3 ottobre 2011
La Rossa e il Garibaldino
   
Maria la Rossa ed Emanuele, anzi,
Manue. Lei una contadina ligure dai capelli rossi, lui un
garibaldino che combettè - assieme al Generale Giuseppe Garibaldi -
nella battaglia di Mentana. Maria, grande lavoratrice ed
"iniziata" alla medicina popolare, con la quale cura
misticamente i malati del paese. Manue, cittadino fiero ed
appassionato. Colto ed amante dei circoli massonici risorti dopo
l'Unità d'Italia e nei quali si riunisce periodicamente a Genova.
Poco dedito al lavoro, Manue, ma sicuramente fedele a Maria la quale,
purtuttavia, in campagna ha un gran da fare fra mungitura e raccolta
delle olive. Sarà proprio per queste ragioni che caccerà di casa
Manue e frequenterà un altro uomo, Angelo, contadino e fervente
cattolico, anche se non sempre fedele alla moglie. Tale l'affresco
risorgimentale e post-unitario del piccolo romanzo di Agostino
Pendola, quasi un racconto lungo “La Rossa e il Garibaldino”,
edito da De Ferrari di Genova, in un'elegante edizione che reca in
copertina la foto storica del garibaldino Luigi Canessa, eroe di
Mentana. Agostino Pendola, classe 1953, di Rapallo, già
collaboratore de "La Voce Repubblicana" e de "Il
Pensiero Mazziniano", ha, in passato, già dato alle stampe
importanti saggi quali: "Anticlericali e mazziniani nella
Rapallo di fine Ottocento" e "L'Eccidio del Muraglione e
altre storie della Resistenza Rapallese". In questa sua
ultima opera ci presenta, senza troppe pretese, alcuni piccoli
protagonisti dell'Unità d'Italia: siano semplici contadini o reduci
garibaldini. Una società innocente, in sostanza, anch'essa
protagonista - a pieno titolo, al pari dei Grandi del Risorgimento -
della Storia d'Italia.
 Luca Bagatin
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