23 agosto 2015
A Roma va in onda la fiera dell'ipocrisia
A Roma va in onda non tanto e non solo
un funerale in stile hollywoodiano-kitsch come è stato definito, ma
anche la fiera dell'ipocrisia.
L'ipocrisia di una politica che finge
di scandalizzarsi, quando invece era tutto autorizzato. Dal Comune,
dai vigili, dall'AMA. Tutti sapevano, ma solo il giorno dopo tutti
costoro hanno iniziato a scandalizzarsi, a stracciarsi le vesti. A
scoprire che a Roma comanda la mafia, zingara o meno, da quel dì.
Del resto ci sono tanto di foto
storiche che ritraggono noti politicanti e noti burocrati accanto a
noti mafiosi. E tutti assieme cenano allegramente.
La mafia a Roma, del resto, è un
fenomeno antico quanto il mondo. Lo stesso Impero Romano si reggeva
sula corruzione e sul malaffare.
La mafia, del resto, è una certa
mentalità ipocrita, dedita alla ricerca del guadagno facile,
dell'edonismo senza faticare. La mentalità del “fotti il prossimo
e godi”. Una mentalità diffusa e difficilmente sradicabile. Una
mentalità familista e omertosa.
Una mentalità che si riverbera nella
politica odierna, una politica effimera, che ha ucciso il pensiero,
fondata sugli slogan, sulla disonestà intellettuale e
sull'autoritarismo prima berlusconiano e poi renziano. Una politica
fondata sul “gioco delle tre carte” che fa il paio con
l'altrettanto ipocrita Chiesa cattolica che anche oggi finge di
stracciarsi le vesti, la quale nel 2006 non autorizzò il funerale
del povero Piero Welby, la cui memoria è stata ancora una volta
oscurata. Dal malaffare diffuso. Dalla disonestà intellettuale e
morale. Dalla bestemmia di coloro i quali hanno usurpato il Verbo del
Cristo.
Non sappiamo come se ne potrebbe
uscire. Forse iniziando a legalizzare droghe e non droghe,
togliendone alla criminalità il monopolio. Forse abolendo per sempre
gli appalti per le opere pubbliche e facendo realizzare i lavori ad
aziende pubbliche e autogestite dai cittadini stessi. Forse
istituendo comitati popolari composti da cittadini estratti a sorte,
come nell'Agorà Greca, abolendo partiti ed elezioni politiche,
portatrici di corruttela, clientelismo, dittatura della burocrazia.
Ad ogni modo tutto ciò sarebbe solo
parzialmente risolutivo del problema. Occorre un cambio radicale di
mentalità e di atteggiamento.
Sin tanto che il popolo sarà ipocrita,
tendente alla corruzione ed alla corruttela, ovvero baserà la
propria vita sull'egoismo anziché sull'amore per il prossimo, ovvero
baserà la sua vita sul guadagno anziché sul dono; sino a che gli
individui condurranno una vita ove ammirano chi ha di più anziché
chi utilizza il proprio tempo libero per godere dei piaceri della
natura e lavora onestamente...sin tanto che ciò tenderà a
prevalere, la mafia continuerà ad avere la meglio.
E, come al solito, chi è causa del suo
mal, pianga sé stesso.
 Luca Bagatin
|
|
10 luglio 2013
"Amore e Libertà" appoggia i dodici referendum Radicali
Dodici referendum.
Saranno tanti, saranno pochi.
Serviranno oppure no, chissà.
Sempre meglio di niente e, soprattutto,
sempre meglio che dare il voto a partiti inconcludenti.
I Radicali, quando si sono mobilitati
con le loro iniziative di piazza, hanno sempre saputo catalizzare e
focalizzare l'attenzione politica su questioni vitali per il
cittadino e la comunità.
La fanno ancora una volta con dodici
quesiti molto utili ed interessanti e che qui riportiamo, come tratto
dal sito www.radicali.it:
Abolizione Finanziamento
pubblico partiti Per abolire il finanziamento
pubblico dei partiti e la truffa dei rimborsi elettorali.
8xmille Per
lasciare allo Stato le quote di chi non esprime una scelta.
Custodia cautelare Per
limitare il carcere preventivo, cioé prima della sentenza di
condanna, ai soli reati gravi.
Divorzio breve Per
eliminare l’inutile obbligo di tre anni di separazione prima di
poter chiedere il divorzio.
Droghe: niente carcere per
fatti di lieve entità Per eliminare quelle norme
che riempiono inutilmente le carceri e paralizzano la giustizia.
Ergastolo Per
abolire il carcere a vita ed ottenere una pena detentiva che abbia
la finalità di rieducare il condannato.
Lavoro e immigrazione*
Per abrogare quelle norme discriminatorie che
ostacolano il lavoro e il soggiorno regolare degli stranieri.
Magistrati fuori ruolo
Per far rientrare nei Tribunali le centinaia di
magistrati attualmente dislocati ai vertici della pubblica
amministrazione per smaltire l’enorme debito giudiziario.
