2 febbraio 2016
"La vera famiglia è quella che nasce dall'amore. Ed è libera dalla fame". Riflessioni di Luca Bagatin
La più alta forma di democrazia per me
è e rimarrà il populismo, ovvero la politica in favore del popolo,
contro politici, imprenditori, edonisti e ricchi borghesi.
Lo spauracchio della "famiglia
tradizionale" serve solo a preti, imam e rabbini per far
credere ad una società di persone pensanti che il loro ruolo conti ancora
qualche cosa.
Anche un uomo di colore, Andrea
Aguyar, combattè e morì in difesa della Repubblica Romana del
1849, a fianco di Garibaldi. Sarebbe bene ricordarlo a Matteo
Salvini e ai politicanti mantenuti e parolai come lui, che per le
loro idee non sarebbero affatto disposti a combattere, armi in
pugno, e a morire.
 Penso che il mio punto di forza sia l'essere un cinico sognatore.
L'unico politico che potrei sostenere oggi dovrebbe rinunciare ad
ogni stipendio, ad ogni comodità ed essere disposto a combattere e
morire per un ideale. Dovrebbe essere, in sostanza, un mio pari.
Non un essere inferiore.
Un bambino necessita di vivere in una casa dignitosa e di avere di
che vivere per tutta la vita, senza preoccupazioni. Il resto del
padre e della madre sono balle inventate dai ricchi per difendere il
loro diritto ad essere compassionevoli e continuare così a fottere i
poveri.
Alla fine la Storia riconoscerà il ruolo politico e culturale di Moana Pozzi, così come ha riconosciuto, e purtroppo ancora solo in parte, quello di Anita Garibaldi e di Evita Peron.  Penso che Jean-Claude Michéa e Eduard Limonov,
intellettuali trasgressivi, il primo francese e il secondo russo, siano quanto più interessante vi possa essere nel panorama
politico-culturale odierno. Pur avendone già accennato in altri
articoli, in questo periodo sto preparando diversi articoli su di loro,
critici nei confronti della sinistra e del "progressismo", ovvero
tendenti a spiegare il perché la sinistra europea e occidentale abbia
abbracciato il capitalismo e la società di mercato, diventando, di fatto, uguale alla destra, ovvero a difesa dei ricchi e dei borghesi.
Chi ancora oggi, dunque, crede in una società libera, egualitaria,
dalla parte dei poveri, ovvero in una società socialista, libertaria e
anti-edonista ovvero anti-modernista, non può che ritrovarsi nelle tesi
di Michéa (oltre che di Alain De Benoist) e di Limonov.
Non confondete mai il socialismo e l'anarchismo (anche nella versione comunista anarchica) con la sinistra e il progressismo. Sinistra e progressismo sono, assieme al liberalismo classico, all'origine del capitalismo borghese.

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28 gennaio 2016
Promuovendo il mio saggio "Ritratti di Donna" con una delle co-protagoniste: l'ex modella e attrice Francesca Veronica Sanzari
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22 gennaio 2016
Massoneria e affarismo: due termini incompatibili
Negli ultimi giorni sono apparse le
solite dichiarazioni dei politici nostrani (pagati peraltro da noi
contribuenti !) e taluni articoli di stampa tendenti a screditare
l'Istituzione massonica.
Sarà bene ribadire, se non fosse
ancora chiaro, che la Massoneria è un'istituzione iniziatica e
spirituale che non si occupa nè si è mai occupata di politica
(checché peraltro ne scrivano taluni pseudo massoni, che vogliono
per forza farsi notare con amene storie di fantasia). Sarà bene
ribadire che la fantomatica P3 non esiste ed è un'invenzione
giornalistica. Sarà bene rammentare che i componenti della Loggia
Propaganda nr. 2 (detta volgarmente P2) sono stati tutti assolti
dalle accuse di cospirazionismo ai danni dello Stato, in quanto non
hanno commesso nulla.
Sarà bene chiarire, se non fosse già
chiaro, che il sig. Flavio Carboni non rappresenta la Massoneria, se
mai ne abbia davvero fatto parte, peraltro.
Detto ciò sarebbe il caso di parlare
di cose serie e concrete, anziché di aria fritta che farà vendere
copie di giornale e spazi pubblicitari, ma non arricchisce affatto la
cultura del nostro Paese, peraltro ridotta ai minimi termini da meri
interessi commerciali ed economicistici.
