Pare che ritorni il vecchio PCI, anzi
no, il vecchio Pcd'I.
Il comitato centrale del Pdci (Partito
dei Comunisti Italiani) ha deciso in questi giorni di cambiare nome e
di tornare alla denominazione del 1921, ovvero Partito Comunista
d'Italia e ciò – si legge nel documento approvato dal comitato –
per rilanciare una soggettività comunista più grande.
Che cosa ciò significi non è dato di
saperlo, visto che, in Italia, esistono già innumerevoli sigle comuniste.
Comuniste almeno a parole e tutte pressoché piccole e/o
piccolissime.
I Comunisti Italiani, ad ogni modo,
saranno ricordati come i servitori dei Governi Prodi, D'Alema e
Amato, ovvero quelli che ruppero con la Rifondazione di Fauso
Bertinotti che, tutto sommato, era un socialista libertario.
Cossutta, Diliberto, Bertinotti, ad
ogni modo, sono oggi tutti pressoché scomparsi, così come i loro partitini. Persino Gennaro Migliore si è
convertito al renzismo e quanto a Niki Vendola, al capitale si è
venduto da quel dì.
Poveri Marx ed Engels che, oltretutto
mai avrebbero voluto fondare un partito politico elettoralistico ma,
con il loro Manifesto auspicavano un grande movimento di massa per
l'emancipazione del proletariato. E si tenga conto, oltretutto, che
Engels manteneva un fitto dialogo epistolare con Filippo Tutrati, che
fu il padre del Socialismo italiano e che sarà vilipeso da
generazioni di “comunisti” (a parole, come dicevamo prima, visto che lo stesso Palmiro Togliatti non disdegnò di votare l'introduzione dei fascisti Patti Lateranensi in Costituzione, assieme ai democristiani ed Enrico Berlinguer con i democristiani andava a nozze sin dai tempi di Moro) !
Il proletariato o, meglio, il nuovo
proletariato italiano (parliamo dei molti precari, disoccupati,
pensionati sociali ecc...) è stato prima martoriato da Prodi,
D'Alema e Amato e successivamente dai vari governi Berlusconi, Monti
ed infine Renzi. Attraverso politiche restrittive e di austertità
mai davvero contestate da un serio movimento di massa organizzato. La
stessa CGIL mai ha davvero garantito i non garantiti, i disoccupati,
i precari, eccetera !
Più che di partiti o partitini
comunisti, di starlette della “gauche au caviar”, oggi
occorrerebbe una profondissima svolta sociale.
Come avranno osservato diversi miei
lettori, da diverso tempo sono un osservatore attento dell'evoluzione
sociale, politica, culturale ed umana dell'America Latina. Lì leader
socialisti autentici quali Hugo Chavez, Evo Morales, José Mujica ed
i coniugi Kirchner, hanno saputo davvero ridurre le diseguaglianze
sociali, abbattere l'analfabetismo, ridurre la disoccupazione ed
aumentare il prodotto interno lordo.
Lì il socialismo autentico ha
trionfato. Qui da noi ed in tutta Europa, diversamente, il cosiddetto "socialismo" sembra essere
una grande burletta al soldo delle élite. Renzi socialista ? Hollande
socialista ? Schulz socialista ? Ma non fateci ridere !
E quanto ai “nuovi comunisti”, ci
chiediamo davvero a chi ed a che cosa possano essere utili se non
alla vanagloria di qualche vecchio o nuovo esponente in cerca di
notorietà politico-mediatica.
Il futuro è altro, ovvero il Socialismo del XXIesimo secolo made in Latinoamerica, senza dimenticare la proposte libertarie di Ron Paul negli USA, che vanno dall'abolizione della Federal Reserve (l'equivalente della nostra Banca Centrale Europea) sino al ritorno della sovranità monetaria ed alla promozione dei diritti civili !

Luca Bagatin