15 maggio 2015
Risveglio delle anime, risveglio dei popoli
 "Ricordo nitidamente la
tristezza provata nello scoprire che nel mondo c'erano i poveri e i
ricchi; e la cosa strana è che non mi addolorava tanto l'esistenza
dei poveri quanto il fatto di sapere che, al tempo stesso, esistevano
i ricchi"
(Evita Peron da "La ragione della mia vita")
"...ho
capito che non deve essere molto difficile morire per una causa che
si ama. O più semplicemente: morire per amore"
(Evita Peron da "La ragione della mia vita")
 
"La religione è l'oppio del
popoli, ma la spiritualità è il risveglio dell'anima e del
cuore"
(Luca Bagatin)
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22 marzo 2015
La necessità di una critica alla globalizzazione, alla dittatura del danaro, dell'egoismo, dello sfruttamento
Occorre lanciare o, forse, rilanciare
un'autentica Terza Via o, meglio, una Terza Posizione fra capitalismo
e marxismo o, meglio ancora, fra liberalismo e social-burocrazia. Una
Terza Posizione che sia, come afferma l'intellettuale francese Alain
De Benoist, critica nei confronti della globalizzazione, della
modernità senza radici, della dittatura del danaro che, di fatto, ha
reso schiavi i popoli in una spirale di sfruttamento senza fine da
parte dell'economia e della politica delle élite.
Da tempo osservo, in questo senso,
l'evoluzione dell'America Latina e trovo sia un esempio, un
laboratorio di nuova emancipazione sociale e popolare iniziato alla
fine degli Anni '90 con l'elezione di Hugo Chavez a Presidente del
Venezuela e proseguito con l'elezione di Evo Morales in Bolivia, dei
Kirchner in Argentina, di Lula e della Roussef in Brasile, di Pepe
Mujica e Vasquez in Uruguay, di Correa in Equador.
Ne parlavo proprio alcuni giorni fa con
l'On. Liberale Stefano De Luca, su posizioni molto lontane dalle mie
sulla questione, facendogli notare come Matteo Renzi non sia affatto
un nuovo “caudillo” latinoamericano, bensì l'ennesimo figlio
delle Banche Centrali e del Fondo Monetario, come lo sono stati i
Roosvelt, i Kennedy, i Bush negli USA e come lo sono gli Juncker, le
Merkel, gli Hollande e gli Sarkozy in Europa.
I popoli latini degli ultimi decenni e
le classi dirigenti che hanno eletto, tutte espressione delle
periferie più povere– diversamente - hanno compreso, prima di noi,
la necessità di mettere al primo posto dell'agenda politica
l'emancipazione sociale, la lotta all'analfabetismo ed alla fame, la
sovranità nazionale, gli insegnamenti umanitari del Cristo, anche in
un rinnovato contesto laico che ha visto il riconoscimento del
matrimonio omosessuale e delle unioni civili in Brasile, Argentina,
Uruguay ed in quest'ultimo è stata anche legalizzata la cannabis.
Non hanno messo affatto al primo punto
scoraggianti politiche di austerità, politiche di riduzione di un
debito pubblico che – come per tutti i debiti pubblici degli Stati
del mondo – è e rimarrà comunque impagabile e che di fatto è
utile solo a mantenere schiavi i cittadini, obbligandoli a pagare
imposte, tasse ed interessi ed a lavorare
incessantemente per ripagare i debiti, sia contratti dagli Stati (con
le banche), sia da loro stessi, attraverso l'accensione dei mutui. Un
sistema che, non a caso, ha generato l'attuale crisi mondiale che
molto probabilmente sarà destinata a non avere fine.
Esempio storico
ed illuminante di alternativa (anti)politica o di Terza Via al di là
del liberalismo e della social-burocrazia, ce lo diede del resto
anche il Poeta Soldato, il Vate della Letteratura italiana Gabriele
D'Annunzio, allorquando, occupando nel 1919 la città di Fiume con un
drappello di legionari, costituì la libertaria Repubblica del
Carnaro, redigendo la famosa Carta del Carnaro assieme al
sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris.
La Carta del
Carnaro fu un documento avanzatissimo per l'epoca, prevedendo:
libertà di associazione, libertà di divorziare, libertà religiosa
e di coscienza al punto che furono proibiti i discriminatori
crocifissi nei luogi pubblici, assistenza ai disoccupati ed ai non
abbienti, promozione di referendum, promozione della scuola pubblica,
risarcimento dei danni in caso di errore giudiziario, inviolabilità
del domicilio.
Come scrissi
anche in un mio articolo dell'agosto scorso, D'Annunzio lanciò anche
invettive ai governanti dell'Europa, non dissimili da quelli di oggi.
Frasi oggi attualissime, se osserviamo la geopolitica mondiale,
europea, oltre che i flussi di migranti che approdano giornalmente
sulle nostre coste, costretti ad emigrare a causa di una crisi voluta
dai Governi e dal sistema economico-monetario: “In
tutta Europa, in tutto il mondo, il potere politico è al servizio
dell'alta banca meticcia, è sottomesso alle impostazioni ignobili
dei rubatori e dei frodatori costituiti in consorzi legali. Neppure
nel peggior tempo dei barbareschi e dei negrieri le genti furono
mercanteggiate con così fredda crudeltà. Le nazioni sono cose da
mercato. La vita pubblica non è se non un baratto immondo esercitato
nel cerchio delle istituzioni e delle leggi esauste. Fino a quando
?”.
