8 gennaio 2016
"Religione è schiavitù ! Spiritualità è libertà !" Riflessioni by Luca Bagatin
La vera bestemmia è dirsi rappresentanti di Dio sulla terra. Dio
non necessita di rappresentanti perché Egli semplicemente E'.
Non mi interessano né i partiti né le organizzazioni. Sono
tutte cose composte da persone spesso senza principi, che amano
avere addosso patacche inutili, che compiono gesti e rituali che
spesso nemmeno comprendono, che dicono cose per il puro piacere di
sentire che suono hanno nelle loro bocche. Mi interessano
piuttosto le grandi anime, i grandi spiriti, quelli che, nel corso
dei Secoli, hanno combattuto a sprezzo del pericolo e della loro
stessa vita: da Giovanna D'Arco a Bolivar da Garibaldi ad Anita.
Tutti sono bravi a parlare invano. Pochi sono bravi a morire non
invano.
Solo la sessualità libera e consapevole può liberarci dalla religione,
ovvero dalle conseguenze fondamentalistiche che essa comporta.
Per battere Renzi e il renzismo occorre un leader di destra che
sappia essere di sinistra. Estrema.
L'amicizia fra due o più persone esiste quando queste si
frequentano e/o si sentono spesso. Quando ciò non avviene il
loro rapporto si chiama "conoscenza". Poi, all'interno
di questa "conoscenza" ci può essere, eventualmente,
l'"empatia". Anche questa, come l'amicizia, non va
declamata ma va PRATICATA e DIMOSTRATA. Queste in breve le
ragioni per le quali da anni:
a) ho deciso di non frequentare qualsi nessuno; b) ho una
grande considerazione per concetti quali "amicizia",
"empatia", "fratellanza", ovvero per il loro
AUTENTICO SIGNIFICATO PRATICO.
Tutti ad inneggiare quel despota amico
dei ricchi oligarchi di Putin (che non è diverso da Obama nel farsi
i suoi interessi). Ecco, io invece inneggio al suo principale
oppositore: Eduard Limonov, leader del Partito Nazional Bolscevico messo fuori legge proprio
da Putin. Nei Nazbol we trust !
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26 novembre 2015
Sui conflitti, sulla democrazia, sulla religione, sulla libertà, sull'economia. Riflessioni di Luca Bagatin
 Democrazia è governo di popolo. Non governo della maggioranza.
Non credo in nessuna religione. Per
questo credo in Dio.
I conflitti, ogni tipo di conflitto, nascono dalla nefasta
propensione umana dell'invadere la sfera altrui. E ciò può
avvenire in molti modi: giudicando il prossimo, facendogli violenza
nelle innumerevoli forme possibili (da quella verbale a quella
fisica), disturbando o interessandosi agli affari altrui, rompendo
le cose altrui (sia metaforicamente che fisicamente) ecc... Chi
si fa gli affari propri campa cent'anni. Chi non se li fa,
finisce per creare situazioni di conflitto e spesso non campa a
lungo o, quantomeno, ci auguriamo che ciò non accada. Una
società che voglia evitare i conflitti
deve imparare a non essere una società di rompicoglioni (nelle più
varie forme possibili).
(Troppa) libertà (di scelta) è schiavitù.
Penso che l'unica
lotta efficace alla disoccupazione si trasformarla in tempo libero. E
che ci guadagno ? Tempo libero. E come vivo ? Con il baratto. E cosa
baratto ? Ciò che non serve a te, ma serve ad altri. E viceversa.
L'Italia è il Paese delle infarstrutture inutili e dannose (vedi
TAV e probabile ponte di Messina). Da decenni osservo anche la
realizzazione di inutili rotonde stradali e quant'altro...e poi i
Comuni italiani, le Province e le Regioni sono sempre lì a battare
cassa e a lamentarsi ! I danari pubblici andrebbero usati per una
cosa sola: fare stare bene i cittadini, non i politici e le aziende
appaltatrici !
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14 novembre 2015
La nostra unica religione è l'Amore / Notre seule religion est l'Amour (tratto da www.amoreeliberta.blogspot.it)
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21 ottobre 2015
L'opposizione democratica e anti-putiniana in Russia: i Nazbol
  Manifestazione Nazional Bolscevica; Nazbol Girls; Manifestazione anti-Putin con Eduard Limonov e Garri KasparovErano e sono dei desperados, ma,
secondo la giornalista Anna Politkovskaja, che li difendeva a spada
tratta, erano giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che
permettevano di guardare con fiducia all'avvenire morale del Paese.
Ed allo stesso modo la pensava Elena Bonner, vedova dello scienziato
dissidente Andrej Sacharov, che li stimava, pur suggerendo loro di
cambiare nome. Non le piaceva, infatti, il termine nazbol.
I Nazbol, ovvero i membri del Partito
Nazional Boscevico russo, guidati dal poliedrico scrittore Eduard
Limonov. Perlopiù giovani provenienti dalle periferie più remote
della Russia, dell'Ucraina, della Lettonia e della Moldavia. Poveri,
emarginati, punk o ex punk, libertari, sbandati o ex sbandati delusi
dal crollo dell'Unione Sovietica e dall'avvento degli oligarchi,
ovvero dei nuovi ricchi che, ad un sistema repressivo - quello
sovietico - ne hanno sostituito uno peggiore, capitalista e fascista
al contempo, e a vantaggio unicamente delle classi agiate.
