26 gennaio 2016
"Amore è libertà. Libertà è amore. Libertà è nudità. Nudità è verità". Riflessioni di Luca Bagatin
La nudità, essendo la massima espressione della verità, non
andrebbe mai coperta. Figuriamoci poi quando si tratta di arte.
Non ci si rende conto che la prostituzione è già stata
legalizzata. Si chiama "libero commercio" ed é la
peggiore forma di pornocrazia.
Proporrei l'impossibilità di ritorno in patria per gli
imprenditori che delocalizzano le loro imprese all'estero.
Ovviamente è anche la ragione per la quale vorrei che il
capitalismo fosse superato e che non vi fosse alcuna unione
economica europea, che ha avvantaggiato e avvantaggia solo i ricchi.
L'unica religione che potrei
professare è quella che che predichi la nudità dei corpi e delle
menti. Perché solo la nudità può rappresentare la verità. Il
resto è solo ipocrisia, menzogna e stupidità.
La chiave di lettura del mondo è il sesso. Per conoscere a fondo
una persona, devi scoparla.
In un Paese nel quale si uccidono fidanzate e mogli non mi
stupisce che in molti vogliano negare ad altri il diritto di
amare. L'Italia, del resto, è il Paese dei mammoni e dei
papponi. Un Paese di merda, ve ne siete mai resi conto ?
L'utero in affitto, in una società non capitalistica,
semplicemente non esisterebbe. Il problema è il "libero
commercio" non l'utero in affitto.
Secondo me un parlamentare, un politico e un capo di stato e
governo dovrebbero lavorare gratuitamente o quasi. Dovrebbe
essere riconosciuto loro solo un rimborso spese simbolico relativo al
vitto e all'alloggio in una piccola pensione o in un albergo con
massimo una o due stelle. Mi si dirà che allora nessuno avrà
interesse a diventare capo di stato, di governo o parlamentare ed
allora io risponderò: tanto meglio !
Quando si insulta il prossimo è sempre perché non si hanno
argomenti di discussione con cui ribattere. Agli insulti non
risondo mai, ma archivio, come sempre. Mai mettersi contro una
persona che non dimentica, nemmeno dopo anni.
La mania di attribuire etichette e
appartenenze ad altri genera sempre equivoci. La stupidità umana
non ammette che una persona possa essere libera dalle etichette e
dalle appartenenze. Per quel che mi riguarda ho fatto parte di
molte organizzazioni in passato, ma ciò non significa che io abbia
mai avuto una appartenenza. La mia personale militanza ha
dimostrato infatti il contrario, ovvero che ho tentato di
influenzare, con le mie idee e prospettive, quei movimenti. Al
punto che, compreso il fallimento delle organizzazioni, istituzioni,
partiti ecc... ho deciso quasi tre anni fa di fondare un pensatoio,
ovvero AMORE E LIBERTÀ.

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2 gennaio 2016
Lettera aperta a Gianroberto Casaleggio da parte di Luca Bagatin, Presidente di "Amore e Libertà" (tratta da www.amoreeliberta.blogspot.it)
  Casaleggio "guarda" ad "Amore e Libertà" ?
Gentile Gianroberto Casaleggio,
da qualche tempo si parla del suo
recente saggio “Veni vidi web” che, mi dicono, abbia trovato
pessime recensioni sulla stampa e finanche nel movimento da lei
fondato, il Movimento Cinque Stelle, in pochi ne vogliano parlare.
Non nutro alcuna simpatia per il
Movimento da lei fondato e ne ho spiegato le ragioni in innumerevoli
articoli, ma le dirò che, poiché non amo i pregiudizi di nessun
genere, ho voluto approfondire le cose da lei scritte nel suo testo e
vi ho trovato diverse assonanze con le cose che andiamo dicendo
nell'ambito del pensatoio che ho fondato nel maggio 2013, ovvero
“Amore e Libertà” (www.amoreeliberta.altervista.org
– www.amoreeliberta.blogspot.it).
Unitamente alle assonanze ho trovato
anche parecchie dissonanze e assurdità non di poco conto. La prima
il suo contrapporre Garibaldi a Gandhi (che poi mi dicono che in
realtà lei vorrebbe sostituire le statue di Garibaldi con quelle di
Gengis Khan, più che con quelle di Gandhi !).
Si dà il caso che, tanto Garibaldi che
Gandhi siano figure ispiratrici del nostro pensatoio che, peraltro,
ha per simbolo una illustre Garibaldi, ovvero la combattente e
combattiva Anita.
Forse lei ignora che Giuseppe Garibaldi
e il Mahatma Gandhi furono entrambi teosofi, oltre che massoni.
Appartenenti proprio a quella Massoneria che il suo Movimento Cinque
Stelle tanto contesta e che vorrebbe rendere illegale e che, invece,
è associazione spirituale sulla quale possono fondarsi le basi di
un'autentica Fratellanza, Uguaglianza e Libertà fra le persone ed i
popoli.
Forse lei e il suo sodale Beppe Grillo
ignorate che in realtà fra Garibaldi e Gandhi vi sono fortissime
assonanze ed un nome che li unisce: Giuseppe Mazzini. Altra figura
ispiratrice del nostro “Amore e Libertà”.
Giuseppe Mazzini fu infatti autore di
un testo visionario per l'epoca, ovvero i “Doveri dell'Uomo”.
Testo rivolto agli operai ed alla povera gente, che parlava, per la
prima volta, di associazionismo, di autogestione, di unione fra
capitale e lavoro e di fratellanza fra i lavoratori ed i cittadini.
E, molto prima di Lei e di Grillo, parlava di Cittadini liberi ed
eguali. Oltre che poneva una seria critica al sistema politico
dell'epoca.
Si dà il caso che i “Doveri
dell'Uomo”, oltre ad aver ispirato Garibaldi – il quale fu,
assieme a Mazzini, fra i fondatori della Prima Internazionale dei
Lavoratori nel 1864 – ispirò il Mahatma Gandhi che ne fu avido
lettore al punto di fondare la sua Rivoluzione nonviolenta e l'India
da lui immaginata, su principi mazziniani, oltre che teosofici.
Forse lei ignora peraltro il fatto che
Garibaldi abbandonò il suo seggio in Parlamento per tornare a fare
l'agricoltore proprio perché non condivideva affatto le “pastette”
dei politicanti di allora, non dissimili da quelle di oggi.
Garibaldi, infatti, fu forse il primo esponente (anti)politico che
l'Italia abbia mai conosciuto !
Dunque le statue di Garibaldi, Eroe non
solo italiano ed europeo, ma anche latinoamericano di quell'America
Latina che si è poi ispirata al Socialismo del XXIesimo secolo ed al
Peronismo, non vanno sostituite. Ma accanto ad esse vanno aggiunte
statue di Giuseppe Mazzini, oltre che di Gandhi. E accanto a queste
andrebbero aggiunte statue di Anita Garibaldi, Eroina dei Due Mondi,
che morì per l'unica vera Repubblica che l'Italia abbia mai
conosciuto, ovvero la Repubblica Romana del 1849.
