11 marzo 2013
"La mia vita è un Caos Calmo: "La solitudine dei secondi che, pertanto, saranno i primi": monologo by Baglu
C'è una frase che una stronza un giorno scrisse quale commento ad un
post su un blog: "L'amore di chi non amiamo si deposita sulla superficie
e da lì evapora in fretta". La scrisse a sproposito e mi fece molto
innervosire, tanto più che la stronza in questione non ne conosceva il
contesto e/o, se anche l'avesse conosciuto, il suo essere stronza le
avrebbe impedito lucidità di giudizio. Ora, non lo so, forse
sbaglio. Forse sbaglio ma ho come l'impressione che le donne della mia
generazione e quelle delle generazioni a venire siano profondamente
stronze. Non so
perché siano così, esattamente. Forse perché vogliono difendersi da
uomini che le hanno tradite, che si sono comportati da stronzi con loro.
O forse perché i costumi si sono involuti in un edonismo senza amore,
ove la prevaricazione fra i sessi primeggia sul piacere del sesso. E del
sesso, in particolare, fatto con amore. In tutto questo rivaluto le
donne degli anni '80 e '90. Quelle della generazione precedente alla
mia. Le donne trasgressive di allora, senza tutte queste paranoie
dell'oggi ove un'estetica imposta da modelli televisivi totalizzanti ha
sostiuito ogni sentimento. Le donne trasgressive di allora sprizzavano e sprizzano - tutt'oggi - sesso. Quell'erotismo che si è perduto nel nullismo. Intendiamoci, la pubblicità dei prodotti è
una gran cosa, ma personalmente l'abolirei per legge, cacciando in
galera quell'idiota del Pinguino di quella nota compagnìa telefonica. La stupidità non dovrebbe essere eletta e modello. Andrebbe sempre e comunque condannata. Non lo so, forse esagero, come sempre, direbbe qualcuno. Ma ho la presunzione di dire che
sto semplicemente fotografando la realtà. Una delle tante. Che poi
quella frase (che, per inciso, fa davvero schifo e non è nemmeno
veritiera) - "L'amore di chi non amiamo si deposita sulla superficie e
da lì evapora in fretta" - è di un certo Paolo Giordano, che una volta
incontrai anche in un ristorante, durante una fiera del libro ed ignorai
bellamente. Il belloccio di turno di una generazione - la mia - senza
alcuna prospettiva autentica. Senza radici. Non lo so, forse sono troppo duro e tranchant. Però questo è ciò che penso. Perché non ci restituite Brigitte Bardot e vi tenete Barbara d'Urso ? Perché non ci restituite Moana Pozzi e vi tenete le tante modelle anoressiche che menti distorte hanno imposto ? Il fatto è che l'anoressia è nella "non creatività" degli ultimi quindici-vent'anni. La creatività non esiste più, si è prosciugata. Si è anoressizzata ! E a Prada andrebbe preferito il prosciutto. Di Praga. Il fatto è che oggi la liposuzione è stata imposta ai
cervelli. E l'amore non evapora in fretta, se c'è. La giovinezza
evapora in fretta. Quella sì. E' un dato di fatto ed è il momento di
farsene una ragione: l'elisir di lunga vita non esiste. E per fortuna ! E,
ad evaporare, mi auguro sarà - presto - questa nostra generazione del
cavolo e quella immediatamente successiva, che hanno fatto del
"turpiloquio" la nuova omologazione. Del "nulla" l'unica ragione di vita. Ovvero di morte.
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20 febbraio 2013
"La mia vita è un Caos Calmo: FINALMENTE POSSO DIRE CHE NON ESISTO E, SE ESISTO, NON FATECI TROPPO CASO": racconto by Baglu
Sono sulla mia panchina, mi manca l'aria, l'ansia mi attanaglia. Sono
di fronte alla sua vecchia casa, come ogni giorno. Mi piace stare qui e
so anche che forse è una cosa inutile ma mi piace starci. So anche
che Lei non c'è più e che frequenta un altro (che so anche essere una
merda umana) da tempo e che sono un cretino a perdere ancora tempo
dietro a Lei, ma... La verità è che l'amore fa star male ed io, nello specifico, sto già male di mio. Le
avevo inviato un biglietto d'auguri, dedicato altre cose ma...ma Lei se
mi deve scrivere lo fa solo per scrivermi cose negative. Siamo diversi,
lontani. Forse lo siamo sempre stati o forse dico queste cose perché
sto male e non le penso davvero. Forse le dico perché sono arrabbiato, nervoso, anche deluso.
Arriva un signore,
vestito di scuro, si siede accanto a me.
- Ciao Baglu - Ciao Peter - Tu lo sai che io non sono davvero qui, vero ? - Sì, lo so, sei morto (lo dico in fretta, ma in realtà soffoco un singhiozzo di pianto) - Sempre qui su questa panchina ? - Sì - Come stai ? - Mi sento solo e abbastanza inutile. Forse ho profuso troppo ensusiasmo in cose che sono svanite presto. - Ma dai, che sei giovane ! - No, Peter, non sono più giovane. Forse è solo che ho paura di vivere, anche se non ho mai avuto paura di ammetterlo. - Cosa pensi di fare ? -
Niente, che devo fare ? Ho già programmato la mia morte, ma non così
presto. Sai, io non mi fido più delle persone. Non della maggior parte
delle persone, proprio delle persone dico. Può essere che io sbagli, che
ciò che dico sia dettato dal mio stato d'animo attuale. Però sono molti
anni che ci penso. - Eh lo so, Baglu. So come la pensi su queste cose. Forse non pensavo
che...diciamo che penso che queste siano cose che si superano. - Eh,
sì, forse, caro Peter. Chissà. Sai, quando si comincia a parlare anche
con i morti vuol dire che... Che, o si sta cominciando a diventare
schizofrenici oppure è più facile parlare con i morti che con i vivi. La
morte dà quel senso di freddo che io provo, anche in questo momento.