I Nazbol hanno rappresentato, dal 1994
ad oggi, con il loro giornale politico, ma anche e soprattutto
artistico e letterario “Limonka”, l'ungerground e la
controcultura della Russia autoritaria di Vladimir Putin. Che, non a
caso, oltre ad aver fatto assassinare la Politkovskaja, ha per un
periodo fatto arrestare Eduard Limonov con l'accusa di terrorismo ed
ha messo fuori legge il Partito Nazional Bolscevico, che, oggi, ha
assunto la denominazione di L'Altra Russia, ovvero Drugaja Rossija.
Drugaja Rossija, nel 2006, era la
denominazione della coalizione elettorale costituita da nazbol,
liberali, nazionalisti, socialisti e comunisti fondata da Limonov e
Garri Kasparov per contrastare Putin e la sua deriva autoritaria.
Coalizione, purtroppo, naufragata nel 2010, con le prime sconfitte
elettorali.
In Russia si sa, le persone sono
abituate a sostenere il partito di governo e così Putin, dal 2000 ad
oggi, continua – fra una frode elettorale e l'altra, fra
un'intimidazione e l'altra – ad essere rieletto.
L'unica opposizione, in Russia, a parte
i comunisti del KPRF, sono le attiviste di Femen, i Nazbol di Limonov
e i liberali di Kasparov.
Dopo la rottura con Kasparov, ad ogni
modo, L'Altra Russia diviene la denominazione dei Nazbol di Limonov e
di Zachar Prilepin, altro noto scrittore e giornalista di fama
mondiale, il quale, oltre ad aver collaborato con la Politkovskaja
nella redazione del giornale indipendente di opposizione “Novaja
Gazeta”, ha scritto numerosi romanzi – pubblicati in Italia da
Voland – nei quali racconta la vita della provincia russa
post-sovietica e, con il suo “San'kja”, descrive la vita e la
storia di un giovane sbandato che, attraverso il partito rosso-bruno
dei Nazbol, trova finalmente una dimensione ed una famiglia fatta di
amici che lottano per la rivoluzione sociale. Una sorta di romanzo
autobiografico che, invero, racchiude per molti versi anche la storia
di Limonov, la cui avventurosa biografia fu raccontata dallo
scrittore Emmanuel Carrère nel 2012.
Quella russa è, solo apparentemente,
una realtà lontana dalla nostra.
La Russia è infatti una democrazia per
modo di dire, ove vige ancora la legge del più forte e che ha visto
aumentare le diseguaglianze sociali e la povertà, anziché vedersi
diffondere la ricchezza ed i diritti di libertà, come illusoriamente
fu fatto credere al momento del crollo dell'Unione Sovietica.
Una situazione conseguenza anche di una
globalizzazione imposta dall'alto. Da una realpolitik che ha visto
coincidere gli interessi dei molti oligarchi economici e politici dal
1992 ad oggi in tutti i Paesi del mondo: dagli USA di Clinton e Bush,
passando per l'Italia martoriata dalla falsa rivoluzione di
Tangentopoli (che da tempo vede un solo uomo al comando attuare
politiche antisociali e senza alcun mandato democratico), ad
un'Europa austera e grigia, sino alla Russia di Eltsin e di quel
Putin messo a capo del governo proprio da taluni ricchi oligarchi
russi, come ben la Storia ci ha raccontato. Le politiche del Fondo
Monetario Internazionale, della Federal Reserve, della Banca Centrale
Europea e dell'oligarchia dell'est al potere, in sostanza. La morte
della politica e del pensiero politico.
In tutto ciò, alcune eroine e alcuni
eroi che, proprio perché eroi, finiscono per essere in minoranza e
inevitabilmente sconfitti. Ma, proprio per questo, ammirabili: le
Femen, i Nazbol, i Kasparov.
Resistono, ad una globalizzazione
senz'anima, anche la gran parte dei Paesi dell'America Latina che pur
sono a rischio destabilizzazione ogni giorno: il Nicaragua del
sandinista Ortega, la Bolivia di Morales, il Venezuela chavista, il
Brasile della Roussef, il Cile della Bachelet, l'Uruguay di Tabarè
Vasquez, l'Ecuador di Correa, l'Argentina peronista.
Minoranze resistenti, nazionaliste e
socialiste, oltre la destra e la sinistra. Che in quei Paesi, gli
unici forse oggi davvero democratici, rimangono al governo. Ed il cui
esempio, ci auguriamo, possa contagiare l'intero pianeta.
 Luca Bagatin
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28 settembre 2015
Haile Selassie I: l'ultimo Re dei Re
Sembra così lontana ed invece è
vicina.
Lo è non solo perché i suoi figli si sono rifugiati nelle nostre terre, da molto tempo, ma anche in
quanto con lei siamo in debito e non già in credito, come pensano
gli economisti, i governanti, gli arricchiti sulla pelle degli altri.
Stiamo parlando dell'Africa verso la
quale abbiamo molti debiti, mai pagati.
In primis i debiti di guerra e
coloniali, per averla sfruttata, martoriata, ucciso milioni di
persone, calpestandone le tradizioni e costringendo ancora oggi
milioni di persone ad abbandonarla, per cercare “fortuna” da noi,
che pensiamo ancora una volta di sfruttare la loro manodopera.
Sembra una realtà lontana e invece è
la nostra realtà. Solo che, essendo bianchi, ricchi ed europei (pur
spesso discendenti da tribù barbariche !), pensiamo di esserle
superiori, pensiamo che gli africani siano da sempre privi di
qualsivoglia civiltà.
Nella fattispecie vorremmo parlare
dell'Etiopia, già colonizzata da noi italiani per volontà del
fascista Benito Mussolini, il quale pensò bene, per assoggettarla al
suo dominio, di utilizzare sulla popolazione – per la prima volta
nella Storia – le armi chimiche.