Fra tali cose serie annoveriamo una
iniziativa storica, ovvero l'evento che si terrà martedì 26 gennaio
prossimo presso il Casinò di Sanremo, che vedrà per la prima volta
dal 1908, sedere allo stesso tavolo i rappresentanti delle due
maggiori e storiche Obbedienze massoniche italiane: il prof. Antonio
Binni, Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia degli ALAM e Stefano
Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, i quali sono chiamati
ad inaugurare la stagione dei “Martedì Letterari”.
I Gran Maestri dialogheranno sul tema
“Ideali e uomini della Massoneria per la Costituzione italiana”
ed il dibattito sarà moderato dal massimo storico della Massoneria e
del Risorgimento in Italia, ovvero l'amico Aldo A. Mola.
L'incontro avrà luogo a partire dalle
ore 16.00 e sarà un'occasione in particolare per coloro i quali
vorranno sapere qualche cosa in più sulla Massoneria e la sua Storia
in Italia e potranno così sfatare ogni falso mito complottistico che
aleggia attorno all'unica istituzione al mondo che permette alle
persone di dialogare nel rispetto delle reciproche differenze e,
proprio per questo, per secoli ed ancora oggi osteggiata e calunniata: dalle
chiese, dalle ideologie di ogni colore politico/partitico e da coloro
i quali amano fomentare discordia e disordine nella società.
 Luca Bagatin
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22 gennaio 2016
Il Family Day sia la festa di tutti i conviventi !
La famiglia è un nucleo di persone che
convivono nella medesima abitazione. Possono essere parenti, amici,
una coppia, o anche semplicemente una persona e un animale.
Questa la definizione autentica del
concetto e che andrebbe spiegata a coloro i quali pretendono –
ideologicamente - che la famiglia sia composta da un padre, una madre
e, eventualmente, dei figli.
Una famiglia siamo, in sostanza, anche
io e il mio gatto, con buona pace di monsignor Bagnasco & Co.,
che della famiglia hanno un concetto tutto loro. O forse non
convivono con un gatto.
Per cui al Family Day potrebbe
partecipare chiunque conviva nella medesima abitazione:
eterosessuali, omosessuali, bisessuali, transessuali, amici, parenti,
animali domestici ecc....
Anzi, sarebbe bello vi partecipassero
tutti i conviventi d'Italia, proprio per celebrare la giornata della
famiglia, ovvero della convivenza. Convivenza che è alla base della
tolleranza reciproca e dell'amore fraterno.
Il messaggio che gli organizzatori
ufficiali del Family Day dal 2007 ad oggi vorrebbero far
passare, è invece un messaggio ideologico e di divisione umana fra
modi di pensare e di vivere/convivere diversi. E stupisce che una
Chiesa che, a parole quantomeno, dovrebbe predicare l'amore, abbia al
suo interno esponenti che fomentano contrapposizioni e divisioni,
anziché promuovere la concordia ed il rispetto fra le genti.
Ed è altresì ideologico e
sessuofobico ritenere che un figlio non possa essere cresciuto da un
single o crescere in seno ad una coppia omosessuale, dato che ciò di
cui necessita un bambino è solo l'amore. Quell'amore ucciso dalle
divisioni e dalle ideologie in nome della destra, della sinistra, del
cattolicesimo, dell'ebraismo, dell'islamismo e così via. Un bambino,
un figlio, grazie al cielo, di tutte queste cose se ne frega e non ha
certo bisogno (auguriamoci che nemmeno da adulto abbia mai bisogno
di questi “ameni” aspetti della più varia umanità e sia uno
spirito che pensi sempre con la sua testa !).
Non sappiamo come questo Parlamento
intenda legiferare in merito, per quanto noi abbiamo le idee più che
chiare nell'ambito di uno Stato che voglia garantire laicità e
libertà per tutti, senza ingerenze o divisioni ideologiche. Quel che
è certo è che è oltremodo ridicolo pensare che il tema delle unoni
civili o del matrimonio omosessuale sia un'”arma di distrazione”,
visto che in realtà è un tema centrale per milioni di persone
omosessuali che pagano regolarmente le tasse.