Già all'epoca, dunque, D'Annunzio e De
Ambris, avrebbero sostenuto la necessità di un'alternativa a questo
sistema economico-politico di sfruttamento dei popoli da parte dei
governi e delle élite economico-finanziarie.
Che cosa è accaduto da noi in
Occidente, in Europa ed in Italia in particolare ? Negli Anni '90 –
grazie anche alla falsa rivoluzione di Tangentopoli - si è
privatizzato in modo indiscrimunato, in favore di banche e
multinazionali, svendendo un patrimonio pubblico strategico e di
fatto trasformando aziende ex pubbliche in società private spesso
poco trasparenti.
Si abbattuto il Partito Socialista
Italiano, che era la punta di diamante del Socialismo
Euromediterraneo assieme a quello francese e greco, molto diverso
dalle social-burocrazie del Nord-Europa e dagli pseudo-socialisti di
oggi.
E si è istituita una Banca Centrale
Europea, non dissimile dalla Federal Reserve statunitense, unificando
l'Europa unicamente sotto il profilo economoco e di fatto facendo
perdere sovranità ai cittadini dei singoli Stati.
Si è favorito un'immigrazionismo senza
regole che di fatto ha favorito la criminalità organizzata che
costringe spesso gli immigrati clandestini a pagare ingenti somme di
danaro per approdare sulle nostre coste ove a loro volta vengono
sfruttati da aziende europee come manodopera a basso costo.
Si è favorita la delocalizzazione
delle imprese, con conseguente perdita di posti di lavoro nei Paesi
sovrani e sfruttamento della manodopera a basso costo in altri Paesi.
Alain De Benoist nel suo “La fine
della sovranità” scrive giustamente: "Il capitalismo non
riconosce alcun limite e neppure alcun ostacolo politico, etico,
sociale o economico, e uno dei suoi effetti diretti è stato
l'affidamento del potere concreto ai rappresentanti di Goldman Sachs
e di Lehman Brothers. Vanno in tal senso anche le decisioni prese
dall'Unione europea con il Meccanismo europeo di stabilità (MES), il
Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance (TSCG) e
il Partenariato transatlantico sul commercio e sugli investimenti
(TTIP), che equivalgono a un totale esproprio di ciò che rimaneva
della sovranità delle nazioni. I parlamenti nazionali - palesemente
subalterni, e quindi complici - si vedono amputare una delle loro
principali ragioni d'essere: il potere di decidere le entrate e le
spese dello Stato, ruolo ormai trasferito alla Commissione europea,
mentre i contenziosi tra gli Stati diventano ormai di competenza
della Corte di Giustizia dell'Unione europea, così come la totale
deregolamentazione del commercio euroatlantico, nel perverso connubio
con gli interessi della NATO, porta alla mercificazione
dell'economia. Una dittatura del denaro, che toglie la sovranità ai
Popoli."
Ecco la situazione nella quale viviamo
oggi, che è tutt'altro che idilliaca, che è drammatica e che vìola
costantemente i diritti politici, umani e civili dei cittadini.
Forse, come ho scritto all'inizio di
questa mia lunga riflessione sull'attualità politica, occorre
ricercare un'alternativa che può fondare le sue radici solo nel
risveglio della coscienza dei singoli popoli nazionali, i quali
devono riscoprire le proprie radici, la propria cultura, formarsi
politicamente e culturalmente, oltre che non lasciarsi più
imbrogliare dalla politica dei governi, delle multinazionali, dei
venditori di una “modernità di plastica” sottoforma di
smartphone, di selfie e di (a)socialnetwork.
Le estreme periferie del mondo e
l'America Latina con il suo Socialismo del Ventunesimo Secolo, in particolare, ribadisco, ha molto da insegnarci e
persino un Papa dei cattolici come quello attuale, Jorge Mario Bergoglio - che pur
all'inizio mi lasciava perplesso - oggi sembra essere un faro di
speranza emancipatoria e d'amore in un mondo che l'amore sembra
volerlo vendere solo al supermercato.
 Luca Bagatin
 La foto documenta il mio confronto con l'On. Stefano De Luca. Al centro la giustamente perpessa Amelia Scrocco osserva l'On. De Luca
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12 marzo 2015
"Nuda varietà !": aforismi e riflessioni sull'ipocrisia, la nudità, l'erotismo, l'eroismo, la politica di ieri e di oggi by Luca Bagatin
Che
cosa c'è di offensivo in un corpo nudo ? Solo la mente di chi lo
guarda con malizia.
Nudità
è verità. E' l'opposto metaforico dell'ipocrisia. E credo anche che
la nudità rappresenti un ritorno allo stato di natura, di cui
parlava anche Henry David Thoreau. La nudità ci rende tutti
ugualmente bellissimi, perché reali, realistici, non mediati né
mediatici. Liberi, insomma, non solo dall'ipocrisia e dalle pruderie,
ma anche dai mezzi cadotico-tecnologici, che ci rendono diversi (e
spesso più brutti e ipocriti) da ciò che siamo realmente. Nemmeno
un video pornografico trovo sia offensivo, ma una forma d'arte.