Quanti sanno, dunque, che proprio gli
italiani si sono macchiati di questo grande crimine umanitario ?
Ma soprattutto quanti conoscono la
storia di Haile Selassie I (1892 - 1975), il Negus, ovvero Imperatore
d'Etiopia dal 1930 al 1936 e del 1941 al 1974 ?
Haile Selassie, ultimo Re dei Re,
discendente della dinastia di Re Salomone e della Regina di Saba, fu
un sovrano illuminato e combattivo, il quale, oltre a battersi
strenuamente contro i fascisti, modernizzò la sua terra.
Della sua storia e dei suoi discorsi
parla il bellissimo saggio “Haile Selassie I – discorsi scelti
1930 – 1973” a cura di Lorenzo Mazzoni ed edito da Stampa
Alternativa.
Haile Selassie, incoronato nel 1930,
nel 1936 pronunciò uno storico discorso a Ginevra, alla Società
delle Nazioni, nel quale richiese l'aiuto delle nazioni civili e
democratiche per scongiurare l'invasione fascista dell'Etiopia,
denunciando, come dicevamo, l'utilizzo delle armi chimiche sulla
popolazione civile. Il suo appello rimase inascoltato. Nessuna
nazione cosiddetta “civile” raccolse il suo appello ed anzi,
Francia e Gran Bretagna favorirono addirittura – in funzione
anti-tedesca – l'invasione dell'Etiopia da parte dei fascisti. Solo
l'alleanza fra Mussolini ed Hitler porterà la Gran Bretagna a
schierarsi contro l'Italia e ad allearsi con le truppe del Negus che,
nel 1941, poté rientrare ad Addis Abeba e in un'Etiopia finalmente
indipendente. Si noti bene che, per volere del Negus e nonostante le
violenze compiute dai fascisti sulla popolazione etiope, a nessun
italiano sarà torto un capello ed i soldati italiani poterono
rientrare in patria senza subire alcuna violenza.
Nel dopoguerra Haile Selassie iniziò
l'opera di ricostruzione e di ammodernamento dello Stato,
introducendo un'imposta progressiva sul reddito e tassando i beni
ecclesiastici, oltre che limitando i poteri del clero.
Successivamente fece stilare una nuova Costituzione attraverso la
quale ogni cittadino poté essere liberamente eletto in Parlamento.
Il Negus fu sempre un sostenitore,
oltre che della spiritualità cristiana, della scienza, ma fu anche da sempre fiero oppositore del pericolo nucleare e fra i più attivi
sostenitori del Movimento dei Paesi Non Allineati, fondato dal
Presidente jugoslavo Tito, il quale proclamava
l'equidistanza sia dal blocco statunitense che sovietico.
Proprio in chiave di non allineamento e
di risoluzione dei conflitti bellici, Haile Selassie, fondò – nel
1963 – l'Organizzazione dell'Unità Africana (OUA), la quale in più
occasioni riuscì a risolvere conflitti armati fra popolazioni e
nazioni africane e fu da sempre un sostenitore dei movimenti
anti-apartheid sudafricani.
I piani di pace e di modernizzazione
dell'Etiopia furono purtuttavia interrotti dal colpo di Stato ordito
dai militari dell'esercito nel 1974, che portarono il Paese a subire
un'instabilità permanente sino praticamente ai giorni nostri. Haile
Selassie invece fu probabilmente ucciso dai militari per
soffocamento, come afferma lo storico Angelo Del Boca, per quanto le
circostanze della sua morte non saranno mai chiarite.
Ciò che purtuttavia sappiamo è che la
figura del Negus ha ispirato il movimento rasta ovvero il movimento
detto Livity, diffuso anche grazie alla musica di Bob Marley.
Il movimento rasta, infatti, sorto in
Giamaica, terra popolata dai discendenti di schiavi provenienti
dall'Africa, a seguito delle profezie di Marcus Garvey, giornalista
ed attivista dei diritti civili dei neri e del movimento panafricano,
ritiene che Haile Selassie I, discendendo da Re Salomone e dalla
Regina di Saba, ovvero dalla stirpe di Re Davide, come Gesù, sia
un'incarnazione divina.
Da notare come Haile Selassie non abbia
mai confermato né smentito tale affermazione e come ancora oggi il
movimento Livity sia diffuso e, più che una religione, sia una
filosofia di vita di pace ed amore fraterno fra tutti i popoli, come
insegnato dal Negus.
Haile Selassie I, ultimo Re dei Re,
rimane dunque figura terrena alle soglie della divinità/mitologia,
di cui oggi, a parte il saggio di Mazzoni e quello di Del Boca, si
parla molto poco nel nostro Paese.
Eppure è e rimane figura chiave per
comprendere il popolo africano ed il suo percorso di emancipazione
sociale ed il processo stesso di decolonizzazione africana. Processo
dal quale, ancora oggi, complice organismi criminali come il Fondo
Monetario Internazionale ed ex potenze coloniali senza scrupoli,
ancora fatica a liberarsi.
 Luca Bagatin
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18 settembre 2015
XX Settembre: ricorrenza tradita dai liberal-giolittiani ed affossata prima dai fascisti e poi dalla partitocrazia
Con il 20 Settembre 1870, l'entrata dei
bersaglieri a Porta Pia e la conseguente caduta del potere temporale
del Papa dei cattolici, si compie l'Unità d'Italia.
Data storica che, prima dell'avvento
dei fascismo - sceso a patti con la Chiesa cattolica – era anche
considerata festa nazionale.