Responsabilità civile dei
magistrati* Perché i cittadini possano ottenere
dal magistrato, e in tempi rapidi, il giusto risarcimento dei danni
a seguito di irregolarità e ingiustizie da loro subite.
Separazione delle carriere dei magistrati Per
ottenere la garanzia di essere giudicati da un giudice terzo
obiettivo ed imparziale che abbia una carriera diversa da quella del
Pubblico ministero che accusa.
(* due quesiti)
Tematiche vitali, dicevo,
alle quali vanno aggiunte anche la battaglia per l'eutanasia legale
ed il suicidio assistito.
Tematiche che sto portando
avanti cultural-politicamente “fuori dal Palazzo” anche con
“Amore e Libertà” (www.amoreeliberta.blogspot.it), il movimento-non movimento
politico-antipartitico che ho ideato alla fine del mese di maggio.
E' per questo che “Amore e
Libertà”, con amore
e libertà,
ha deciso di appoggiare la raccolta di firme dei Radicali per queste
dodici battaglie di civiltà che sono in grado – da sole – di
spazzare via gran parte dell'insulsaggine e del malaffare della
classe politica odierna.
Togliamo i danari ai partiti.
Responsabilizziamo i magistrati e garantiamo ai cittadini una
giustizia davvero giusta. Garantiamo dignità e lavoro ai nostri
immigrati. Facciamo sì che i detenuti siano trattati con rigore sì,
ma anche con dignità. Permettiamo a chi lo desidera di divorziare
nel più breve tempo possibile, evitando sciocche ipocrisie di coppia
avallate dallo Stato.
Servono 500 mila firme entro
settembre.
Forza e coraggio, cari
lettori. Firmate presso i vostri Comuni di residenza o presso i
tavoli di raccolta firme. Non diamola vinta a chi ci vuole ancora
immersi nell'oscurantismo e nella barbarie di legislazioni ipocrite e che avvantaggiano solo talune oligarchie di Potere.
Luca Bagatin (nella foto con Mina Welby)
|
|
4 maggio 2013
EUTANASIA LEGALE: per vivere liberi sino alla fine
La storia di Piera, così come quelle di tanti altri, come Marcello,
vecchio amico di Pordenone, mi commuove. Non può non commuovere, la
sofferenza altrui. Non può non commuovere la storia di Piero Welby o
di Ramon Sampedro. La storia di malati che lottano contro la malattia e
la sofferenza. Malati terminali o meno che, non potendone più, decidono di
togliersi la vita. Consapevolmente. Civilmente. Con Amore per sé stessi e per chi sta loro accanto. La
battaglia per l'eutanasia, come quella per il diritto suicidio, fra
tutte, è quella che mi è più cara. Non è solo una battaglia di diritto,
autodeterminazione, libertà. E' una battaglia d'amore contrapposto alla
sofferenza. Le parole mi mancano e fanno posto alle lacrime. Ed alla rabbia. Alla
rabbia nei confronti di coloro i quali negano il diritto all'eutanasia
legale ed al suicidio assistito legale. Rabbia perché costoro non
conoscono né l'amore né la pietà nei confronti del prossimo. Non ho né avrò mai stima per una persona che non conosce né amore né pietà. Ed
ora voglio lasciarvi alla storia di Piera ed all'invito a firmare per
la proposta di legge di iniziativa popolare lanciata in questi giorni dall'Associazione
Luca Coscioni. A fianco dei malati e dei sofferenti. Da sempre.