Certo, un conto è la forma d'arte e l'altra lo sfruttamento dei
corpi e quindi anche delle menti. Ma il sistema economico-politico
nel quale viviamo, non è anch'esso una forma di sfruttamento, che
andrebbe - pertanto - abbattuto ?
Mazzini
e Garibaldi non sono mai stati iscritti ad un partito elettoralistico
! Mazzini ha fondato un partito di combattenti ! (dall'intervento
al Congresso del Partito Repubblicano Italiano, 7 marzo 2015)
Ma
i bilanci dei partiti non dovrebbero essere pubblici ? Francamente
non ho mai trovato democratica la realtà dei partiti
elettoralistici. Che, come tali, andrebbero sciolti e sostituiti da
persone pensanti e comuni, che si battano per i loro diritti civili e
sociali.
Amo
molto gli Stati Uniti d'America, ovviamente quando ancora non si
chiamavano così ed erano abitati dai legittimi popoli: i Nativi. Poi
sono arrivati gli "incivilizzatori" dall'Europa...e
sappiamo come è finita.I popoli latini dovrebbero riaffermare la loro indipendenza e sovranità di fronte agli yankee, che non hanno nulla, ma proprio nulla da insegnare a nessuno ! Solidarietà al Venezuela e al Chavismo ! Mazzini
e Garibaldi non si scannavano in Parlamento. Erano degli eroi e dei
combattenti, sprezzanti del pericolo e della loro stessa vita, per il
benessere collettivo. Garibaldi - in polemica con la politica ed i
politicanti della sua epoca - rinunciò addirittura al suo seggio
parlamentare, ritirandosi a Caprera a fare l'agricoltore. Questi
sono uomini degni di essere chiamati tali. Da imitare, onorare,
ricordare, tenere nel cuore.
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9 febbraio 2015
Prostituzione: più che "tollerare" sarebbe ora di legalizzare. Oltre che istituire i Parchi dell'Amore
Ben vengano gli operatori sanitari e le
unità di strada, del resto sono cose di cui si è sempre occupato
anche il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, fondato a
Pordenone negli Anni '80 da Pia Covre e Carla Corso ed al quale
collaborò anche la femministra Roberta Tatafiore oltre che, pur per un breve periodo, anche il sottoscritto.
Ben vengano perché coloro le quali o i
quali decidono di prostituirsi sono persone, tanto quanto lo sono i
loro rispettivi clienti. Detto ciò: abbasso il moralismo e
l'ipocrisia e l'etica lasciamola fuori dalle lenzuola, per cortesia !
Pensiamo alle persone, ai loro bisogni ed alla loro salute prima di
tutto !
La proposta del Sindaco di Roma Ignazio Marino
di "tollerare" la prostituzione in un'area specifica dell'EUR –
lontana dalle abitazioni - fa discutere ed ancora non si è ben
compreso come sarà attuata. Ciò che si sa è che costerà
cinquemila euro mensili, ma non si comprende a che cosa servirà.
Forse solo a “controllare” un fenomeno, ma quando la politica ci
mette troppo lo zampino (specie sotto le lenzuola !) rischia sempre
di fare dei danni. E di farli anche pagare a tutti quanti.
Quando con l'On. Ilona Staller mi candidai come indipendente nelle liste del Partito Liberale alle
elezioni comunali di Roma del 2013, fummo gli unici (pur pressoché ignorati
anche all'interno del partito che ci “ospitò”) a proporre
l'istituzione dei cosiddetti “Parchi dell'Amore”, sull'esempio di
molti Paesi europei ed anche di diverse città italiane. Ovvero dei
luoghi attrezzati, verdi e gestiti dal Comune nei quali le coppie
possono appartarsi, senza essere molestate da nessuno, rischiare
aggressioni o altro.
Ecco un modo civile e oltretutto
remunerativo per le casse del bilancio comunale, ad esempio, per
evitare il manifestarsi di situazioni pericolose e di degrado
pubblico e urbano.
Quanto alla prostituzione: si
legalizzi, punto e basta ! Basta all'ipocrisia dei molti e dei
troppi.
Ma lo si faccia in modo adeguato, senza
che sia legalizzato lo sfruttamento della prostituzione. Ovvero si
legalizzi la prostituzione nella forma dell'autogestione.
A che cosa serve, infatti, tollerare la
prostituzione in una piccola area della città se non a ghettizzare ?
E poi, che cosa c'è da tollerare ?
Intollerabile è che vi sia lo
sfruttamento della prostituzione da parte della malavita !
Intollerabile è che un Comune multi il cliente, ma non faccia di
tutto per contrastare il racket della prostituzione: legalizzando,
oltre che permettendo i controlli igienico-sanitari opportuni.
Intollerabile poi - ma qui ci
permettiamo una digrassione - è che in una società apparentemente
“evoluta” come la nostra ci sia ancora l'esigenza di andare a
prostitute (o a prostituti, si intende). Una società fatta da
persone che sanno che cosa sia l'amore, che sanno amare anziché
passare il loro tempo a chattare su Facebook o su Watshapp o a
rincoglionirsi davanti alla televisione, certamente non
necessiterebbe di altro se non dell'amore in tutte le sue forme. Perché sarebbe una società sessualmente evoluta.