 Luca Bagatin (nella foto con suo fratello Mirtillo)
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18 gennaio 2016
"Democrazia è autogestione e autogoverno". Riflessioni di Luca Bagatin
In una realtà autenticamente democratica, i cittadini dovrebbero
avere la possibilità di governare e di fare le leggi. I politici
dovrebbero essere dei semplici esecutori al servizio dei cittadini.
Chi compie atti terroristici su civili e chi molesta una donna è
un uomo senza coraggio né dignità o, meglio, non è un uomo. So
di essere legato a modelli e a codici antichi. Ma, proprio per
questo, resistenti al tempo e alla stupidità dei codardi.
Più che rispetto per chi pratica una religione, direi che ne ho
compassione.
La sinistra europea perde perché è diventata peggiore della
destra: capitalista, immigrazionista e cosmopolita. Bettino Craxi
- erede del socialismo e del libertarismo - era amato (tranne che
dai cattocomunisti e dai ricchi borghesi) in modo trasversale
proprio perché contrastò capitalismo, imperialismo e
cosmopolitismo.
La Croce o Ankh o Croce Ansata, è un
antico simbolo egizio. Non ha nulla a che vedere con il
cristianesimo, che è fu religione imposta dall'Imperatore Costantino
e che mutuò quel simbolo, stravolgendone il significato.
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17 gennaio 2016
Eduard Limonov: io, l'intellettuale bolscevico che odia Putin e Gorbaciov (tratto da "La Repubblica" del 13 gennaio 2016)
Lo scrittore maledetto si
presenta in versione dimessa. Ma poi riemerge l'agitatore impegnato in
una guerra personale contro i leader russi passati e presenti (e
Brodskij, Solgenitsyn, Sacharov, Bulgakov...). Quanto al libro che gli
ha dedicato Carrère: «Perché fare precisazioni? Mi ha reso famoso. Va
bene così»
dal nostro corrispondente Nicola Lombardozzi
MOSCA. Ma con chi stiamo
parlando? Che tipo è quest'omino piccolo e magro con la barbetta alla
Trotskij che continua a fissare il pavimento di linoleum e le verdastre
pareti spoglie di una casa di periferia? Leggendo la storia della sua
vita, ricostruita con qualche pennellata romanzesca da Emmanuel Carrère (Limonov,
Adelphi), ci aspettavamo un eroe romantico e contraddittorio, una
canaglia sfrontata e senza limitazioni piccolo-borghesi, uno scrittore
maledetto, un po' sognatore rivoluzionario e un po' fanatico
nazifascista. Ed Eduard Limonov deve essere più o meno fatto veramente
così. Solo che non si vede. Sarebbe troppo facile. Stupire, spiazzare
gli interlocutori, è la prima regola per un personaggio del suo stampo.
Per questo si diverte a offrirci una versione dimessa ed eccessivamente
senile per i suoi 69 anni. Guarda compiaciuto il libro fresco di stampa
con l'aria finto umile del vecchietto che non credeva di meritare tanta
notorietà. E ci concede perfino un banale sguardo nostalgico dei bei
tempi andati tastando affettuosamente la copertina che lo ritrae giovane
e spudorato da qualche parte degli Stati Uniti anni Settanta con un
cappotto tutto alamari e spalline dell'Armata Rossa che fu. «Certo che
diventare un mito dà un certo piacere. Ma un libro è un libro. C'è del
vero e c'è del falso. Lasciamo perdere i dettagli». Avvertimento
preciso. In questa chiacchierata non si parlerà di sesso. Nessun
commento sugli episodi più scabrosi: lui che sodomizza la sua donna
davanti alla tv che trasmette un discorso di Solgenitsyn; il suo
concedersi a un giovane nero dietro a un cespuglio di Central Park; le
sue avventure con partner di ogni genere e sesso; le sei mogli amate e
perdute nel tempo, compresa la tenera sedicenne sposata quando lui aveva
già superato i 55. «Perché contraddire o fare precisazioni su Carrère?
Mi ha reso famoso. Va bene così».
Tutto bene tranne una cosa. La definizione che di Limonov ha dato lo scrittore francese: «Un genio con una vita di merda».