Baglu
|
|
30 novembre 2011
Diritto alla vita è anche diritto alla morte
 
Il suicidio medicalmente assistito di
Lucio Magri, fondatore del quotidiano comunista eretico "Il
Manifesto", presso la clinica svizzera Dignitas, aiuta e ci aiuta
a riflettere. Ci aiuta a pensare, ad esempio, a quanto privata ed
intima sia la scelta di morire, così come lo sia - parimenti -
quella di due genitori quando decidono di concepire un figlio. C'è
un parallellismo sottile fra la vita e la morte, un parallellismo
che tende dunque a divenire continuità. Si nasce, si vive e si
muore. Si sceglie di dare alla luce un figlio e questi vivrà poi la
sua vita e prenderà le sue autonome decisioni, una volta diventato
adulto. E potrà anche consapevolmente scegliere di morire. Che
bestialità, potrà dire qualcuno che non riesce a comprendere
davvero il senso del vivere e quindi del morire. Del diritto a
concepire, del diritto alla vita quanto al diritto alla gestione
della propria vita, del proprio corpo, della propria fine. La
società Occidentale vede da sempre la morte come un tabù. Non ne è
mai stata pronta, così come invece lo è quella Orientale, più
meditativa, più consapevole della pienezza del proprio vivere e
della prosecuzione della vita in un'altra dimensione. In Occidente
consumiamo risorse e corpi che, nell'immaginario collettivo, devono
essere perfettissimi e sempre giovani ed efficienti. In Oriente la
competizione fisica è vista come inconcepibile. Qui da noi è quasi
la regola: la regola di una società inconsapevole di sè e del
proprio intimo Sé. Una società che non concepisce la propria
morte, con tutte le sue conseguenze, anche di decadimento fisico
oltre che psichico, non può nemmeno concepire la propria vita. Ed
allora c'è chi sceglie. Chi è eretico. Chi, arrivato ad una certa
età dedice di propria spontanea volontà di morire. Con dignità,
senza sofferenza, senza disturbare nessuno. Non c'è tristezza in
tutto ciò, bensì profonda consapevolezza di sè e del significato
della vita. Di una vita il cui significato è Divino proprio in
quanto è profondamente Umano, percepibile con i propri sensi, con la
propria coscienza. Con il proprio Spirito. La Svizzera è un Paese
civile. Come lo è il Belgio, l'Olanda, il Lussemburgo e l'Oregon. Lì
è garantito il diritto alla vita ed il diritto alla morte ed
esistono apposite strutture sanitarie che praticano l'eutanasia ed il
suicidio medicalmente assistito. Senza sofferenze, senza dolore,
senza pena. Con un semplice narcotico assunto per libera scelta del
paziente. Nel nome dell'autodeterminazione dell'individuo, che
possiede un proprio cervello ed una propria coscienza anche e proprio
per questo, forse, religiosa, ovvero consapevole della propria
scelta. Il diritto alla vita, così come quello alla morte,
andrebbe inserito nella Costituzione di ogni Stato civile e
democratico che rispetta la dignità e le scelte dei suoi cittadini,
che non sono sudditi da indottrinare. Qui da noi, in Italia, si
fanno ancora discussioni sul testamento biologico, si presentano
bozze di legge vaghissime, contraddittorie, ipocrite. Si insulta
ancora la memoria di Eluana Englaro. Si parla di suo padre come di un
"assassino". Vergogna. Vergogna a chi afferma certe
bestialità. Ci si ricordi, nel frattempo, che proprio laddove il
diritto alla morte è garantito, vi sono standard qualitativi di vita
immensamente superiori rispetto al nostro. Ove forse nemmeno la
vita è poi così tanto rispettata. 
Luca Bagatin
|
|
21 febbraio 2011
"Intervista esclusiva all'attrice, conduttrice ed autrice televisiva Metis Di Meo": di Luca Bagatin
Di Metis Di Meo non ci occupavamo, purtroppo, da qualche anno e, da allora, come purtuttavia avevamo previsto, di strada ne ha fatta parecchia. Quel che più conta, ad ogni modo, è che ne abbia fatta unicamente con le sue gambe ! L'avevamo previsto già due anni fa, allorquando scrivemmo che questa giovane ex attrice di fotoromanzi, aspirante ballerina a Ballando con le Stelle e aspirante giornalista, bucava il video. E lo faceva non certo e non solo per la sua naturale bellezza, quanto piuttosto per la sua innata simpatia. Innata simpatia rara nelle giovani ragazze di oggi: aspiranti a tutto ed al contrario di tutto, senza nè arte nè parte, ma con il solo obiettivo di arrivare. Arrivare dove ? Non certo a bucare il video, a dire qualche cosa di intelligente o di raffinato, a divertire con intelligente ironia, ma di avere una vita agiata e comoda: possibilmente senza lavorare, mantenute dal riccastro di turno. Metis, anche quando ballava sul palco del reality di Milly Carlucci, era goffa e rigida: aveva purtuttavia la capacità di ironizzare e di prendersi in giro. Non pretendeva di essere brava, anzi. Pretendeva di essere sè stessa, di divertire e di divertirsi. Metis ha poi un grandissimo pregio - rarissimo nel mondo dello spettacolo d'oggi - ovvero non avere "scheletri nell'armadio", scandali a sfondo amoroso o gossip di rilievo. Metis è solo Metis: cerbiattesca, un po' burlesque, un po' Jessica Rabbit. E poi è profondamente umile. E' partita dalla gavetta, dai fotoromanzi, dalle piccole parti nelle fiction, senza mai tramutarsi in una preudo-opinionista "prezzemolina" dei programmi tivù d'oggi, il cui livello contenutistico è sotto le scarpe. Oggi Metis è diventata conduttrice ed autrice televisiva, ma, lasciamo che sia lei a raccontarci i nuovi programmi che la vedranno protagonista, per mezzo di questa amichevole intervista che mi ha rilasciato in esclusiva assoluta.
Luca Bagatin: Parlaci innanzitutto di questo nuovo programma: “Social King”.