Festa nazionale ormai cancellata e la
data pressoché dimenticata da tutti, salvo da noi anticlericali,
repubblicani, mazziniani e massoni.
Non va dimenticato che il 20 Settembre
vide per la prima vola uniti repubblicani mazziniani, socialisti e
persino liberali che, con Cavour, dichiararono “Libera Chiesa in
libero Stato”. Salvo tradire lo stesso Cavour, nel 1913, con il
patto Gentiloni voluto da quello che Gaetano Salvemini definì il
“Ministro della malavita”, Giovanni Giolitti.
Il patto, infatti, previde un accordo
fra liberali e cattolici dell'Unione Elettorale Cattolica Italiana,
che prevedeva una nutrita quantità di seggi cattolici in seno al
partito liberale. E ciò per contrastare l'avanzare dei repubblicani
e dei socialisti. Un patto che permise ai liberal-cattolici di
ottenere il 51% dei voti. Ovviamente le elezioni erano a suffragio
universale ristretto !
Ecco che lo spirito del 20 Settembre fu
tradito dai liberal-giolittiani prima e affossato dal fascismo
mussoliniano nel 1929 e dalla sedicente Repubblica italiana del 1948,
la quale, fondata sul tacito accordo fra cattolici e comunisti,
rimarrà in mano alla partitocrazia ed agli umori del Papa dei
cattolici, non più Re, ma pur sempre condizionante l'attività del
Parlamento, salvo essere contrastato dallo spirito libertario dei
radicali, repubblicani, socialisti e liberali del dopoguerra, i quali
riusciranno quantomeno ad ottenere la legge sul divorzio e
sull'aborto, confermate dal voto popolare referendario.
Di questo oggi rimane ben poco. La
Repubblica italiana rimane una non-Repubblica delle banane, ovvero
un'oligarchia di politicanti senza arte né parte. La stessa legge
sulle unioni civili che dovrebbe essere approvata è imposta da
Bruxelles e sarà sicuramente all'acqua di rose. I diritti delle
persone, come sempre da noi, calpestati in nome della stupidità
dogmatico-religiosa, che di spirituale e di umanitario non ha mai
avuto nulla.
A parte queste facili e desolanti
constatazioni, desideriamo segnalare un interessante saggio, appena
uscito per le ezioni Ibiskos, realizzato da Renato Traquandi,
repubblicano mazziniano della prima ora, che con “Le strategie
vaticane” racconta proprio le alterne vicende e rapporti fra il
nascente Stato unitario e la Chiesa cattolica. Una lettura storica e
politica interessante, che andrebbe suggerita anche al Papa dei
cattolici Francesco o Sig, Bergoglio che dir si voglia, che ci appare
piuttosto l'ennesimo burattino nelle mani di un potere che
rappresenta tutto salvo che gli insegnamenti di fratellanza, povertà
e uguaglianza dettati dal Cristo.
 Luca Bagatin
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8 settembre 2015
Il "Libro Verde" di Mu'Ammar Gheddafi
Il verde, nella cultura islamica, è il
colore della conoscenza e dei santi. Il verde ricorda peraltro
Al-Khidr, l'Uomo Verde protettore delle tribù nomadi, che incarna la
provvidenza divina.
E proprio in una tribù di nomadi
beduini è nato Mu'Ammar Gheddafi, colonnello e Raìs della Gran
Giamahiria Araba Libica Popolare e Socialista sino alla barbara morte
che dovette subire nel 2011, complici gli anglo-franco-statunitensi.
E verde è il nome del testo pubblicato
da Gheddafi stesso nel 1975 – il "Libro Verde", appunto –
rivolgendosi al suo popolo e nel quale ha voluto fissare i punti
salienti del suo pensiero.
Un pensiero tutt'altro che
dittatoriale, tutt'altro che liberticida, tutt'altro che retrogrado
come da troppo tempo creduto in un Occidente che poco ha voluto
approfondire la figura del Raìs libico.
Il "Libro Verde", nella sua parte
iniziale, muove una critica serrata ai sistemi elettorali, fatti di
partiti e di parlamenti, che, nei fatti, non rappresentano affatto la
reale volontà popolare ma unicamente quella del partito che ha
raccolto più voti e che come tale non rappresenta di fatto il
popolo, ma solo una parte ideologica, peraltro formata da una fetta
esigua di rappresentanti, ovvero i parlamentari.
Il partito, per Gheddafi, è come una
classe o una tribù: rappresenta solo una fazione e, se questa
prevale sulle altre, allora questa di fatto rappresena un regime
dittatoriale, non permettendo alle altre classi ed idee di essere
rappresentate.
Gheddafi infatti scrive: "La
lotta politica che si risolve nella vittoria di un candidato che ha
ottenuto il 51% dell’insieme dei voti degli elettori, porta ad un
sistema dittatoriale presentato sotto le false spoglie di democrazia.
Infatti il 49% degli elettori sono governati da uno strumento di
governoche non hanno scelto, ma che ad essi è stato imposto. Questa
è dittatura. Il
conflitto politico può inoltre portare ad uno strumento di governo
che rappresenta soltanto la minoranza; questo avviene quando i voti
degli elettori vengono distribuiti tra un
gruppo di candidati, uno dei quali ottiene un maggior numero di voti rispetto
ad ognuno degli altri candidati, considerati singolarmente. Ma, se si
sommassero insieme i voti ottenuti dagli "sconfitti", si
avrebbe una schiacciante maggioranza".
