La vita potrebbe essere vista come un
gioco.
E ogni gioco, si sa, ha la sua dose di
rischio, casualità, fortuna, sfortuna, abilità.
“Il gioco insegna a saper vincere e a
saper perdere”, scrive Cesare Lanza nel suo “Elogio del gioco
d'azzardo”, pubblicato in edizione limitata per la sua casa
editrice “L'Attimo fuggente”.
Un libro apparentemente provocatorio in
questo momento di “crisi” e di profonda critica alle sale da
gioco, alle slot machines o ai grattaevinci. Un libro che, ad ogni
modo, vuole abbattere quell'assurdo pregiudizio sociale, ma anche
politico e religioso, che vorrebbe demonizzare il gioco ed in
particolare il gioco d'azzardo, quale fosse la causa di tutti i
nostri mali.
“La demonizzazione del gioco
d'azzardo è sintomo di ignoranza”, scrive Lanza e non a torto,
visto che le case da gioco e persino il gioco online proliferano e
sono fonte di lavoro, attrazione turistica, nonché di introiti per
l'erario.
Piuttosto che pagare una tassa diretta
allo Stato, infatti, è molto meglio pagarla indirettamente e
volontariamente, per mezzo dell'acquisto di un grattaevinci, oppure
attraverso il gioco del Lotto. Allo Stato, infatti, dovrebbe spettare
unicamente il compito di evitare che tali giochi finissero nelle mani
della criminalità organizzata. Questa, in sintesi, l'analisi di
fondo dell'ottimo Lanza il quale si definisce e non a torto “un
liberale assoluto” e, personalmente lo condivido in toto.
Cesare Lanza, nel suo saggio, analizza
praltro il fatto che il gioco esiste da sempre e da sempre è
presente nella Storia dell'uomo, sin dai tempi precedenti alla
nascita di Cristo; che il gioco esiste in tutte le società
occidentali e che è bandito, invece, nei regimi illiberali e
sottosviluppati, ove, peraltro, esiste comunque ma in forma illegale
e criminale.
Lanza, peraltro, fa presente quanto
nella società italiana il gioco d'azzardo sia diventato motivo di
sciocco pregiudizio, al punto che, anche mediaticamente, persino
all'attentatore Luigi Preiti (quello che sparò ad alcuni carabinieri
di fronte a Palazzo Chigi durante il giuramento del Governo Letta),
si affibbino ben due etichette: il fatto di essere “calabrese” ed
il fatto di essere “giocatore d'azzardo compulsivo e schiavo delle
macchinette”, cosa poi rivelatasi non vera, in quanto il Preiti era
un semplice appassionato del gioco del biliardo.
A rincarare la dose del pregiudizio
contro il goco d'azzardo anche l'onnipresente Chiesa cattolica e, per
questo, il libero pensatore Lanza, pubblica nel suo saggio interi
stralci tratti dai discorsi del Cardinale Bagnasco relativi a ciò.
Discorsi moralistici ed a questo punto Lanza si chiede perché la
Chiesa non dedichi, invece, maggiore attenzione a ben più
“raccapriccianti egoismi”, come ad esempio le guerre o la
pedofilia, vera piaga che investe la Chiesa cattolica da decenni.
Cesare Lanza, tornando a parlare degli
immensi benefici del gioco d'azzardo in termini di posti di lavoro ed
economici, per l'erario, fa notare come ad esempio il Governatore
dell'Illinois Pat Quinn, abbia introdutto una tassa di scopo sulle
licenze dei concessionari di giochi d'azzardo, la quale andrà a
favore dei progetti di pubblica utilità, eventi culturali ed
investimenti relativi a scuola ed istruzione. La medesima cosa,
peraltro, sta avvenendo via via nel nostro Paese, anche se non in
maniera ancora così incisiva. Così come, a favore di interventi di
pubblica utilità, sono destinati i proventi del gioco d'azzardo nel
Regno Unito (28%) ed in molti Stati USA.
Ordunque, senza gioco d'azzardo, si
avrebbero minori entrate per l'erario pubblico e, dunque,
occorrerebbero maggiori manovre finanziarie e maggiori tasse per i
contribuenti. In questo senso sono totalmente fuori luogo le
demonizzazioni provenienti dagli ambienti politici ed ecclesiastici
del nostro Paese.
L'”Elogio del gioco d'azzardo”,
lungi dall'essere un trattato economico relativo al gioco, è un
saggio interessante anche per le sue divagazioni in fatto di cultura,
arte, letteratura e cinema, relative al gioco d'azzardo e non solo.