Metis Di Meo: Social King è il primo e unico campionato a squadre del social web. A presenarlo siamomo io e Livio Beshir, volto di Rai 2 da un paio d'anni. E' prodotto da Rai Ragazzi ed andrà in diretta ogni sabato e domenica, a partire dal 12 febbraio, dalle 9 alle 10 su Rai 2. In ogni puntata del programma due squadre, composte da rappresentanti delle più attive community di Facebook e dei social network italiani, nonché dai migliori nuovi talenti emersi su YouTube e in streaming, si sfideranno in quiz e prove di abilità. Il pubblico da casa - o connesso via Internet mobile - influirà in maniera determinante sul risultato, votando in tempo reale i concorrenti e stabilendo così un’innovativa classifica di popolarità “virtuale”. L’obiettivo finale di ogni puntata sarà quello di eleggere il Re dei Social Network. Il miglior giocatore all’interno della squadra vincente verrà infatti incoronato Social King. Ma la corona è rimessa in palio sin dal giorno seguente, perché attraverso la presenza web del programma il pubblico continuerà tutta la settimana, ventiquattro ore su ventiquattro, ad interagire e spostare gli equilibri del campionato. La mission di Social King è realizzare infotainment di alto profilo, divertendo, presentando in anteprima i video più amati su internet e al tempo stesso informando gli abbonati sui nuovi media e la cultura digitale. Con una fortissima presenza sui social network, Facebook, Twitter e i blog, Social King intende avvicinare la Rai al cuore pulsante dell’Internet italiano, offrendo agli spettatori un livello di interattività senza eguali.
Luca Bagatin: Parlaci della tua collaborazione autoriale a quel nuovo programma Rai di cui mi accennasti in privato.
Metis Di Meo: Sto regitrando un programma per Rai 1, che andrà in onda nella prossima stagione. Mi occupo della conduzione e della parte autoriale e creativa, infatti. Si chiamerà “Un giorno in divisa”. Il programma televisivo racconta il lavoro e la vita quotidiana degli uomini appartenenti alle forze dell’ordine e armate italiane. Faremo conoscere al grande pubblico non solo la loro professione, ma anche il privato. Troveremo le risposte alle tante curiosità dei cittadini e spettatori. Incontreremo inoltre questi uomini nelle medesime località dove sono state girate le fiction televisive più famose, come il Maresciallo Rocca, il Commissario Montalbano, il Capitano, Gente di Mare, Don Matteo, la Squadra ecc…. Entreremo anche nelle accademie e nelle scuole militari per scoprire i luoghi dove questi uomini e donne vengono formati. L’obiettivo sarà quello di scoprire il vissuto dei nostri uomini in divisa, di conoscere le gioie e le preoccupazioni di coloro che sacrificano parte della loro vita per difendere il bene comune La regia del programma è di Gincarlo Nicotra, uno dei piu' grandi registi televisivi di sempre.
Luca Bagatin: Hai poi una parte nel recentissimo film “Femmine contro Maschi”, se non erro...
Metis Di Meo: Sì, infatti ! “Femmine contro Maschi” è il sequel di “Maschi contro Femmine”, di Fausto Brizzi. Brillanti commedie di successo dal cast spettacolare e dagli intrecci intraprendenti e comici: Bisio, Brilli, Solfrizzi, Litizzetto, Ficarra e Picone, Cortellesi, Preziosi, Vaporidis, Signoris, De Luigi..insomma una strepitosa partecipazione di tutta la comicità italiana che si diverte in questa guerra dei sessi con storie entusiasmanti e veritiere. Nella doppia pellicola io interpreto il ruolo di Tatiana, una ragazza simpatica e svampita, soprannominata La bella addormentata nel bosco da Nancy Brilli, ex moglie di Bisio, della quale Tatiana è assistente nel suo studio di chirurgia. A dire il vero, come si vedrà nel film, Tatiana pensa a tutto per lui. La ritroviamo ad organizzare le loro finte vacanze, ma anche ad uscire con Preziosi e mettere zizzania tra lui e la Cortellesi e ad attrarre i due amici di sempre: Chiara Francini e Nicolas Vaporidis, che tendono ad innamorarsi della stessa donna.
Luca Bagatin: Come se tutto ciò non bastasse, sei impegnata anche in un altro programma su Sky...
Metis Di Meo: Sì, conduco con Pino Galliano “Wine Bar”. Un rality culturale dove a tavola il vino è un buon compagno per dialogare di cultura, arte e tanto altro, incontrando a cena, in ogni puntata, persone nuove ed interessanti di particolare spessore legate alle tematiche scelte di volta in volta in giro per l'Italia, nei migliori ristoranti e nelle piu' note aziende della penisola. Va in onda su 53 emittenti Digitali, più canali tematici Sky, 941, 932 web tv e circuiti statali e privati.
Luca Bagatin: Di strada, dai fotoromanzi della "Lancio" a "Ballando con le Stelle", si direbbe che tu ne abbia fatta parecchia. Ci sveli il tuo segreto ?