Una società in cui l'educazione
sessuale e sentimentale venisse insegnata nelle scuole, anziché
delegata ad altro tipo di “insegnamento”, forse sarebbe ben più
sana.
Una società in cui ci fosse, peraltro,
l'assitenza sessuale ai disabili (e forse ci stiamo
arrivando...speriamo !), ovvero fosse garantito anche al diversamente
abile la possibilità di fare del sesso, sarebbe una società ben più
evoluta della nostra.
Forse certe questioni, certe
problematiche, sono originate proprio da questo: ci sentiamo evoluti,
ipertecnologici, multimedializzati, mentre in realtà siamo solo
repressi, ipocriti, isolati gli uni dagli altri.
Chissà che tornare a parlare
nuovamente di certe tematiche non serva, quantomeno, a riflettere un
po' di più su noi stessi e su coloro i quali ci circondano, anziché
puntare il dito contro qualcuno, ghettizzarlo, dire “questo non si
fa”. La proibizione non ha mai fatto bene a nessuno se non a coloro
i quali, con il proibizionismo, hanno creato imperi economici sulle
spalle della povera gente.
E, purtroppo, continuano – ogni
giorno – a farlo.  Luca Bagatin
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14 maggio 2014
Il golpe bianco di Edgardo Sogno
  Edgardo Sogno e Randolfo PacciardiEdgardo Sogno, partigiano liberale.
Antifascista, antinazista ed anticomunista. Presidenzialista e
gollista. Eroe della Resistenza contro fascisti e nazisti e fra i
primi a denunciare le leggi Razziali in Italia arrivando persino ad
appuntarsi una stella di David sulla giacca, nel 1938, pur non
essendo ebreo.
Fu accusato ingiustamente di
“golpismo”, assieme all'altro eroe della Resistenza antifascista
Randolfo Pacciardi, repubblicano mazziniano, alla metà degli anni
'70.
E non va dimenticato che, ad accusarli
antrambi, assieme ad altri loro amici, fu Luciano Violante. Quel
Luciano Violante prima magistrato e successivamente deputato
comunista, passato dal Pci al Pds ai Ds sino al Pd. E divenuto
addirittura Presidente della Camera (sic !).
Luciano Violante, grande accusatore di
due eroi Medaglia d'oro alla Resistenza e già deputati all'Assemblea
Costituente (Pacciardi, addirittura, fu Ministro della Difesa nel
Governo De Gasperi; Edgardo Sogno fu, invece, Ambasciatore).
Ma perché tanto astio contro questi
due eroi ?
Semplicemente perché, proprio in
quanto antifascisti, non potevano non essere anche anticomunisti,
ovvero sinceri democratici (altro che quelli che si camuffano da
“democratici”, come i cattocomunisti “piddini”, che già nel
1948 misero in piedi lo stalinista Fronte “Democratico”
(im)Popolare, ma, fortunatamente, furono sconfitti dal centrismo
degasperiano, dai repubblicani, dai socialidemocratici e dai
liberali.
Violante, dunque, mise in piedi un
processo farsa che condusse Sogno e Pacciardi, nel 1976, in carcere,
con l'accusa di cospirazionismo ai danni dello Stato e della
democrazia, in combutta con il fascisti di Ordine Nuovo (loro che
erano antifascisti...figuriamoci !). Assolti solo due anni dopo in
quanto “il fatto non sussiste” (e per forza !).
Ma, andiamo con ordine. Da dove partiva
la falsa accusa di “golpe bianco” (ovvero anticomunista) mossa
dal magistrato comunista Violante contro Sogno e Pacciardi, ovvero i
leader – rispettivamente - dei Comitati di Resistenza Democratica e
dell'Unione Democratica per la Nuova Repubblica, movimenti politici
entrambi contro gli opposti estremismi ai tempi degli Anni di Piombo
?
Riporto
testualmente - a titolo di spiegazione riassuntiva dei fatti –
parte di un mio articolo che scrissi nel giugno 2010, a proposito del
presunto “golpe bianco” di Sogno e Pacciardi:
Allorquando
l'Italia rischiò, alla metà degli anni '70, di finire
nell'influenza della dittatura sovietica a causa dell'avvicinamento
di ampi settori della sinistra democristiana e del Partito Comunista
Italiano all'area di governo, Sogno e Pacciardi, presero contatti con
settori chiave dell'esercito e con un nutrito numero di ex partigiani
liberali, repubblicani, monarchici ed ex comunisti pentiti. Il
loro progetto consisteva nel tentare di creare le basi per un governo
di alternativa al rischio dell'arrivo dei comunisti al governo. Il
governo che proponevano Sogno e Pacciardi doveva - secondo le parole
dello stesso Sogno - "riportare il Paese alla visione
risorgimentale", ovvero attuarsi per mezzo di un'alleanza fra
laici occidentali, cattolici liberali e socialisti antimarxisti. Un
governo che promuovesse, poi, una legge elettorale presidenzialista,
sul modello attuato dal già capo della Resistenza francese Charles
De Gaulle, in Francia.
