al massimo, è lo Stato,
ovvero il cittadino. Non è strano tutto ciò ? Poi, c'è
un'altra irresponsabilità endemica, che è quella del politico,
nella fattispecie dell'amministratore pubblico, sia egli Sindaco,
Presidente di Regione, di Provincia, Presidente del Consiglio o
Ministro. L'amministratore pubblico è sempre e comunque
irresponsabile di fronte al cittadino che, peraltro, è chiamato ad
eleggerlo. Da qualche tempo sono persuaso che andrebbe introdotto
un sistema atto ad ovviare ai seri danni economici e non solo,
perpetrati nelle pubbliche amministrazioni. Non è possibile,
insomma, che a pagare ed a ripianare i bilanci pubblici, debbano
essere sempre i cittadini italiani, per mezzo dei loro danari frutto
di risparmi e onesto lavoro. Le imposte sono un bene, ma solo se
sono poche ed atte a finanziare precisi servizi pubblici essenziali.
In Italia, purtroppo, non è mai stato così ed il bilancio dello
Stato è sempre stato oggetto della peggiore demagogia e del peggior
populismo di gran parte della classe politica, in particolare negli
ultimi vent'anni. Per ovviare a ciò, posto che è stato approvato
il sacrosanto pareggio di bilancio (utile ad evitare che le
successive generazioni continuino ad indebitarsi, alla faccia di
burocrati e politicanti spendaccioni), sarebbe opportuno stabilire
che, una volta eletto (e chi scrive auspica che sia eletto
direttamente dai cittadini, a turno unico, meglio se slegato dai
partiti e dal Parlamento, il quale dovrebbe solo avere funzioni di
controllo e legislative), il governo in carica, esso, per mezzo del
Presidente e dei suoi Ministri, stilasse un programma, con tanto di
bilancio di previsione, con relative entrate e relative coperture
finanziarie. Una volta terminato il mandato, dopo cinque anni, se
gli obiettivi stilati nel programma e nel bilancio saranno raggiunti,
tale governo potrà anche ripresentarsi agli elettori, diversamente,
se vi saranno buchi di bilancio o le aspettative programmatiche
saranno disattese, il Presidente ed i suoi Ministri, avranno
l'obbligo di pagare di tasca propria una "tassa di scopo",
con il preciso "scopo" di ripianare il bilancio. Tale
proposta potrà sembrare provocatoria, ma, pensateci bene. Non
sarebbe un modo per ovviare allo promesse a vanvera dei politicanti ?
Non sarebbe un modo per evitare sprechi di danaro pubblico e finanze
allegre, prive di coperture ? Non sarebbe un modo per rispondere
direttamente agli elettori, rimettendoci, eventualmente, del proprio
? Ricordiamo che la parola "Ministro" deriva da "servo",
ovvero egli è o dovrebbe essere "servo del popolo", ed una
proposta di questo tipo servirebbe, appunto, a ripristinare la
funzione originaria dei Ministri, a cominciare dal Primo Ministro,
anche a livello locale nella persona del Sindaco e
dell'Amministratore Pubblico. Chiunque avrà il coraggio di
introdurre una norma di questo tipo, io credo, riceverà certamente
il plauso da parte di un'opinione pubblica la cui fiducia nei
confronti di "questa" politica è ormai, e giustamente,
sotto le scarpe.
 Luca Bagatin
|
|
9 marzo 2012
A proposito di società maschilista e differenze "di genere"
L'8 marzo di ogni anno i discorsi retorici, più o meno istituzionali, tutti più o meno banali, si sprecano. Tutti
uguali, tutti più o meno pietisti nei confronti delle donne. E' così da
tempo immemorabile ed io ancora ricordo tali discorsi quando venivano fatti e
li facevamo nel 1996, quando avevo 17 anni e mi coinvolsero nella
redazione di un volantino politico che parlasse della condizione
lavorativa della donna. Ero giovanissimo ed anch'io, evidentemente, preso dalla retorica. Siamo
nel 2012 e, forse, occorrerebbe andare all'origine della lotta fra i
sessi, delle cosiddette differenze "di genere". Tristissima e
banalizzante definizione per parlare di uomini e donne. Uomini e donne, sulla pelle dei e delle quali, si sono costruiti anche programmini televisivi stereotipati e stereotipizzanti,
utili solo a perpetrare inutili differenze di sesso ed, appunto..."di genere". Sin
dalla nascita e non si capisce perché mai, i maschietti sono bollati
con il nastrino azzurro e le femminucce con quello rosa. Crescendo, poi,
ai maschietti si regaleranno macchinine e soldatini, mentre alle
femminucce bamboline e vestitini. E ciò accade sin dalla notte dei
tempi, tanto per aumentare astruse differenze sessuali, ruoli imposti da
millenni da una società stereotipata. Ma chi ha deciso il perché ed
il percome catalogare maschietti e femminucce in questo o in quel modo ?
