15 gennaio 2016
Le due maggiori Obbedienze Massoniche si confrontano a Sanremo il 26 gennaio 2016
Martedì 26 gennaio 2016, ospite dei “Martedì Letterari”, curati
dall’Ufficio Cultura del Casinò di Sanremo, il Gran Maestro della Gran
Loggia d'Italia, Antonio Binni si confronterà, in un pubblico dibattito,
avente ad oggetto il tema “Ideali e Uomini della Massoneria per la Costituzione Italiana”, con il Ven.mo e Pot.mo Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
L’incontro, coordinato dal Prof. Aldo A. Mola, assume valore storico, per essere, quello programmato, il primo colloquio pubblico fra i Gran Maestri delle due più importanti Obbedienze italiane.
L’occasione è propizia per instaurare un dialogo che, pur nel rispetto più rigoroso delle reciproche specificità, permetterà tuttavia di presentarsi alla società civile come una voce sola, su molti argomenti che potranno essere illustrati, sia pure di scorcio soltanto, durante la trattazione del tema prescelto.
Il che, sia detto non per incidens, consentirà inoltre di
emarginare i, purtroppo, numerosi gruppuscoli, che, in termini del tutto
abusivi, si sono impadroniti della parola “massoneria”, senza,
appunto, un qualsivoglia fondamento e, soprattutto, senza una vera
Tradizione e una Storia che possano dar corpo e sostanza a quella
indebita appropriazione.
Pure perché il pubblico potrà, a sua volta, porre quesiti, con la
conseguenza che, anche per questo tramite, sarà possibile fornire
risposte definitivamente chiarificatrici.
Nell’ottica anche del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, questo dovrà costituire soltanto l’inizio
di una sequela di incontri, tutti volti a rafforzare gli ideali libero –
muratori all’interno della Società italiana, particolarmente in questo
momento di totale disorientamento, invero, sempre più bisognosa di
valori assoluti in quanto a-temporali, per essere propri dell’Uomo.
L’incontro avrà luogo alle ore 16.00.
Per ulteriori ragguagli, anche per quanto concerne le eventuali
prenotazioni alberghiere, é possibile contattare la Dott.ssa Marzia
Taruffi, Responsabile dell’Ufficio Stampa – Cultura – Martedì Letterari -
Casinò di Sanremo, ai seguenti numeri di telefoni mobili 331-6570015 / 333-3977750. Comunicato tratto da www.granloggia.it
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30 novembre 2015
Il Peronismo: giustizia sociale, indipendenza economica e sovranità nazionale !
In Argentina, “peronismo”,
significa giustizia sociale, indipendenza economica e sovranità
nazionale.
Prova ne è il fatto che, sino a
qualche settimana fa, il partito che fu di Peron, ovvero il Partito
Giustizialista, governava il Paese risollevandone le sorti, in
particolare riducendo povertà e analfabetismo.
In Italia, purtroppo, a causa di una
falsa interpretazione, il termine “peronista” è stato spesso
associato al fascismo, al berlusconismo e, recentemente, persino al
renzismo. Ovvero a quanto di più lontano ci possa essere dalla
dottrina e dal governo di Juan Domingo Peron, che resse le sorti del
Paese dal 1945 sino al 1955.
Un decennio storico e dai risultati
encomiabili.
Un decennio ricordato da Alfredo
Helman, argentino, classe 1935, che vive da moltissimi anni in Italia
per ragioni politiche e che, essendo comunista da sempre (militò
anche con Che Guevara ed il suo nome compare anche in “Diario in
Bolivia” del Che), non è tacciabile di aprioristiche simpatie
peroniste.
Nel suo “Il Peronismo 1945 – 1955:
una storia argentina raccontata agli italiani” (Edizioni
Clandestine), Alfredo Helman, attraverso fatti e dati numerici reali,
documenta quanto di positivo ha attuato il peronismo in quel decennio
storico.
Risultati che hanno portato un Paese
agricolo come l'Argentina, con la terra nelle mani di pochi ricchi
oligarchi, a diventare paese industriale con un benessere diffuso in
particolare fra i ceti poveri e operai, con un aumento del reddito –
dal 1943 al 1954 – del 55%, un aumento medio del PIL del 4% ed il
passaggio del debito pubblico dal 68% al 57% nei dieci anni di
governo di Juan Domingo Peron, il quale, attraverso una serie di
nazionalizzazioni, dalle banche alle ferrovie sino alla flotta
mercantile ed alla produzione di petrolio, riuscì ad a far passare
il controllo dell'economia dalla Gran Bretagna che di fatto ne
muoveva i fili, al governo argentino stesso, il quale, fra l'altro,
incoraggiò molto il cooperativismo agricolo.
In questo modo, in sostanza,
l'Argentina smise di dipedere dall'estero, evitò di indebitarsi con
le potenze straniere, aumentò le esportazioni ed avviò una politica
estera di equidistanza sia dagli Stati Uniti d'America che dall'URSS
(la famosa Terza Posizione antimperialista rilanciata più volte da
Peron).
