2 ottobre 2012
Il "caso Tortora": a che punto siamo arrivati ?
Oggi, finalmente, dopo storie di preti, poliziotti, uomini di legge e
d'ordine nel Paese ove vige da sempre il disordine ed il malaffare
legalizzato, ecco che si dedica una fiction ad un grande giornalista,
presentatore, politico: Enzo Tortora. Cazzo. Non ci speravo più. Ed anche se il protagonista, Riky Tognazzi, recita malissimo la parte del presentatore genovese, ben venga comunque. Io, quando Tortora fu arrestato, piansi amaramente. Quanti lo piansero, allora ? Quanti
in Rai lo aiutarono ? Quanti, nelle redazioni dei giornali infami di
ieri, così come di oggi, lo avrebbero voluto - prima ancora che creduto -
innocente ? Quanti, dopo il "caso Tortora", hanno avuto ancora
fiducia nella giustizia italiana, amministrata da Caste di potere, senza
alcuna responsabilità civile, prima ancora che penale ? Ciò che mi
fa riflettere, che mi lascia sgomento, è un quesito al quale non riesco a
trovare
risposta. I magistrati che accusarono Enzo Tortora di spaccio di droga,
di appartenere alla Camorra, i quali oggi hanno fatto carriera e non
hanno pensato minimamente di cospargersi il capo di cenere, oggi,
riescono a dormire tranquillamente la notte ? Riescono a guardarsi allo specchio senza vomitare ? Ed
i giornalisti che si accanirono sul povero Tortora, torturato nelle
carceri italiane ? Riescono a guardare negli occhi i loro figli senza
vergognarsi di ciò che, trent'anni fa, hanno scritto sui loro fogliacci
di regime ? Enzo Tortora non era un personaggio simpatico. Era un
giornalista ed un intellettuale che non frequentava i salotti buoni e
non guardava alle convenienze, alla carriera. Diceva sempre ciò che
pensava e lo diceva sempre assumendosene la responsabilità. Quella
responsabilità che lo fece rimanere in carcere sino all'ultimo,
lottando, senza chiedere privilegi. Lottando, una volta uscito, assieme
ai Radicali, i quali furono gli unici a garantirgli pieno sostegno. Cosa
che non fecero
nemmeno i Liberali, ai quali pur Tortora era legato. Una vicenda
triste, quella di Tortora, come sono tristi le vicende dei carcerati di
oggi e per le cui condizioni lo Stato italiano continua a ricevere
condanne in sede europea. Una triste vicenda di malagiustizia, di una
magistratura che non funziona, che ha condannato alla gogna ed al
carcere preventivo troppi innocenti in questi ultimi quarant'anni. E pensare, si dice, che siamo in una democrazia. O, almeno, così la chiamano.
 Baglu - Libero Marinaio dell'Inferno Virtuale
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12 luglio 2008
Gli applausi e gli sputi ad Enzo Tortora
La biografia di Enzo Tortora, "Applausi e sputi", curata da Vittorio
Pezzuto, è certamente l'unica opera che tratta approfonditamente le
vite del noto giornalista, presentatore e politico genovese. Vite, certo. Vite, appunto. Enzo Tortora di vite ne ha vissute due o, forse, tre. Quella
del presentatore di successo dagli anni '60 agli anni '80, quella del
presunto camorrista, mafioso e spacciatore negli anni '80 e quella del
politico radicale sino alla sua morte, prematuramente avvenuta nel 1988. Sono
passati vent'anni dalla morte di Tortora, il quale, come si documenta
anche nella suddetta biografia, non era un tipo simpatico ai più. Era
un antitaliano nel senso più stretto del termine. Colto, liberale, mai
piegato la testa in vita sua, laico, mai avezzo al compromesso, mai
amante del gossip e del pettegolezzo al punto da difendere a spada
tratta la sua vita privata. Era un presentatore di successo che,
con pacatezza e spirito, riusciva a catturare gli interessi e le
aspettative dell'Italia di allora. Era anche un politico, dicevamo,
pronto a puntare il dito contro il Servizio Pubblico Radiotelevisivo,
l'arrugginita Rai-Tv ed il suo monopolio lottizzato dai partiti e dalle
correnti. Era, insomma, per l'establishment culturale d'allora, un vero e proprio fumo negli occhi. Un fumo negli occhi da abbattere. Anche con l'uso della calunnia, ed è ciò che venne fatto. Enzo
Tortora, il 17 giugno 1983 fu arrestato sulla base di accuse
completamente inventate da "pentiti" ex camorristi senza scrupoli.