Ma chi ha imposto loro determinati "ruoli sociali" ? Tutto ciò, ad
ogni modo, da millenni si riverbera nei comportamenti di maschi e
femmine nella società: i primi devono essere visti o sono visti come
forti e sicuri di sè, mentre le seconde sono il cosiddetto "sesso
debole". Ma è poi vero tutto ciò, oppure sono ruoli imposti nei secoli
dei secoli, amen ? E fu così che oggi le
donne sono talvolta starnazzanti, sempre in competizione ed in lite fra
loro, maniache nevrotiche dello shopping, tutt'altro che emancipate ed
alla continua ricerca (consapevole o meno) di un appoggio maschile. E,
viceversa, i maschi cercano di mantenere di sè un'immagine sicura,
autorevole, protettiva...quando in realtà, forse, sono ben più fragili
e, talvolta, persino più immaturi...finendo per comportarsi come
macchiette di sè stessi, frequentando palestre e centri benessere in
grado di renderli fisicamente "diversi" da come sono, ma non certo più
consapevoli di sè stessi...tutt'altro ! La società maschilista non
esiste in natura, ma la si è creata. L'hanno creata in primis le donne,
le quali sono tutt'altro che solidali fra loro e soprattutto scarsamente
in grado di emanciparsi, di essere indipendenti dalla figura maschile:
dal padre sino al fidanzato, passando per il primo figlio maschio,
servito e riverito. Viceversa, i maschi approfittano di tale
situazione al fine di mascherare le proprie ataviche insicurezze,
generate anche da un ruolo imposto che non ha nulla a che vedere con le
differenze "di genere". Ne consegue: da una parte una forte
solidarietà maschile, con alla base fortissime lacune affettive e
psicologiche (si consideri che il maschio è partorito da una donna e
dunque impara sin da bambino a confrontarsi con l'altro sesso,
percependone fortemente l'eventuale mancanza o rischiando, addirittura,
di averne paura e sudditanza), mentre dall'altra un pollaio continuo di
donne inconsapevoli di ciò che vogliono davvero, alla ricerca di
un'emancipazione che non sanno bene se volere o meno...o se conviene
loro davvero.
In tutto ciò eccoti spuntare ancora una volta proposte falsamente
femministe di chi vorrebbe le "quote rosa" al 50% nelle liste elettorali
o altrove. Ma che senso ha ?
Ma che senso ha tutto ciò se donne e uomini - nel loro complesso - non sono consapevoli di loro
stessi, come individui, come esseri umani, indipendentemente dalla
presenza di organi genitali ed ormoni diversi ?
Non è affatto detto che una donna sia migliore di un uomo, come non è altrettanto vero il contrario.
Ma per comprendere ciò è necessario smontare pezzo per pezzo millenni di
cultura sessuale, stereotipata e sessuofobica che pretende di imporre
ruoli e modalità che, in natura, invero, non esistono.

Luca Bagatin
|
|
24 gennaio 2012
L'AVANTI! C'E' (in edicola con Il Riformista)
|
|
17 gennaio 2012
A dodici anni dalla scomparsa di Bettino Craxi...

