21 ottobre 2012
Angelica Balabanoff: rivoluzionaria intransigente
Non si sa bene quando sia nata, forse
nel 1878, poiché preferiva nascondere la sua età, ciò che si sa di
lei è che fu una donna tenace, una rivoluzionaria tutta d'un pezzo,
una marxista pura, senza compromessi, dalla fede incrollabile in un
socialismo democratico e dal volto umano. Angelica Balabanoff è
figura purtroppo dimenticata, forse volutamente, persino dagli stessi
socialisti, i quali non le perdonarono, probabilmente, i suoi screzi
con Nenni e con i comunisti, che Angelica aveva conosciuto bene ai
tempi della Rivoluzione russa e già allora aveva capito quanto erano
simili ai fascisti. Angelica abbandonò presto gli agi della casa
materna e dunque la Russia zarista ed a soli diciannove anni, sul
finire del XIX secolo, si trasferirà a Bruxelles, ove si laureerà
in lettere e filosofia, divorando letteralmente le opere di Marx ed
Engels. Viaggerà moltissimo durante la sua giovinezza: in Svizzera,
Germania, ma soprattutto in Italia, ove scoccherà l'amore per il
Partito Socialista Italiano ed i suoi esponenti dell'epoca e ad esso
si iscriverà. Il Psi di allora era già percorso dalle lotte
intestine fra i riformisti di Turati e della Kuliscioff ed i
massimalisti e, ben presto, Angelica Balabanoff, diverrà esponente
di spicco di quest'ultima corrente. Massimalista ed intransigente.
Marxista ortodossa, senza compromessi nei confronti della borghesia e
della monarchia italiana. Sarà, chi l'avrebbe mai detto, la prima
insegnante di socialismo di Benito Mussolini, allora poverissimo,
goffo ed incolto. Dalla Balabanoff Mussolini attingerà tutto
quanto gli servirà, per poi voltare le spalle al socialismo
massimalista e fondare il fascismo. Il suo tradimento sarà tale che
perseguiterà sempre la Balabanoff, nel suo esilio francese,
infiltrando spie fasciste nei movimenti socialisti all'estero e,
dunque, controllandone sempre l'attività. E pensare che fu
proprio Angelica a volere Mussolini alla direzione dell'antico organo
del Psi, L'Avanti!, affiancandolo in un primo tempo. Ma, ben
presto, il volto totalitario dell'ex socialista, si mostrerà per
quel che era sempre stato. Al punto che il regime fascista, in un
primo tempo apprezzato persino dagli Stati Uniti d'America per mezzo
del loro Presidente Franklin Delano Roosvelt (chi l'avrebbe mai detto
!) e dalla gran Bretagna di Churchill, sarà il primo a riconoscere
la Russia bolscevica di Lenin e Stalin. Ma, andiamo con
ordine. Angelica Balabanoff, infaticabile rivoluzionaria, oltre a
rivitalizzare la corrente massimalista del Psi in Italia, contribuì
attivamente alla Rivoluzione bolscevica del 1917 in Russia, sino a
raggiungere ruoli dirigenziali nel Partito Comunista Russo, a fianco
di Lenin e Trotzky. L'idillio bolscevico, ad ogni modo, durò sin
che durò. Angelica, socialista umanitaria, mal sopportava il
nascente totalitarismo comunista, che, anziché emanciparlo, affamava
il popolo, riducendolo ad una miseria non dissimile rispetto a quella
patita durante l'Impero zarista. Angelica, dunque, dopo Mussolini,
ruppe anche con Lenin e con Trotzky, il quale si renderà purtroppo
molto tardi che la deriva totalitaria di Lenin stava spalancando le
porte allo stalinismo. Angelica fu avveduta e, ben presto,fuggendo
alla Russia, approderà negli Stati Uniti d'America, accolta dai
socialisti statunitensi. Imparerà a sue spese, dopo anni di rinunce
e patimenti, oltre che di tradimenti politici, che il socialismo, per
vivere, può essere solo e solamente democratico, ovvero
anticomunista. Scriverà dunque le sue memorie, pubblicando "La
mia vita da rivoluzionaria", "Ricordi di una socialista"
ed "Il Traditore", ove racconterà il vero volto del Duce,
querelando peraltro tutti coloro i quali le attribuirono una
relazione sentimentale con lui. Nel primo dopoguerra, una volta
tornata nella sua amata Italia, si renderà conto di quanto il
Ventennio fascista avesse inculcato nelle masse l'idea dell'"uomo
e dell'ideologia forte". Con rammarico si renderà conto di come
le masse, anche socialiste, simpatizzeranno per quel Partito
Comunista d'Italia che, come Angelica stessa sosteneva, non era "né
proletario, né democratico". Criticata da Pietro Nenni, il
quale, anziché cercare di rendere il Psi, autenticamente
democratico, finirà per fonderlo con i comunisti nel Fronte
Popolare, ad Angelica Balabanoff non rimarrà che aderire al Partito
Socialista del Lavoratori Italiani (Psli) di Saragat, dal quale, ad
ogni modo, rimarrà comunque delusa. Angelica auspicava un Psli sì
anticomunista, ma anche anticlericale e marxista. Si troverà invece
di fronte ad un partito troppo filo governativo, troppo filo
democristiano. Nonostante i suoi inviti a creare un movimento
socialdemocratico per l'emancipazione femminile, sarà
sostanzialmente snobbata dal Psli, successivamente diventato Psdi.
Bollerà dunque Tanassi, Cariglia, Ippolito, Righetti e Nicolazzi,
ovvero i dirigenti del Psdi, come "la banda del buco",
ovvero corrotti e venduti al Vaticano. A lei, oltretutto, non
interessano affatto né il potere né la scalata al Quirinale di
Giuseppe Saragat. Tornerà dunque all'estero fra Svizzera ed Austria
e, nel 1959, darà alle stampe "Lenin visto da vicino" e
continuando a scrivere poesie. Morirà ultra ottantenne nel 1965,
con sulle labbra le parole: "Mamuska, Mamuska", a ricordo
della madre e sarà seppellita nel cimitero acattolico della
Piramide, a Roma. Al suo funerale solo i socialdemocratici del
Psdi, molti, probabilmente, presenti ipocritamente. Angelica
Balabanoff è l'esempio della militante intransigente, senza
compromessi con il potere. Come forse era raro trovare anche ai tempi
nei quali ella stessa visse, con fatica e sacrifici, in nome di
un'ideale di emancipazione sociale.
 Luca Bagatin
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