E'
peraltro di questi giorni l'uscita in Italia del saggio edito da Feltrinelli “Contro le
elezioni. Perché votare non è più democratico” del saggista
belga David Van Reybrouck, il quale giunge alle medesime conclusioni
del Raìs e ritiene che il sistema più democratico sia quello
fondato sull'Agorà Greca, attraverso il sorteggio e la
partecipazione popolare diretta.
Mu'Ammar
Gheddafi, infatti, lungi dal propugnare un sistema dittatoriale,
fonda la Jamahiriyya,
ovvero il governo delle masse popolari attraverso appositi Congressi
e Comitati popolari di cui spiegherà nel "Libro Verde" la funzione.
Il
Colonnello Gheddafi scrive in proposito: "In
primo luogo il popolo si divide in congressi popolari
di base. Ognuno di questi congressi sceglie la sua Segreteria.
Dall’insieme delle Segreterie si formano , in ogni settore,
congressi popolari non di base. Poi, l’insieme dei congressi
popolari di base sceglie i comitati popolari e amministrativi che sostituiscono
l’amministrazione governativa. Da questo si ha che tutti i settori
della società vengono diretti tramite comitati popolari. I comitati
popolari che dirigono i settori divengono responsabili dinanzi ai
congressi popolari di base; questi ultimi dettano ai comitati
popolari la politica da seguire e controllano l’esecuzione di tale
politica. In questo modo sia l’amministrazione che il controllo di
essa diverrebbero popolari e si porterebbe così fine alla vecchia
definizione di democrazia che dice: "la democrazia è il
controllo del popolo su se stesso". Tutti i cittadini che sono
membri di questi congressi popolari appartengono, per la loro
professione e per le lorofunzioni, a varie categorie o settori quali
gli operai, i contadini, gli studenti, i commercianti, gli artigiani,
gli impiegati, i professionisti. Essi, oltre ad essere cittadini
membri, o cittadini aventi
funzioni direttive nei congressi popolari di base o nei comitati
popolari, devono costituire congressi popolari a loro propri. I
problemi discussi nei congressi popolari di base, nei comitati
popolari, prendono forma definitiva nel Congresso Generale del
Popolo, dove s’incontrano tutti i direttivi dei congressi popolari,
dei comitati popolari. Tutto quello che viene deciso nel Congresso
Generale del Popolo, che si riunisce una volta
all’anno, è riferito ai congressi popolari, ai comitati popolari,
per la sua messa in atto da parte dei comitati popolari che sono
responsabili dinanzi ai congressi popolari di base. Il Congresso
Generale del Popolo non è un gruppo di membri di un partito o di
persone fisiche come i parlamenti ma è l’incontro dei congressi
popolari di base,
dei comitati popolari. In questo modo il problema dello strumento di
governo sarà di fatto risolto e si porrà fine ai regimi
dittatoriali. Il popolo diverrà strumento di governo ed il problema
della democrazia nel mondo sarà definitivamente risolto".
Si
noti bene, dunque, come il modello della Jamahiriyya libica sia per
molti versi ricalcato sul modello ateniese dell'Antica Grecia, culla
della democrazia occidentale, ma che l'Occidente cosiddetto
“democratico” ha abbandonato da tempo per sostituirlo con sistemi
di governo basati su politici di professione che, teoricamente,
dovrebbero rappresentare il popolo. Ma che, nei fatti, curano piuttosto
i loro interessi e quelli delle loro lobby di riferimento.
Relativamente
alle leggi, il Raìs libico ritiene che esse debbano ispirarsi alla
natura ed alla religione del popolo. In questo senso vi è
purtuttavia da dire che la sua visione dell'Islam non ha nulla di
estremistico o di radicale, al punto che nessun tipo di legge del
taglione è stata mai applicata nella Libia di Gheddafi.
Relativamente
alla libertà di stampa, Gheddafi nel suo saggio muove una critica
alla proprietà dei giornali da parte delle singole persone fisiche e
giuridiche. Egli ritiene che la vera stampa libera sia unicamente
quella redatta dai Comitati popolari, in quanto rappresentante di
tutta la società e non solo di una parte.
Più
interessante è la visione economica del Raìs libico, il quale nel
“Libro Verde” enuncia i principi di quella che lui definisce
Terza Teoria Universale, alternativa al capitalismo sfruttatore ed al
comunismo ateo, materialista e ingannatore.
Egli
ritiene innanzitutto che i lavoratori debbano essere considerati
produttori, non più dei salariati e dunque ciò che loro producono
deve essere di loro proprietà. Il salario, per Gheddafi, è indice
di sfruttamento ed un lavoratore/produttore non può essere schiavo
di nessun padrone, né privato né statale. Oltre a ciò, il Raìs,
ritiene che nessuno possa possedere più di quanto gli sia necessario
per vivere in quanto l'accumulazione della ricchezza da parte di
alcuni è fonte di ingiustizia, corruzione e segna
il sorgere della società dello sfruttamento.
In questo senso nel “Libro Verde” è specificato che nessuno può
possedere più di una abitazione e più di un mezzo di trasporto
privato. L'affitto o il noleggio sono da considerarsi come fenomeno
di sfruttamento del bisogno altrui e ove vi è bisogno non vi
può essere, conseguentemente, libertà dell'individuo.
La Terza Teoria Universale – in pieno contrasto con la visione
capitalistico-borghese e con quella collettivista-statalista-marxista
- propone dunque che ciascuno lavori o per sé oppure in aziende
socialiste autogestite dai lavoratori medesimi ove ciascuno è
produttore e socio alla pari, oppure ancora che si lavori a beneficio
della società e dei bisognosi.