Sono passati dodici anni dalla
scomparsa del leader socialista Bettino Craxi, morto in esilio, ad
Hammamet. Sì fu un esilio forzato, il suo, a causa di una
giustizia italiana parziale che - unico caso al mondo in un Paese
occidentale - fece sì che sul finire del 1993 scomparissero tutti i
partiti liberali e democratici: la Dc, il Psi, il Pri, il Psdi ed il
Pli. Bettino Craxi, nel suo ultimo discorso alla Camera dei
Deputati del 29 aprile 1993, fu l'unico ad avere il coraggio di
denunciare, in una sede istituzionale, il finanziamento illegale alla
politica ed affermare che tutti i partiti, dal dopoguerra sino al
allora (oggi è anche peggio), si erano finanziati illegalmente,
ovvero avevano preso danari in nero: chi, come il Psi, da privati,
chi, come il Pci, persino dalla dittatura sovietica. Era un
sistema che la stessa magistratura conosceva bene, ma, in tanti anni,
non era mai intervenuta. Lo denunciarono per primi i radicali di
Mario Pannunzio ed Ernesto Rossi, negli anni '60 e, successivamente,
quelli di Marco Pannella. Inascoltati, perché così era
"conveniente" fare. Era un sistema che però ebbe un
unico capro espiatorio: Bettino Craxi. L'unico che si oppose con
forza al compromesso storico Dc-Pci, l'unico che voleva l'alternanza
fra progessisti e conservatori e che pertanto propose, negli anni '90, un'unione fra
socialisti e gli altri laici ed i postcomunisti che allora sembravano
democraticizzarsi, per, al fine, contrapporsi alla Dc ed al
Msi. Bettino Craxi, come il già citato Pannella, era però un
illuso. Si illudeva che quelli, i comunisti, si stessero
democraticizzando per davvero. Ed invece furono proprio costoro che
gli scatenarono contro una giustizia politicizzata che allora non
aveva eguali nel resto d'Europa, ove pure i partiti si finanziavano
sottobanco. Pensiamo ai Kohl, ai Gonzales, ai Mitterrand: tutti ladri
oppure grandi leader democratici ? L'Italia aveva in più il
problema del difendersi dalle infiltrazioni sovietiche, con un
Partito Comunista oltre il 30 %. Come combatterlo in casa socialista
e laica ? Con i finanziamenti privati che, peraltro, Craxi avrebbe
voluto portare alla luce del sole, come negli Stati Uniti
d'America. Ciò, purtroppo, non fu possibile: Craxi fu bollato
come ladro, Andreotti come mafioso, i partiti laici e democratici
saranno liquidati. L'Italia vivrà i suoi anni più terribili dopo
quelli del terrorismo ed al Potere saliranno i postfascisti, i
leghisti ed un nuvo personaggio, Berlusconi che allora sembrava
proporre un'alternativa liberale...per poi inciuciare con quei
postcomunisti che, a parole, diceva di voler combattere. Oggi
l'Italia è l'unico Paese democratico a non avere un Partito
Socialista ed un Partito Liberale. Molto probabilmente non li avrà
nemmeno più, per quanto quegli ideali di laicità dello Stato,
emancipazione sociale e libertà civili, economiche ed individuali,
siano sempre validi ed attuali nel pantheon della sinistra
democratica ed anticomunista. Una sinistra che, purtuttavia, in
Italia è morta per sempre nel 1993. Ad ogni modo e comunque, il
19 gennaio di quest'anno rinascerà, grazie al lavoro della rivista
Critica Sociale, il quotidiano l'"Avanti!", diretto da Rino
Formica e da Stefano Carluccio ed il cui primo numero sarà allegato
al quotidiano "Il Riformista". Sarà un quotidiano
libero, autofinanziato, di tutti i socialisti e che anche un liberale
mazziniano come me sente già come suo e vi collaborerà. Forse
c'è ancora spazio, in questo pur triste Paese, per raccontare alle
nuove generazioni come sono andati i fatti e per ricostruire l'Italia
su basi democratiche. Quell'Italia che Bettino Craxi ha sempre
amato e difeso.
