18 aprile 2011
"Mi chiamavano onorevolino": l'autobiografia di Stefano de Luca
"Mi chiamavano onorevolino" è la recente autobiografia edita da
Rubbettino e scritta da Stefano de Luca - Segretario nazionale del
Partito Liberale Italiano - con l'emblematico sottotitolo "Profilo di un
liberale sicialiano".
Stefano de Luca, classe 1942, siciliano doc, è uno dei pochi capitani
coraggiosi che, dal 1997 ad oggi, sta portando ancora avanti la bandiera
politica che fu di Benedetto Croce e Luigi Einaudi.
In questa autobiografia è percepibile quell'entusiasmo tipicamente siculo che pervade il Nostro.
Cresciuto in un ambiente famigliare tutto sommato benestante,
discendente da una famiglia aristocratica di Palermo di tradizione
liberaldemocracia e risorgimentale, Stefano de Luca bambino respira già
in casa il clima politico che lo porterà, molti anni dopo, a sedere in
Parlamento. Lo chiamavano, infatti, "onorevolino", per questa sua
passione nel giocare - con le sue cugine ed i suoi compagni di gioco - ad inscenare improbabili comizi del Partito Liberale, con tanto di
bandiera tricolore esposta.
Sarà così che, studente universitario, inizierà a frequentare i circoli
della Gioventù Liberale Italiana ed a distribure il loro piccolo
giornale dal significativo titolo "Controcorrente".
"Mi chiamavano onorevolino" non è, ad ogni modo, la classica e noiosa
autobiografia di quei politici consumati e grigi che ci si potrebbe
abitualmente attendere. Diversamente, è un concentrato di aneddoti ed un
succedersi di avventure galanti che hanno visto protagonista il nostro
Stefano de Luca, che si racconta senza risparmiarci alcun avvenimento
della sua vita privata più intima.
Uno spaccato dell'Italia dagli anni '50 agli anni '70, dei luoghi di
ritrovo della mondanità di allora e delle passioni che hanno sempre
accompagnato il de Luca: i cavalli e la barca a vela in primis. Oltre
che le belle donne.
Non manca la politica, certo, che però non è la protagonista principale del volume.
Stafano de Luca racconta il PLI ed i suoi protagonisti: da Malagodi a
Renato Altissimo di cui fu stretto collaboratore. La sua esperienza di
governo come Sottosegretario al Ministero delle Finanze e la caduta
rovinosa dei partiti democratici e di governo a causa della falsa
rivoluzione giustizialista di Tangentopoli, che distrusse un'intera
classe dirigente.
Lo scioglimento, dunque, di quel Partito Liberale Italiano che aveva
faticosamente costruito il filosofo Benedetto Croce nel 1943.
Stefano de Luca ne uscirà, ad ogni modo, senza macchia e nessun addebito giudiziario a suo carico.
Si avvicinerà, come ci racconta, prima a Sivlio Berlusconi, visto che
sarà - nel 1994 - l'unico politico a proporre la Rivoluzione Liberale e
quindi un partito liberale di massa. De Luca sarà dunque eletto
europarlamentare nelle file dell'Unione di Centro, esperienza che
definirà deludente anche a causa dell'eccessiva burocrazia di Bruxelles e
dell'astrusità dei riti che si consumano tutt'ora in seno ad un
Parlamento Europeo praticamente inutile.
Stefano de Luca ci racconta poi la delusione nei confronti della
politica populista ed inconcludente di Berlusconi, che mai attuerà quella
tanto osannata Rivoluzione Liberale.
Sarà così che, nel 1997, deciderà di rifondare il PLI in posizione
autonoma ed anticonservatrice al punto che, nel 2008, si candiderà a
premer con liste autonome (e, per inciso, otterrà anche il mio voto).
Stefano de Luca è e rimarrà un "onorevolino", come ci ricorda anch'egli.
Orgoglioso del suo aver vissuto appieno la vita, senza rimpianti e con
il coraggio di chi ha da sempre la coscienza a posto. A differenza della
classe politica di oggi, cresciuta nel nulla, mediocre ed improvvisata.
Destinata certamente ad un lento, inesorabile oblìo.

