5 marzo 2011
Angelo Pezzana a Pordenone per affermare la normalità dell'essere omosessuali
Angelo Pezzana negli anni '70 ed Angelo Pezzana oggi dalla quarta di copertina del suo libro "Un omosessuale normale" (Stampa Alternativa)
Un centinaio abbondante di partecipanti alla serata del 4 marzo scorso, alle ore 20.30,
presso la saletta convegni dell'ex convento di San Francesco a
Pordenone, per affermare la normalità del proprio orientamento sessuale. "Un
omosessuale normale", il titolo del libro edito da Stampa Alternativa
presentato ieri alla presenza dell'autore, Angelo Pezzana, primo
militante omosessuale in Italia e fondatore, nel 1971, del Fronte
Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano !
(FUORI !) federato al Partito Radicale. A moderare l'incontro
(organizzato dal Club Ernesto Rossi e da Arcigay e patrocinato dal
Comune di Pordenone, rappresentato per l'occasione dall'Assessore
Giovanni Zanolin) Tommaso Cerno, editorialista de L'Espresso, coadiuvato
da Italo Corai, leader storico del movimento omosessuale pordenonese e
Giacomo Deperu, Viceresidente di Arcigay di Pordenone e Udine. Platea
in visibilio ad ascoltare le parole
di questo militante omosessuale assolutamente normale, ordinario,
lontanissimo da certo "macchiettismo" con cui la gran parte dei mass-media cerca di dipingere il gay. Angelo Pezzana ha ricordato,
infatti, l'inizio della sua militanza in solitaria (raccontato,
peraltro, nella sua autobiografia edita da Sperling & Kupfer nel '97
"Dentro & Fuori"), quado ancora gli omosessuali erano considerati
dei malati psichici, ovvero da curare. Pezzana ha esordito raccontando la
prima uscita pubblica del FUORI !, movimento tutt'altro che di
scalmanati che volevano cambiare il Sistema, come si diceva in quegli
anni in gergo, ma di singoli individui, per lo più borghesi, animati
dall'affermazione della propria sessualità. E così i militanti del FUORI
! si iscrissero ad un convegno di psichiatri, tenutosi presso il Casinò
di Sanremo, per contestare pubblicamente la proposta di legge,
caldeggiata da molti medici, di mettere fuori legge l'omosessualità,
ovvero
di considerarla come una malattia mentale. Interruppero il convegno
con cartelli inneggianti il motto "Nessuno può reprimere la nostra
sessualità" e con il lancio a terra di fialette puzzolenti che fecero
scappare gli psichiatri. Da allora, racconta Pezzana, i giornali
furono costretti a non ignorare più il fenomeno omosessuale ed a
scrivere - per la prima volta in Italia - la parola "omosessuale" a
chiere lettere. E, da allora, nessun convegno psichiatrico si permise
più di considerare gli omosessuali come dei malati. Sarà dunque un
crescendo di lotte di pochi, ma convinti ed uniti militanti gay e
lesbiche provenienti da tutta Italia. Militanti che avranno persino il
coraggio di manifestare nei Paesi ove era vietata (e lo è tutt'ora)
l'omosessualità, come l'Unione Sovietica e l'Iran. Saranno arrestati,
vilipesi, ma successivamente sempre rilasciati. Ed otterranno lo scopo
voluto: fare una rivoluzione del costume in un'Italia ed in
relatà retrograde, ignoranti e chiuse. Ecco perché, oggi, Pezzana ha
deciso di scrivere questo suo libro. Una sorta di diario con anche
riflessioni di cronaca. Non un libro retorico e di ricordi, bensì uno
strumento per l'affermazione della normalità dell'essere omosessuale,
così come dell'essere eterosessuale, bisessuale, polisessuale o
transgender. Pezzana rimarca molto questo concetto. E lo rimarca
affermando che: "Noi abbiamo dovuto lottare per far riconoscere la nostra
identità. Oggi è necessario lottare per affermare la nostra normalità".
E non fa sconti alla Chiesa cattolica, affermando che, anche se per
molti versi oggi le cose sono cambiate, il Cristianesimo ha commesso
molti crimini ed anche oggi il Vaticano ha votato - all'ONU -
esattamente come i Paesi islamici per la condanna dell'omosessualità.
Angelo Pezzana, coadiuvato dal suo eterno amico Italo Corai, ha concluso
che, più che leggi contro l'omofobia, oggi, occorrono leggi per
l'affermazione di diritti delle coppie di fatto e per l'adozione ai
singoli ed agli omosessuali. E, soprattutto, occorre agire molto a
livello culturale, in modo da far comprendere a tutti che i gay non sono
una "specie protetta", bensì persone come tutte le altre. Con i medesimi diritti e doveri.

Luca Bagatin
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