«Vita di merda lo dice lui. Io sono felice di quello che ho visto e che
ho fatto. Quando sono nato, in un paesino sovietico di poveri operai
ucraini, non avevo alcuna chance. Sarei morto di vodka e disperazione
lavorando in qualche fabbrica».
E invece, una lunga cavalcata sempre controcorrente. I circoli
letterari di Mosca, i primi romanzi, la fuga in America e la scoperta
che quello non era proprio un mondo ideale.
«Mai avuta tanta simpatia per l'America e per il suo stile di vita.
Avessi potuto scegliere sarei andato in Italia, o comunque in Europa.
Anche in America mi ritrovai a contestare il sistema. D'altra parte i
miei riferimenti, i miei amici, erano tutti legati alla sinistra
europea. Che allora era più antiamericana dell'Urss».
E insieme alla insofferenza per il capitalismo americano venne
fuori l'avversione per una vasta categoria di dissidenti sovietici che
lì avevano trovato denaro e successo.
«Ho parlato spesso molto male di Brodskij. Ho i miei motivi. È stato un
buon poeta, ma sopravvalutato. La sua fama mondiale non è dovuta al suo
talento ma alle sue capacità imprenditoriali».
Lei invece?
«Non riuscii a pubblicare neanche una mia opera. Non ero bravo come Brodskij a lavorarmi editori e mass media».
Se è per questo ha parlato malissimo anche dell'altra icona dei dissidenti dell'epoca Aleksandr Solgenitsyn.
«Sì, è vero. In quegli anni non potevo soffrire i dissidenti di mestiere
come Solgenitsyn e Andrej Sakharov. Li consideravo falsi, costruiti.
Adesso però riconosco la loro grandezza».
Limonov pentito?
«Non esageriamo. Ammetto che la loro influenza è stata utile. E mi fanno
pena per quello che hanno lasciato. Solo macerie. Solgenitsyn, che
vagheggiava l'unione panslava di Russia, Ucraina e Bielorussia, ha visto
morire i suoi sogni già nel '91. Mi mette tristezza pensare ad un uomo
che vede crollare in diretta il suo sogno filosofico».
E Sakharov?
«Lui almeno non ha potuto vedere come è finita la sua coraggiosa
battaglia. Non saprà mai di aver contribuito a fare arricchire i nuovi
ladruncoli democratici».
Giudizi duri e sprezzanti anche su altri scrittori molto amati
in Occidente e adesso mitizzati anche i Russia. Non ci sarà un po' di
invidia?
Per la prima volta Limonov sembra arrabbiarsi: «Ma figuratevi se invidio gente come Bulgakov, per esempio. Il Maestro e Margherita è un'operina banale infarcita di intellettualismi da quattro soldi. Ma il suo capolavoro è Cuore di cane, zeppo di ripugnante razzismo sociale e di un disgustoso disprezzo per la classe operaia».
E non è finita.
«Vogliamo parlare di Venedikt Erofeev e del suo Mosca-Petuski? Una robetta presuntosa senza alcun valore letterario».
Ecco che piano piano affiora il Limonov che ci aspettavamo. L'uomo che
ha smesso di scrivere romanzi dopo i successi del periodo francese e che
si è dedicato alla sua guerra personale contro Putin tra le fila di un
neo partito bolscevico.
Ma che vuol dire bolscevico nella Russia del 2012? Nostalgia di un passato dimenticato?
«In un certo senso sì. Molte cose andavano cambiate, adeguate ai tempi.
Ma la distruzione di tutto è stato un errore gravissimo. Un disastro.
Per questo non perdonerò mai Gorbaciov e Eltsin».
Gorbaciov in particolare.
«Per lui ci vorrebbe la ghigliottina, lo scriva. Voi occidentali
continuate a considerarlo un eroe. Ma qui in Russia non lo sopporta
nessuno. Vi siete mai chiesti il perché?».
In effetti sì, ma non ci sono molte risposte ragionevoli.
«Perché ha smantellato il Patto di Varsavia, ci ha fatto perdere tutto
quello che controllavamo. Ha fatto riunire la Germania devastando ogni
equilibrio in Europa». E la teoria di Limonov diventa elementare e
diretta: «La Germania Unita ha per esempio fomentato la guerra in
Jugoslavia. Le migliaia di vite perdute nella guerra dei Balcani sono
tutte a carico del signor Gorbaciov».