Alfredo Helman, nel suo saggio, spiega
come il peronismo nacque grazie al supporto degli operai, della
Confederazione Generale del Lavoro (CGT) e delle classi meno agiate,
oltre che del nascente Partito Laburista, il quale propose per primo
la candidatura alla Presidenza della Repubblica del Generale Peron,
il quale aveva già a suo tempo preso parte – attraverso il Gruppo
degli Ufficiali Uniti – al colpo di stato militare contro il
governo corrotto del conservatore Ramon Castillo, ricoprendo,
successivamente all'esito positivo del colpo di stato, la carica di
Ministro del Lavoro e del Benessere Sociale.
Fu così che Peron, nelle prime
elezioni democratiche e senza brogli della storia Argentina, quelle
del 1946, sarà eletto Presidente con il 52% dei consensi e iniziando
ad attuare una politica in favore dei più deboli, degli anziani, dei
bambini, attraverso la lotta all'analfabetismo e all'esclusione
sociale, degli operai, ai quali saranno garantiti per la prima volta
tutti i diritti di ferie pagate, malattia, pensione ed infortuni,
l'introduzione della tredicesima mensilità, oltre che una legge
contro i licenziamenti 57 anni prima dello Statuto dei Lavoratori
italiano, oggi smantellato dal renzismo ! Oltre che garantendo
aumenti del budget sanitario e costruendo abitazioni per coloro i
quali non potevano permettersele.
E sarà anche così che il Partito
Laburista si scioglierà presto nel Partito Peronista o Partito
Giustizialista.
Helman riconosce qui la forte miopia di
socialisti e comunisti argentini, i quali a quel tempo e spesso anche
dopo – trovandosi scavalcati “a sinistra” - guardarono con
sospetto la politica peronista, finendo per allearsi con la destra
conservatrice che porterà al colpo di stato del 1955 che provocherà
la messa al bando del peronismo, la sanguinosa dittatura militare e
l'esilio di Peron in Spagna. Alfredo Helman ritiene infatti che, se
socialisti e comunisti argentini avessero appoggiato Peron, le cose
sarebbero andate molto diversamente e forse la dittatura
antiperonista si sarebbe potuta evitare.
Aspetto non secondario della politica
di Peron, fu poi la ricerca di un'unità economica, politica e
sociale dell'America Latina, tentando di mantenere ottimi rapporti
con i Paesi limitrofi. Politica costantemente osteggiata, per ragioni
economiche, tanto dalla Gran Bretagna quanto dagli USA.
Alfredo Helman non dimentica di citare
l'opera della prima moglie di Peron, Evita, la quale ancora oggi e
forse anche più del marito, è ricordata dagli argentini con
particolare affetto.
Evita, di fatto, condizionò molto
l'attività del marito in senso sociale e proletario, giungendo
spesso a dialogare direttamente con gli operai in sciopero e
garantendo, attraverso la sua Fondazione, assistenza agli umili ed ai
bisognosi. Assistenza che Evita odiava definire “carità”, ma
semplicemente “restituzione di quanto ai poveri era stato negato
dai ricchi e dagli oligarchi”.
Ed è assolutamente veritiero il fatto
che, quando Evita morì, nel 1952, anche il peronismo delle origini
cominciò ad affievolirsi. Non è un caso che, durante la dittatura
militare che portò alla messa al bando del peronismo per 18 anni
successivi, sino al 1973, si costituirono numerose bande partigiane
peroniste definite “Montoneros” ed intitolate a in particolare a
Evita.
Il saggio di Helman, edito una decina
di anni fa, ovvero nel momento in cui in Argentina fu eletto il
Presidente peronista Nestor Kirchner, al quale di fatto il saggio
stesso è dedicato, si conclude con l'auspicio che i leader
socialisti dell'America Latina del XXIesimo secolo, da Kirchner a
Lula, passando per Chavez, Morales, Tabaré Vasquez e altri, possano
essere ricordati come gli antichi Libertadores latinoamericani: da
Simon Bolivar a José Marti.
Personalmente, visti i risultati
ottenuti dal 2000 ad oggi, penso davvero che il Peronismo ed il
Socialismo del XXIesimo secolo, abbiano trionfato in America Latina.
Parlano i fatti: riduzione della povertà, riduzione
dell'analfabetismo, maggiore indipendenza economica, abbassamento del
debito pubblico, aumento del PIL.
Certo, l'Argentina, dopo gli ottimi
governi di Nestor e Cristina Kirchner, oggi, con la vittoria del
centrodestra del conservatore Marci, rischia di tornare indietro di
decenni e già lo stiamo vedendo con la nomina a Ministro
dell'Agricoltura dell'ex direttore della Multinazionale OGM Monsanto.
Purtuttavia sono convinto che lo
spirito peronista che ancora pervade il fiero popolo argentino saprà
porre un argine alle storture dei fautori di un mercato senza umanità
e senza amore.
Uno spirito socialista e nazionale che
in Venezuela, alle imminenti elezioni legislative, mi auguro confermi
la vittoria del fronte chavista, contro l'oligarchia di destra.