 Luca Bagatin
|
|
17 novembre 2011
Governo Monti: una possibile garanzia di crescita e sviluppo

Solo qualche giorno fa avevamo scritto
di come un tecnico al governo, oggi, fosse preferibile ad un politico
in quanto avrebbe certamente fatto danni minori al Paese. Confermiamo
ciò e rilanciamo. Ma questa volta in senso decisamente più
positivo. Mario Monti, nuovo Presidente del Consiglio, ha
presentato un governo di tecnici altamente qualificati sotto ogni
profilo: sia esso istituzionale che culturale. Un governo
equilibrato, senza fronzoli, senza nomine politiche inadeguate alla
situazione d'oggi, visto anche il bassissimo profilo della classe
politica degli ultimi diciassette anni. Il Governo Monti, dunque,
a noi piace ed anche per altre ragioni: è inviso agli estremisti di
sinistra e di destra dall'IdV a SeL, ai Comunisti vari, sino alla Lega Nord ed è governo
che, sin dalle prime dichiarazioni, appare riformatore e capace di
dare un po' di sollievo al dilettantismo dei governo precedenti: da
destra a sinistra. Mario Monti ha già parlato di riforma fiscale,
di privatizzazione delle muncipalizzate, di tagli ai costi della
politica, di tagli agli stipendi pubblici, di liberalizzazione degli
Ordini professionali. Bene, benissimo: è proprio da ciò che
riteniamo da sempre si dovrebbe partire per aggredire la crisi (e non
dalla tasche degli italiani). L'unica cosa che a noi non piace è la
probabile reintroduzione dell'Ici sulla prima casa: un'imposta iniqua
che colpisce la proprietà individuale a vantaggio di Comuni talvolta microscopici e che noi vorremmo fossero
aboliti ed aggregati a Comuni con un maggior numero di abitanti. Ad
ogni modo e comunque, in sostanza, giudichiamo positivamente il nuovo
Governo Monti, con una sola incognita: sarà sostenuto da quelle
forze politiche anti-riformatrici che, dal '94 sino ad oggi, non
hanno fatto certo gli interessi del Paese: dal Pd e dal PdL in
primis. Auguriamoci che queste non gli tolgano mai la fiducia,
altrimenti l'Italia sprofonderà davvero nel baratro. A noi
piacerebbe che il Governo Monti avesse carta bianca e fosse
sostenuto, in questo senso, dall'Europa e dagli Stati Uniti
d'America, sino a che l'Italia non ricominciasse davvero a
decollare. Piacerebbe, dunque, che il Governo Monti sopravvivesse
ben oltre il 2013, magari che durasse almeno cinque o sei annetti,
poi, chissà, magari le forze politiche italiche, nel 2020,
potrebbero anche essere mature per tornare a governare. Ma prima
sicuramente no.
 Luca Bagatin
|
|
31 ottobre 2011
Le prospettive politiche di Matteo Renzi

Matteo Renzi, il "rottamatore".
Matteo Renzi, il "rinnovatore". Matteo Renzi, un passato
nel Partito Popolare Italiano, un moderato decisamente ed un ottimo
Sindaco di Firenze dalle idee e prospettive bipartisan, come si usa
dire oggi. Matteo Renzi, il trentaseienne che è mal digerito
dall'apparato cattocomunista e dal "nuovo Ulivo", il
trittico Bersani-Vendola-Di Pietro. Ed anche questo ce lo rende
simpatico, assieme alle sue prospettive dal sapore liberale, capaci
di andare oltre il berlusconismo e l'antiberlusconismo. Le parole
d'ordine di Matteo Renzi in sintesi: "No all'egualitarismo, sì
all'uguaglianza"; "No al berlusconismo ed
all'antiberlusconismo"; "Sì ad andare in pensione più
tardi, per garantire un futuro alle giovani generazioni";
"Abolizione del valore legale del titolo di studio"; "No
al finanziamento pubblico ai partiti;" "Abolizione dei
vitalizi ai parlamentari"; "Meritocrazia". Idee
vecchie, secondo Bersani. Che però è uno sconfitto dalla Storia,
assieme ai tutto il gruppo dirigente cattocom del Pd. Idee
riformatrici e liberali, pare, quelle di Renzi, invece, che hanno
vinto in tutto il mondo Occidentale e nella sinistra democratica
europea: da Gonzalez a Craxi, da Papandreu a Mitterrand, da Blair a
Zapatero. Matteo Renzi mette i bastoni fra le ruote ad una
sinistra italiana di matrice cattocomunista e conservatrice, incapace
di governare, triste e bacchettona, che garantisce chi è già
garantito e penalizza tutti gli altri. Se il Pd fosse Matteo
Renzi, insomma, sarebbe un partito progressista e liberaldemocratico.
Ma così non è. Matteo Renzi disegna uno scenario che potrebbe
vedere uniti i liberali, i liberisti (ovvero gli umanisti liberali,
volendo citare il compianto prof. De Marchi), ed i libertari di entrambi
gli schieramenti: Antonio Martino con Enrico Morando, Renato Brunetta
con Pietro Ichino, allargando il cerchio a Futuro e Libertà, al
Partito Repubblicano ed a quello Liberale. Una riedizione del mitico
"lib-lab", ovvero la convergenza di quei riformatori che,
nei primi anni '90, desideravano un futuro fatto di libertà di
impresa, di lavoro sostenibile e di garanzie per chi non è mai stato
garantito. Chissà se sarà davvero così. Nell'Italia degli ultimi anni gli
uomini di buona volontà, infondo e purtroppo, non sono mai stati
amati e premiati. Speriamo che la rotta si inverta presto,
altrimenti, i dolori della crisi, si acutizzeranno
ulteriormente. 
