3 gennaio 2013
La ricetta per uscire dalla crisi economico-finanziaria: abolire la banca centrale USA !
Ron Paul già pluricandidato libertario alle primarie del Partito
Repubblicano americano, ha pubblicato degli ottimi libri di cultura
economica, editi in Italia dalla casa editrice Liberilibri di Macerata. L'ultimo
di questi "End the Fed - abolire la banca centrale" è illuminante, nel
senso che offre una risposta esauriente alle cause della crisi
economico-finanziaria mondiale e relativamente al come uscirne. La
causa principale della crisi economico-finanziaria di questi anni è
l'onnipresenza della banca centrale americana - la Fed (Federal Reserve)
- sin dal 1913,
che causò già una pesantissima crisi, quella del 1929, che portò al
Secondo conflitto mondiale. La Fed, nei fatti, stampa cartamoneta a
tutto vantaggio del governo americano (quasi fosse un falsario),
generando perdita di ricchezza, inflazione e dunque povertà. E' ed è
stata la causa, nel 2007, della bolla immobiliare ed è da sempre causa
principale di guerre finanziate, appunto, con cartamoneta
stampata e inflazionata (si pensi alla Guerra di Corea, a quella del
Vietnam ed ai recenti conflitti in Iraq ed Afganistan). Ron Paul, nel
suo saggio, fa presente al lettore che la stessa Costituzione degli
Stati Uniti d'America, non contempla alcuna banca centrale, ma,
diversamente, rafforza il "gold standard", ovvero il sistema aureo quale
garante di un sano e stabile sistema monetario nazionale. Un sistema
totalmente distrutto dal governo presieduto da Franklin Delano Roosvelt
(il quale nel 1933 confiscò l'oro ai cittadini) e dalle politiche
keynesiane che Ron Paul definisce di "welfare-warfare", ove un benessere
fittizio - pagato dall'inflazione - va di pari passo con un sistema USA
militaristico e guerrafondaio, pagato anch'esso dall'inflazione e dalla
moneta stampata dalla Fed. A vantaggio del governo, del sistema
bancario e delle industrie belliche. Attraverso la Fed, in sostanza,
il governo USA ha rafforzato il suo controllo
sull'economia, sottraendo libertà economica ai cittadini e rendendoli
schiavi di un sistema monetario "controllato", a tutto vantaggio dei
soliti burocrati, politici e banchieri al potere. Oltretutto Ron
Paul, membro del Congresso USA sin dal 1976, spiega come il sistema
della Fed sia secretato e nessuno, nemmeno un membro del Congresso,
possa averne informazioni o interferirvi. Ciò, nell'epoca della libertà
di informazione ed in un sistema ad economia di mercato, è assolutamente
vergognoso ed antidemocratico ! E' anche per questo che, sempre più
cittadini, siano essi di tendenze progressiste o conservatrici,
sostengono la battaglia di Ron Paul che, non a caso, passa spesso in
sordina sul media nazionali ed internazionali. Una battaglia di
libertà e di libero mercato che già a suo tempo condussero gli
economisti liberisti e libertari della Scuola austriaca (citatissimi
dallo stesso Ron Paul nel suo saggio), quali Von Mises, Von Hayek e
Rothbard, a criticare lo strapotere dei governi e delle banche. Il
futuro, per un'economia sana, stabile, di mercato, con governi leggeri e
antimilitaristi, è dunque un futuro senza banche centrali. A cominciare
dalla nefasta Fed.