In
questo senso nel “Libro Verde” è scritto:
"Nella
società socialista non ci sono infatti possibilità di produzione
individuale al di sopra del soddisfacimento dei bisogni personali. In
essa non è permesso di soddisfare i propri bisogni a spese degli
altri. Le istituzioni socialiste lavorano per soddisfare i bisogni
della società.
(…) A
ciascun individuo è consentito di risparmiare ciò che
vuole, soltanto nell’ambito del proprio fabbisogno, in quanto
l’accumulo di risparmio in misura maggiore, è a detrimento della
ricchezza collettiva. La gente abile e intelligente non ha il diritto
di appropriarsi delle unità di ricchezza altrui per via della
propria abilità e intelligenza, tuttavia può utilizzare quelle
qualità per soddisfare i deficienti e gli incapaci non perciò
devono essere privati di quella stessa parte della ricchezza sociale
di cui godono i sani".
Senza
dimenticare il contesto nel quale è stato scritto, il “Libro
Verde” pone la famiglia al centro della società e Gheddafi afferma
che essa è molto più importante dello Stato in quanto culla,
origine e riparo sociale dell'essere umano.
Contrariamente
a quanto si tende a credere, Gheddafi è molto duro con i
nazionalismi intesi come particolarismi che tendono a dividere e
scrive: "(…) sono male e detrimento all’umanità il
particolarismo nazionale e l’uso della forza nazionale contro le
nazioni deboli; oppure il progresso nazionale conseguito
appropriandosi di ciò che appartiene ad altra nazione.
Però l’individuo forte, rispettoso di se stesso, consapevole delle
sue responsabilità personali è importante ed utile alla famiglia;
la famiglia rispettosa, forte, consapevole della sua importanza è
socialmente e materialmente utile alla tribù; la nazione progredita,
produttiva e civilizzata è utile al mondo intero. Per contro, la
struttura (binà’) politica e quella nazionale si corrompono se
scendono a livello sociale, cioè familiare e tribale, interferendo
con esso e assumendone i punti di vista".
Un
capitolo del “Libro Verde” è dedicato alla donna e la visione di
Gheddafi, lungi da ogni maschilismo e pur essendo stato un
emancipatore nel mondo islamico ed aver ammesso le donne
nell'esercito ed aver costituito addirittura il corpo militare delle
“Amazzoni”, la sua visione è piuttosto familista e la sua
visione della donna è di moglie, madre ed “angelo del focolare”.
Egli
sulla donna in particolare scrive: "E’ ingiustizia e crudeltà
l’eguaglianza fra di loro in un lavoro sporco che sfigura la
bellezza di una donna, privandola della sua femminilità. E’ anche
ingiustizia e crudeltà addestrare la donna ad un programma che, di
conseguenza la conduce allo svolgimento
di un lavoro non confacente alla sua natura. Fra l’uomo e la donna
non esiste differenza sul piano umano: a nessuno dei due è lecito
sposare l’altro senza il suo libero consenso, né sciogliere il
matrimonio senza un equo arbitrato che lo ratifichi, o senza
l’accordo delle due volontà dell’uomo e della donna al di fuori
dell’arbitrato".
Il
“Libro Verde”, oltre a profetizzare la dominazione del mondo da
parte dei neri, per secoli sfruttati, prosegue muovendo critiche alla
coercizione del sistema educativo scolastico e ritenendo che le
facoltà ed i corsi di studi dovrebbero comprendere ogni materia
dello scibile umano, in modo che l'essere umano non sia privato di
determinate conoscenze.
I
capitoli finali riguardano la necessità che l'individuo ricerchi un'unica lingua per esprimersi in modo che tutta l'umanità possa
dialogare e comprendersi, mentre l'ultimo capitolo riguarda la
necessità che le masse pratichino lo sport anziché ne fruiscano
passivamente.
Il
“Libro Verde”, saggio breve e semplice, scritto per le masse
incolte, ma con l'idea di essere diffuso anche in Occidente, pone ad
ogni modo riflessioni interessanti. Riflessioni interessanti in
ambito politico-elettorale in primis ed anche in ambito economico.
Propone da una parte la partecipazione popolare in ambito politico e
l'autogestione in ambito economico, muovendo critiche al dittatoriale
sistema elettorale ed al sistema economico capitalistico e di
sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Mu'Ammar
Gheddafi, lungi dall'essere stato un dittatore, bensì capo di una
rivoluzione incruenta – la Rivoluzione Verde del 1969, appunto –
merita oggi di essere studiato. Personaggio storico che, non a caso,
ha dato filo da torcere sia al fondamentalismo islamico che
all'Occidente capitalista e sovietico, in quanto fieramente
indipedente ed orgoglioso del suo modello.
Modello
distrutto dalle sedicenti “primavere” arabe, ovvero dai colpi di
Stato sostenuti anche da Francia, Usa, Gran Bretagna e dalla Nato
intera. E che oggi ci hanno regalato Daesh, ovvero quell'Isis che
avanza inesorabilmente indisturbato.
 Luca
Bagatin
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4 agosto 2015
Le politiche nazifasciste di Cameron e Hollande. Stop allo sfruttamento del Terzo Mondo da parte dell'Occidente pseudo-democratico !
Pensano di costrastare un fenomeno che
hanno creato loro.
E vogliono contrastarlo con misure
barbariche, naziste. A Calais, a Ventimiglia....
Stiamo parlando delle ex grandi potenze
colonialiste, Francia e Gran Bretagna, peraltro grandi esportatrici
di armi nel mondo assieme anche al nostro Paese e non solo.