Dov'era il cosipiraziosnismo
antidemocratico, in tutto ciò ? E' possibile processare delle
persone solamente per le loro idee politiche, specie se queste idee
sono a favore del rafforzamento della libertà e della democrazia
sancite anche in Costituzione ?
Evidentemente, se a qualcuno certe idee
di libertà danno fastidio...pare sia e sia stato possibile !
Al punto che da allora l'intellighenzia
inculturale italica ha fatto strage della memoria di Edgardo Sogno e
di Randolfo Pacciardi e solo qualche scribacchino, come il
sottoscritto, ama spesso ricordarli.
Recentemente è stato pubblicato
dall'ottima casa editrice LiberiLibri “Il golpe bianco di Edgardo
Sogno”, di Pietro Di Muccio de Quattro, già deputato liberale e
docente universitario. Il saggio, che, nell'intento dell'autore e
dell'editore doveva essere la ripubblicazione de “Il golpe bianco”
scritto dallo stesso Edgardo Sogno nel 1978, ove il partigiano
raccontò l'incresciosa vicenda di malagiustizia che lo colpì, in
realtà è un saggio incompleto.
Esso, infatti, raccoglie unicamente la
prefazione di Pietro Di Muccio e, in appendice, gli atti del processo
che vide imputati Sogno e Pacciardi ed il processo che Sogno intentò,
successivamente, contro Violante, per “falso in atto pubblico”.
Perché “Il golpe bianco di Edgardo
Sogno” è un saggio incompleto ?
La casa editrice LiberiLiberi aveva
chiesto a Luciano Violante di scrivere una postfazione al saggio di
Sogno, in modo che Violante potesse offrire la sua versione dei
fatti, in risposta alle accuse di Sogno. Il magistrato, invece, ha
pensato bene di non rispondere nemmeno alla gentile richiesta della
casa editrice. In questo modo, onde evitare eventuali querele, la
LiberiLibri, ha pensato di evitare di ripubblicare il saggio completo
di Sogno in quanto, come scritto nell'introduzione, in Italia esiste
ancora il reato di “lesa maestà” del magistrato, anche quando
questi sbaglia.
Al danno, insomma, la beffa.
Ciò per far capire, in sostanza, in
che razza di Stato antidemocratico viviamo, ove al diritto romano si
è sostituito il manrovescio politico !
Ad ogni modo e comunque, ciò che ci
preme ricordare è che, nel nostro recente passato, vi sono stato
uomini che, sull'esempio degli Eroi del Risorgimento, si sono battuti
per un'Italia diversa, libera e civile: Edgardo Sogno e Randolfo
Pacciardi sono fra questi e nessuno, ma proprio nessuno, potrà
ulteriormente infangarne la memoria.
E chi nel passato li ha accusati,
farebbe bene magari a farsi un approfondito esame di coscienza,
specie a distanza di oltre trent'anni.
 Luca Bagatin
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15 aprile 2014
"Per un pugno di simboli" di Gabriele Maestri in questi giorni in libreria !
L'amico Gabriele Maestri, giornalista, da noi recentemente intervistato (http://lucabagatin.ilcannocchiale.it/2014/04/05/intervista_esclusiva_di_luca_b.html), sta per dare alle stampe, in questi giorni, un ottimo saggio dal titolo "Per un pugno di simboli" (Aracne Editrice), con prefazione di Filippo Ceccarelli. E' un saggio che raccoglie, come dicevamo nell'intervista, la storia dei simboli dei partiti e dei movimenti politici italiani dal 1948 ai giorni nostri. La particolarità, che mi riguarda personalmente peraltro, è che "Per un pugno di simboli" avrà un capitolo ad hoc dal titolo "Voti, amore e libertà", nel quale - oltra a raccontare la storia dell'elezione di Ilona Staller Cicciolina nelle file del Partito Radicale negli Anni Ottanta e la storia del Partito dell'Amore di Riccardo Schicchi, Mauro Biuzzi e Moana Pozzi negli Anni Novanta - racconta anche la mia avventura politica con la stessa Staller alle amministrative romane del 2013, nonché la storia del mio movimento-non-movimento (anti)politico e (contro)culturale "Amore e Libertà, fondato circa un anno fa (www.amoreeliberta.altervista.org - www.amoreeliberta.blogspot.it). E' dunque con immenso piacere che desidero qui di seguito presentarvi in anteprima la copertina del volume, consigliandovene la lettura. Un libro storico, eretico e inusitato che non può certo mancare nella vostra biblioteca personale !
L. B.

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5 aprile 2014
Intervista esclusiva di Luca Bagatin a Gabriele Maestri, giornalista e autore del saggio di imminente uscita "Per un pugno di simboli", relativo alla storia dei simboli di partiti e movimenti politici in Italia

Ma quanti e quali sono i
simboli politici di partiti e movimenti presenti in Italia dal 1948 –
ovvero da quanto fu fondata la Repubblica dei Partiti, appunto – ad
oggi ?
La risposta ce la fornirà
a breve l'ottimo giornalista e assegnista di diritto pubblico
comparato all’Università di Roma Tre, ovvero Gabriele Maestri,
31enne emiliano.