Accuse alimentate dalla grande stampa italiana, da certo giornalismo
straccione e gossipparo e da pseudo-artisti in cerca di pubblicità.
Vedi il sig. Margutti e la storia delle mutandine della moglie. Vicende
magistralmente documentate da Vittorio Pezzuto, con tanto di citazioni
di articoli e di dichiarazioni di allora. Con tanto di nomi e cognomi
degli accusatori del Tortora. Nomi di individui, che, ahinoi, in questo
Paese della vergogna, hanno financo fatto carriera. Nomi
da mettere all'indice, da ricordare, e sui quali far ricadere la nostra
indignazione di individui liberi ed onesti. Affinché vicende kafkiane e
raccapriccianti di tal fatta non abbiano mai più da accadere. E così
Enzo Tortora, grazie a Marco Pannella e ai radicali di allora, divenne
il simbolo, la bandiera, di e per una giustizia giusta in Italia. Per
una giustizia che garantisca le vittime, ma anche i carcerati costretti
a vivere in condizioni disumane ed in attesa di giudizio. Le pagine
di Pezzuto scorrono via veloci e di volta in volta ci fanno stringere
il cuore e chiedere se, quella descritta, sia l'Italia di vent'anni fa
o piuttosto quella di due secoli fa. Già allora, come oggi, si punta il dito anche contro un certo tipo di Magistratura. E' possibile che le
corporazioni, nel nostro Paese, debbano sempre e comunque uscirne ed uscire impunite ? Senza alcuna responsabilità ? Separazione
delle carriere dei giudici, riforma del Consiglio Superiore della
Magistratura non sulla base delle correnti, bensì sulla base
dell'effettiva competenza ed imparzialità dei giudici. Queste le basi
del diritto in una vera democrazia. Enzo Tortora pagò con la vita la sua battaglia di onestà e di trasparenza. Ma quanti altri come lui ? E'
l'eterno "caso Italia". Il caso del Paese di Pulcinella e così
continuerà ad essere senza una nuova classe di cittadini capaci di
alzare sempre e comunque la testa. Capaci di essere antitaliani insomma. Come Enzo Tortora ha saputo essere nei suoi sessant'anni di vita.

Luca Bagatin
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19 maggio 2008
ENZO TORTORA: UN UOMO PERBENE. Nel ventennale della sua morte.
Con il 18 di questo mese sono passati esattamente 20 anni dalla
prematura scomparsa di Enzo Tortora, il popolare conduttore televisivo
degli anni '80 tristemente noto anche per le sue vicende giudiziarie
che l'hanno poi visto del tutto assolto.
Personalmente mi sono sempre sentito legato alla sua figura ed alla sua
vicenda umana e civile. Sono stati i suoi programmi ed il suo stile ad appassionarmi
sin da bambino ad un certo tipo di televisione: colta, raffinata, mai
volgare e mai urlata.
E' stata poi la sua triste vicenda giudiziaria a farmi simpatizzare, con gli anni, per il Partito Radicale nelle cui file lo stesso Tortora sarà
impegnato per difendere sé stesso e tutti coloro i quali si sono
trovati e si troveranno a subire una "giustizia ingiusta" tipica degli Stati illiberali.
