22 aprile 2010
Costruire con Gianfranco Fini l'alternativa Gollista e Liberaldemocratica per l'Italia
Da oltre un anno Gianfranco Fini si sta muovendo per l'alternativa. L'alternativa
a che cosa ? Ad una maggioranza di governo capitanata - "ad interim"
- da un Silvio Berlusconi che, checchè ne dica, è al traino di una Lega
Nord conservatrice e statalista. Un Silvio Berlusconi
neo-filo-sovietico amico di Putin e di Gheddafi in chiave
anti-occidentale. Un Silvio Berlusconi che ha selezionato la sua
classe dirigente sulla base più del "sex appeal" che delle reali
competenze politiche. Un Silvio Berlusconi che, da troppo tempo, ha
dimostrato di non voler fare alcuna riforma liberale e garantista del
mondo del lavoro e della giustizia. Gianfranco Fini è passato dunque
al contrattacco fondando prima un "think-tank", Fare Futuro, ed oggi una
corrente interna al PdL. Ovviamente ci aspettiamo molto, ma molto di
più. Il PdL non è un partito, ma un "comitato d'affari" al pari del
suo omologo Pd. Non ha un'ossatura ideale né tantomeno un progetto
politico di ampio respiro. Gianfranco Fini, è vero, proviene dalle
file del principale partito della destra italiana. Un partito, il Msi
prima e An poi, che certo non ha mai avuto nulla a che spartire con la
destra liberale europea. Purtuttavia, poiché solo i cretini non
cambiano mai idea, Fini ha dimostrato di essersi evoluto sia
ideologicamente che politicamente. A differenza dei cattocomunisti,
ha abiurato in toto al suo passato postfascista e ha contribuito - già
con An - a dare un'impronta gollista al suo partito. Il che, infatti,
gli è costata la scissione dei fascisti della destra sociale di Storace e
della Santanchè. Oggi Gianfranco Fini ed i suoi fedelissimi mirano
alla costruzione di un partito moderno, laico, gollista e di destra
liberale. Che guarda a Sarkozy, a Cameron e persino ai
Liberaldemocratici inglesi. In questo senso, infatti, sarebbe utile
una spaccatura costruttiva del PdL, come sostengo da tempo, per la
costruzione di un'alternativa liberal-moderata alla conservazione
esistente. Un'alternativa capace di attrarre non solo i voti di
quanti non si riconoscono nell'attuale leadership berlusconiana, ma
anche di coloro i quali non vanno più a votare o sono delusi
dall'attuale centrosinistra. In questo senso, Fini, potrebbe
costruire un suo movimento politico che da subito potrebbe attrarre -
approssimativamente - il 10% dell'elettorato. E partire con la
costruzione di una nuova coalizione di centro-destra (con il trattino !)
in alternativa alla Lega ed a Berlusconi, ma anche, certamente,
all'ormai marginalissimo Pd. Una coalizione che potrebbe contare sul
sostegno dell'Udc di Casini e dell'Api di Rutelli e Tabacci, alla quale
si sono già aggregati anche i liberali di Zanone. E a noi laici,
repubblicani del PRI, liberali del PLI e
- se lo volessero - anche i Radicali, non rimarrebbe che costituire un
rassemblement denominabile, preferibilmente, "Unione Liberaldemocratica"
a sostegno dello stesso Gianfranco Fini. Forse corro troppo con la
fantasia, ma ritengo che una coalizione a quattro (Movimento di Fini,
Udc, Api, Laici-Libdem) di tal fatta potrebbe certamente scompaginare i
giochi e puntare a rappresentare quasi un terzo dell'elettorato. Coalizione
unita su pochi ma condivisi punti programmatici: politica estera
filo-occidentale senza tentennamenti o connivenze con dittature o
presunte tali; politica di integrazione dell'immigrazione con il
riconoscimento dei diritti di cittadinanza, ma anche di rigore nei
confronti dei clandestini; politica economica di sostegno alle piccole e
medie imprese che miri alla detassazione dei redditi ed all'erogazione
di congrui ammortizzatori sociali; riforma della giustizia che punti
alla separazione delle carriere dei magistrati ed alla responsabilità
civile del giudice ed alla spoliticizzazione del CSM; abolizione delle
Province, dei consorzi, delle comunità montane ed accorpamento dei
piccoli comuni.
Con Gianfranco Fini leader ed una sinergia fra moderati, laici e
liberali, tutto ciò, forse, sarà possibile. Diversamente, la stagnazione regnerà sovrana.

Luca Bagatin
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