Luca Bagatin
|
|
15 settembre 2010
Francesco Nucara, i Repubblicani e l'attuale maggioranza di governo
Francamente l'atteggiamento del mio Segretario Nazionale, Francesco
Nucara, non mi scandalizza punto, come invece pare scandalizzare la gran
parte della stampa e del mondo politico dalla scarsa responsaibilità
istituzionale.
Il Partito Repubblicano Italiano fa a pieno titolo parte, dal 2008, dell'attuale maggioranza di governo.
Che oggi il Segretario del PRI, Nucara, annunci la costituzione di un
"Gruppo dei responsabili" al fine di evitare le elezioni ed a
salvataggio della maggioranza stessa, non è che lealtà nei confronti
degli alleati, ma, soprattutto, responsabilità istituzionale.
Le questioni politiche dalle quali non è possibile prescindere, checchè se ne dica, ad ogni modo, sono tre:
a) il gruppo di Futuro e Libertà, ovvero dei finiani, non ancora
politicamente forte, non ha alcuna intenzione di far cadere l'attuale
maggioranza. Ha solamente voluto contarsi in Parlamento e nei sondaggi e
- giustamente - fare la "voce grossa" di fronte ad un Berlusconi
appiattito sulle posizioni anti-riformatrici della Lega Nord.
b) se si andasse a nuove elezioni in tempi brevi, come auspicherebbe
piuttosto la Lega Nord - con l'attuale legge elettorale - il Paese ne
uscirebbe ingovernabile, con un Berlusconi vincente alla Camera, ma
incapace di ottenere la maggioranza al Senato. A trarne vantaggio sarebbero unicamente le forze estreme e
destabilizzanti: Lega Nord ed Italia dei Valori. Che infatti stanno
spingendo per nuove elezioni.
c) il PRI di Nucara sta offrendo al Paese la possibilità di evitare le
elezioni anticipate e proseguire l'attuale legislatura con l'unico
governo possibile e senza rischi di ingovernabilità.
Che vi siano amici e compagni Repubblicani che abbiano delle perplessità lo posso anche capire.
Ma per costruire un'alternativa all'attuale maggioranza di governo,
ormai sicuramente stantia, è necessario lavorare nei prossimi tre anni.
Oggi è ancora, purtroppo, prematuro.
E l'alternativa può - come scrivo da tempo - costruirsi per mezzo di una
sinergia fra laici, repubblicani, liberali, finiani di Futuro e
Libertà, Udc ed Api, capaci di coalizzarsi per un progetto di riforma
che preveda almeno cinque punti: abolizione delle Province; riduzione
della spesa pubblica improduttiva; riduzione delle imposte a due o tre
aliquote; separazione delle carriere dei magistrati e spoliticizzazzione
del CSM.
Come ha ricordato Francesco Nucara in questi giorni, rimane poi
prioritaria la questione di "contrastare il Vaticano" e le sue ingerenze
nella sfera politica e dunque pubblica. Occorre dunque riaffermare o,
meglio, costruire lo Stato laico.