 Luca Bagatin
|
|
29 novembre 2012
Barry Goldwater: valori americani e lotta allo statalismo
  Per decenni la vulgata "politically
correct" diffusa fra i media e l'incultura dominante, ci hanno
fatto credere al mito del New Deal ed alle dottrine di Keynes, quasi
fossero la panacea di tutti i mali. Posto che in economia non
esiste e non può esistere un sistema perfetto, possiamo notare che
le teorie keynesiane, applicate per decenni negli Stati Uniti
d'America a partire da Wilson sino ad Obama (e coinvolgendo anche
Eisenhower ed i Bush) - salvo la felice parentesi Reagan - hanno
prodotto unicamente: più tasse; più invasività dello Stato
nell'economia e nella vita dei cittadini; più militarismo; minore
propensione al consumo privato; maggiore indebitamento delle
famiglie; speculazione finanziaria favorita anche dalla FED, ovvero
dalla Banca Centrale USA, voluta ed imposta dal Presidente
democratico Wilson a tutto vantaggio di burocrati, politicanti e
delle oligarchie finanziarie. A contrapporsi a tali teorie
stataliste i liberali duri e puri, ovvero i cosiddetti "libertarian"
o libertari, di cui ci parla un ottimo ed agile volume di Antonio
Donno, professore di Storia delle Relazioni Internazionali, edito da
"Le Lettere" e dal titolo "Barry Goldwater - valori
americani e lotta al comunismo". Un libro dedicato al
candidato alla presidenza USA Goldwater, nel 1964, ma, più in
generale al fronte "conservative" del Grand Old Party
(GOP). Un fronte "conservatore", ma nel senso spiccatamente
liberale del termine, ovvero che fonda le sue radici ed i suoi
principi nella conservazione della Costituzione e dei valori dei
Padri Fondatori degli Stati Uniti, a cominciare dalla preminenza
dell'individuo di fronte allo Stato ed alla politica, ovvero la
preminenza della libertà individuale, sia essa economica che
civile. In questo senso il libro di Donno parte dalla critica
della cosiddetta "Old Right" nei confronti del New Deal di
Roosvelt, fatto di aiuti indiscriminati ai Paesi esteri; di
interventi anche militari all'estero e dunque di aumento delle spese
militari; di aumento delle imposte dirette e di simpatia più o meno
mascherata, in un primo tempo per il fascismo di Mussolini (ciò è
ricordato anche nel libro di Amedeo La Mattina dedicato ad Angelica
Balabanoff) ed in un secondo tempo di ammiccamenti allo stalinismo
sovietico, che si può anche denotare dalle concessioni a Yalta, nel
'45, nei confronti del blocco sovietico. Fu così che si
delineeranno le prime posizioni "isolazioniste" ed
antimilitariste del GOP e dell'area liberale e libertaria,
contrapposta a quella cosiddetta "liberal" dei Democratici,
i quali, come spiegato dal prof. Donno, si autoproclamarono tali, pur
non essendolo. E va qui ricordato anche un bel libro di Alberto
Pasolini Zanelli degli anni '80, il quale ricordò le simpatie di
importanti settori della "beat generation" per i libertari
del GOP, al punto che lo stesso scrittore Jack Kerouac ne fu, in
gioventù, un convinto militante. In questo senso Barry Goldwater
incarnò, negli anni '60 del Novecento, il miglior rappresentante
della cultura liberale, liberista e libertaria del nuovo Partito
Repubblicano USA: antistatalista, antikeynesiano, attento al rispetto
dei valori della Costituzione ed ai diritti individuali al punto che,
sino alla sua morte, avvenuta nel 1998, sosterrà la legalizzazione
della marjiuana, il diritto all'aborto ed i diritti degli
omosessuali, opponendosi persino all'ala religiosa e fanatica del suo
stesso partito. Di particolare rilevanza anche l'anticomunismo
viscerale di Goldwater, in questo senso discostandosi dall'ala
isolazionista del GOP. Goldwater sosteneva infatti che, la lotta al
comunismo, doveva essere senza quartiere perché altrimenti ne
sarebbe andata di mezzo la stessa libertà dei cittadini
statunitensi. Goldwater, nel 1964, purtroppo, fu sconfitto da
Lyndon Johnson, ma, con le sue ricette liberali in economia, anticipò
la campagna elettorale - questa volta vincente - di Ronald Reagan,
nel 1981, di cui fu importante sostenitore ed amico. Che cosa ci
rimane oggi di Goldwater ? La sua eredità, per molti versi, è
riscontrabile in Ron Paul, già candidato nel 1988 del Libertarian
Party e da parecchi anni candidato libertario alle primarie del GOP
e, in questo senso, sta, di primaria in primaria, raccogliendo sempre
più consensi. I maggiori sostenitori dei libertari negli USA sono
soprattutto giovani delusi dall'invasività della politica
inconcludente; da una FED che vorrebbero abolita; da antimilitaristi
stanchi del fatto che gli USA siano i "poliziotti del mondo"
e che vorrebbero un ritorno ai principi dei Padri Fondatori: una
federazione di Stati ove a primeggiare sia il libero commercio, la
libera iniziativa ed i diritti individuali dei cittadini, senza
intromissioni statali.
 Luca Bagatin
|
|
|