28 luglio 2012
Per un Partito Liberista (o per le Libertà) in grado di fermare il declino del Paese
Oscar Giannino, noto giornalista economico e già esponente di spicco del
Partito Repubblicano Italiano, sembra fare sul serio.
Con il suo Manifesto del Partito Liberista dal titolo "Fermare il
declino" (al quale è possibile aderire al sito www.fermareildeclino.it), egli mette sul tavolo proposte serie e concrete per riformare
l'Italia in senso laico, liberale e libertario, contrapponendosi all'inconcludente
classe politica nostrana di destra e sinistra che, in tutti questi anni,
si è occupata unicamente del proprio tornaconto personale, a tutto danno dei
cittadini-elettori.
Oscar Giannino ed i suoi sostenitori parlano chiaro, ovvero, se ci
saranno le condizioni, dal prossimo autunno getteranno le basi per un
vero e proprio partito politico schiettamente liberista che avrà due parole d'ordine: meno tasse e più meritocrazia.
Per chi vi scrive, le parole di Giannino contenute nel suo Manifesto,
sono una ventata di aria profumata nella cloaca putrida della politica italiana.
Sono le medesime cose che, questo mio blog, va scrivendo da anni e per
le quali è disposto ad investire in termini di energie e di
divulgazione politica, culturale, intellettuale, formativa.
Chi vi scrive, infatti, ha già aderito al manifesto e ha già una
proposta per Giannino: dialogo immediato con i Radicali italiani di Emma
Bonino e Marco Pannella (ma anche con il nascente movimento di Ilona Staller "Democrazia Natura Amore"), in vista della costituzione di liste Radicali e
Liberaldemocratiche unitarie che potrebbero portare, nel simbolo, gli
stessi nomi di Emma Bonino ed Oscar Giannino.
Candidando, in tali liste, solo persone della società civile, del mondo del lavoro e
dell'impresa, del precariato e soprattutto giovani di età inferiore ai
trent'anni.
Ulteriori parole sono e sarebbero inutili. E' per questo che desidero
riportare integralmente il testo del Manifesto "Fermare il declino" e le
sue dieci proposte. Libertari e liberisti di tutta Italia: uniamoci !
 Luca Bagatin
La classe politica emersa dalla crisi del 1992-94 -
tranne poche eccezioni individuali - ha fallito:
deve essere sostituita perché è parte e causa di quel
declino sociale che vogliamo fermare. L’Italia può
e vuole crescere nuovamente.
Per farlo deve generare mobilità sociale e competizione,
rimettendo al centro lavoro,
professionalità, libera iniziativa e merito individuale.
Affinché l’interesse di chi lavora – o
cerca di farlo, come i giovani e tante donne – diventi
priorità bisogna smantellare la rete di
monopoli e privilegi che paralizzano il paese. I problemi
odierni sono gli stessi di vent'anni fa,
solo incancreniti: l’inefficienza dell’apparato pubblico e
il peso delle tasse che lo finanziano
stanno stremando l’Italia. Perdendo lavoro e aziende,
migliaia di persone non sono più in
grado di produrre e milioni di giovani non lo saranno mai.
Tagliare e rendere più efficiente la spesa, ridurre le tasse
su chi produce, abbattere il debito
anche attraverso la vendita di proprietà pubbliche, premiare
il merito tra i dipendenti
pubblici, promuovere liberalizzazioni e concorrenza anche
nei servizi e nel sistema formativo,
eliminare i conflitti di interesse, liberare e liberalizzare
l’informazione, dare prospettive e
fiducia agli esclusi attraverso un mercato del lavoro più
flessibile ed equo. Sono queste le
discriminanti che separano chi vuole conservare l’esistente
da chi vuole cambiarlo per far sì
che il paese goda i benefici dell’integrazione economica
europea e mondiale. Nessuno, fra i
partiti esistenti, si pone neanche lontanamente questi
obiettivi. Noi vogliamo che si realizzino.
Per questo motivo auspichiamo la creazione di una
nuova forza politica –
completamente
diversa dalle esistenti – che induca un rinnovamento nei
contenuti, nelle persone e nel modo
di fare politica. Cittadini, associazioni, corpi intermedi,
rappresentanze del lavoro e
dell’impresa esprimono disagio e chiedono cambiamento, ma
non trovano interlocutori. Ci
rivolgiamo a loro per avviare un processo di aggregazione
politica libero da personalismi e
senza pregiudiziali ideologiche, mirato a fare dell’Italia
un paese che prospera e cresce.
Invitiamo a un confronto aperto le persone e le
organizzazioni interessate, per costruire quel
soggetto politico che 151 anni di storia unitaria ci hanno
sinora negato e di cui abbiamo
urgente bisogno.
- 1) Ridurre l'ammontare del debito pubblico. è
possibile scendere
rapidamente sotto la soglia simbolica del 100% del PIL
anche attraverso alienazioni del patrimonio
pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da
imprese o quote di esse.