Precisato questo, che non ci pare
affatto cosa da poco, vorremmo andare oltre.
Lei profetizza un sistema elettorale di
estratti a sorte tanto quanto lo auspichiamo noi da quando siamo nati
(ed ancora oggi ci prendono per pazzi) e per questo siamo contrari ad
ogni tipo di sistema elettorale ed invitiamo gli elettori ad
astenersi ad ogni tornata elettorale. Addirittura noi sosteniamo che
i voti non espressi alle elezioni, ovvero il numero degli astenuti,
andrebbe ripartito ed assegnato a cittadini comuni estratti a sorte.
Purtuttavia non è cosa che fa il movimento da lei fondato: il
Movimento Cinque Stelle, infatti, avalla il sistema elettorale e si
presenta alle elezioni eleggendo deputati, senatori, consiglieri di
ogni tipo. Peraltro dando precise indicazioni di “comportamento”
ai suoi eletti. Cosa che, in un sistema democratico, ovvero di
rappresentanza popolare diretta, senza mediazioni ai sorta, non
dovrebbe avvenire: ciascun cittadino dovrebbe essere libero di votare
come meglio gli detta la sua coscienza.
Lei poi nel suo saggio si pone “contro
il mercato”, ma è in palese contraddizione essendo lei stesso un
imprenditore, peraltro un imprenditore della comunicazione. Noi di
“Amore e Libertà”, diversamente, come si evince dal nostro
Manifesto d'intenti
(http://amoreeliberta.altervista.org/html/manifesto.htm),
ci poniamo in antitesi rispetto al mercato ed alla società di
mercato proponendo il sistema della cooperazione e dell'autogestione
diretta delle imprese da parte dei lavoratori, sostenendo peraltro la
socializzazione di imprese ex pubbliche, municipalizzate e/o
pubblico/private (dall'Eni alla Telecom/Tim sino all'Acea ed alla
Rai) e la conseguente autogestione di esse da parte di tutti i
cittadini. Non mi pare che lei ed il suo Movimento proponiate
altrettanto e, se fosse davvero coerente con quanto afferma, dovrebbe
lei per primo abbandonare il mercato e cedere la sua azienda ai suoi
dipendenti, che diventerebbero i nuovi proprietari associati e dunque
i nuovi produttori.
Oltretutto noi parliamo di introduzione
dell'economia del dono e del baratto, tipica delle Società
Matriarcali ancora oggi esistenti. Unica alternativa all'economia
fondata sul capitale e sull'egoismo, ovvero sulla speculazione.
La visione prospettata dal suo saggio,
che è poi quella che pratica assieme a Beppe Grillo nel suo
Movimento, è in realtà una visione piuttosto autoritaria ed imposta
dall'alto. Lo vediamo con le continue espulsioni nei confronti di
coloro i quali “non seguono la linea” da voi dettata e stabilita.
Diversamente, la visione di “Amore e
Libertà”, essendo una visione sentimentale e non ideologica, è
l'unica visione autenticamente democratica, perché permette a
chiunque di autogestirsi e di tentare di comprendere, anche
attraverso gli errori, il proprio prossimo.
E' chiaro che, per elevare le
coscienze, più che delle “rieducazioni forzate” come lei
prospetta, noi proponiamo la costituzione di scuole di formazione
politica, culturale, spirituale ecc... totalmente gratuite ed
accessibili a tutti. I partiti elettoralistici stessi – che
perderebbero ogni loro funzione - e le loro Fondazioni potrebbero
essere riconvertiti in scuole di formazione politica sin da ora !
Vi sono innegabilmente aspetti comuni
fra il suo pensiero ed il nostro, ma noi non dimentichiamo di dire –
e lo ricordiamo sempre - che sono aspetti che hanno radici antiche e
traggono lifa dal pensiero gnostico, esoterico, spirituale, oltre che
socialista libertario, mazziniano, anarchico, finanche massonico.
Dalle Società Matriarcali (vedi il punto relativo alla cura dei
figli disagiati da parte della comuità, oltre che l'aspetto
dell'economia del dono) sino al socialismo di Saint Simon (al quale
si rifaceva anche Garibaldi); dalla Teosofia sino al pensiero
mazziniano, passando persino per talune battaglie storiche del
Partito Radicale prima maniera e del Partito dell'Amore di Moana
Pozzi.
Noi di “Amore e Libertà”, ad ogni
modo, siamo coerenti e conseguenti. Non siamo un partito
elettoralistico, ma un libero pensatoio che è consapevole – sin
dal suo simbolo rappresentato da Anita Garibaldi su fondo rosso,
contornata da una miriade di cuori bianchi – di avere radici
antiche.
Voi del Movimento Cinque Stelle, in
realtà, sembrate più che altro parte del Sistema che noi e solo
noi, al momento, vorremmo modificare.
Se quanto le ho scritto le accenderà
qualche “lampadina” e le “risuonerà” in qualche modo,
saremmo pronti ad un serio confronto sul presente e sul futuro di
quanto ci circonda.
Diversamente sarà l'ennesima occasione
perduta.
Cordiali saluti.
 Luca Bagatin
www.lucabagatin.ilcannocchiale.it
www.amoreeliberta.altervista.org
www.amoreeliberta.blogspot.it
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23 dicembre 2015
Chi era davvero Licio Gelli: intervista di Romana Allegra Monti a Luca Bagatin del 23 dicembre 2015 (tratta da Civico20News - www.bdtorino.eu)
Sulla
figura di Licio Gelli scomparsa di recente (il 15 dicembre), sono state
dette molte cose, ma corrispondevano tutte al vero? Possibile che
quest’uomo detenesse nelle sue mani l’intricata matassa del potere
decisionale in Italia? Civico20news ha chiesto allo studioso di
massoneria Luca Bagatin, di spiegarci chi era davvero quest’uomo, la sua
storia e il reale peso politico e sociale che ha avuto nel nostro
paese.
Se
dovesse spiegare chi era davvero Licio Gelli a qualcuno che non ne ha
mai sentito parlare quali sono le cose fondamentali che gli direbbe?
Innanzitutto,
per inquadrare il personaggio Gelli, ritengo sarebbe utile dire due
parole su che cosa fu la Loggia Propaganda nr. 2, volgarmente definita
P2 che, per la precisione, è esistita ben prima che Gelli entrasse in
Massoneria.
Sin
dalla sua fondazione, nel 1877, quando ancora si chiamava Loggia
Propaganda, l'allora Gran Maestro Giuseppe Mazzoni, stabilì che essa
dovesse avere scopi eminentemente politici e fu con questa impronta che,
il successivo Gran Maestro Adriano Lemmi, la rafforzò.