Possibile che Gorbaciov sia un suo nemico più di Putin stesso?
«Certo che sì. Su Putin ho un atteggiamento freddo. Ci ha tolto la
libertà, è vero. E lo combatto per questo. Ma con lui almeno si
sopravvive. Negli anni del caos di Eltsin invece si faceva fatica pure a
trovare il pane».
Dunque Putin meglio di Eltsin.
«Diciamo che la priorità è il pane. Poi viene la libertà. Dunque prima
ero contro Eltsin e adesso contro Putin per motivi diversi».
Ma come fa a proporre ancora un modello bolscevico?
«Il partito bolscevico nacque in Germania prima della Rivoluzione. È a
quello che mi ispiro. Diciamo che è una via di mezzo tra libertà
individuale e giustizia sociale».
Intanto, così per restare controcorrente, il suo manipolo di fedelissimi
diserta le grandi manifestazioni e preferisce protestare in disparte.
Lui viene arrestato quasi ogni volta. Sconta una settimana o due di
carcere. Poi torna fuori. «Non mi fido dei giovanotti piccolo-borghesi
che protestano adesso. Sono confusi, velleitari, e sono manipolati da
vecchi politicanti come Nemtsov che fanno il gioco del Cremlino. Tra un
po' la moda passerà e io e i miei bolscevichi resteremo da soli contro
questo regime».
Ma non sarà un po' geloso della popolarità di scrittori come
Boris Akunin e Ljudmjla Ulitskaja che contestano in piazza mentre i suoi
romanzi in Russia li leggono in pochi?
«Akunin è uno scrittore? Mi giunge nuovo. È un compilatore di gialli
dozzinali che ha fatto i soldi e ora cerca altra notorietà. Ha venduto
moltissimo da quando voi lo intervistate in piazza. La Ulitskaja poi,
una romanziera mediocre che si ostina in un genere letterario ormai
superato».
Cioè?
«Il romanzo, appunto. È nato nell'Ottocento, ma adesso non vale più
niente. È una forma plebea di letteratura. E lo dico io che ne ho
scritto 25 di buon livello. Adesso ho smesso. Mi dedico ai saggi. I
romanzi sono ormai roba per adolescenti ignoranti».
E cosa dovrebbe scrivere uno scrittore moderno?
«La verità nuda e cruda. L'altro giorno rileggevo i verbali delle
testimonianze nei miei confronti in uno dei tanti processi contro di me.
C'erano le voci di decine di personaggi reali. Una densità drammatica
che nemmeno Shakespeare sarebbe riuscito a realizzare. E comunque io non
mi considero nemmeno uno scrittore».
Altro colpo di scena, come dobbiamo definirla allora?
«Un intellettuale. Che è ben diverso da essere un membro della
intelligentsja. Di quelli ce ne sono tanti, in tutte le epoche. Si
limitano a propagandare quello che gli intellettuali veri hanno
elaborato almeno vent'anni prima».
E lei che cosa ha elaborato per le generazioni future?
Ghigno soddisfatto, gesto teatrale del braccio, voce in leggero falsetto
con un pizzico di autoronia: «Rilegga con attenzione il libro di
Carrère, qualcosa troverà».
Tratto da: http://www.repubblica.it/venerdi/interviste/2016/01/13/news/eduard_limonov_io_l_intelletuale_bolscevico_che_odia_putin_e_gorbaciov-131341860/
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11 gennaio 2016
C'era una volta Bettino Craxi
C'era una volta Bettino Craxi.
C'era una volta colui il quale portò
il Partito Socialista Italiano ai suoi massimi storici.
C'era una volta colui il quale
rammenterà ai socialisti le loro origini operaie e libertarie,
contrapponendosi da una parte al materialismo comunista e dall'altra
al becero capitalismo.
C'era una volta il finanziatore dei
Movimenti di Liberazione Nazionale del Terzo Mondo: dai sandinisti
all'OLP, i quali anche grazie ai suoi aiuti tenteranno di liberarsi
dal giogo imperialista.
C'era una volta il decisionista che
metterà a zittire le mezze calzette persino nel suo partito (da
tempo tornate in auge, a destra e a sinistra, purtroppo anche in
ruoli di rilievo che ai tempi mai avrebbero né avuto né tantomeno
meritato).