Paesi che hanno bombardato impunemente
Stati sovrani quali la Libia, regalandoci così i criminali di Daesh,
l'Isis, peraltro amico dei loro amici imperialisti statunitensi.
Paesi che oggi vogliono contrastare
l'immigrazionismo, avendo però per secoli e decenni sfruttato la
manodopera a basso costo e le risorse naturali del Nord Africa,
dell'America Latina e non solo.
La stessa barbara uccisione del leone
Cecil in Zimbabwe e di altre specie protette non è che la metafora
di un Occidente barbarico, edonista, opulento e pseudo-democratico
che depreda un Terzo Mondo i cui usi e costumi vogliono essere
legittimamente diversi e che necessita solo di pace e prosperità e
non già di sradicamento, deportazione finanche in nome di presunti
“diritti umani” da esportare, di “democrazia” elettiva che
non funziona nemmeno da noi.
E così Cameron e Hollande si
trasformano in nuovi Hitler, ponendo steccati come fa la fascista
Francia di Hollande che, anziché chiedere scusa – coprendosi il
capo di cenere - ai popoli del Nord Africa e Terzo Mondo e aiutandoli
ad uscire dalla deportazione, dallo sradicamento, dalla fame e
dall'analfabetismo, li discrimina, li vuole fuori, pone steccati e
aiuta quella Gran Bretagna che per secoli ha fatto strage di vite
umane in nome di una Corona che non si è dimostrata diversa
dall'Olocausto nazista e dalle barbarie sovietiche, specie se
contiamo i numeri delle vite umane trucidate e calpestate nei secoli.
Occorre una visione diversa del pianeta
e dell'Europa. Una visione che globalizzi i sentimenti umani e non
già gli interessi dei Governi, degli Stati, delle imprese, del
sistema bancario e dei ricchi.
Occorre chiedere scusa a chi ha subito
i danni del colonialismo e del capitalismo, ai quali non solo va
condonato ogni debito, ma non vanno più vendute armi e vanno anche
offerte - a titolo gratuito e di risarcimento danni - risorse
affinché questi si emancipino attraverso sistemi che riterranno loro
e solo loro più consoni alla loro cultura e mentalità.
Pura utopia, allo stato dei fatti, lo
sappiamo. Ma l'unica alternativa alle barbarie moderne prodotte
proprio dalla nostra sedicente “civiltà”.
 Luca Bagatin
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30 luglio 2015
Mattarella (sedicente) massone e dintorni: come il complottismo gossipparo e la massonofobia rafforzano il Potere da sempre
Parecchi cosiddetti “organi di
informazione” (leggi “organi di deformazione”), pur di vendere
copie e ricercare un sensazionalismo effimero che, peraltro,
avvantaggia solamente le élite al potere, tirano in ballo le solite
assurdità relative ad una presunta massoneria deviata.
Lo fecero già con il falso scaldalo
P2, che vide peraltro assolti tutti i componenti della Loggia
Propaganda nr. 2 – per nulla deviata né segreta – da qualsiasi
nefandezza ad essi attribuita (ed attribuibile, diversamente, al
mondo politico ed economico, che nel frattempo è gravemente
peggiorato).
Oggi lo fanno parlando di un Mattarella
ospite di una sedicente loggia massonica. Ovviamente deviata. Sic !
Ora, per costituire una qualsiasi
associazione, abbia essa il nome “massonica” o “bocciofila”,
è sufficiente andare da un notaio e costituirla. Detto ciò, la
Massoneria è un'altra cosa e, per chi avrà la pazienza di studiarne
i rituali d'iniziazione, il carattere spirituale ed esoterico della
medesima, avrà la possibilità di comprenderla meglio. E di
comprendere che, se vuoi far carriera, faresti meglio a costituire un
partito, un'azienda, una rete d'affari che gestisca “la roba”
(tanto per citare Ernesto Rossi).
Taluni giornalisti in cerca di
notorietà e taluni politicanti o aspiranti tali, invece,
preferiscono ignorare tutto ciò e utilizzano il nome Massoneria per
coprire la verità. Preferiscono non dire, ad esempio, che il
problema è il sistema economico capitalistico e bancario ed il
sistema politico odierno che sfrutta i cittadini ed i popoli, specie
i popoli del Terzo Mondo. Un sistema che non funziona ed è dannoso,
oltre che criminale.
La Massoneria, Istituzione antichissima
fondata da Muratori Operativi sulla base delle conoscenze gnostiche,
esoteriche e misteriosofiche dell'Antico Egitto e dell'Antica Grecia
e successivamente costituita da filantropi, alchimisti e
rivoluzionari sociali, diversamente, è una scuola che fornisce un
rigoroso metodo di elevazione morale i cui scopi - come enunciato dal
conte Alessandro di Cagliostro – sono tre: Fratellanza dell'umanità
senza distinzioni; Uguaglianza fra tutti i cittadini ed i popoli;
Libertà dai dogmi e da ogni tipo di catena, oppressione, sia essa
morale o sociale.
Detto ciò è assai improbabile che i
signori del Fondo Monetario Internazionale siano massoni e così i
tanti mafiosetti di casa nostra e altrui, le tante mentalità mafiose
che albergano le nostre città. Roma in primis, la quale ha
dimenticato ogni ideale Risorgimentale ed alla quale andrebbe tolto
il titolo di Capitale d'Italia.