Allora,
il Grande Oriente d'Italia, era considerato una sorta di "partito dello
Stato" a rafforzamento degli ideali risorgimentali e patriottici. La
Loggia Propaganda, proprio per il suo essere "loggia coperta" (ma non
segreta!), fu utilizzata proprio all'assolvimento pieno di tale
funzione.
Fu
così che nella Loggia Propaganda entrarono: Agostino Bertani, Giosue
Carducci, Ernesto Nathan, Aurelio Saffi, Menotti Garibaldi, Giuseppe
Zanardelli e molti altri: fossero repubblicani-mazziniani o
liberali-monarchici, ovvero la "crème" della politica dell'epoca.
Dopo
la caduta del fascismo, allorquando fu ricostruita la Massoneria in
Italia, con la riedificazione delle Logge, la Propaganda fu denominata
Loggia Propaganda 2. Fu ricostituita e rafforzata dal Gran Maestro
Giordano Gamberini e, successivamente, con il Gran Maestro Lino Salvini,
fu affidata a Licio Gelli.
Lo
scopo della Loggia Propaganda, ovvero della Propaganda 2, nel
dopoguerra, doveva essere semplicemente quello di rafforzare il
centrismo al governo, ovvero impedire ai comunisti ed alle forze
eversive di destra e di sinistra, di prendere il potere in qualsiasi
modo.
Non
a caso i suoi aderenti erano tutti di orientamento politico liberale,
socialista, repubblicano, socialdemocratico e cattolico liberale.
Quanto
a Licio Gelli, egli ebbe umili origini, il padre era mugnaio e di fede
anarchica e la madre casalinga. Non riuscì a terminare gli studi
ragionieristici in quanto, dopo aver contestato un insegnante, fu
espulso da tutte le scuole del Regno e, per raggiungere il fratello,
partì per la Spagna ove combattè nella guerra civile a fianco dei
franchisti, assieme al fratello. Tornato in Italia divenne Capo del
Fascio di Pistoia.
Gelli
fu sempre dichiaratamente fascista, ma non va dimenticato che salvò da
morte certa 62 prigionieri fra ebrei e partigiani, evitando così la loro
deportazione nei campi di sterminio in Germania e ciò gli vantò un
attestato da parte del Comitato di Liberazione Nazionale di Pistoia e
gli consentì, a guerra finita, di rifarsi una vita. Prima come
commerciante di prodotti di cancelleria e via via, negli anni '50,
nell'ambito della Permaflex ove divenne direttore dello stabilimento di
Frosinone.
Si
fece iniziare alla Massoneria negli anni '60 con il preciso obiettivo
di rendere la Massoneria un organismo in grado di risolvere le
controversie internazionali e nazionali.
Cosa
può dirci su Gelli e la P2 e quale tipo di rapporti ebbe secondo lei,
con alcuni componenti quali Berlusconi, Rizzoli, Costanzo?
A
parte i nomi per così dire “mediatici”, nel mio saggio ho parlato della
vicenda del Generale in pensione Umberto Granati, oggi ottantaseienne,
che fu un iscritto alla P2 e che è anche un mio caro amico. Una vicenda
della quale parlò solo il Corriere di Siena trent'anni fa ed oggi ne
parla solo il sottoscritto.
L'allora
Colonnello Umberto Granati fu il primo che, allo scoccare del presunto
"scandalo P2", nel maggio 1981, dichiarò di essere affiliato a tale
Loggia massonica del Grande Oriente d'Italia.
Dov'era
lo scandalo ? Lo volle sapere lo stesso Col. Granati, il quale non solo
informò i suoi superiori della sua appartenenza alla P2, ma persino i
Carabinieri.
Fu un fesso? No, semplicemente un uomo onesto, un Servitore dello Stato, che si rifiutava di dichiarare il falso.
Tutto
questo e molto altro è raccontato dallo stesso Umberto Granati nel suo
libro: "28 anni dopo: diario di un Piduista", edito dalla casa editrice
indipendente Ipertesto Edizioni e recensito unicamente dal sottoscritto.
Granati
era animato da ideali massonici, spirituali e filosofici e si iscrisse
alla P2 e dunque alla Massoneria. Non ne poteva trarre vantaggi per il
semplice fatto che, nel 1977, data della sua iscrizione, aveva una
carriera già ben avviata che si sarebbe conclusa comunque con una
promozione pochi anni dopo.
Che
cosa ne ricavò, invece? Nulla, solo guai personali e giudiziari che lo
porteranno, come i pochi suoi Fratelli che avevano dichiarato
l'appartenenza alla P2 all'emarginazione. Per quanto nessuno gli abbia
mai attribuito alcun reato.
Infatti
anche lei sa bene che i componenti della P2 sono stati tutti assolti
dall'accusa di cospirazionismo ai danni dello Stato con sentenze
definitive del '94 e del '96.
Il 28 settembre 2003 sul sito Repubblica.it appare un'intervista a Licio Gelli durante la quale egli afferma che «Forse
sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine
pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa. Tutto nel piano di Rinascita,
che preveggenza, è finita proprio come dicevo io», i suoi studi confermano o smentiscono le sopra citate dichiarazioni?
Licio
Gelli elaborò, alla metà degli Anni '70, il famoso Piano Di Rinascita
Democratica. Un elenco di propositi, ovvero di suggerimenti politici,
che sottopose alle istituzioni politiche dell'epoca. Tutt'altro che un
piano eversivo, insomma.
E
ciò si evince anche dai contenuti del Piano, fra cui spiccano i
seguenti punti: l'autonomia del sindacato dal potere politico; la riforma
elettorale presidenziale; l'abrogazione dell'immunità parlamentare; la
separazione delle carriere dei magistrati e la spoliticizzazione della
magistratura; la riduzione ad una Camera dei Deputati sino
all'abolizione dei ministeri e degli enti inutili quali le Province;
l'introduzione di pene severissime per i reati di corruzione perpetrati
da politici, funzionari e pubblici ufficiali; la privatizzazione del
carrozzone Rai-Tv. Riforme che,
peraltro, erano contenute anche e soprattutto nel programma politico
del Partito Radicale di Marco Pannella, se ben osserva. Riforme di cui
trent'anni dopo si è parlato (ma i primi furono i Radicali, anche con
appositi referendum), ma, invero, non possiamo dire siano state attuate
se non male e/o solo in parte o per mero calcolo politico.
Gelli,
semplicemente, elaborò un piano di rinnovamento politico necessario ad
un'Italia burocratica e clientelare. Evidentemente la cosa dava fastidio
a quelle forze politiche che traevano e traggono da sempre linfa dal
clientelismo e dalla burocrazia.
Lei s’inserisce tra quelli che sostennero che Licio Gelli fosse parte della CIA come molti fecero?
Molti
sostennero anche che fosse un agente del KGB. Altri sostennero
addirittura che fosse un alieno venuto da Marte per colonizzarci.
Penso
che in questo Paese chi ha umili origini e non ha raggiunto il massimo
livello degli studi sia da sempre disprezzato, calunniato e osteggiato.