C'era una volta colui il quale si
batterà per la sovranità nazionale, senza cedere di un passo
all'imperialismo yankee.
C'era una volta colui il quale
abbatterà l'inflazione e favorirà il Made in Italy nel mondo.
C'era una volta colui il quale si
batterà contro le privatizzazioni selvagge ed anche per questo sarà
fatto fuori da quel capitalismo finanziario in combutta con Poteri
Forti e cattocomunisti.
C'era una volta un socialista con i
controfiocchi in un'epoca in cui il socialismo era ancora un ideale
concreto di emancipazione sociale, a differenza di oggi in cui le
“sinistre” europee hanno preferito perdere la loro sovranità in
favore dell'americanismo, del cosmopolitismo modernista, del
capitalismo che affama i popoli.
C'era una volta Bettino, l'amico sia
dei Radicali che di Democrazia Proletaria e di Lotta Continua.
C'era una volta.
Oggi, invece, al governo ed
all'opposizione, non è rimasto che il nulla.
 Luca Bagatin
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8 gennaio 2016
"Religione è schiavitù ! Spiritualità è libertà !" Riflessioni by Luca Bagatin
La vera bestemmia è dirsi rappresentanti di Dio sulla terra. Dio
non necessita di rappresentanti perché Egli semplicemente E'.
Non mi interessano né i partiti né le organizzazioni. Sono
tutte cose composte da persone spesso senza principi, che amano
avere addosso patacche inutili, che compiono gesti e rituali che
spesso nemmeno comprendono, che dicono cose per il puro piacere di
sentire che suono hanno nelle loro bocche. Mi interessano
piuttosto le grandi anime, i grandi spiriti, quelli che, nel corso
dei Secoli, hanno combattuto a sprezzo del pericolo e della loro
stessa vita: da Giovanna D'Arco a Bolivar da Garibaldi ad Anita.
Tutti sono bravi a parlare invano. Pochi sono bravi a morire non
invano.
Solo la sessualità libera e consapevole può liberarci dalla religione,
ovvero dalle conseguenze fondamentalistiche che essa comporta.
Per battere Renzi e il renzismo occorre un leader di destra che
sappia essere di sinistra. Estrema.
L'amicizia fra due o più persone esiste quando queste si
frequentano e/o si sentono spesso. Quando ciò non avviene il
loro rapporto si chiama "conoscenza". Poi, all'interno
di questa "conoscenza" ci può essere, eventualmente,
l'"empatia". Anche questa, come l'amicizia, non va
declamata ma va PRATICATA e DIMOSTRATA. Queste in breve le
ragioni per le quali da anni:
a) ho deciso di non frequentare qualsi nessuno; b) ho una
grande considerazione per concetti quali "amicizia",
"empatia", "fratellanza", ovvero per il loro
AUTENTICO SIGNIFICATO PRATICO.
Tutti ad inneggiare quel despota amico
dei ricchi oligarchi di Putin (che non è diverso da Obama nel farsi
i suoi interessi). Ecco, io invece inneggio al suo principale
oppositore: Eduard Limonov, leader del Partito Nazional Bolscevico messo fuori legge proprio
da Putin. Nei Nazbol we trust !
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1 gennaio 2016
Contro il modernismo. Per la conservazione dello Spirito. Riflessioni di Luca Bagatin
Per me forme di terrorismo sono il modernismo, il capitalismo, il
globalismo, ovvero lo snaturamento delle persone e dei popoli. Sono
fiero di essere un conservatore: dello spirito, dell anima, delle
culture originarie degli antichi popoli della terra.
A differenza dell America Latina, in Europa i politicanti di
sinistra ragionano come i ricchi ed i borghesi. Considerano i poveri
come dei pezzenti da assistere e, da Hollande a Renzi si sono venduti
al capitale da quel dì. Per questo, in Europa, non sarò mai di
sinistra e riconoscerò sempre la superiorità morale dei poveri miei
pari. 
www.amoreeliberta.altervista.org
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28 dicembre 2015
Per salvare il Pianeta occorre puntare alla decrescita
La situazione è critica e stiamo forse
andando verso un punto di non ritorno.