E così ho riscoperto un articolo-lettera che scrissi per il quotidiano
"L'Opinione delle Libertà" e che mi fu pubblicato il 26 maggio 2006 e
letto anche in diretta su Radio Radicale qualche giorno dopo.
Nel lasciarvi al mio pezzo vi ricordo che è uscita in questi giorni una
bellissima biografia di Enzo Tortora intitolata "Applausi e sputi" scritta dal già radicale Vittorio Pezzuto, oggi animatore del sito
Decidere.net di Daniele Capezzone.
Enro Tortora: un liberale ed un simbolo di civiltà giuridica spesso negata in un Paese come il nostro. Un esempio da non dimenticare a presente e futura memoria. 
Luca Bagatin

In ricordo di Enzo Tortora vittima dell’ingiustizia
di Luca Bagatin (dall'Opinone delle Libertà del 26 maggio 2006)
Caro Enzo,
ero bambino quando tu conducevi quella trasmissione con quel simpatico
pappagallino denominato Portobello. Il porto era bello ed io ricordo
che la tua voce tranquilla infondeva in me una certa quiete, una certa
serenità. Ero bambino, ma la tua era una delle poche trasmissioni che
in famiglia guardavamo con gioia. Semplice e raffinato il tuo
linguaggio, ma lo capirò solo anni dopo rivedendo gli spezzoni di
"Portobello"e leggendo alcuni tuoi colti articoli. Poi arrivò quel 17
maggio 1983. Ricordo ancora il TG che ti dava addosso e che ti additava
quale camorrista, spacciatore, amico dei mafiosi. Io piansi e mia madre
non riuscì a calmarmi per tutto il giorno. Buffo no? Avevo appena
quattro anni eppure già capivo che... No, non potevi essere un mostro.
I tuoi occhi parlavano per te. Un bimbo queste cose le capisce meglio
di un adulto. No, caro Enzo, tu un mostro non lo eri affatto. Il mostro
era lui: lo Stato che credeva al pentitismo. Lo Stato antiquato di un'
Italia da sempre poco democratica. Fascista nell'anima. Lo Stato di
Polizia. Lo Stato colluso con la mafia.
I mass-media. I mass-media distrussero la tua carriera di giornalista e
uomo di spettacolo. Io non ti dimenticai mai. Marco Pannella ti volle
al suo fianco e diventasti europarlamentare radicale. Rinunciando
all'immunità affrontasti serenamente tutti i processi e alla fine
risultasti innocente. Pagasti con anni di carcere ed umiliazioni.
Lottasti per una giustizia giusta. Il tutto nell'indifferenza
prerssoché totale di uno Stato e di un popolo (quello italico) idiota,
ipocrita, ignorante, insensibile, pronto a tutto solo ed unicamente per
il proprio tornaconto personale. Questo Paese che tu amasti tanto ti ha
ucciso. Mauro Mellini (già deputato radicale e membro del Consiglio
Superiore della Magistratura) ha proposto di istituire la data del 18
maggio (data della ricorrenza delle tua morte) quale giornata nazionale
delle vittime dell'ingiustizia. Nel testo dell'appello di Mellini si
legge fra l'altro: "Una giornata in cui il pensiero vada a coloro che,
per errore di uomini o per imperfezione e stravolgimento di istituzioni
e di leggi, per devianze dalle finalità che la giustizia deve
perseguire, sono sacrificati e soffrono, lottando perché sia
riconosciuto il loro buon diritto o, invece, vinti e dimenticati,
subiscono pene ed umiliazioni che non hanno meritato." Un atto dovuto
con un pensiero ai carcerati (tutti !). Perché tu, Enzo, vivi nel
ricordo di coloro che non hanno rinunciato a lorrare per un Paese in
cui la Libertà e la Democrazia possano essere affermate ed affermare il
rispetto e la dignità dei Diritti e del Diritto di vivere come Esseri
Umani. Come Persone.
Un abbraccio con il Cuore.
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