Specie se, attraverso la sua intelligenza, riesce a diventare una
persona rispettata da persone, per così dire, “potenti”. L'Italia
dovrebbe liberarsi da certo servilismo. Comprendere che siamo tutti
uguali: poveri o ricchi, laureati o analfabeti.
Mi
ha fatto riflettere fra l'altro il fatto che, al funerale di Licio
Gelli, ci fossero solo persone comuni, nessun ricco o potente. Peccato
che la grande stampa non abbia dato rilievo a questo importante
particolare.
Una considerazione interessante. A suo avviso che influenza ha avuto sull'Italia l’innegabile amicizia che legò Gelli e Peron?
Juan
Domingo Peron è e fu il miglior Presidente che l'Argentina abbia mai
avuto al punto che, ancora oggi, il partito peronista (Frente para la
Victoria) riceve numerosissimi consensi e al governo – nonostante la
sconfitta alle ultime elezioni politiche - ha ottenuto importanti
risultati nella lotta contro la speculazione finanziaria, l'esclusione
sociale e l'analfabetismo.
Licio
Gelli fu amico e collaboratore di Peron negli ultimi anni della sua
vita, quando era già anziano e malato, ma, ad ogni modo, fu anche grazie
agli ottimi rapporti di Gelli con la Massoneria argentina, da sempre
progressista e rivoluzionaria, che nel 1973 - dopo diciotto anni di
dittatura militare antiperonista - fu eletto il Presidente peronista
Hector Campora ed il Presidente Peron potè tornare, in quell'anno, in
patria, dopo diciotto anni di esilio a Madrid. Morirà poco dopo, aprendo
le porte a una nuova dittatura militare e antiperonista che durò
purtroppo sino al 1983.
Peron,
peraltro di origine italiana, ebbe sempre un ottimo rapporto con
l'Italia al di là dell'amicizia con Gelli. Pensiamo solo al fatto che
numerosi italiani emigrarono in Argentina ed al viaggio di Evita Peron
in Italia nel 1947, che permise all'Argentina di rinsaldare i rapporti
con il nostro Paese.
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16 dicembre 2015
Licio Gelli e il falso scandalo P2
Di Licio Gelli è stato detto di tutto e quasi tutto è stato detto a sproposito. Un po' per convenienza politica, un po' per invidia, un po' per lanciare scoop a buon mercato da vendere a lettori avidi di mero sensazionalismo senza costrutto. Oggi Licio Gelli non c'è più e,forse, proprio da oggi in poi sarà possibile fare maggiore chiarezza su un personaggio ritenuto, a torto e solo per depistare l'opinione pubblica dal vero malaffare politico-partitico-economico di questo Paese, quale il “burattinaio” di tutti i mali dell'Italia, se non del mondo. Qualche anno fa realizzai su Gelli e la Loggia massonica Propaganda nr. 2, una serie di articoli ed una intervista ad uno dei biografi di Gelli oltre che uno dei massimi esperti di Storia della Massoneria in Italia, ovvero al prof. Aldo A.Mola, pubblicati poi nel mio saggio “Universo Massonico” (BastogiEditrice). Saggio che, peraltro, assieme al sottoscritto, è citato anche su Wikipedia alla voce “P2” nella sezione “Giudizi critici sul caso P2”. Proprio per fare maggiore chiarezza ed evitare che il “pensiero unico antipiduista” prevalga sulla realtà dei fatti, desidero pubblicare qui ampi stralci dei capitoli del mio saggio: (dal capitolo: “Gelli e la P2 fra cronaca e Storia”) Di Licio Gelli e della Loggia Propaganda 2 sono state scritte un sacco di cose. Quasi tutte pressoché a sproposito a cominciare dal fatto che fu una "Loggia segreta". La P2, Loggia all'Ordine del Grande Oriente d'Italia, fu - diversamente - una Loggia "coperta"di diretta pertinenza del Gran Maestro dell'Obbedienza. "Coperta" in quanto al suo interno vi erano personalità di spicco (del panorama culturale, politico, artistico ecc...) che - per la loro particolare posizione professionale - preferivano non rivelare l'appartenenza alla Massoneria e dunque figurare unicamente"all'orecchio" del Gran Maestro, come si dice in gergo massonico. Si pensi solo al fatto che la Loggia Propaganda Massonica (poi P2) fu fondata nel 1877 e di essa vi faceva parteanche il Vate della letteratura risorgimentale Giosue Carducci e l'ottimo ed indimenticato Sindaco di Roma Ernesto Nathan. Tutto ciò e molto altro ancora è spiegato dettagliatamente e con una ricchissima documentazione e bibliografia dallo storico Alessandro Aldo Mola - Medaglia d'Oro per la Cultura dal 1980 - nel suo ultimosaggio "Gelli e la P2 fra cronaca e storia" edito dalla Bastogi. Mola, senza faziosità alcuna, racconta di come il "presunto scandalo" P2 non fu che il pretesto per una lotta senza quartiere contro i massoni e la Massoneria italiana, da semprevista con sospetto da settori clericali, fascisti e comunisti. Mola ripercorre così - come già fece lo scrittore Pier Carpi nel suo"Il Venerabile" nei primi anni '90 - la vita di Licio Gelli sin dai tempi della Guerra diSpagna quando combattè a fianco dei franchisti e successivamente in Italia a Capo del Fascio di Pistoia. Sino a quando salvò da mortecerta 62 prigionieri fra ebrei e partigiani, evitando così la loro deportazione nei campi di sterminio in Germania. Ciò gli vantò un attestato da parte del Comitato di Liberazione Nazionale di Pistoia e gli consentì, a guerra finita, di rifarsi una vita. Prima come commerciante di prodotti di cancelleria e via via, negli anni '50, nell'ambito della Permaflex ove divenne direttore dello stabilimento di Frosinone. E così, successivamente, come racconta Mola, Gelli decise di farsi iniziare massone negli anni '60 conl'obiettivo di rendere la Massoneria un organismo in grado dirisolvere le controversie internazionali e nazionali. Un po' comedurante il Risorgimento italiano o con la fondazione della Società delle Nazioni e dell'ONU. Nulla, insomma, di oscuro e di occulto. Anzi. Un capitolo molto denso del saggio di Mola, oltre a quello dell'amicizia fra Gelli ed il generale Peron, è infatti dedicatoalla fondazione dell'OMPAM da parte di Licio Gelli, ovvero dell'Organizzazione Mondiale Per l'Assistenza Massonica. Un organismo sovranazionale, appunto, in grado di "contribuire a soccorrere ed ad elevare le condizioni morali, spirituali e materiali dell'Uomo e della Famiglia umana, operando secondo i principi etici propri dell'insegnamento massonico", come dichiarato dal promotore stesso. Un organismo che faceva leva proprio sulla fratellanza massonica che era l'unico principio in grado di superare tutte le divisioni in fatto di politica, razza, religione.... Un organismo "alla luce del sole", che fu riconosciuto anche in sede ONU alla stregua della Fao e dell'Unesco e che si proponeva di integrare l'opera umanitaria laddove le giurisdizioni massoniche non disponessero di strutture economicamente e giuridicamente idonee per operare sia all'interno dei singoli Stati che a livello internazionale. Operazione ambiziosa che purtroppola stampa nostrana omise di far conoscere al grande pubblico. E che si arenò con l'avvento del presunto scandalo P2, nel 