Metis Di Meo: Impegno, preparazione e determinazione. Lavoro in continuazione con il massimo dell'energia, lavoro su me stessa, sul procacciarmi il lavoro, sul creare dei progetti, sul conoscere persone con le quali costruire qulacosa insieme. Sono quasi petulante nel seguire le mie utopie. Mi impegno contemporanemanete su dieci progetti nei quali so che ne andrà in porto non più di uno, che di solito non è quello a cui tengo di più. Investire a tutto tondo vuol dire anche seminare e ricevere inaspettatamente ogni tanto, pur fra le tante ingiustizie che ricevo. La meritocrazia ha i suoi buoni risultati, perché le persone preparate, prima o poi, tornano utili. Le persone piacevoli e capaci, prima o poi, vengono chimate. Le persone professionali sostituiscono gli incompetenti....Ogni tanto però...
Luca Bagatin: Come mai la Rai ha pensato di assegnare la conduzione di un programma innovativo come "Social King" - che si occupa di nuovi media - proprio a te ? Sei un'appassionata del web, di blog, di social network ?
Metis Di Meo: Studio al Dams Discipline dello Spettacolo. Sono preparata sull'argomento del nostro millenio, i nuovi media. Ma essenzialmente sono curiosa: utilizzo in maniera esponenziale sempre più piattaforme, i motori di ricerca sono a portata di smartphone e di conseguenza li utilizzo di continuo, per cultura, curiosità, netta utuilità o semplice scommessa. Il web è la conoscenza del mondo con un click. Un sapere inestimabile in uno spazio intangibile, ma dal valore infinito. La conoscenza è tutto nel nostro mondo: ci rende presenti, partecipi, vivi oltre che semplicemente acculturati come un tempo. Non ti palo di propietà di linguaggio, di dati dimenticati nella memoria dei tempi soltanto, ma di una conoscenza multimediale e poliedrica che riempie la vita a tutto tondo, come la navigazione gps per muoversi, la videomusic per accompaganre un tragitto, le immagini per semplificare un concetto. E qui arriva la condivisione. Abbiamo molti più amici nella vita virtiuale che in quella reale oramai. Come non considerare, essenzialmente, il mondo virtiuale quasi parallelo se non coeso al mondo reale? Del resto, come posso comunicare a cinquemila amici che sono a Torino, o che sono triste, oppure che sto ascoltando Barry White, ma specialmente che condurro Social King da sabato 12 febbraio ???
Luca Bagatin: Sappiamo che, da qualche anno, curi un visitatissimo profilo Facebook. Hai mai pensato, invece, di curare un blog tutto tuo, nel quale raccontarti e nel quale mantenere un filo più diretto con il tuo pubblico ?
Metis Di Meo: Scrivo molto su Facebook appena sento di voler esprimere qualcosa. A volte è un pensiero generico, a volte voglio solo condividere ciò che faccio con il mondo, altre ancora lancio messaggi ben specifici, ma poco comprensibili per la rete. E spero che i miei pescatori colgano l'amo. Nel mio nuovo sito, metisdimeo.com, aprirò la home con un diary in cui scriverò, senza il limite del social, contenuti personali e lavorativi: con foto, video ed info varie. Non riuscirò a garantire una regolarità calcolando la mia vita, ma la passione e l'intensità di certe mie lunghe digressioni sono sicura che possa già coinvolgere i visitatori del web.
Luca Bagatin: Dalla prossima stagione ti vedremo non solo nei panni della conduttrice, ma, come hai già accennato prima, persino in quelli dell'autrice nel programma "Un giorno in divisa". Com'è nata l'idea di questo programma ?
Metis Di Meo: Nulla di nuovo ! Scrivo programmi da quando ho iniziato a collaborare per le reti private all'età di sedici anni. Il sogno di una conduttrice ambiziosa e creativa è quello di poter rappresentare con il proprio volto le idee, frutto della propria mente, farcite dal team dei creativi e tecnici televisivi di sua fiducia. Ho sempre avuto idee da vendere e la capacità di metterle nero su bianco. Il tempo è l'esperienza mi hanno dato modo di comprendere le molteplici esigenze televisive: tempi, target e persino i budget. Ho avuto una certa libertà sulle reti private e satellitari, collaborato ai testi nelle occasioni più importanti. Ho seguito come semplice spettatrice i grandi delle reti generaliste, in cui, nonostante la collaborazione, poco è stato riconosciuto. Nel frattempo non ho mai smesso di scrivere e sognare nuovi format ed eventi. Il mondo sul quale mi sono concentrata negli ultimi anni, dopo l'esperienza della televisione americana, è il virtuale, ovvero il mondo dell'infotaitment giovanile. Target al quale sono molto legata. Poi, le occasioni ti portano nuove esperienze e cosi e' stato per “Un giorno in divisa”. Da un’idea di Nicola Paparusso, Giancarlo Nicotra presenta per i 150 anni dell' Unità d'Italia: dieci puntate itineranti dedicate alle diverse forze dell'ordine, attraverso un intreccio tra vita privata e pubblica, tra fiction e realtà. Un'occasione istituzionale per raccontare in maniera anticonvenzionale un argomento forse già conosciuto, ma in realtà poco noto nella sua vera realtà.