Con il suo “Per un
pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male”
(Aracne Editrice), con prefazione del giornalista e scrittore Filippo
Ceccarelli – nota firma di Panorama, La Stampa e La Repubblica –
infatti, Maestri descrive per filo e per segno vita, morte e miracoli
(soprattutto quest'ultimi !) di partiti, partitini e movimenti vari,
che da decenni popolano la vastissima galassia politica dello
Stivale.
Una raccolta, pensate, di
ben oltre 700 simboli politici - varianti comprese - che, nel volume,
saranno tutti riprodotti a colori, con tanto di cronistoria.
Non posso non ricordare
qui, brevemente, che Gabriele Maestri ha dedicato un capitolo anche
alla mia avventura politica con l’ex parlamentare radicale Ilona
Staller in arte Cicciolina alle amministrative romane dello scorso
anno ed alcune note le ha dedicate anche al mio
movimento-non-movimento “Amore e Libertà”
(www.amoreeliberta.altervista.org)
che, per la prima volta, viene presentato al grande pubblico
attraverso la frizzante penna di questo giovane collega.
E' pertanto mio grande
piacere intervistare amichevolmente qui Gabriele Maestri, per
conoscere, in anteprima, i retroscena relativi alla sua opera
d'inchiesta attorno ad uno degli aspetti più curiosi della politica
nostrana.
Gabriele Maestri
Luca Bagatin: La
domanda è d'obbligo. Com'è nata l'idea di un libro sulla storia dei
simboli politici e/o di partito? Gabriele Maestri:
L’idea certamente viene da lontano. L’interesse è
arrivato quando ero bambino, coi simboli dei partiti che
m’incuriosivano, per i colori e le figure, durante le lunghe
dirette televisive post-elezioni; quando sono cresciuto la passione è
cresciuta, proprio mentre la politica si complicava. Il libro che
esce ora, in realtà, arriva dopo che nel 2012 avevo pubblicato la
versione accademica di questa stessa ricerca, ovvero “I simboli
della discordia “, che studiava per la prima volta sul piano
giuridico gli emblemi dei partiti, a partire dalle regole da
applicare in caso di scissioni o disaccordi. Avevo già l’idea di
giungere a raccontare la storia dei simboli con venature pop,
facendosi strada tra dichiarazioni, contraddizioni, liti, spinte,
insulti, che non sono mancati in questi anni, furbizie e altri
episodi che hanno caratterizzato queste vicende. Da giurista, però,
avevo bisogno prima di raccontare una storia “seria” per tecnici,
per poi farne una versione rivolta a tutti e, magari, divertente.
Luca Bagatin: Quanto
tempo hai dedicato alla raccolta di informazioni relative ai simboli
politici italiani ? Gabriele Maestri:
Tanto tempo. Più di quanto sarebbe stato sano dedicare a
questa ricerca: effetti della passione, anche se bisognerebbe
controllarsi meglio. Comunque, nel 2010 è nata l’idea del libro
“serio” e, per trovare i cumuli di documenti necessari - dagli
atti notarili alle sentenze - ci è voluto un anno e mezzo, durante
il quale ho cercato e scritto. Altri tre mesi sono stati solo di
scrittura e limatura. Dopo il primo libro, per alleggerire i
contenuti, c’è stato bisogno di infinite giornate di ricerca negli
archivi online dei quotidiani, su libri e altre fonti, le
informazioni che servivano, per non parlare delle testimonianze che
ho raccolto - a volte macinandomi centinaia di chilometri - perché
servivano o potevano completare il quadro. Tra ricerca e scrittura,
quella che sembrava una semplice operazione di riscrittura ha
richiesto almeno un altro anno. Il lavoro di ricerca dei simboli, tra
vecchi e nuovi, invece non finisce mai.
Luca Bagatin: Nel
tuo libro ci sono simboli e simboletti, spesso curiosi e coloriti,
anche e soprattutto sotto il profilo linguistico. Quali sono i
simboli che più ti hanno incuriosito e qual è la storia o il
retroscena che ti ha incuriosito di più nell'ambito di questa tua
ricerca/inchiesta ?
Gabriele Maestri:
Da un certo punto di vista non si poteva non essere
incuriositi - pur mettendosi le mani nei capelli - di fronte a quella
pletora di emblemi che, a partire dagli anni ’90, sembrava avere
trasformato la politica italiana in una dependance di Cartoonia:
asinelli, elefantini, coccinelle, leoncini, mucchine col fiore in
bocca, parevano davvero essere state tratte dai fumetti o dai cartoni
animati e, acuti osservatori come Maria Laura Rodotà e Filippo
Ceccarelli, avevano denunciato per tempo il livello preoccupante di
regressione cui era arrivata la politica. Ora, in compenso, con una
marea di simboli tinti del tricolore e magari anche di azzurro, non
si comunica quasi più niente. Dovessi attenermi ai retroscena,
citerei necessariamente gli episodi in cui certi simboli sono stati
presentati non tanto per partecipare alle elezioni, ma per mettere i
bastoni tra le ruote a qualcuno, o almeno per provarci. È capitato
nel 2013 con i “cloni” di Grillo, Monti e Ingroia. Era capitato
nel 1995 con Lamberto Dini - un caso che ebbe davvero del clamoroso -
e con altri. Non posso però fare a meno di dire che, in certi casi,
più ancora dei simboli prodotti, è interessante la storia del
personaggio che li ha fatti nascere, spesso ricca di particolari
imperdibili. L’ultimo capitolo, non a caso, è tutto dedicato agli
“eroi simbolici” che meritano di essere narrati a fondo.