1981. L'OMPAM fu tuttavia un'operazione autonoma di Gelli e per nulla legata al Grande Oriente d'Italia, anche se egli stesso propose all'allora Gran Maestro del GOI, Lino Salvini, di nominare il suo predecessore - Giordano Gamberini - alla carica di Ambasciatore del GOI presso l'OMPAM. Licio Gelli, sia detto per inciso, allora non era ancora Venerabile della Loggia P2, anche se la P2 era attiva e nota ai Gran Maestri sopra citati ed ai loro predecessori senza scandalo alcuno come spiegato all'inizio di questo articolo. Gelli fu solamente un personaggio particolarmente attivo sia all'interno che all'esterno della Massoneria. Il che lo porterà ad occuparsi di cose estraneealla stessa Istituzione come ad esempio di politica (si noti bene chele Costituzioni di Anderson del 1723, vietano espressamente ai massoni di occuparsi di politica e religione in Loggia). Ma ad ogni modo anche qui nessuno scandalo "profano", come rilevato dall'ottimo Alessandro Mola nel capitolo dal titolo "Gelli per la Seconda Repubblica". Alla metà degli anni '70 - vista l'estrema fragilità e litigiosità della coalizione di Pentapartito e l'incalzante terrorismo rosso e nero - l'Italia si trovò ad un bivio: o una dittatura clericale di estrema destra, oppure un ancor meno auspicabile regime di estrema sinistra. Licio Gelli stilò così il famigerato "Schema R" (Rinascita), all'indomani dell'avanzata del Pci alle elezioni amministrative del 1975. Lo"Schema R", come documentato dal saggio di Mola, non fu altro che un piano riformatore, che elaborava la strategia politica per arginare la dilagante avanzata dei comunisti - alleati alla dittatura sovietica - in Italia, per mezzo di un rafforzamento della coalizione di Pentapartito (Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli) a partire dalla Democrazia Cristiana, a patto che essa si depurasse da correnti ed alchimie che la rendevano inefficiente ed inefficace. L'obiettivofinale di Gelli non era altro che un ritorno ai "fasti ed al prestigio della Segreteria De Gasperi". Un rafforzamento, dunque, della democrazia centrista e moderata. Altroche autoritarismo filo-fascista tanto sbandierato dalla grande stampa dell'epoca ! Gelli delineò nel suo "Schema", anche un elenco molto preciso di riforme che - peraltro - erano condivise dalla gran parte degli italiani di allora e di oggi e che proprio oggi - trent'anni dopo - sono di scottantissima attualità e dibattito. Dalla riforma presidenziale all'abrogazione dell'immunità parlamentare; dalla riduzione ad una Camera dei Deputati sino all'abolizione dei ministeri e degli enti inutili quali le Province; dall'introduzione di pene severissime per i reati di corruzione perpetrati da politici, funzionari e pubblici ufficiali sino alla privatizzazione del carrozzone Rai-Tv. Riforme allora necessarie come lo sono oggi. Al punto che lo stesso Gelli precisò subito che tutto ciò "non preludeva ad un colpo di Stato", bensì intendeva "scongiurare l'irreparabile jattura di una guerra civile e allontanare dall'Italia il pericolo di un governo dittatoriale di ispirazione comunista o fascista". Chi accusò Gelli di cospirazione politica sulla base dello "Schema R"o fu in mala fede oppure quello "Schema" non lo lesse punto. Come i fatti - documentati dal Mola - si sono incaricati di dimostrare. Che poi, forse,il Gran Maestro di allora - Lino Salvini – avesse concesso troppo"potere massonico" a Licio Gelli, siamo d'accordo. Licio Gelli fu elevato al grado di Maestro Venerabile della P2 il 9 maggio1975 e ciò fu un po' un'anomalia visto che la P2 era storicamente di pertinenza del Gran Maestro in carica. Come un'anomalia massonica fu che Gelli iniziasse gli aspiranti Fratelli "in punta della spada", ovvero senza alcun rituale massonico, come ricordò anche il prof. Claudio Bonvecchio in un recente convegno sulla Massoneria tenutosi a Pordenone. Ma, come il Bonvecchio ed il Mola ricordano: la P2 divenne il capro espiatorio del malaffare di gran parte delle forze politiche di allora, le quali montarono ad arte la famosa "teoria cospirazionista ai danni dello Stato", istituendo addirittura una costosissima ed inutile Commissione Parlamentare d'Inchiesta presieduta da Tina Anselmi e che si concluse con nulla di fatto. Mettendo a nudo unicamente l'ignoranza di gran parte dei politici e dei magistrati di allora in fatto di Massoneria ed Esoterismo. La P2, dunque, non era affatto una organizzazione segreta, bensì una "Loggia coperta" come ve ne sono moltissime anche all'estero e per i motivi già sopra spiegati. Il saggio di Alessandro Mola lo chiarisce, citando anche le sentenze della Corte d'Assise di Roma che fra il '94 ed il '96, assolsero siala P2 dalle accuse di "complotto ai danni dello Stato" che lo stesso Gelli per le innumerevoli accuse attribuitegli. (…)
(dal capitolo:“Pier Carpi e il Venerabile”) (…) E poi approfondii la figura di Licio Gelli, di cui Pier Carpi fu amico per tutta la vita e che ebbe il coraggio di riabilitare nel saggio “Il caso Gelli”, del 1982, ove dimostrò come l'inchiesta sulla P2 non fosse che una bolla di sapone costruita ad arte dal Potere politico dell'epoca per nascondere le sue malefatte. (...) Ne "Il Venerabile" Carpi ricostruisce, a mò di romanzo, la biografia di Gelli, ma anche la storia della sua stessa vita. Ovvero di quando Carpi crebbe in un orfanotrofio, maltrattato e vilipeso, e successivamente cresciuto con amore dai frati benedettini. Del suo incontro, a sedici anni, con la moglie Franca Bigliardi che ancoraoggi ne onora la memoria. E poi della sua amicizia-inimicizia con il disegnatore Hugo Pratt, della sua carriera come fumettista, regista e ricercatore del mistero. E dunque le sue ricerche sulla Massoneria che lo portarono a collaborare direttamente con la LoggiaP2 del Grande Oriente d'Italia ai tempi della Gran Maestranza di Giordano Gamberini. Loggia discreta, per nulla segreta, come fuerroneamente fatto credere. Visto che nell'Obbedienza di Palazzo Giustiniani non esistono, sino a prova contraria, Logge segrete o presunte tali. A Pier Carpi capitò infatti di collaborare con la P2 quando ancora Licio Gelli era un Signor Nessuno,per così dire. In qualità di giornalista, infatti, gli fu chiesto da alcuni membri della P2 di intervistare Vittorio Emanuele - il Re d'Italia in esilio in Svizzera- e Marina Doria. Vittorio Emanuele era allora membro di spicco della P2 e ben presto divenne molto amico di Pier Carpi e della moglie. A Carpi venne dunque in mente di studiare la questione al fine di far concedere il riconoscimento del Grande Oriente d'Italia da parte della Gran Loggia Unita d'Inghilterra (fondatrice della Massoneria speculativa nel 1717). E pensò di farlo proprio per mezzo di Vittorio Emanuele che, essendo massone d'origine nobile, avrebbe potuto convincere il Duca di Kent, Gran Maestro della Gran Loggia inglese di diritto, a concedere il