Luca Bagatin
|
|
1 marzo 2008
I Laici, Liberali e Riformatori alle elezioni del 13 e 14 aprile e la posizione ufficale assunta da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it
    Arturo Diaconale, direttore storico dell'Opinione delle Libertà, nel
suo editorale del 26 febbraio ha fotografato ottimamente la situazione
dei laici, liberali e riformatori italiani i quali non avranno
pressoché rappresentanza alle prossime elezioni politiche del 13 e 14
aprile. Questo bipartitismo-bipolarismo coatto (in tutti i sensi)
che vede contrapporsi due grandi calderoni con all'interno di tutto e
di più come da un quindicennio a questa parte, oltre a non offrire la
possibilità di un voto autenticamente laico e liberale, non offre
alcuna vera alternativa al declino del Paese che ha urgente bisogno non
tanto di assegni per i bebé o di sostegno alle coppie sposate quanto
piuttosto di una sensibile riduzione delle imposte dirette ed indirette
per rilanciare i consumi e gli investimenti (l'Eurispes stesso
suggerisce la liberale "flat tax" ovvero l'imposta unica sulle persone
fisiche al 20%); una seria e radicale riforma delle pensioni;
l'abolizione degli enti inutili e dispendiosi come le Province, le
Comunità Montane e la Tv di Stato; nuovi investimenti nella scuola
pubblica e nella ricerca scientifica senza pregiudizi, preconcetti o
elucubrazioni mentali dettati da chissà quale dogma religioso. E poi è
indispensabile una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata,
alla pedofilia, alla violenza sulle donne e sui minori ed ai
clientelismi di ogni colore politico. Gli italiani si sentono sempre
meno sicuri e rischiano financo di scadere in un assurdo e becero
razzismo proprio in quanto sono pressoché totalmente abbandonati da uno
Stato che preferisce continuare ad alimentare sé stesso ed i suoi
privilegi piuttosto che scendere nel concreto ed affrontare
radicalmente tali questioni, spesso trattate superficialmente sia da
Berlusconi che da Veltroni e dai loro sodali. E, per concludere, i
temi cosiddetti "etici" (anche se personalmente detesto questo termine
che mi fa pensare allo "Stato etico" di hitleriana, mussoliniana e
staliniana memoria). Ma è possibile che l'Italia sia così indietro
anche in questo settore, ovvero che non abbia una legge che consenta le
unioni civili delle coppie eterosessuali ed omosessuali; che non abbia
una legge che consenta la commercializzazione delle pillola RU486; una
normativa che consenta la regolamentazione delle non-droghe ovvero
della cannabis e dei suoi derivati togliendo così alla criminalità
questo mercato senza alcun controllo e, per finire, una normativa che permetta di garantirsi una morte dignitosa consentendo l'eutanasia (che
significa letteralmente "buona morte") e quindi il pieno diritto del
malato terminale e sofferente ad un'"uscita indolore" ? Le uniche
forze che storicamente hanno posto nei loro programmi tutti i progetti
e prospettive citate in questo articolo, sono proprio quelle che saranno
scarsamente o pressoché non rappresentate nel prossimo Parlamento della
Repubblica Medievale e Mediatica d'Italia. Penso al PRI che, forse,
avrà 3 deputati nelle liste di Berlusconi; penso ai Radicali che
avranno 8 deputati per essersi svenduti ai cattocomunisti del Pd; penso
ai Riformatori ed ai Liberali come Capezzone che, se tutto va bene,
avranno un seggio o due; ed infine penso ai socialisti sparsi: a quelli
berlusconiani che forse avranno un paio di seggi ed a quelli boselliani
che è molto probabile che non raggiungano nemmeno la soglia minima per
entrare in Parlamento (e che in tutti questi anni sono stati gli "utili
idioti" di Romano Prodi, D'Alema, Veltroni & Co. e da loro sempre
trattati a pesci in faccia). Mi è tuttavia giunta ieri la voce (dall'amico
giornalista Aldo Chiarle che ha ricevuto un'entusiastica telefonata
direttamente dal Segretario del Partito Liberale, Stefano De Luca), oggi confermata
dal web, che il PLI presenterà in tutta Italia l'unica lista Laica e
Liberaldemocratica come auspicato anche in un mio articolo in data 16
febbraio scorso. Non siamo certi che riuscirà a raccogliere il 4%,
però vogliamo sostenerla con forza ed entusiasmo anche alla luce del
suo programma (che trovate al link
http://www.partitoliberale.it/page4/page4.html). Tutto ciò considerato
anche che il PLI pone fra i suoi obiettivi un coerente incontro fra
tutti i Repubblicani (ha recentemente siglato un patto federativo con
il PRI....pecceto però che quest'ultimo, alle politiche, abbia scelto
ancora una volta di presentarsi sotto le insegne berlusconiane); i
Socialisti e tutte le altre componenti Laiche e Riformatrici
riprendendo la formula anni '80 del Lib-Lab ovvero dell'incontro fra
Liberali e Socialisti (altro che l'aberrante incontro fra laici e
cattolici, utilissimo solo al Vaticano per imporre le sue astruse
elucubrazioni religiose in politica e nella società fortunatamente
secolarizzata e democraticizzata) contro il conservatorismo di destra e
sinistra nostrane. Un discorso che sosteniamo da lunghissimo tempo, utile all'Italia, all'Europa e all'Occidente.
Una prospettiva semplicemente Laica, Liberale, Libertaria e Riformatrice.
   
Luca Bagatin
|
|
|