Luca Bagatin
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13 febbraio 2009
Il Congresso del PLI e il nuovo bipolarismo tutto da costruire
Il 20 – 21 e 22 febbraio prossimi si terrà il Congresso del Partito
Liberale Italiano, partito storico che fu del conte Camillo Benso di
Cavour, di Benedetto Croce, di Luigi Einaudi, di Giovanni Malagodi ed
altri. Anch'io, pur essendo di tradizione liberalsocialista e
mazziniana oltre che iscritto al PRI, mi sono permesso di votare e fare
campagna elettorale per il PLI alle scorse elezioni politiche. L'ho
fatto e lo rifarei certamente in mancanza del simbolo repubblicano
dell'Edera e di una componente laica e liberaldemocratica forte e
riconoscibile. L'ho fatto e lo rifarei perché non ho simpatia per –
come lo definisce il Segretario uscente del PLI stesso, Stefano De Luca
– questo bipolarismo all'amatriciana. L'ho fatto e lo rifarei perché
sì, Berlusconi ha fatto e sta facendo delle riforme interessanti e
liberali, ma assolutamente limitate e poi ha alleati come la Lega Nord
che queste riforme liberalizzanti le stanno frenando alla grande (si
pensi all'abolizione delle Province !). L'ho
fatto e lo rifarei ma, intendiamoci, anche per dare la sveglia ai
compagni Repubblicani ed ai Liberali del PdL che sarebbe ora che
costituissero una loro componente tale da contrapporsi ai conservatori
all'interno del calderone berlusconiano. Plaudo anche alla discesa
in campo di Arturo Diaconale - direttore di uno dei giornali con cui
collaboro con più piacere, L'Opinione delle Libertà - che ha deciso di
candidarsi alla segreteria del PLI in alternativa a De Luca e sostenuto
anche dall'ex radicale Marco Taradash. Per quanto Diaconale punti ad
un'alleanza formale fra PLI e PdL, cosa forse un po' difficile giacché
il PdL sta puntando a fagocitare tutti i partiti piccoli
anti-centrosinistra. Plaudo all'adesione al PLI di Paolo Guzzanti, giornalista di tradizione
liberalsocialista che ho sempre apprezzato moltissimo, e che ha deciso di abbandonare un partito di plastica come il PdL. Interessante
sarebbe una prospettiva di federazione fra forze Liberali, Repubblicane
e Liberalsocialiste anti-centrosinistra capaci di attirare personalità
laiche del PdL (e scontente della sua linea clericale) tali da
costituire un Polo Liberale, capace di puntare ad un 15-20 %
dell'elettorato e che si contrapponga ai conservatori ed ai clericali
in genere. Silvio Berlusconi non è eterno e, nonostante oggi sia
l'unico a mantenere un po' d'ordine nel suo schieramento politico e
capace di arginare le derive più destrorse, bisognerà pur pensare ad un
dopo. Un dopo che vedrà certamente ridotto ai minimi termini un Pd
ormai in caduta libera e senza prospettive di lungo termine e un dopo
che ridisegni il nuovo bipolarismo all'insegna della tradizione europea
ed occidentale. Un bipolarismo, dunque, che potrà vedere Liberali
che si contrapporranno a Conservatori e che nasceranno da una
scomposizione costruttiva del PdL, oggi partito di plastica, come
abbiamo scritto precedentemente, e che vede una pluralità di culture al
suo interno (dal radicale Capezzone al clericale Giovanardi). Un
disegno a parer mio costruttivo il Paese che finalmente chiuderà con la
stagione delle tifoserie e dei contenitori senza contenuto e che
potrebbe assistere ad una rinnovata stagione di laicità e libertà.
 Luca Bagatin
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15 marzo 2008
L'unico voto utile se non sei inciucista, fascista, comunista o clericale è semplicemente.....LIBERALE !
Ebbene sì: alle politiche del 13 e 14 aprile le liste del Partito
Liberale Italiano saranno presenti in tutta Italia nelle schede di
Camera e Senato. Da laici, laicisti e autentici democratici quali
pensiamo di essere, non vedevamo l'ora e vogliamo denunciare con
fermezza la palese violazione della Legge sulla par condicio da parte
di Rai e Mediaset e dei maggiori organi d'informazione nel rifiutarsi
di far conoscere ed invitare esponenti dell'unica presenza Liberale
alla competizione elettorale. Detto ciò, andiamo avanti per la
nostra strada: infondo esistono i blog e gli organi di stampa laica
attraverso i quali possiamo inteloquire e fare informazione senza peli
sulla lingua. Ricordiamo qui che il Partito Liberale di Stefano De
Luca si è staccato da tempo dalla Casa delle Libertà e si è
recentemente federato con il Partito Repubblicano di Giorgio La Malfa e
fu l'unico che inserì nel suo simbolo la dicitura "Casa dei Laici"
proprio all'indomani di quel bellissimo pamphlet intitolato "Democrazia
e Libertà - Riflessioni laiche" che uscì nel 2004 (edito da Rubettino
a cura di Arturo Diaconale e Davide Giacalone ed al quale collaborai
anch'io con alcuni scritti), che mirava proprio alla costituzione di
una Casa Laica, Liberalsocialista e Liberaldemocratica contro il
bipolarismo conservatore. Lo storico PLI, fondato nel 1943 dal
filosofo Benedetto Croce, sarà presente alle prossime elezioni con il
coraggio di chi vuole denunciare in primis "il rischio che la