riconoscimento ufficiale al GOI. Così puntualmente avvenne. E pochissimi sanno che fu proprio merito del nostro Pier Carpi (tale riconoscimento fu revocato nel periodo successivo al presunto scandalo P2). Fu così purtuttavia che Pier Carpi si trovò inserito a sua insaputa (lo seppe solo tempo dopo) nelle liste della P2, pur non essendo mai stato iniziato regolarmente alla Massoneria. Tempo dopo ebbe modo di conoscere Licio Gelli e fu in quell'occasione che diventarono molto amici. Ne "Il Venerabile", appunto, Carpi ci mostra il Gelli dei tempi del Fascismo, ardito nella Guerra di Spagna e successivamentein Albania. Capo del Fascio di Pistoia, ma anche filantropo nei confronti dei molti ebrei e compaesani partigiani che salvò dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti. Un Gelli sicuramente calcolatore, fascista convinto, ma anche umano. Come la Storia -scritta e spesso mistificata sempre dai vincitori - non ce lo ha mai presentato. Fu allorquando scoppiò il presunto scandalo P2 che Pier Carpi si trovò seriamente nei guai, pur non avendo commesso nulla. Come amico di Gelli ed iscritto nei registri della Loggia, si vide ingiustamente indagato, vilipeso e non riuscì neppure più a lavorare. Le sue condizioni di salute, peraltro, si aggravarono e lo porteranno, come sopra scritto, ad una prematura morte all'età di 60 anni. In questo suo romanzo-verità, dunque, egli racconta tutto ciò, non risparmiando nulla. Chiarendo, come successivamente i fatti si incaricheranno di chiarire, che la P2 era una Loggia discreta, non segreta, che di massonico aveva ben poco, certo, ma che non aveva né intenzione di complottare contro lo Stato né altro illecito scopo. Licio Gelli aveva unicamente in testa l'obiettivo direndere la Massoneria italiana un'organizzazione potente, come durante il Risorgimento, in grado di infuenzare le scelte politiche per il bene dei cittadini, a suo dire. Questa, se vogliamo, la sua utopia. E sarebbe sufficiente leggere quel fantomatico Piano diRinascita Democratica da lui elaborato alla fine degli anni '70 per comprendere che in realtà trattavasi di un progetto di riforma, che pur con la Massoneria non c'entrava nulla (visto e considerato anche che la Massoneria, organizzazione spirituale a carattere iniziatico, non si occupa di politica). Un piano che mirava alla creazione di due partiti moderati, alla privatizzazione del carrozzone politicizzato della Rai-Tv, all'indipendenza dei sindacati e della magistratura dal potere politico, alla responsabilità civile dei magistrati e così via.... Pier Carpi, sostanzialmente, queste cose le spiegò ne “Il caso Gelli” e successivamente le riprese nel romanzo-verità di cui stiamo parlando. Libri che gli costarono davvero l'isolamento fisico e morale nel panorama culturale italiano d'allora, spesso monolitico, poco incline all'approfondimento, chino nei confronti del Potere (quello vero !). E fu quel Potere politico che si abbattè come una valanga sui galantuomini della P2 e su Gelli che sicuramente era un pessimo massone sotto il profilo iniziatico (per quanto si prodigò presso lo Stato italiano affinché restituisse Palazzo Giustiniani al GOI, legittimo proprietario, sequestrato alla Massoneria ingiustamente dal Fascismo e tentò – con l'ausilio dello stesso Carpi – di far togliere la scomunica papale sulla Massoneria italiana) , ma non certo un criminale come fu detto e scritto, senza alcuna prova tangibile. I fatti si sono dunque incaricati di dimostralo. Peccato purtuttavia che Licio Gelli, oggi completamente riabilitato, si sia totalmente dimenticato dell'amico Pier Carpi e della moglie, la scrittrice Franca Bigliardi (nota per aver scritto “Il ventre di Maria”) già sopra citata, che si trova oggi in condizioni economiche precarie al punto di essersi trovata costretta a vendere tutti i diritti del marito perpochi euro. (…)
(dal capitolo:“28 anni dopo: diario di un Piduista”) Il Colonnello Umberto Granati fu il primo che, allo scoccare del presunto "scandalo P2", nel maggio 1981, dichiarò di essere affiliato a tale Loggia massonica del Grande Oriente d'Italia. La P2 era infatti una Loggia regolare e per nulla segreta - come invece millantò certa stampa - ideata, come rivela lo stesso Granati, dall'Eroe dei due Mondi Giuseppe Garibaldi e fondata ufficialmente dal Gran Maestro garibaldino Giuseppe Mazzoni nel 1877 al fine di raccogliere personalità di prestigio del mondo della cultura, della politica, della magistratura, delle forze armate, che desideravano mantene reriservata la loro appartenenza all'Ordine liberomuratorio. Dov'eralo scandalo ? Lo volle sapere lo stesso Col. Granati, il quale non solo informò i suoi superiori della sua appartenenza alla P2, ma persino i Carabinieri. Fu un fesso ? No, semplicemente un uomo onesto, un Servitore dello Stato, che si rifiutava di dichiarare il falso, come invece furono invitati molto suoi Fratelli di Loggia a fare. Tutto questo e molto altro è raccontato dallo stessoUmberto Granati - oggi ottantaduenne e Generale di Corpo d'Armata in pensione - nel suo libro: "28 anni dopo: diario di un Piduista", edito dalla casa editrice indipendente Ipertesto Edizioni (www.iperedizioni.it). Granati era animato da ideali massonici, spirituali e filosofici e si iscrisse alla P2 e dunque alla Massoneria. Non ne poteva trarre vantaggi per il semplice fatto che, nel 1977, data della sua iscrizione, aveva una carriera già ben avviata che si sarebbe conclusa comunque con una promozione pochi anni dopo. Che cosa ne ricavò, invece ? Nulla, solo guai personali e giudiziari che lo porteranno, come i pochi suoi Fratelli che avevano dichiarato l'appartenenza alla P2 (fra questi lo scrittore e regista Pier Carpi, che sarà emarginato dal mondo letterario ed artistico sino a morire in miseria) all'emarginazione. Per quanto nessuno gli abbia mai attribuito alcun reato. La P2, come documentato dallo stesso Umberto Granati nel suo libro - ma già anni prima dai saggi di Pier Carpi ("Il caso Gelli: la verità sulla Loggia P2" del 1988 e "Il Venerabile" del 1993) e del prof. Aldo A. Mola ("Gelli e la P2 fra cronaca a storia" del 2008) - divenne il capro espiatorio del malaffare di gran parte delle forze politiche di allora (in particolare le due forze del "compromesso storico"), le quali montarono ad arte la famosa "teoria cospirazionista ai danni dello Stato", istituendo addirittura una costosissima ed inutile Commissione Parlamentare d'Inchiesta presieduta da Tina Anselmi e che si concluse con nulla di fatto e con l'assoluzione piena di tutti i cosiddetti "piduisti" per mezzo delle sentenze della Corte d'Assise di Roma che fra il '94 edil '96, assolsero sia la P2 dalle accuse di "complotto ai dannidello Stato" che lo stesso Venerabile della Loggia, Licio Gelli, per le innumerevoli accuse attribuitegli. Umberto Granati racconterà la sua vicenda pubblicamente