Uno spirito, quello peronista e
socialista nazionale, che purtroppo è lontano anni luce dalla nostra
Europa, la quale, da una parte ha visto la sinistra tradizionale
vendersi al capitalismo più becero (vedi i vari Blair, Hollande,
Renzi, Schulz) e dall'altra una destra che ha da sempre difeso la
grande impresa a scapito dei più deboli e dei lavoratori.
Abbiamo decisamente molto da
approfondire e da imparare. A partire soprattutto dal fatto che la
vera democrazia non è il governo della maggioranza o dei ricchi,
bensì il governo del popolo. Di un popolo alla ricerca della
giustizia sociale, dell'indipendenza economica e della sovranità
nazionale.
 Luca Bagatin
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18 novembre 2015
Le assurdità del settimanale cattolico "Tempi": "Imagine" di John Lennon inneggerebbe alla violenza. Ma fateci il piacere !
L'assurdità, fra i dogmatici ed i
complottisti di ogni risma, sembra regnare sovrana da sempre.
Solitamente serve a riempire i giornali
e i siti web e a creare allarmismo. Fomentando, spesso, nuove
divisioni.
E' il caso del settimanale cattolico
"Tempi" che addita la bellissima “Imagine” di John Lennon a inno di
violenza. In un
articolo apparso il 17 novembre scorso, infatti, l'articolista di
“Tempi” si avventura in un'assurda analisi addirittura teologica
del testo della canzone del compianto cantante inglese, rilevando,
fra le altre cose che... “è un vero e proprio inno alla
violenza, per molteplici motivi che per essere compresi devono
suddividersi in due parti, quelli ex fide e quelli ex ratione, cioè
quelli che costituiscono una critica alla luce della fede e quelli
che costituiscono una critica alla luce della ragione. Alla luce della fede, infatti, negare il paradiso o l’inferno
è qualcosa di radicalmente antireligioso in genere, ed anticristiano
in particolare, specialmente se si propugna una visione per cui ciò
che conta è solo il cielo sopra di noi, ovvero nella più rosea
delle ipotesi una visione panteistica ed emanazionista, ma nella più
scura una materialistica ed ateistica della vita e del mondo”. Desideriamo inoltre riportare altri passi dell'assurda analisi:
(…) “Lennon in sostanza rifugge l’essere dell’uomo, e
quindi nega la sua verità e, come insegna la storia, ogni volta che
viene negata la verità si compie una violenza, nel caso di specie
una violenza culturale, ma per questo non meno esecrabile”. (...)
E l'articolista così prosegue: “l’idea
che non ci debbano essere nazioni, è una idea violenta – non a
caso alla base dell’internazionalismo socialistico rivoluzionario
tra XIX e XX secolo – in quanto nega l’essere relazionale e
politico dell’uomo come tale già scoperto dalla razionalità del
pensiero greco che in Aristotele ha avuto modo di esprimere il suo
massimo vertice” (…). Ed
ancora:
“l’idea
che non ci debba essere la proprietà è anch’essa una idea
violenta – non a caso alla base di molti movimenti politici e
ideologici che in nome di questo principio hanno portato più morte e
devastazione di quelle a cui pensavano di rimediare – poiché nega
una delle espressioni dirette del diritto naturale, cioè quel
diritto che per natura, per la natura dell’essere umano, attiene
alla retta ragione, cioè alla razionalità umana”.
Fermiamoci
qui.
L'articolista
di "Tempi", evidentemente, ignora la visione spirituale di John Lennon,
paladino degli sperimentatori spirituali degli Anni '60 e '70 e che
attinge dai Veda indù e dal Buddismo. Una visione che, giustamente,
non comprende né paradiso né inferno o, meglio, i medesimi sono
parte del Tutto. Una visione non dogmatica per eccellenza che invita
le persone a immaginare un universo ove vi sia un'unico cielo
(Divino) sopra di noi. Ed ove non vi siano religioni né dogmi. Ma
puro spirito. Come negli insegnamenti di tutti i Grandi Iniziati fra
cui il Cristo medesimo.
Ove vi sia
violenza in tutto ciò, davvero non sappiamo. E non vediamo nemmeno ove Lennon abbia una "visione anticristiana", visto che il Cristo medesimo – lungi
dall'essere il fondatore di una qualsivogli religione - mai parlò di
paradiso e di inferno nei termini indicati dal dogma religioso
cattolico. Dogma introdotto infatti molti secoli dopo la morte del
Cristo stesso, nell'ambito del famoso Concilio di Nicea, presieduto
dall'Imperatore romano Costantino.
Proseguendo
nell'analisi proposta dal settimanale "Tempi" della canzone di John
Lennon, non comprendiamo davvero perché mai l'idea utopistica e
libertaria contenuta in “Imagine” che non esistano nazioni,
dovrebbe essere un'idea violenta. Anzi. E' un invito alla fratellanza
fra i popoli, senza distinzioni di nazione, razza, credo religioso,
sesso e, aggiungeremmo, orientamento sessuale.