Luca Bagatin: Per
quanto lo stile che utilizzi nel raccontare la storia dei simboli di
cui sopra sia leggero, possiamo dire che il tuo è essenzialmente un
libro divulgativo, storico per molti versi e assolutamente non
satirico. Quale pensi possa essere il tuo pubblico di riferimento ? I
proprietari dei simboli come hanno reagito o come pensi reagiranno
allorquando leggeranno il tuo libro ?
Gabriele Maestri:
Il taglio è volutamente leggero, per evitare di rendere
immasticabile un argomento complesso, che potrebbe risultare pesante.
Certamente però la leggerezza non intacca la correttezza dei
contenuti - completi non si può essere, corretti sì - e spero che
possano trovarsi a proprio agio su queste pagine coloro i quali
conoscono gli eventi, magari per averli vissuti, oltre ovviamente a
coloro i quali vogliano saperne di più. Il libro è rivolto a tutti
gli appassionati della politica e della comunicazione, ma anche solo
ai curiosi che vogliano leggere, da un punto di vista particolare,
gli ultimi decenni di storia italiana. Generalmente i creatori degli
emblemi hanno reagito bene al mio progetto, anche perché troppo
spesso il loro ruolo è poco riconosciuto. Quanto ai partiti, nuovi o
vecchi, credo che molto dipenderà da come sono stati trattati nelle
pagine: forse chi ha ricevuto qualche stoccata gradirà meno, ma io
qui parlo da osservatore e da tecnico e non voglio certo offendere
qualcuno.
Luca Bagatin: Il
tuo libro sarà edito poco prima della data ufficiale delle elezioni
europee del 2014. E' una scelta voluta, oppure casuale ?
Gabriele Maestri:
Speravo che i miei tempi mi permettessero di anticipare
ancora di più l’uscita, arrivando addirittura prima dei giorni per
il deposito dei simboli, ovvero domenica 6 e lunedì 7 aprile.
Chiaramente la scelta non ha nulla di casuale: in questo periodo,
infatti, gli italiani sembrano riscoprire l’importanza degli
emblemi, così come alcune persone o alcuni gruppi dimostrano la loro
“esistenza in vita” proprio in occasione del deposito del
simbolo. Chiaramente quei segni di identificazione e distinzione sono
importanti tutto l’anno, ma è indubbio che nel periodo elettorale
ci sia più attenzione.
Luca Bagatin: Il
fenomeno della proliferazione dei simboli politici e di partito è
solo un fenomeno italiano ? Come spieghi questo particolare
fenomeno, per molti versi anche di costume, oltre che politico ?
Gabriele Maestri:
Più che altro bisognerebbe dire che quello dei simboli
partitici è un fenomeno molto italiano. Sono moltissimi, all’estero,
i Paesi che non fanno uso di contrassegni per le liste e spesso non
si ricorda che anche negli Stati Uniti - in cui si parla di asinelli
ed elefanti - quegli stessi animali sono frutto di un’operazione
satirica, non certo politica. La frammentazione, nvece, c’è anche
all’estero. Persino Paesi che noi consideriamo bipartitici o quasi
sono molto più complessi. In Italia però ci si divide su tutto, per
cui in fatto di schegge più o meno impazzite siamo decentemente
esperti. Sul piano del costume, probabilmente, si può invocare la
massima di Ennio Flaiano in base alla quale «L’Italia è una
collezione di casi unici». Ci si spacca anche su ragioni
microscopiche che sembrano insormontabili e ognuno pretende di
continuare a dire la sua. Poi ci sono i burloni e i buontemponi, che
nel mezzo riescono a infilare una “Lista Bunga Bunga, o “Noi
meridionali” con la croce prestampata. Di fronte ai loro colpi di
genio o ci si indigna o si leva il cappello. A ognuno la sua scelta.

Luca
Bagatin
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3 aprile 2014
Civiltà dell'Amore contro società del piacere
La differenza fra la Civiltà
dell'Amore e la società del piacere è essenziale.
Nella prima vi è totale assenza di
rapporti economici, a cui, diversamente, si sostituiscono i rapporti
umani.
Allorquando i rapporti di una società
sono regolati dall'economia in luogo dell'umanità, dell'amore, del
buonsenso, non vi può essere alcuna civiltà.
Men che meno una Civiltà dell'Amore.
I rapporti economici sono essenziali,
si dice, in una società che vuole progredire. Certo, ma progredire
in quale senso ? Nel senso della cosiddetta “crescita economica”,
non certo nell'ambito dello sviluppo del potenziale umano.
La crescita economica, invero, porta
spesso a crisi economiche - come sappiamo bene - ed a conseguenti
decrescite, che si traducono in chiusura di aziende, disoccupazione,
ormai persino morti per suicidio. Diversamente, il potenziale umano
non conosce crisi, bensì continuo progresso, apprendimento,
sviluppo.