sul Corriere di Siena nel 1987 con degli articoli a puntate dal titolo: "Storia di un piduista". Una vicenda che nel suo recente saggio-documento riprende per intero e non risparmia accuse, non solo al mondo politico di allora, a certi mass media ed a certi settori della magistratura, ma anche allo stesso Licio Gelli, il quale non fece nulla per difendere gli affiliati alla sua Loggia, ma scappò all'estero. Umberto Granati è infatti convinto che, se tutti imembri della Loggia fossero usciti allo scoperto come aveva subito fatto lui, il caso si sarebbe sgonfiato da solo. Come potevano,infatti, personalità diverissime fra loro e che non si erano nemmenomai riunite (fra cui il cantante Claudio Villa e l'eroe della lotta al terrorismo ed alla mafia Carlo Alberto Dalla Chiesa), complottare contro lo Stato ? Altra cosa di cui il Granati è convinto è che il famoso elenco dei "piduisti", diffuso dalla stampa e da internet sia incompleto. Non solo molti dei nomi degli affiliati mancherebbero all'appello, ma persino molti di quelli contenuti nell'elenco sarebbero persone completamente estranee alla vicenda. Persone estranee che, ad ogni modo, ancora oggi vengono ingiustamente additate come "delinquenti e stragisti". Umberto Granati parla senza reticenze e raccontando una vicenda senza aver nulla nè da perdere nè da guadagnare, anzi. Racconta ad esempio di quando fu oggetto di insulti e minacce telefoniche da parte di uno sconosciuto che, solo perché componente della P2, lo riteneva un criminale. Il Colonnello Granati fu insignito nel 1985 dell'Onoreficenza dell'Ordine di Giordano Bruno da parte del Grande Oriente d'Italia ed è oggi Generale di Corpo d'Armata in pensione. Da diversi anni è dedito al giornalismo ed alla redazione di guide turistiche. Nel suo libro racconta di come fu emarginato nel suo ambiente di militare, senza capirne il perché e di come fu ostacolato, assieme a sua moglie, persino nella sua umile attività di giornalista di riviste turistiche. Di che cosa era infatti accusato lui, che non aveva mai mentito in vita sua e la cui carriera era immacolata ? Come mai ancora oggi la P2 ed i "piduisti" fra i quali, come dice lo stesso Granati, ci saranno anche state delle pecore nere, ma per il resto erano galantuomini, sono considerati il male assoluto ? A chi giova tutto ciò ? Possibile che il Generale Granati, uscitone completamente pulito come molti suoi pari, debba ancora vedere diffuso il suo nome sulla stampa e sul web, come se fosse un pericoloso criminale ? "28 anni dopo:diario di un Piduista" è un documento prezioso e che getta nuova luce sul caso P2, forse ponendo finalmente la parola fine alla questione e riabilitando degli uomini onesti che hanno pagato la loro appartenenza ad una Loggia massonica regolare.
(dalla mia intervista al prof. Aldo A. Mola del 1 settembre 2011) Luca Bagatin: Lei è stato fra i pochissimi, assieme allo scrittore Pier Carpi, a“sdoganare” la figura controversa di Licio Gelli e la P2 e lo ha fatto con tanto di prove documentate pubblicate nel suo ultimo saggio, edito dalla Bastogi: “Gellie la P2 fra cronaca e Storia”. Che cosa l'ha portata a parlare, senza pregiudizi, di Gelli e della P2 ? Aldo A.Mola: Ho scritto quel libro perché, a trent'anni di distanza dal falso scandalo P2, non c'è stato un solo convegno scientifico nel quale si sia discusso criticamente che cosa fu la P2, l’uso (e abuso) che se ne fece. Né si parla delle vite spezzate con l’accusa, in sé inconsistente, di “piduismo”: un modo come un’altro per continuare a diffondere il mito del complotto ai danni dello Stato, della democrazia, tutte fiabe che oggi lasciano indifferenti i cittadini. Il mio libro, peraltro, venne recensito con molto favore dal periodico “Humanisme” del Grande Oriente di Francia, ora è tradotto in romeno con prefazione di Constantin Savoiu, gran maestro della Gran Loggia Nazionale di Romania “1880”, una Obbedienza legittima e regolare, che continua coraggiosamente la tradizione dei massoni fondatori della moderna Romania. La P2 non fu un'associazione segreta. Non organizzò complotti militari o politici. Lo stabilirono, sentenze passate in giudicato. Il falso scandalo P2 fu, invece, il preludio a Tangentopoli: esso consistette nella criminalizzazione da parte del Partito Comunista Italiano delle forze politiche e di governo di ispirazione risorgimentale e atlantica. Tale criminalizzazione colpì, infatti, gli aderenti alla P2 che appartenevano a tali forze politiche (repubblicani, socialdemocratici, socialisti, liberali e la componente “occidentale” della Democrazia cristiana, tollerante, dialogante). I partiti democratici e di governo, dunque, vennero screditati e, conTangentopoli, negli anni '90, subirono il colpo finale. Da allora furono elevate agli onori quelle forze politiche ed i politici di ispirazione antiliberale e antiatlantica, come i comunisti ed i democristiani di sinistra, oggi componenti del Partito Democratico. La convivenza tra ex comunisti e sinistra democristiana nel partito democratico è una coabitazione basata su ambiguità e baruffe. I primi tentarono di incriminare persino l'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga “reo” - così dissero – di non aver mai condannato la P2 e la Massoneria. I cattolici del PD chiesero che venisse formalmente decretata l’incompatibilità tra iscrizione al partito e logge, come già avevano fatto Mussolini e Lenin. Chissà come finirà…  Luca Bagatin
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12 novembre 2015
Massoneria a Cuba: Convegno del Grande Oriente d'Italia (comunicato stampa che volentieri diffondiamo)

Giovedì 3 dicembre 2015 Ore 18.15
Casa Nathan Centro Polifunzionale del Grande Oriente d’Italia Piazzale delle Medaglie d’Oro, 44 Roma Interverranno
IGNAZIO INGRAO Giornalista ALDO GARZIA Giornalista RAFFAELE NOCERA Università di Napoli “L’Orientale” Sarà presente STEFANO BISI Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Dopo 54 anni riaprono le relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti. La bandiera a stelle e strisce è tornata a sventolare sul lungomare del Malecon. Raul Castro e Barack Obama hanno ringraziato il papa per la mediazione compiuta e Francesco si è recato sull’isola accolto come un trionfatore. La Massoneria a Cuba ha una presenza rilevante ed unica in quanto è riuscita a convivere con la rivoluzione di Fidel Castro. Le sue 316 logge, a cui appartengono 29.110 Fratelli su una popolazione di poco più di 11 milioni di abitanti, sono il segno della diffusione e del radicamento dell’Istituzione nel tessuto sociale del paese. Numerosi sono gli interrogativi che nascono a questo punto sul futuro dell’isola e a questi cercheranno di rispondere i giornalisti Ignazio Ingrao e Aldo Garzia e il Professor Raffaele Nocera dell’Università di Napoli “L’Orientale”. Sarà presente il Gran Maestro Stefano Bisi.