Luca Bagatin: Colgo l'occasione per una personale critica da fare. Non è certo una critica a te, quanto piuttosto ai palinsesti Rai, relativamente al fatto che da sempre - nei programmi e nelle fiction - sono privilegiate unicamente due categorie che ricordano un tantino la trimurti del Ventennio: "Dio - Patria - Famiglia": le Forze dell'Ordine e gli Ordini Religiosi (senza contare le "casalinghe disperate"....). Non pensi che ci siano profonde lacune, invece, per quanto riguardano altri aspetti fondamentali dell'Italia, quali ad esempio gli Eroi del nostro Risorgimento, oppure fiction che abbiano il coraggio di parlare anche delle lotte civili e democratiche (quindi non ideologiche) degli anni '70: sul divorzio, sull'aborto, sull'obiezione di coscienza o, più recentemente, di batttaglie sulla ricerca scientifica e sull'eutanasia, portate avanti rispettivamente da nuovi "martiri" laici come Luca Coscioni e Piero Welby ?
Metis Di Meo: Colgo l'occasione per ringraziare il nostro direttore di Rai Ragazzi, Noferi, un uomo coraggioso. Qui non si parla di ideologie, ma di puro e semplice coraggio verso la sperimentazione. Sarò cinica e concreta, ma ricordiamoci che l'intrattenimento è un intermezzo rispetto agli spazi pubblicitari che la rete vende al pubblico televisivo. Di conseguenza il triumvirato da te eletto rappresenta l'etichetta che la rete vuole usare per richiamare un pubblico in particolare a casa. E' il contrario, sono quelle temetiche che entusiasmano un pubblico che a loro interessa e di conseguenza loro le sfruttano e lavorano. Poi possiamo parlare di tentativi, pochi e di innovazioni, pari al nulla. Il nostro Paese riesce solo ad acquistare format generalmente ben sperimentati all'estero (guarda il mio Dancing Whit the stars o X Factor), in cui i margini di guadagno degli spazi pubblicitari sono già segnati. Cambiare vuol dire prendersi delle responsabilità: vittoria in caso di successo, decadenza in caso di sconfitta, a volte decesso. Quindi, chi vorrebbe mai sperimentare ? Pochi lo fanno e vanno incoraggiati. Noi ci vogliamo avvalere della facoltà di vantarci di essere i primi in Italia a sperimentare un gioco interattivo sulla tv generalista. In uno scambio di pubblico continuo tra la rete giovane di Mamma Rai e i network più cliccati. Social King vuole confrontare e far incontrare due pubblici diversi che forse hanno gusti più simili di quanto immaginino.
 Luca Bagatin
|
|
26 aprile 2009
Roberta Tatafiore: un ricordo
Ricordo che la prima volta che ho sentito parlare di lei è stato...... Avevo 17 anni ed allora ero un verde militante. Fu così che conobbi i primi radicali storici, quelli che avevano vissuto i mitici anni Sessanta, Settanta ed Ottanta con le loro lotte per i diritti civili (divorzio, aborto, obiezione di coscienza alla leva militare, voto ai diciottenni, liberazione sessuale, omosessuale, transessuale, antiproibizionismo su droghe, non droghe, ricerca scientifica, ambientalismo laico, autogestione del proprio corpo e della propria mente....). Frequentavo la sede dei Verdi di Pordenone, allora sita in Via Rovereto, ove oggi c'è un call center per immigrati. Mi avevano lasciato una copia delle chiavi ed allora mi dilettavo a riordinare il polverosissimo archivio fatto di vecchi numeri di Quaderni Radicali (ne conservo a casa ancora un sacco di copie), di Frigidaire (con un poster di Ilona Staller, al secolo Cicciolina), di Radicalchic (una rivistina radicale di satira che usciva nei primi anni '80), de Il Male, dei vecchissimi numeri di Lotta Continua e.....Lucciola, il giornale dei diritti delle prostitute diretto da lei: Roberta Tatafiore. Non so perché, ma sono sempre stato attratto dai diritti degli “sconciati”, dei “diversi”, degli “emarginati”. Forse perché, sin da ragazzino, sono sempre stato un tipino abbastanza stravagante, poco incline al conformismo (nei comportamenti, nel modo di vestire, nelle abitudini, nel modo di pensare....), ontologicamente controcorrente. Per me l'amore per tossici, puttane, disabili, froci e lesbiche e chi più ne ha più ne metta è stato dunque naturale. Più che amore è stata empatia, comprensione. Fra anticonformisti ci si riconosce a pelle. E' così che ho iniziato a leggere quel vecchio numero di Lucciola, gli articoli della Tatafiore e ricordo persino un buffissimo quanto emblematico