Ma fa comodo a molti far credere il
contrario. Fa comodo non rammentare che massoni furono non già ricchi banchieri come Mario Draghi, bensì grandi
idealisti e condottieri quali George Washington, Simon Bolivar, José
de San Martin, Giuseppe Gaibaldi, Ernesto Che Guevara, Juan Domingo
Peron (quest'ultimo componente della Loggia Propaganda nr. 2),
Salvador Allende e molti altri che, specie nel mondo latino, hanno
lottato e lottano ancora per l'emancipazione dei popoli e per la loro
elevazione morale, sociale e culturale.
Fa comodo, ma tali informazioni vanno
diffuse con sempre maggior frequenza (anche perché spesso
censurate), perché la massonofobia è una forma di discriminazione
antica che, ancora una volta, serve da copertura ai troppi che
siedono ai vertici del Potere. Così come ieri serviva al Trono ed
all'Altare per le medesime ragioni.
 Luca Bagatin
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25 luglio 2015
La Revolucion Ciudadana in Ecuador ed il Primer Taller de Verano a Roma

Rafael Correa, Presidente dell'EcuadorL'Ecuador è un piccolo grande Paese.
Un piccolo grande Paese che, dal 2007 sta avanzando sotto il profilo
socioeconomico grazie all'avvento del primo Presidente autenticamente
democratico ed inclusivo che l'Ecuador abbia mai conosciuto, ovvero
dell'economista Rafael Correa con suo movimento Alianza PAIS (Patria
Altiva i Soberana) (www.alianzapais.com.ec),
il quale ha avviato una vera e propria Rivoluzione Civile, la
cosiddetta Revolucion Ciudadana.
Una Rivoluzione democratica e civile,
che ha portato il Paese a rinegoziare il debito, a ridurre
l'influenza straniera (in particolare dei rapaci USA), a ridurre la
provertà, l'analfabetismo ed a permettere l'inclusione nella vita
politica dei cittadini.
Di tutto questo e di molto altro si è
parlato nel “Primer Taller de Verano – Buen Vivir y Revolucion
Ciudadana” organizzato a Roma dal 23 al 25 luglio scorsi, presso il
Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi Roma Tre, in
collaborazione con l'Ambasciata dell'Ecuador in Italia ed il
Ministero ecuadoriano degli Affari Esteri e della Mobilità.
Un workoshop al quale io stesso ho
partecipato e che ha visto come relatori, fra gli altri,
l'Ambasciatore della Repubblica dell'Ecuador in Italia Dr. Juan
Fernando Holguin, la Dr.ssa Federica Zaccagnini, il prof. Salvatore
Monni e molti altri.
Si è parlato del Buen Vivir
equadoriano, ovvero il nuovo modello di sviluppo, ispirato al “buon
vivere” tipico dei popoli andini indigeni. Un modello che pone al
centro del progetto politico-economico l'essere umano, anziché
inseguire modelli edonisti che producono ricchezza effimera o
comunque detenuta nelle mani di pochi.
L'Ecuador, come gli altri Paesi
dell'America Latina, proviene da secoli di sfruttamento coloniale, da
successive dittature militari, da pseudo-democrazie autoritarie che
hanno distrutto l'economia del Paese e creato fortissimi squilibri e
disparità sociali.
Con l'avvento del cosiddetto Socialismo
del XXIesimo Secolo - un'alternativa sia al socialismo reale
novecentesco che al liberalismo - al quale si ispirò anche Rafael
Correa, anche l'Ecuador, come già avvenuto per il Venezuela di Chavez, per l'Argentina di Kirchner e per la Bolivia di Morales (e
successivamente l'Uruguay di Mujica), iniziò a cambiare marcia.
Iniziò così ad attuare finalmente
politiche alternative alla corruzione dilagante, politiche di
rinnovata ricerca della sovranità nazionale, politiche di inclusione
sociale e di lotta alla povertà ed all'analfabetismo, oltre che
politiche di inclusione dei cittadini nel processo politico.
Un nuovo modello, dunque, che potrebbe
essere di assoluta ispirazione per un'Europa nella quale è
completamente fallito sia il modello liberal-democratico che
social-burocratico.
Un'Europa che per secoli ha sfruttato
il Terzo Mondo e che ne ha ancora per molti versi paura. Un'Europa
che conosce benissimo quella che io definisco la “società del
piacere” effimero, dell'edonismo egoista, della dittatura del
danaro, ma che non conosce un'alternativa possibile, quella che
nell'ambito del movimento “Amore e Libertà”
(www.amoreeliberta.altervista.org – www.amoreeliberta.blogspot.it)
ho definito “Civiltà dell'Amore” e di cui parlo nel mio ultimo
saggio sociopolitico.
Una Civiltà dell'Amore che è
totalmente in linea con la Rivolucion Ciudadana di Correa e degli
altri leader dell'America Latina che hanno avviato questo processo.
Un processo che ricerca – forse per la prima volta nella Storia –
un modello di sviluppo nel quale la popolazione, le persone
economicamente più disagiate in particolare, sono poste al centro
della visione politica.
Purtuttavia l'Ecuador del Presidente
Correa, così come altre realtà affini e che abbiamo già sopra
citato, sono sempre a rischio di colpo di Stato da parte
dell'opposizione, appoggiata molto spesso da nazioni straniere che
hanno tutto l'interesse nel far prevalere interessi particolari e
tutt'altro che popolari.
La Revolucion Ciudadana, la Rivoluzione
Civica Equatoriana è ad ogni modo avviata e merita di essere
conosciuta e diffusa in tutto l'Occidente cosiddetto “democratico”.
Perché mai come in questo preciso
momento storico necessitiamo di una seria Rivoluzione Civica sul
modello del “Buen Vivir”.
 Luca Bagatin
Foto realizzata da Maddalena Celano
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