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23 ottobre 2015
"In cammino verso la Casa della Sapienza": convegno organizzato dalla Massoneria italiana e che dà crediti universitari. Contestato solo dai soliti politicanti nostrani
Finalmente un'Obbedienza massonica –
e forse la più prestigiosa, ovvero la Gran Loggia d'Italia degli
ALAM – organizza, in collaborazione con l'Associazione culturale
AISPES, un convegno filosofico che dà la possibilità, agli studenti
di un Ateneo universitario - in questo caso agli studenti delle
facoltà dell'Ateneo di Genova – di ottenere crediti universitari.
“In cammino verso la Casa della
Sapienza” il titolo del convegno, che darà un'opportunità, per
gli studenti, dunque, di approfondire la filosofia dell'Antica Grecia - culla della democrazia - che è peraltro alla base anche della cultura esoterica della Libera
Muratoria.
La Massoneria, infatti, è una scuola
filosofica, morale e spirituale ed è più che giusto che organizzi
convegni di questo tipo che, ci auguriamo, possano sempre più essere
parte dei programmi di studi delle Università e delle scuole
italiane nel loro complesso, specie in questo periodo storico di
profonda crisi di valori umani, spirituali e di trionfo della più
crassa ignoranza.
Il convegno, che si terrà sabato 24
ottobre prossimo a partire dalle ore 9.00 presso l'Hotel Bristol
Palace di Via XX Settembre 35 a Genova, sarà aperto dal Sovrano Gran
Commendatore Gran Maestro della Massoneria italiana della Gran Loggia
d'Italia prof. Antonio Binni, il quale ha così commentato in una nota:
“Per Epicuro la felicità è vivere con
saggezza e questo vuol
dire aver trasformato la vita da Bios in Ethos, avere cioè
convertito la vita in un valore morale, in un identico comportamento
che non deve costituire eccezione, bensì regola. Noi studiamo le vie
che portano alla saggezza, una saggezza millenaria, una saggezza
profonda, sentita e condivisa che deve essere recuperata, fatta
propria dalla collettività. Il nostro impegno è rivolto alla
propagazione di valori imprescindibili per l’edificazione di un
mondo sempre più giusto, sempre più solidale, sempre più umano e
per questo - conclude il Gran Maestro
dell’Obbedienza massonica di Piazza del Gesù Palazzo Vitelleschi –
il convegno di Genova è una straordinaria
occasione per conoscere, riflettere, capire, trovare risposte da dare
ad un mondo che crediamo sia riformabile grazie anche e soprattutto a
questa saggezza”.
Stupisce
che i soliti soloni della politica nostrana, figli dei partiti
responsabili peraltro della morte del pensiero e della caduta dei
valori morali e spirituali nella quale siamo caduti, non abbiano
perso tempo nel criticare questa lodevole iniziativa: dai Pippo
Civati che fanno inutili interrogazioni parlamentari, ai Matteo
Orfini che si dichiarano “sconcertati” sino ai Giovanni Monchiero
che affermano “Incredibile !”. Eppure il Monchiero, chi scrive,
lo conobbe personalmente alla sua festa di compleanno dello scorso
anno e gli regalò il suo ultimo saggio “Ritratti di Donna”, che
parla anche di filosofia massonica. Come Maria Elena Boschi, dunque,
anche l'On. Monchiero sembra non averlo letto e...trovare
“scandalosa” quella Massoneria che è, in Occidente, pilastro di
cultura filosofica millenaria.
Ovvero
l'esatto opposto della politica che, nel corso degli anni, è
diventata quanto di più lontano ci possa essere dalla cultura, dal
merito e dalla moralità.
Siamo
dunque lieti dell'iniziativa promossa dalla Gran Loggia d'Italia che
vedrà, come relatori: Luisella Battaglia
– Professoressa ordinaria di Filosofia Morale – Università di
Genova, “Epicuro maestro di saggezza”;
Sonia Barillari – Professore associato di
Filologia Romanza - Università di Genova, “Luciano
e la Storia vera”; Mariano Bianca –
Professore ordinario di Filosofia della Scienza - Università di
Siena-Arezzo, “L’iniziazione e
l’iniziato”; Dino Cofrancesco -
Professore Emerito – Scienze Politiche - Università di Genova, “La
polis”; Ida Li Vigni – Cultore della
materia - Università di Genova e Varsavia, “L’orfismo”;
Michele Marsonet - Professore ordinario di
Filosofia della Scienza, “L'interpretazione
popperiana di Platone”; Oscar Meo –
Professore associato di Estetica - Università di Genova, “Il
vero e il falso nella teoria platonica dell’immagine”; Paolo
Aldo Rossi – Professore ordinario di Storia del Pensiero
Scientifico - Università di Genova, “I
greci e l’irrazionale”; Davide Susanetti
– Professore associato di Letteratura Greca - Università di
Padova, “Chi bussa al pensatoio (Nuvole di
Aristofane e il Teeteto di Platone)”; Valerio
Meattini –Professore ordinario di Filosofia Teoretica - Università
di Bari, "Le anime luminose".
Filosofia, iniziazione e polis”. Per informazioni ulteriori: http://www.granloggia.it/ufficiostampa/cammino-verso-la-casa-della-sapienza
Un
convegno d'eccezione che non farebbe male anche ai politici o ai
politicanti di casa nostra, i quali, anziché passare il week-end
oziando, potrebbero finalmente imparare qualche cosa.
 Luca
Bagatin (nella foto con il prof. Antonio Binni)
Il capogruppo di Scelta Civica Giovanni Monchiero con il mio saggio "Ritratti di Donna". L'avrà letto ???
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