Idem per
quanto concerne l'altra idea libertaria contenuta in “Imagine”
relativa alla frase “immagina un mondo senza la proprietà”. E'
questa un'idea violenta o, piuttosto, una prospettiva di equanimità,
di fratellanza, di eguaglianza ove nessuno lucra economicamente sul
suo simile ? Un'idea che, peraltro, più volte è stata suggerita
anche dal Papa dei cattolici Francesco, in accordo con gli
insegnamenti originari del Cristo ?
Poco importa
se l'idea sia stata adottata anche dai più vari movimenti politici.
John Lennon non era un politico o un capo religioso (che poi spesso è
la stessa cosa), ma un artista, un poeta, un libero pensatore
libertario e gnostico.
O forse è
proprio questo che dà fastidio alla stampa ortodossa cattolica (non
dissimile da quella islamica in questo senso), custode di un dio
patriarcale, padre padrone, che nega l'uguaglianza dei suoi figli e
li obbliga a seguire astrusi dogmi di..."fede" ?
Non è
questa, piuttosto, l'origine della violenza ? L'origine delle guerre
di religione dalle crociate sino a quella Santa Inquisizione che
torturò e uccise migliaia di vittime innocenti in nome di un Dio che
la Chiesa cattolica stessa dimostrava di bestemmiare o di non
conoscere, negando così gli insegnamenti medesimi del Cristo,
portatore di Luce, Fratellanza e Amore ?
Fra le
assurdità che abbiamo letto, questa merita di essere ricordata.
In un momento
storico ove occorrerebbe essere uniti in nome di un Amore e di una
Fratellanza che non abbiamo mai praticato, vale la pena ancora dare
ascolto ai poeti. Da John Lennon a Pasolini. Dal Cristo al Buddha. Da
Jack Kerouac a Gandhi.
 Luca
Bagatin
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13 novembre 2015
Evo Morales: non è tempo di monarchie e di banchieri. E' l'ora dei popoli ! (articolo tratto da www.librered.net del 10 novembre 2015)
 Il presidente Evo Morales
ha detto lunedi scorso che non è più il tempo delle multinazionali
e dei grandi imperi, bensì è il momento dei popoli.
Dopo un
incontro in Francia con il presidente Francois Hollande, Morales ha
spiegato che nella sua nazione ora comandano gli indigeni e che le
ricchezze appartengono al popolo.
"I movimenti sociali
organizzati hanno salvato la Bolivia. Ritengo che in questo nuovo
millennio non sia più il tempo di monarchie e banchieri. È giunto
il momento che a comandare sia il popolo ", ha
sottolineato.
Prima di visitare la Francia, il presidente Evo
Morales ha iniziato il suo tour europeo in Germania, Irlanda e
Italia, ove ha conseguito importanti accordi economici ed energetici
per la Bolivia.
Il Presidente boliviano ha ribadito che le
risorse idriche e naturali non possono essere privatizzate. "La
ricchezze non vengono importate, ma rimangono in Bolivia. Questo
significa democratizzare", ha detto.
Morales ha
sottolineato che nel suo Paese il livello di povertà è sceso dal
78% al 18% e l'obiettivo da raggiungere è arrivare al 9% nel
2020.
Il Presidente boliviano ha infine sottolineato che la
sua presenza sul suolo francese non significa che è venuto a
chiedere aiuti, ma a chiudere importanti accordi bilaterali che gli
permetteranno di sviluppare ulteriormente la nazione.
"Con
grande rispetto per le nostre nazioni sorelle, come Argentina,
Ecuador, tra gli altri, devo dire che entro la fine di quest'anno, la
Bolivia sarà il primo Paese in crescita economica del continente,
grazie alle politiche sociali ed il sostegno del popolo" ha
detto.
Il presidente ha anche osservato che la politica non
dovrebbe essere un business, ma un servizio. "Per noi deve
rappresentare un sacrificio, un impegno. Abbiamo la responsabilità,
come governo, di cambiare i vecchi schemi. Un altro mondo è
possibile solo quando i politici cominciano a cambiare ", ha
detto.
Egli ha sottolineato l'importanza di una migliore
distribuzione della ricchezza e la lotta alla povertà a livello
globale, rammaricatosi che queste cose si affrontino solo durante le
conferenze mondiali, le quali dovranno comunque affrontare crisi in
diversi settori: condizioni economiche, sociali e
climatiche.
Morales, partecipando alla 38a sessione della
Conferenza Generale dell'UNESCO in Francia, ha fatto appello
all'Agenzia e gli altri organismi internazionali come l'ONU e la FAO,
di non divenire strumenti di dominazione globale che si preparono ad
invadere, anziché ad integrare le nazioni.
Allo stesso modo ha in
particolare sollecitato l'UNESCO a punire coloro i quali rubano o
vendono beni culturali dei Paesi inseriti nell'elenco. "Abbiamo
recuperato diversi beni culturali in Bolivia, ed intendo proseguire
su questa linea". ha sostenuto.
Tra gli accordi firmati
lunedi dal presidente boliviano e il suo omologo francese Francois
Hollande, si evidenzia l'accordo della nazione boliviana con
l'Agenzia francese per lo sviluppo, così come l'acquisto di radar
per migliorare la lotta contro il traffico di droga ed il
contrabbando.
