Non molte settimane fa avevo scritto un
articolo a proposito del nuovo codice etico che i dipendenti della
Presidenza del Consiglio dei Ministri dovranno seguire.
In proposito, fra le altre cose,
scrivevo: Un “codice etico” che sa molto
di Stato Etico di fascista memoria. Un “codice etico” che, come
nel periodo mussoliniano, prevede fra le altre cose l'obbligo da
parte del dipendente di dichiarare l'appartenenza a qualsiasi
associazione, anche riservata, esclusa l'appartenenza a partiti e
sindacati (che, però, ricordiamolo, sono le uniche associazioni che
non possiedono
personalità giuridica).
E' chiaro che
tale norma voglia colpire l'appartenenza dei dipendente ad
associazioni riservate (ma non certo segrete !) quali la Massoneria.
Alcuni giorni fa, un caro amico
dirigente provinciale da trent'anni, mi fa notare che un regolamento
simile esiste già – per tutti i pubblici dipendenti – ed è
contanuto nel DPR 62/2013 dal titolo, appunto, “Codice di
comportamento dei dipendenti pubblici”. All'Articolo 5 leggiamo
infatti, testualmente, al comma 1: Nel rispetto della disciplina
vigente del diritto di associazione, il dipendente comunica
tempestivamente al responsabile dell'ufficio di appartenenza la
propria adesione o appartenenza ad associazioni od organizzazioni, a
prescindere dal loro carattere riservato o meno, i cui ambiti di
interessi possano interferire con lo svolgimento dell'attività
dell'ufficio. Il presente comma non si applica all'adesione a partiti
politici o a sindacati.
In sostanza, se un
dipendente aderisce ad una qualsiasi associazione, sia essa
un'Obbedienza massonica oppure semplicemente Legambiente, Arcigay,
Club degli Amici del Gambero o vattelapesca, sarebbe obbligato a
dichiararlo al responsabile del suo ufficio.
Il che, nei fatti,
va a ledere il diritto alla riservatezza di ciascuno. Ridicolo, poi,
che tale obbligo non sussista per chi aderisce ad un partito...visto
che è proprio semmai un partito politico che ha qualche “rapporto
privilegiato” con il potere e potrebbe essere in contrasto con lo
svolgimento dell'attività dell'ufficio pubblico in questione ! Per
quanto, in nome della libertà di associazione, personalmente ritenga
che ciascuno possa riservarsi di aderire a qualsiasi tipo di
associazione egli voglia, senza che debba comunicare gli affari suoi
ad alcuno.
Curioso che, sino
ad oggi, nessuno abbia ancora sollevato “il caso” e mi auguro
che, da oggi, qualcuno inizi a scandalizzarsi poiché, ancora una
volta, lo Stato italiano (ed i suoi relativi legislatori) si
qualifica per quel che è, in sostanza. Poco rispettoso delle libertà
dei suoi cittadini.

Luca Bagatin