democrazia rappresentativa italiana precipiti in una pericolosa deriva
plebiscitaria di stampo sudamericano", come recita il Comunicato Stampa
ufficiale della Segreteria del PLI. Il voto al PLI è, peraltro,
l'unico possibile voto utile per il cittadino tartassato (visto che lo
stesso EURISPES raccomanda vivamente la Liberale "flat tax" al 20%)
che, malgovernato in questi 15 anni sia da Berlusconi che dall'armata
Brancaleone di Veltroni ha visto ridotti i suoi introiti senza aver
ricevuto alcun reale servizio pubblico (si pensi anzi agli enti inutili
da abolire subito quali Province e comunità montane veri e propri
carrozzoni succhiasoldi). Il voto al PLI è poi l'unico voto utile per
il cittadino che vuole che siano rispettate le sue scelte e volontà
individuali, senza interferenze dogmatiche di questa o quella fede
religiosa, la quale è sempre e comunque un fatto privato; per il
cittadino che ritiene che il ruolo dello Stato debba essere limitato ai
servizi essenziali e che quei servizi dovrebbero essere comunque
realmente percepiti dall'utenza e, infine, per il cittadino che crede
nella scuola pubblica ed in una cultura laica e pluralista, ma senza
interferenze stataliste. Tanto il Pdl quanto il Pd hanno fatto di tutto per soffocare le voci laiche, liberali e riformatrici al loro interno. Il
Berlusca ha rinunciato a candidare Daniele Capezzone, il liberale
Alfredo Biondi, il repubblicano Antonio Del Pennino (che molto aveva
fatto per la revisione della legge sulla procreazione medicalmente assistita e per
la ricerca scientifica), Dario Rivolta e molti altri laici. Il Pd ha
imbaracato "qualche sasso in capponaia" radicale (ma alla fine sono 6,
7 o 8 i deputati radicali sicuri ?) viste le insopportabili insistenze
di Marco Pannella ed Emma Bonino che evidentemente temevano che i loro
rischiassero di rimanere fuori dal Parlamento e quindi: addio ai lauti
rimborsi elettorali ed alla possibilità di un po' di visibilità
mediatica (sic !). Quanto al programma del Partito Unico
Veltrusconiano è noto a tutti: più Stato e meno mercato; più Chiesa e
meno individuo; più Potere alle oligarchie e meno al cittadino. Morale della favola: "a regazzì, lassatece lavorà !" E'
per questo che, dal basso della nostra umile passione politica
dodecennale, invitiamo coloro i quali non si rassegnano allo status quo
(e quindi non solo i laici, liberali, liberalsocialisti, radicali non
irregimentati e repubblicani) a votare e sostenere l'unica presenza
Liberaldemocratica sulla scheda elettorale: l'unico voto utile a tutti
noi per non scadere definitivamente ed irreversibilmente in un nuovo
autoritarismo messmediatico e populista in un Paese che è già controriformatore (come ebbe a dire il grande riformatore e leader repubblicano Ugo La Malfa) di per sé .
Luca Bagatin
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10 marzo 2008
IL 13 E 14 APRILE VOTA PARTITO LIBERALE ITALIANO
   
Se non sei inciucista, fascista, comunista o clericale: il 13 e 14 aprile VOTA semplicemente LIBERALE
WWW.PARTITOLIBERALE.IT
COMUNICATO STAMPA
Il Partito Liberale
Italiano presenta liste in tutta Italia sia alla
Camera dei deputati che al Senato della Repubblica,
al di fuori degli schieramenti.
Questa decisione coraggiosa costituisce innanzitutto
un atto di denuncia rispetto al rischio che la
democrazia rappresentativa italiana di precipitare in
una pericolosa deriva plebiscitaria di stampo
sudamericano.
Le due maggiori formazioni politiche hanno, di fatto
raggiunto un accordo per eliminare le forze minori,
anche quelle di grande tradizione culturale,
invocando il “voto utile” onde governare
poi insieme o, comunque, fare di comune accordo, una
riforma costituzionale autoritaria, che
trasformerebbe il parlamento in un luogo di
“operai volenterosi ed ubbidienti” con
l’unico compito di schiacciare bottoni.
Dopo aver occupato l’informazione, le banche,
le assicurazioni, gran parte delle società di
costruzione, alcuni grandi gruppi finanziari stanno
cercando la complicità affaristica della politica
dominante per completare il saccheggio in corso del
Paese.
Gli italiani, tartassati dalla pressione fiscale,
dagli aumenti dei prezzi, dalla crisi economica,
hanno perso ogni fiducia in una classe dirigente, di
destra come di sinistra, che non ha saputo né voluto
avviare la necessaria modernizzazione del Paese.
Il PLI si pone come obiettivo quello di proseguire la
competitività, il riconoscimento del merito,
l’alleggerimento delle pastoie .burocratiche
con i relativi costi, la riduzione del carico
fiscale, le liberalizzazioni e privatizzazioni,
soprattutto nei servizi pubblici locali per ridurre i
costi a carico dei cittadini e garantire lo sviluppo.
Quella liberale intende porsi come una alternativa
radicale di chiarezza e trasparenza, rispetto al
progmatismo, dai contorni confusi , dilagante,
rimettendo l’individuo al centro della società
e restituendogli in pieno la sovranità, prevista
dalla costituzione, cominciando dalla reintroduzione
del voto di preferenza.
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