Si evidenzia anche un accordo preliminare con la
francese Total per garantire l'investimento di almeno un miliardo di
dollari per l'esplorazione delle riserve di petrolio e di gas di quasi 13 trilioni di piedi cubici fino al 2019.
Oltre a
ottenere il sostegno nella disputa marittima con il Cile, il presidente francese ha detto che il dialogo è la via per risolvere
le divergenze.
Articolo tratto da http://www.librered.net/?p=41276
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29 ottobre 2015
"Masters of the World": un interessante simulatore geopolitico
Il celebre Cancelliere imperiale del
XIXsecolo Otto Von Bismark, definì la politica come “l'arte del
possibile”. Ma può, l'arte, essere utilizzata per comprendere la
politica ?
A risponderci è la casa produttrice
francese Eversim, la quale realizza principalmente simulatori e
“seriuous game” (letteralmente “giochi seriosi”) che, con il
suo videogioco per pc “Masters of the World” è riuscita –
attraverso la sua arte grafico-strategica - a realizzare il primo
simulatore geopolitico al mondo.
Governare un Paese è il mestiere più
complesso al mondo, in quanto le variabili sul campo sono numerose:
economiche, commerciali, militari, geo-strategiche e così via e lo
possiamo ben comprendere seguendo ogni giorno i mass-media, internet
e così via.
Eversim – che, ricordiamolo, si
occupa da anni di realizzazione di giochi di simulazione spesso
utilizzati anche per la formazione di diplomatici e di consulenti
NATO, ci permette con il suo “Masters of the World” - scaricabile
al sito www.masters-of-the-world.com - di vestire i panni di un Capo
di Stato o di Governo e di gestire, in modo sufficientemente
realistico, la politica di uno dei 175 Paesi del mondo.
Chi scrive ha testato personalmente il
gioco e lo ha trovato davvero entusiasmante e realistico, oltre che
educativo. La grafica è semplice, ma comunque di buona qualità, se
consideriamo che nel gioco sono riprodotti pressoché fedelmente
tutti i Capi di Stato e di Governo attualmente in carica, oltre che i
relativi Ministri (per l'Italia, considerando che il gioco è
aggiornato al 2014, il Premier è Enrico Letta e i suoi relativi
ministri dell'epoca ed all'opposizione sono riprodotti i vari Grillo,
Berlusconi ecc...).
Il gioco consiste, in sostanza, nel
gestire il sistema legislativo, delle imposte, la politica interna ed
estera (gestendo i relativi Ministeri, interfacciandosi con i
relativi Ministri), le relazioni economiche nazionali ed
internazionali, il sistema dei servizi segreti e così via,
attraverso un vastissimo menu. Gli obiettivi del gioco sono presto
detti: rimanere al governo con un indice di popolarità elevato,
risollevando le sorti del Paese e, successivamente, essere anche
rieletti. Il che, ve lo posso garantire, è tutt'altro che semplice e
per potervi riuscire occorre essere muniti di grande pazienza e di
capacità di ragionamento, un po' come se ci trovassimo davvero nella
“stanza dei bottoni” della politica nazionale ed internazionale.
E' molto facile, ad esempio, se
aumentate troppo talune imposte, oppure se tagliate troppo talune
spese, che l'opposizione o i sindacati organizzino scioperi e
manifestazioni ad oltranza, bloccando, di fatto, il Paese. A quel
punto avete alcune opzioni: andare in tv e spiegare alla popolazione
le vostre intenzioni; ritirare o cambiare la vostra politica fiscale;
far intervenire la polizia o l'esercito per far arrestare i
facinorosi, oppure, addirittura, tentare di corromperli.
Viceversa, se ad esempio abbassate le
imposte o talune spese, il vostro indice di popolarità aumenta
ma...attenzione ! Il deficit statale aumenta e così i relativi
interessi sul debito. Interessi che, peraltro, potete tentare di
negoziare attraverso appositi incontri con i “prestatori”
internazionali e le agenzie di rating. Occorre dunque fare molta
attenzione a quali imposte aumentare o diminuire, quali spese ridurre
o aumentare, a seconda delle esigenze economico/politiche del
momento. I Ministri del vostro governo virtuale, ad ogni modo, vi
forniranno spesso dei suggerimenti in merito che potrete assecondare,
oppure, eventualmente, ignorare.
Badate bene che ogni scelta di aumento
delle imposte o l'introduzione di nuove leggi (ad esempio la modifica
della legge elettorale, l'introduzione dell'eutanasia ecc...) deve
obbligatoriamente passare per la votazione nel nostro/vostro
Parlamento virtuale (oppure tramite referendum, se scegliete di
cedere la parola agli elettori) e, anch'essa, funziona in modo
piuttosto realistico.
Oltre a ciò vi sono gli incontri
internazionali, ovvero la possibilità di gestire importazioni ed
esportazioni del Paese e, dunque, negoziare con la Merkel, Hollande,
Putin (riprodotti graficamente in modo fedelissimo) e tutti gli altri
Capi di Stato del mondo.