fotoromanzo a tema prostituzione con protagonisti la stessa Tatafiore ed un giovanissimo Chicco Testa. Ma chi era Roberta Tafafiore ? Una femminista, proveniente dal quotidiano “Il Manifesto” e poi una militante radicale in prima linea per i diritti civili delle prostitute e dunque per la loro autogestione. Ironia della sorte, nel 1999, collaborerò io stesso – lavorativamente parlando, pur per un breve periodo – con il Comitato dei Diritti Civili delle Prostitute, fondato anche con il contributo di quelle battaglie libertarie e con sede nazionale proprio a Pordenone. Ormai abbandonata la militanza sinistrorsa nei Verdi (che stava diventando sin troppo sinistrorsa ed ideologizzata per un individialista liberale e libertario come me) e anche quella nella Lista Emma Bonino per la quale avevo comunque condotto – con nessun mezzo ed assieme alla radicale storica Paola Scaramuzza – la campagna elettorale per le europee in città (secondo partito a Pordenone con il 14% dei voti: ci dedicarono anche la prima pagina de “Il Gazzettino"), mi sono per molti versi avvicinato al progetto del Polo Laico e poi della Casa Laica. Per un'area libertaria nel centrodestra. Il Polo Laico era animato da persone che culturalmente e politicamente stimavo molto: Givanni Negri, Arturo Diaconale, Luca Barbareschi e.....Roberta Tatafiore appunto ! Eccola che ritorna. Ascoltai su Radio Radicale anche il suo intervento di fondazione di quel progetto che pur ebbe vita breve. Come poteva una femminista ex di sinistra avvicinarsi ad un progetto nell'alveo del centrodestra ? Poteva eccome, se era sufficientemente laica e libertaria da rendersi conto che dall'altra parte – nei salotti buoni della gauche au caviar - i “diversi” sono sempre stati trattati come degli appestati (personalmente ricordo che allora, solo con i giovani di Alleanza Nazionale riuscivo a parlare apertamente, in dibattiti pubblici e televisivi, di legalizzazione della cannabis e di somministrazione controllata di eroina ai tossicomani. Io a favore e loro contro. Con i “sinistri” era impensabile, tanto erano attenti a mantenere buoni rapporti con i loro amici cattolici). Non a caso, lo storico leader del Partito Repubblicano Italiano, Randolfo Pacciardi, preferendo l'alleanza con i clericali piuttosto che quella con i comunisti, affermava: “Meglio una messa al giorno che una messa al muro”. Come non dargli torto ! Ma ecco che comunque, anche lì, fra quegli ingenui clericaloni e parrucconi del centrodestra berlusconiano, i laici, liberali e libertari duri e puri davano fastidio. Solo qualcuno si è salvato quà e là. Mi pare che la stessa Tatafiore abbia aderito ai Riformatori Liberali di Della Vedova e Taradash, ma, ad ogni modo.....non c'è stata trippa pè gatti ! Negli ultimi anni Roberta Tatafiore curava una rubrica - Thelma e Louise - su “Il Secolo d'Italia”, in cui continuava a parlare libertariamente di femminismo con Isabella Rauti. In un recente articolo su “La Voce Repubblicana” l'ho persino citata come rappresentante di quei radicali dalla mente libera (come anche Adele Faccio, Angelo Pezzana, Giovanni Negri....), che non hanno chinato la testa di fronte ai deliri pannelliani che hanno portato quella tradizione alla totale distruzione politica e culturale. In questi giorni, per mezzo di un bellissimo articolo dell'amico Vittorio Lussana su “L'Opinione delle Libertà” (che con la Tatafiore per un periodo ha anche convissuto), vengo a sapere che ella si è tolta la vita all'età di 66 anni. Mi scende una lacrima, poi comprendo e rispetto. Rispetto una scelta consapevole e rifletto. Rifletto sul fatto che – come andiamo ripetendo da anni - solo noi siamo i padroni della nostra esistenza, solo noi siamo in grado di gestirci ed autogestirci, perché noi siamo “il pilota” della nostra vita, della nostra mente, della nostra coscienza. E' un discorso filosofico, ma anche eminentemente politico. E forse Roberta Tatafiore ha così compiuto il suo ultimo, estremo, atto politico di un'esistenza profondamente coerente, liberale e libertaria. Penso quindi ad Alex Langer. Poi a Piero Welby ed infine a Beppino Englaro ed a Eluana. Esperienze che non c'entrano assolutamente nulla fra loro. Non le giudico, sorrido, e penso a quanto sia fortunato ad aver potuto comprendere ed apprendere – nel mio piccolo – qualche cosa dalle loro esistenze.