Da Caravaggio a Cezanne, da Dostoevskij a Scorsese, l'Arte – in
tutte le sue forme - è zeppa di riferimenti al gioco ed al piacere
umano per il rischio. Rischio che è fonte di piacere e godimento per
l'anima, ma solo evitando gli eccessi.
E, a tal proposito, un intero capitolo
è dedicato di “Dieci comandamenti” che Lanza, da giocatore
consumato, riporta a beneficio del giocatore e che qui riassumiamo:
Stabilire quanto danaro, al
massimo, si vuole rischiare.
Non insistere mai, nel gioco, se
si inizia a perdere. Nemmeno per tentare di “rifarsi”.
Se si sta vincendo, non temere di
osare e rischiare: se si perde non si rischia di rimpiangere la
vincita buttata via, in quanto il danaro perduto non era vostro, ma
del banco o dei vostri avversari. Viversa, non si vincerà mai, in
maniera significativa, se non si avrà mai il coraggio di rischiare.
Non giocare mai se si è stanchi,
ubriachi, con i nervi a pezzi o pensando ad altro.
Non fare mai debiti per procurarsi
danaro per continuare a giocare.
Essere sempre precisi e gentili
con gli impiegati delle case da gioco.
Sino a che non si sta vincendo,
puntare sempre la stessa (piccola) somma.
Mettere sempre da parte una
piccola vincita.
Mai contabilizzare il danaro vinto
o perduto nelle partite precedenti.
Inventarsi un proprio “personale”
metodo di gioco.
Questi, in sostanza, i dieci
comandamenti che il giocatore Cesare Lanza dà ai suoi lettori,
ovviamente dettati dall'esperienza e spesso dal non aver egli stesso
rispettato questi punti, pentendosene amaramente.
“Elogio alla follia”, oltre ad
essere impreziosito, al centro del volume, da belle fotografie e
riproduzioni di opere pittoriche e cinematografiche dedicate al gioco
d'azzarzo, presenta un interessante racconto narrativo, già
pubblicato dal settimanale “Panorama” quando era diretto da
Giuliano Ferrara, ove Lanza racconta di una memorabile partita alla
quale ha assistito presso il casinò di Saint-Vincent. Una partita di
chemin de fer nella quale è possibile immedesimarsi negli
attori, ovvero nei giocatori, nelle loro emozioni, nelle loro
frustrazioni, nel loro godimento. Posso garantire che, anche un non
appassionato di giochi di carte come me, è rimasto rapito dalla
narrazione e dal “brivido” del gioco narrato.
Il volume termina con una carrellata di
film con trame incentrate sul gioco d'azzardo e con interessanti
Allegati relativi alla lotta alla criminalità in fatto di giochi
d'azzardo, oltre che un Allegato relativo ad aneddoti storici scovati
nel web, sempre relativi al gioco.
Cesare Lanza è un caro amico di cui
condivido profondamente e totalmente lo spirito libertario e fuori
dagli schemi. Ho assistito molto volentieri alla presentazione di
questo volume, il mese scorso, presso il Palazzo Santa Chiara a Roma,
alla presenza, come relatori, del cantautore Pupo, dello psicanalista
Domenico Mazzullo, di Vittorio Sgarbi e Paola Binetti. Ho ascoltato
la conferenza con grande piacere e, con il medesimo piacere, ho
recensito questo agile ed intelligente volumetto.
Penso che, allo stesso modo dell'opera
prima cinematografica di Lanza, “La Perfezionista”, andato in
onda in seconda serata su Canale 5 esattamente un anno fa, che
trattava il tema dell'eutanasia e del suicidio, anche “Elogio del
gioco d'azzardo” meriti diffusione, persino nelle scuole.
La lotta al pregiudizio, all'ignoranza,
al bigottismo ed alla stupidità parte anche e soprattutto dalla
diffusione della cultura e della conoscenza.

Luca Bagatin
*ELOGIO DEL GIOCO D'AZZARDO (tratto da www.cesarelanza.com)
Diego Gabutti su
"Sette" e Luca Bagatin sul suo blog
http://lucabagatin.ilcannocchiale.it hanno dedicato al mio
pamphlet "Elogio del gioco d'azzardo" due recensioni molto
interessanti: potete leggerle, qualora lo vogliate, su
www.lamescolanza.com.
Desidero ringraziarli (insieme con i recensori del Foglio, del
Corriere della Sera e del Giornale) anche perché appartengono alla
ristretta categoria di liberi pensatori. Mentre, forse,
ipermoralisti e demonizzatori (lo scrivo, credetemi, senza acidità,
se no che liberale sarei?) si stanno dimostrando altri colleghi, da
cui mi aspettavo qualche riflessione, finora non pervenuta.

Cesare Lanza