Altro dato di realismo del gioco sono
le organizzazioni internazionali delle quali fate parte e/o con cui
avrete a che fare nel corso della partita: ONU, Fondo Monetario
Internazionale, NATO, BRICS, Mercosur e così via e ciò vi
permetterà di comprendere ancora meglio il loro funzionamento nella
vita reale e quanto ciò incida nella vita quotidiana di tutti noi.
“Masters of the Word” prevede
inoltre la giocabilità di diversi “scenari” realistici fra cui:
“Salvataggio della Grecia”, “Fiscal cliff USA”, “Escalation
Israele-Iran” e molti altri. In questo modo non solo si possono
comprendere meglio le problematiche relative alla geopolitica di quei
Paesi, ma anche testare le nostre capacità strategiche di
risoluzione dei problemi relativi.
Altro aspetto accattivante del “serious
game” in questione è lo scenario che ci permette di interpretare
il ruolo del capo di uno qualsiasi dei partiti d'opposizione che,
nello scenario in questione, verrà eletto e dunque salirà al
potere. Importante è, ad ogni modo, anche la coerenza ideologica: se
il partito al governo ha un orientamento di “sinistra” le misure
politiche adottate dovranno essere coerenti con questo orientamento;
la medesima cosa accadrà se il partito al governo ha un orientamento
di “destra”. Se il Premier in questione da noi interpretato
deciderà, ad ogni modo, di prendere decisioni in contrasto con la
sua maggioranza, potrebbe avere non pochi grattacapi con i suoi
Ministri e parlamentari e, dunque, subire diverse crisi di governo.
Come, nei fatti, accade nella realtà !
“Masters of the Word” è, dunque,
un'esperienza unica nel suo genere, anche perché ci risulta essere
l'unico videogame geopolitico attualmente in commercio e merita di
essere provato non solo dai giovani appassionati di videogiochi
gestionali, ma anche dagli addetti ai lavori: siano costoro
giornalisti, appassionati di politica o personalità politiche
medesime.
 Luca Bagatin
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5 settembre 2015
"Posizioni e dintorni": pensieri e riflessioni di Luca Bagatin
E' vero, non sono un uomo del dubbio.
Perché penso che, nel mondo materiale, sia sempre necessario
prendere una posizione. Con gli anni questa può anche essere
modificata, ma l'incertezza, il dubbio, porta spesso confusione. Mi
fa pensare ai pacifisti francesi degli Anni '30, che, con i loro
dubbi su Hitler gli spianarono - nei fatti- la strada.
Penso sia sempre necessario prendere
una posizione. Soprattutto sessuale.
Vorrei far capire a quelli del presunto "centrosinistra"
che dal 1994 ad oggi, fra Ciampi, Prodi, D'Alema, Amato e Renzi,
hanno sostenuto la peggior destra capitalista possibile. Quella
che ci ha regalato la BCE e le varie guerre ai Paesi del Terzo Mondo.
Ho sempre sostenuto e continuerò a dirlo, che in Italia e in
Europa la peggior destra fascista è la presunta "sinistra".
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6 agosto 2015
Una di quelle notizie che non diffonde mai nessuno: a Cuba e in Venezuela operazioni gratuite alla vista (tratto da www.amoreeliberta.blogspot.it)
In Occidente stiamo per morire di fame, mentre a Cuba e in Venezuela operano gratuitamente agli occhi.
Il fallimento dell'egoismo liberal-democaZZico.
Il trionfo di Amore e Libertà.
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15 giugno 2015
Anche ai ballottaggi ha vinto "Amore e Libertà" (53% di NON voto) ! Renzi, Berlusca, Salvini, Grillo tutti a casa a mangiare il baccalà !
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22 maggio 2015
La Piramide iniziatica della Massoneria della Gran Loggia d'Italia degli ALAM (tratta da www.granloggia.it)
Nulla di occultistico, mafioso o complottistico. Solo filosofia, cultura e spiritualità. La
GLDI ha una somma di caratteristiche distintive, che contribuiscono a
definirne il ruolo peculiare nel panorama delle Obbedienze Massoniche.
E' UNA OBBEDIENZA DI DONNE E DI UOMINI,
poiché inizia ed ammette nelle stesse logge sia Fratelli che Sorelle,
riconoscendo ad uomini e donne pari dignità nella loro diversità e
specificità, uguale potenziale iniziatico e capacità nello svolgimento
degli stessi lavori massonici.
E' PARTICOLARMENTE DEDITA ALLO STUDIO
ed alla ricerca in àmbito esoterico, poiché attribuisce alla
Istituzione massonica l'importante compito di conservare, raccogliere e
stimolare una cultura ed una filosofia che sono sintesi di millenni di
storia e di civiltà.
HA SCELTO DI RICONOSCERSI IN UN SOLO RITO, quello Scozzese Antico ed Accettato, il quale prevede un cammino sapienziale ed iniziatico che si svolge dal I° al 33° Grado.
NEL RISPETTO DELLA TRADIZIONE E DEGLI STATUTI, VUOLE ESSERE UN' OBBEDIENZA PROGRESSIVA
che, pur mantenendo intatto il patrimonio del passato, sa di vivere in
un mondo in evoluzione dal quale non può e non vuole rimanere lontana.