I rapporti economici, in questo senso,
sono unicamente introdotti nella nostra società al fine di
“regolare” la vita dei cittadini. Imponendo loro un lavoro, uno
stile di vita, uno stile di consumi, un sistema di tassazione, che
non necessariamente i cittadini stessi avrebbero per forza scelto se
fossero stati autenticamente liberi, ovvero liberati dai rapporti
economici medesimi.
Oggi sappiamo – anche se non tutti ne
sono edotti – che la crisi economico-finanziaria che ci ha colpiti
negli ultimi anni è causa dell'immissione indiscriminata – voluta
dai Governi e dalle Banche Centrali - di moneta nel circuito
economico. E consideriamo che tutto ciò
avviene senza che il valore nominale di ogni singola moneta o
cartamoneta corrisponda alle riserve auree possedute da ciascuno
Stato ! In particolare la moneta in circolazione non funge
da base gestionale di un'economia che soddisfa bisogni reali, bensì
è unicamente funzionale al controllo dei Governi e delle Banche
(FED-Federal Reserve e BCE-Banca Centrale Europea in primis) sulla
vita, sul lavoro e sul consumo di beni e servizi dei cittadini.
Tornando
all'inizio del nostro ragionamento, forse, la nostra società
economica “avanzata”, per così dire, può essere considerata una
società del piacere,
ove ciascuno crede
di poter liberamente acquistare questo o quello (in realtà pagando
un alto prezzo in termini di libertà e potenziale umano), ovvero è
una società ove i rapporti sono regolati dalla mercificazione e dal
sistema mediatico-pubblicitario (che non ha alcun aggancio con la
bontà stessa del bene o del servizio acquistato e/o venduto).
Diversamente, una
sana Civiltà dell'Amore non necessita di rapporti economici, in
quanto si fonda sulla potenzialità dell'essere umano e non sulla sua
capacità di mercificare tutto e tutti con l'unico scopo di
accrescere il proprio ego ed il proprio cinico edonismo.
In questo senso,
i promotori della Civiltà dell'Amore possono benissimo capovolgere
la teoria dell'economista liberale Adam Smith, riscrivendola in
questo senso: “Non è dalla
benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio, che noi ci
aspettiamo la nostra cena, ma dal loro rispetto nei confronti
dell'umanità affamata. Noi
ci rivolgiamo alla loro umanità ed al loro amor proprio e parliamo
loro delle necessità della Donna e dell'Uomo, ovvero del loro/nostro
bisogno di dare e ricevere Amore”.
Quando
parliamo di umanità affamata, non ci riferiamo solo a quell'umanità
che si trova nel bisogno di nutrirsi di cibo, ma anche a coloro i
quali sono affamati d'amore, di affetto, della necessità di essere
cittadini pensanti assieme ad altri cittadini pensanti che, anziché
lottare fra loro per la pagnotta o per imbrogliarsi l'un l'altro,
lottano assieme per vivere. Per garantire e garantirsi una vita
dignitosa, senza infastidirsi, senza entrare nella sfera privata
dell'altro, senza necessità di chiedergli danaro, interessi,
vendergli merci o servizi, privandolo della sua libertà di scegliere
liberamente se farlo o meno.
In
questo senso, per quanto possa sembrare utopistico, un ritorno alla
riconsiderazione del baratto quale forma base per una possibile
Civiltà dell'Amore, potrebbe essere interessante.
Baratto
di beni e di servizi. Nessuna moneta, solo volontà di donare e
ricevere.
In
questo senso, già un anno fa, sono nati dei supermercati che
permettono a chi vuole acquistare i prodotti in esso contenuti di
pagare
attraverso
una prestazione di lavoro nel supermercato stesso.
Oltre
a ciò è nato il cosiddetto “Arcipelago SCEC”
(www.scecservice.org), che
appare come una nuova forma di baratto, moderna ed atta a restituire
“sovranità” ai cittadini sotto il profilo sociale e umano,
attraverso una nuova forma di economia auto-responsabilizzante e
solidale.
Primi
passi per una Civiltà dell'Amore ? Forse.
Una
Civiltà dell'Amore, ad ogni modo passerà certamente attraverso la
consapevolezza di singoli cittadini pensanti, liberi da ogni tipo di
ideologia precostituita (oppure forse per una sintesi solo
apparentemente ossimorica fra il socialismo libertario, il comunismo
anarchico ed i liberalismo classico, condendo il tutto con una buona
dose di sentimento e di cuore).
Cittadini
che hanno compreso che, la società
del piacere,
ovvero quella regolata dai rapporti economico-politico-finanziari, è
una truffa buona solo per coloro i quali reggono i fili del Potere e
che solo una sana Civiltà dell'Amore, libera dalla mercificazione,
dalla politica e dalla finanza, può permettere ai cittadini stessi
di mettersi in gioco e di mettere a frutto il proprio potenziale
umano.
 Luca
Bagatin Presidente
di Amore e Libertà www.amoreeliberta.altervista.org www.amoreeliberta.blogspot.it www.lucabagatin.ilcannocchiale.it
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24 marzo 2014
Cari liberali, o abbracciate la linea extraparlamentare oppure siete destinati all'oblìo. "Amore e Libertà" ve ne offrirebbe la possibilità...
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