 Luca Bagatin
Su youtube si può trovare questo bel video fotografico in ricordo di Roberta, al link http://www.youtube.com/watch?v=x2vq7wDy28Q
|
|
17 settembre 2007
ASSEMBLEA PUBBLICA XX SETTEMBRE a Cremona
ASSOCIAZIONE RADICALE PIERO WELBY
www.radicalicremona.it
________________________________________________________________________________
I n v i t o
GIOVEDI 20 SETTEMBRE 2007
Alle ore 18.00 - sotto i portici del Palazzo Comunale
di Cremona, di fronte alla lapide di Giacomo Pagliari
LIBERTA’ DELLO STATO, LIBERTA’ NELLO STATO:
CELEBRAZIONE PUBBLICA
DELLA BRECCIA DI PORTA PIA
°°°°°******°°°°°
Alle ore 18,30 – presso la Sala Conferenze
Hotel Impero - piazza della Pace - Cremona
ASSEMBLEA PUBBLICA
DELL’ASSOCIAZIONE RADICALE PIERO WELBY
“le iniziative nonviolente dei radicali per la legalità, la laicità,
per la libertà di scegliere senza divieti ideologici o religiosi”
Ad entrambe le iniziative sarà presente
MINA WELBY
_________________________________________________
per informazioni ed adesioni: info@radicalicremona.it
|
|
25 agosto 2007
Sull'Amore
  L'Amore è più forte di qualsiasi vizio.
L'ho scritto questa mattina rispondendo ad un commento di Mina Welby arrivato sul mio blog, nel quale lei mi ha riferito che suo marito Piero, prima di essere tracheotomizzato, aveva smesso di fumare a letto per non nuocere alla di lei salute. La cosa mi ha riportato ad una serie di ricordi, non sempre piacevoli, relativi ai miei fallimenti sentimentali, vissuti sempre come lutti verso i quali si finisce sempre per portare Eterno rispetto.
L'Amore e la Morte. Due polarità che accompagnano sempre, a volte consapevolmente a volte inconsciamente, la vita di ciascuno.
E penso anche al fattaccio di Garlasco, a Chiara, la ragazza barbaramente uccisa. E riesco ad immaginare il dolore di chi l'ha amata e le ha voluto bene.
Riesco a sentirlo nelle mia viscere più profonde.
E provo rabbia e tristezza per chi ha voluto o vuole sfruttare un fatto così macabro ed increscioso, per trasformarlo nell'ennesimo caso mediatico.
Solo un criminale nell'anima può anche solo poter pensare di fare una cosa simile. E come tale andrebbe considerato.
L'Amore, così come la Morte, non andrebbero mai sfruttati a scopi personali o mitizzati in sé, ma sempre vissuti intimamente. Vissuti, ovvero sperimentati con pienezza. "Sentiti", "percepiti" con il cuore che è lo strumento corporeo che più è in contatto con l'Anima.
La vita non è altro che Amore + Morte. Amore Eterno e Morte per giungere ad una nuova Rinascita.
Questo ci hanno insegnato gli Iniziati di tutti i tempi, ma questo è anche ciò che ciascuno di noi può comprendere nel senso più ampio del termine.
L'Amore è più forte di qualisasi vizio, dicevo all'inizio.
L'Amore è la massima apertura del cuore che si sostanzia in atti sia fisici che spirituali, ma non può essere descritto quasi mai a parole.
L'Amore può vincere la morte, e per "morte" con la "m" minuscola, intendo l'assenza di anima, di passioni, di volontà, di interessi, di continua voglia di sperimentare e Conoscere.
Purtuttavia l'Amore non può vincere la Morte per una nuova Rinascita. Essa è connaturata ad esso ed in tutto ciò non c'è nulla di cui si debba aver paura.
E' semplicemente un fatto Naturale da millenni.
E poi, diciamocela tutta, è un'illusione anche il solo pensare che la vita possa arrestarsi per sempre ! La Vita non muore mai.
Sono le Religioni Istituzionalizzate che ci insegnano a temere la Morte, ma tali Religioni non sono altro che allegorie simboliche mal o affatto comprese. Illusioni mentali che possono trasformarsi in vere e proprie patologie.
Le Religioni Istituzionalizzate monoteiste ti insegnano ad "essere buono perché altrimenti vai all'inferno" e sciocchezze simili.
E' assolutamente ipocrita il pensare di essere buoni per salvarsi la pelle !
E poi che cos'è realmente l'inferno ?
Basta guardarsi attorno, ma soprattutto accendere la televisione, guardare il telegiornale, leggere le pagine della crocana nera per accorgersi che, forse, l'inferno non è altro che uno stato della mente confusa e malata.
La sofferenza è il vero inferno sulla terra e non esiste altro inferno che questo.
Solo una mente aperta alla Comprensione ed all'Amore, forse, potrà liberarsi dalla sofferenza, ovvero da uno stato mentale confuso ed in difficoltà.
Il Conte di Saint Germain, Grende Iniziato del '700, ci insegnò che: "Io sono Dio" e così molti altri mistici antecedenti e futuri a lui.
Per cui, come può Dio temere la Morte ? Come può la sofferenza procurargli paura ?
Si tratta quindi di vivere e sperimentare continuamente e soprattutto evitando di perdersi in superstizioni o in credenze, tanto più se queste non le si è prima sperimentate di persona. E non certo con il solo utilizzo della mente, ma anche del cuore.
 Luca Bagatin
|
|
|