LA PIRAMIDE INIZIATICA è insieme la
Forma che l'organizzazione massonica assume e il Simbolo del percorso
che, nel progredire della Conoscenza della Legge Naturale, tutti i
Fratelli compiono con metodo costante di lavoro, per Tradizione, verso
la saggezza interiore, la conoscenza, il limite terreno della Verità,
immagine del cammino dell'uomo verso il suo bisogno di Infinito.
La Massoneria, in generale, ha principi,
costumi, riti, e norme che si perdono nella notte dei tempi. Solo con
l'istituzione della Massoneria speculativa (nel 1727), sono apparsi i
primi documenti scritti che hanno permesso di conoscere il cammino che
le varie obbedienze massoniche nel mondo hanno compiuto per normalizzare
i propri Statuti associativi, rendendo così sempre più trasparenti le
relative finalità. La Massoneria postula la capacità dell'uomo di
ricercare con i soli propri mezzi il progredire della Conoscenza . A
questa ricerca della verità partecipano in vario grado, ma con metodo di
lavoro costante per Tradizione, tutti i Fratelli stessi, nel corso
delle generazioni. Ai fini del raggiungimento di queste altissime
finalità globali della Massoneria Universale (testimonianza operativa e
ricerca speculativa autoreferenziale) è particolarmente importante
l'assetto funzionale assunto dalla nostra Obbedienza: l'unione
funzionale della Gran Loggia e del Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Infatti, la GLDI ha unito in una sola
Piramide Iniziatica le finalità che competono rispettivamente
all'Ordine - i primi 3 gradi - ed al Rito (secondo il R. Scozzese Antico
ed Accettato) costituendo un modello iniziatico ontologicamente
completo ed oggettivamente molto importante. Da un lato, il suo
metodo di lavoro perfeziona con questa unitarietà di etica e norma e con
il riconoscimento anche alla donna delle stesse responsabilità
dell'uomo, quello di più Tradizioni plurisecolari; dall'altro offre,
come nessun altro modello sociologico/epistemologico (o evolutivo
adattativo) tutte le caratteristiche per essere riconosciuto metafora,
laboratorio illuminista, coscienza stessa del cammino ideale che
l'umanità dovrebbe intraprendere per migliorarsi. La suddivisione dei
vari gradi è la seguente:
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22 febbraio 2015
Chavez, il Venezuela e la nuova America latina. Un saggio di Aleida Guevara e Hugo Chavez
Hugo Chavez e Aleida Guevara
E' facile accusare Paesi sfruttati da
secoli di avere, oggi, regimi dittatoriali.
E' facile puntare il dito contro coloro
i quali hanno dovuto subire prima gli attacchi e le violenze dei
Conquistadores spagnoli e, successivamente, l'instabilità politica,
spesso fomentata da questo o quell'imperialismo. In particolare, per
vicinanza geografica, dall'imperialismo yenkee, con le sue
multinazionali, con la CIA e la sua politica di infiltrazione subdola
che ha finanziato fior fiore di dittature autoritarie vere, quelle
sì, in nome non della libertà e della democrazia, bensì del Dio
Dollaro a Stelle e Strisce.
E non occorre essere comunisti per
sostenere questo, anzi. Nemmeno Fidel ed il Che erano davvero
comunisti, ma, se volevano liberarsi del regime di Batista, un
approdo internazionale avrebbero pur dovuto trovarlo.
Pensiamo, del resto, che lo stesso
Gabriele D'Annunzio, allorquando fondò la libertaria Repubblica di
Fiume, ovvero la Reggenza del Carnaro del 1920, trovò il pur
stumentale appoggio solo da parte dei sovietici.
E' per questo che libri come “Chavez.
Il Venezuela e la nuova America latina”, edito in Italia da
Vallecchi, sono di un'importanza fondamentale per comprendere una
realtà solo apparentemente lontana dalla nostra.
Il saggio, che è frutto di un'accurata
intervista fatta dalla pediatra cubana Aleida Guevara - figlia del
noto rivoluzionario argentino Che Guevara e di Aleida March –
all'allora Presidente del Venezuela Hugo Chavez, è un ulteriore
approfondimento storico di un leader e di una realtà, quella
venezuelana, ma anche latinoamericana, che, sfruttata e vilipesa da
secoli, ha trovato, fra la fine degli Anni '90 e per tutti gli Anni
2000, un nuovo riscatto. A differenza di quanto accaduto nel
cosiddetto Occidente liberaldemocratico, che, preda di una
globalizzazione che ha voluto dimenticare le sue radici – anche
spirituali – si è infilato in una crisi senza più alcuno sbocco
utile ai popoli medesimi.
E' così che, nel saggio della Guevara,
Chavez le racconta il Venezuela precedente al suo avvento, preda
della corruzione dilagante e di un sostanziale monopartitismo in
quanto, i due maggiori partiti del Paese, di fatto governavano
assieme, costituendo una vera e propria oligarchia anti-popolare.
La cosa, forse, a noi italiani, può
ricordare qualche cosa, in effetti...