- 2) Ridurre la spesa
pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell'arco
di 5 anni. La spending review deve costituire il
primo passo di un ripensamento complessivo della
spesa, a partire dai costi della casta
politico-burocratica e dai sussidi alle imprese (inclusi gli
organi di informazione). Ripensare in modo organico le
grandi voci di spesa, quali sanità e istruzione,
introducendo meccanismi competitivi all’interno di quei
settori. Riformare il sistema pensionistico per
garantire vera equità inter—e intra—generazionale.
- 3) Ridurre la pressione
fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni,
dando la priorità alla riduzione delle imposte sul
reddito da lavoro e d'impresa. Semplificare il
sistema tributario e combattere l'evasione fiscale
destinando il gettito alla riduzione delle imposte.
- 4) Liberalizzare
rapidamente i settori ancora non pienamente
concorrenziali quali, a titolo di esempio:
trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi
professionali e banche (inclusi gli assetti
proprietari). Privatizzare le imprese pubbliche con modalità
e obiettivi pro-concorrenziali nei rispettivi settori.
Inserire nella Costituzione il principio della
concorrenza come metodo di funzionamento del sistema
economico, contro privilegi e monopoli d'ogni
sorta. Privatizzare la RAI, abolire canone e tetto
pubblicitario, eliminare il duopolio imperfetto su
cui il settore si regge favorendo la concorrenza.
Affidare i servizi pubblici, incluso quello
radiotelevisivo, tramite gara fra imprese concorrenti.
- 5) Sostenere i livelli
di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro
anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le
imprese inefficienti. Tutti i lavoratori,
indipendentemente dalla dimensione dell'impresa in cui
lavoravano, devono godere di un sussidio di
disoccupazione e di
strumenti di formazione che permettano e incentivino la
ricerca di un nuovo posto di lavoro quando
necessario, scoraggiando altresì la cultura della
dipendenza dallo Stato. Il pubblico impiego
deve essere governato dalle stesse norme che
sovrintendono al lavoro privato introducendo maggiore
flessibilità sia del rapporto di lavoro che in costanza
del rapporto di lavoro.
- 6) Adottare immediatamente
una legislazione organica sui conflitti
d'interesse.
Imporre effettiva trasparenza e pubblica verificabilità
dei redditi, patrimoni e interessi
economici di tutti i funzionari pubblici e di tutte le
cariche elettive. Instaurare meccanismi premianti
per chi denuncia reati di corruzione. Vanno allontanati
dalla gestione di enti pubblici e di imprese
quotate gli amministratori che hanno subito condanne
penali per reati economici o corruttivi.
- 7) Far funzionare la
giustizia. Riformare il codice di procedura e la
carriera dei magistrati, con netta distinzione dei
percorsi e avanzamento basato sulla performance; no
agli avanzamenti di carriera dovuti alla sola anzianità.
Introdurre e sviluppare forme di
specializzazione che siano in grado di far crescere
l'efficienza e la prevedibilità delle
decisioni. Difendere l'indipendenza di tutta la
magistratura, sia inquirente che giudicante. Assicurare
la terzietà dei procedimenti disciplinari a carico dei
magistrati. Gestione professionale dei
tribunali generalizzando i modelli adottati in alcuni di
essi. Assicurare la certezza della pena da
scontare in un sistema carcerario umanizzato.
- 8) Liberare le
potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei
giovani e delle donne, oggi in gran parte esclusi
dal mercato del lavoro e dagli ambiti più
rilevanti del potere economico e politico. Non esiste
una singola misura in grado di farci raggiungere
questo obiettivo; occorre agire per eliminare il
dualismo occupazionale, scoraggiare la discriminazione
di età e sesso nel mondo del lavoro, offrire strumenti
di assicurazione contro la disoccupazione,
facilitare la creazione di nuove imprese, permettere
effettiva mobilità meritocratica in ogni settore
dell’economia e della società e, finalmente, rifondare
il sistema educativo.
- 9) Ridare alla scuola e
all'università il ruolo, perso da tempo, di
volani dell'emancipazione socio-economica delle nuove
generazioni. Non si tratta di spendere
di meno, occorre anzi trovare le risorse per spendere di
più in educazione e ricerca. Però,
prima di aggiungere benzina nel motore di una macchina
che non funziona, occorre farla funzionare bene.
Questo significa spendere meglio e più efficacemente le
risorse già disponibili. Vanno
pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la
concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione
meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi
nelle linee guida di un rinnovato sistema
educativo.Va abolito il valore legale del titolo di
studio.
- 10) Introdurre il vero
federalismo con l'attribuzione di ruoli chiari e coerenti
ai diversi livelli di governo. Un federalismo che
assicuri ampia autonomia sia di spesa che di
entrata agli enti locali rilevanti ma che, al tempo
stesso, punisca in modo severo gli amministratori di
quegli enti che non mantengono il pareggio di bilancio
rendendoli responsabili, di fronte ai propri
elettori, delle scelte compiute. Totale trasparenza dei
bilanci delle pubbliche amministrazioni e delle
società partecipate da enti pubblici con l'obbligo della
loro pubblicazione sui rispettivi siti
Internet. La stessa "questione meridionale" va
affrontata in questo contesto, abbandonando la
dannosa e fallimentare politica di sussidi seguita
nell'ultimo mezzo secolo.
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