Mai come in questi ultimi tempi stiamo
vedendo e subendo i danni dovuti al surriscaldamento globale, ai
cambiamenti climatici ed allo smog: già l'abbiamo visto con un caldo
da record l'estate scorsa ed oggi lo vediamo con un inquinamento da
record in Pianura padana come non mai nella cosiddetta “terra dei
fuochi”; con le inondazioni in Gran Bretagna; con tornado e
inondazioni in Texas e continui terremoti in Asia. La lista dei danni
causati dal cambiamento climatico è lunga e potrebbe diventare, nel
corso dei prossimi anni, davvero critica per l'intero Pianeta. Una
situazione, in sostanza, forse ancor più preoccupante del terrorismo
dell'Isis perché potrebbe mietere molte più vittime e modificare
radicalmente il nostro modo di vivere.
La cosa sembra preoccupare solo di
recente i politicanti i quali, a parte qualche misura inuile e
palliativa come la circolazione delle automobili a targhe alterne,
sembrano non fare altro.
Da tempo poniamo una seria critica al
sistema economico globale dell'accumulazione della ricchezza e della
crescita economica che, nei fatti, si traduce in industrie di ogni
tipo che inquinano. E che, invece, senza tanti giri di parole,
andrebbero chiuse e riconvertite. Pensiamo alla situazione critica
della Cina capital-comunista, oltre che all'impero del capitalismo
globale, ovvero gli USA, massimo responsabile, assieme alla Cina e
all'India (ove il pessimo governo ha ridotto i controlli
sull'inquinamento delle fabbriche) del surriscaldamento del Pianeta e
del cambiamento climatico. Pensiamo alla distruzione della foresta
Amazzonica, autentico polmone verde del Pianeta e ad interi ettari di
verde, di boschi, di foreste in tutto il globo terrestre in nome di
un progresso che, nei fatti, è una vera sconfitta e un vero regresso
per tutti gli esseri viventi.
Ci stiamo scavando la fossa con le
nostre mani in nome di un benessere effimero e di una crescita che
rende solo una piccola parte del pianeta ricco, grasso, grosso e
fottutamente opulento alla faccia dei miliardi di persone che da
secoli sono sfruttate, private del loro sostentamento, della loro
cultura e persino delle loro colture.
Ecco, forse anche noi dovremmo imparare
a vivere come loro e tornare alle colture agricole, ovvero alle
culture originarie degli antichi popoli della terra. Puntando dunque
alla decrescita economica, come prospettato da decenni
dall'economista francese Serge Latouche e sostenuto anche dal
filosofo Alain De Benoist, il quale afferma, fra le altre cose:
“Decrescita non significa arresto di ogni attività economica o
la fine della storia. Bisogna solo abituarsi a moderare il nostro
modo di vivere, cioè capire che “più” non è sempre sinonimo di
“meglio””.
Per vivere meglio e magari evitarci un
cancro ai polmoni o altrove, in sostanza, occorre pensare ad un nuovo
equilibrio fra uomo e natura, ponendosi il problema della
sovrappopolazione de Pianeta e puntando ad un'economia basata
sull'autogestione, sulla cooperazione, sul baratto, sulla cosiddetta
economia del dono praticata anche ai giorni nostri, peraltro, dalle
società matriarcali ancora esistenti. Ovvero un'economia che non
crei bisogni indotti, bensì soddisfi i bisogni necessari a vivere.
L'esatto opposto dell'economia di mercato che, nei fatti, ci sta
portando al baratro sotto il profilo umano, sociale, materiale e, non
ultimo, sotto il profilo della salute.
Detta così sembra pura utopia, ce ne
rendiamo conto, specie in una società capitalistico-borghese fondata
sull'egoismo, sui bisogni indotti e sui bassi istinti, ove i
politicanti di turno trovano cosa buona e giusta l'”aumento dei
consumi” quando, in realtà, ciò si traduce in una nuova schiavitù
del lavoro, in aumento dell'inquinamento (e dunque dei cambiamenti
climatici), in accumulo della ricchezza in mano a pochi banchieri e
politicanti loro satelliti e sodali.
Ecco che, allora, questa utopia può
rappresentare l'unica via di fuga da un punto che rischia di diventare
di non ritorno ed ove l'unico responsabile, l'unico terrorista,
rischia di essere rappresentato dall'essere umano stesso.
 Luca Bagatin
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