E Chavez, dunque, racconta la necessità
del golpe del 4 febbraio 1992, allorquando era ufficiale
dell'esercito e racconta di come avesse ispirato l'impresa a Simon
Bolivar, El Libertador, eroe nazionale venezuelano e dell'intera
America Latina, per aver contribuito a sconfiggere l'Impero Spagnolo
all'inizio del XIXsecolo. Golpe purtuttavia miseramente fallito, ma
che getterà le basi per la successiva elezione democratica di
Chavez, allorquando si candiderà alle elezioni presidenziali del
1998 con il Movimento Quinta Repubblica e sarà rieletto sempre con
percentuali attorno al 60% dei consensi sino alla sua prematura
morte, avvenuta nel 2013. E pensare che i suoi avversari di
centrosinistra e di centrodestra l'avevano sempre considerato un
matto, un ousider da prendere in giro, dato che il suo movimento non
aveva nemmeno i soldi per pagarsi la campagna elettorale ed al punto
che i media stessi faranno di tutto per non pubblicare mai i dati
relativi ai sondaggi elettorali del suo movimento, considerandolo un
candidato ridicolo e marginale !
Hugo Chavez racconta alla Guevara le
sue umilissime origini indigene in una famiglia povera di Barinas,
così povera che i suoi genitori non potevano pagargli gli studi. E
fu così che decise di iscriversi all'Accademia militare, al fine di
poter studiare e di trasferirsi a Caracas, nella Capitale,
rinunciando purtuttavia così al suo sogno di diventare un campione
del baseball.
Da allora divorerà interi libri di
Storia e di storia dell'America Latina, diventando un vero e proprio
autodidatta e scoprendo così come la scuola di allora avesse bandito
dalla cultura nazionale figure findamentali quali Bolivar.
E le raccontò la sua profonda amicizia
con Fidel Castro, basata sulla reciproca amicizia fra popolo
venezuelano e cubano e su una costante collaborazione economica e
sociale. Le missioni sociali avviate dal Governo Chavez, del resto,
riceveranno un forte contributo da Cuba, spesso senza richiedere
nulla come contropartita.
Nel saggio edito da Vallecchi, Chavez
fa presente alla Guevara quello che egli battezzò “Piano Bolivar
2000”, ovvero il contributo delle forze armate del Paese come forze
di matrice civico-militare di assistenza ai più deboli, nei
quartieri periferici, ovvero come forze armate di pace e di
cooperazione con il popolo, così come le aveva intese Simon Bolivar
nell'800.
E le racconta anche della necessità
del Venezuela di uscire dal Fondo Monetario Internazionale e dalle
logiche di sfruttamento perpetrate dalla Banca Mondiale,
ricominciando così ad essere un Paese sovrano, con un'industria del
petrolio nuovamente restituita ai cittadini e che contribuirà a
finanziare gran parte delle missioni sociali e finanziando la scuola
per tutti, vero e proprio fiore all'occhiello dei governi Chavez ed
ormai di gran parte dei Paesi latinoamericani che hanno debellato
pressoché definitivamente l'analfabetismo.
Aspetto interessante del racconto di
Chavez è l'istituzione della Banca del popolo, ovvero un istituto di
credito nazionale a scopo non commericale, la quale concede
microcrediti a chi necessita di riceverne, compresi i disabili che
non possono pagarsi le cure ed ai quali non vengono nemmeno calcolati
gli interessi.
Tutti aspetti positivi peraltro
riconosciuti anche dall'ex Presidente USA Jimmy Carter, in qualità
di osservatore internazionale, che visitò molto spesso il Venezuela
chavista.
Molto commoventi, poi, i racconti
dell'infanzia di Chavez, di quando sua nonna lo invitava a
raccogliere e vendere le arance di casa, gli insegnò a leggere e
scrivere e a bagnare le piante e di quando, sin da bambino, amasse
cantare, specie le canzoni popolari.
L'ultima parte del saggio è dedicata
ad una puntata della trasmissione televisiva “Alò Presidente”
nella quale Chavez invita Aleida Guevara a parlare, fra le altre
cose, di suo padre.
Il saggio può ritenersi un'apologia
dello chavismo-guevarismo ed i più maliziosi lo intenderanno in
questo modo.
Per il lettore senza pregiudizi e più
aperto alla conoscenza dei fatti, diversamente, il saggio “Chavez.
Il Venezuela e la nuova America latina”, può essere inteso come un
viaggio all'interno di un continente che ha una cultura latina come
la nostra; che, attraverso i secoli bui della violenza e della
sopraffazione ha saputo ricercare una autentica Terza Via – oltre
comunismo e capitalismo – di emancipazione civile e sociale.
Nonostante i problemi che ci sono e permangono.
Persone e leader come Bolivar e Chavez,
ad ogni modo, hanno saputo mostrarci una via alternativa
all'oligarchia degli imperi, degli imperialismi, della
partitocrazia“bipartisan”. Una via che, ci auguriamo, approdi
finalmente agli Stati Uniti dell'America Latina, nel nome di Bolivar,
di Garibaldi, di Peron, di Chavez e del Socialismo del Ventunesimo
Secolo.
 Luca Bagatin
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