Brividi, sulle spalle e dentro al cuore. Hai mai visto Emilia ? - Emilia ? -
Sì, è il fantasma di una donna che si è suicidata e che ogni tanto
viene a trovarmi qui, su questa panchina. Mi è di conforto, come mi sono
di conforto tutte le anime morte. - Sù, dai, coraggio Baglu... -
Vedi, Peter, se tu fossi davvero vivo e non frutto della mia
immaginazione, sapresti anche come tirarmi su il morale. Anche quello
che mi dici, sembra freddo. Perché è frutto della mia immaginazione.... - No, è che ti rifiuti di farti aiutare, perché ti piace complicarti la vita. - O la "non
vita". - Ma, piuttosto, quella ragazza mora che ogni tanto passa di qui, con quel bel cane husky ? - Sì, ogni tanto passa. - E non le parli ? Non le dici niente ? - Sì, ogni tanto. Sai, a me piace l'immagine che ho di lei. Bella e impossibile. - Fantasticherie. -
Sì, anche, ma perché è già difficile così. Se soffri anche a distanza,
per cose ormai passate, immagina come soffriresti per cose ravvicinate,
concrete. E poi che c'entra ? Lo so dove vuoi andare a parare, ma non è
così. - E com'è allora ? - E' che per soffrire un po' meno devo fare finta di non esistere. Che poi, dai, secondo te esisto davvero ? ....nessuna risposta.
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23 gennaio 2013
"La mia vita è un Caos Calmo: "Meccaniche celesti". Dialogo by Baglu & Emilia
Guardo
le foto di Lei e mi emoziona.
Mi emoziona rivedere ancora il suo
sorriso ed i suoi occhietti. "Occhietti", la chiamavo
spesso, infatti.
Ha anche un bellissimo abito, nero e a quadretti,
con gonne svolazzanti e stivali ai
piedi. Quanto mi eccita vederla,
con i suoi capelli lisci e violetti !
Mi piacerebbe starle vicino,
magari poterla anche aiutare a risolvere ed a farle superare
le cose
che la inquietano...ultimamente e non solo.
E' giovane ed ha tutta
la vita davanti. Certo. Cadrà e si rialzerà da sola. Certo. E' che
forse avrei la pretesa di evitare che si facesse male. Anche se Lei
preferisce cadere.
Poi ho anche il timore di fare peggio...
Non
lo so, Emilia, tu che dici ?
Essere
o non essere, ossia muoversi o non muoversi. Ma non è un problema,
si può
sbagliare pensando di fare bene e pensando di far male. Le
buone intenzioni…quello
che per noi sono buone intenzioni arrivano
agli altri, a volte, come azioni che mirano ad
altri scopi.
Mi
sento un po' come il palloncino di cui parli tu. O forse un
palloncino vorrei esserlo
davvero. Rosso, leggero, che vola via, in
alto, dopo che è stato usato da un bambino,
per gioco, oppure è
stato perduto. Per disattenzione, incuria oppure per semplice
caso.
Un palloncino che sale, sale, sale sino a scoppiare e la cui
aria/anima si disperde
nell'infinito.
Infondo essere come un
palloncino è come non essere mai esistiti per davvero.
Oh,
no ! Essere un palloncino significa proprio il contrario: significa
avere visto il mondo dall’alto. Essere stato unito al dito di un
bambino e pensa la fiducia che quel bambino ripone in quel
palloncino: rimarrà con lui, il vento lo porterà via ? O sarà il
palloncino a voler scappare ? Il palloncino vola via e si porta con
sé lo sguardo di quel bambino. Cosa vedrà il palloncino adesso che
non è più qui ? Per il bambino vive ancora. Il palloncino vola in
alto sempre più sù, il bambino rimane sulla terra; è così che
s’impara a guardare il cielo, a rivolgere lo sguardo in alto quando
intorno non vediamo niente. La forza di rivolgersi al cielo dipende
da quanti palloncini sono volati via e quanto noi abbiamo desiderato
che tornassero. Se penso a questo, direi di non essere atea. Il Dio
Palloncino…pensi che possa esistere ? E
Lei ? Aveva gli “occhietti” perché li stringeva a cercare il
palloncino volato via ?
No.
Lei il palloncino l'ha solo fatto volare via, direi. Ma di questo non vorrei
parlare. Dio
Palloncino ? Io non sono ateo, ma lo vorrei. Vorrei sperare che lassù
non esista nessuno, che noi non siamo stati prodotti da nulla se non
dal caso. E che, una volta morti, scompariremo per sempre. E'
vero, il palloncino significa vedere o aver visto il mondo dall'alto.
Io il mondo avrei voluto non vederlo. Perché è malvagio. Anzi no,
non è il mondo ad essere malvagio. Lo sono i suoi squinternati
abitanti e ciò che è grave è che non ci fanno nemmeno caso,
pensano che la malvagità alberghi altrove. Si sono creati, nel corso
dei secoli, persino dei mostri immaginari, popolandone la mitologia,
le fiabe, i racconti e, oggi, persino i film horror. Penso
che l'amore sia un sentimento troppo nobile per essere sporcato dalla
sofferenza. Credo nell'amore e, poiché ho sofferto e soffrirei per
averlo, vorrei scomparire in esso. Scomparire per esso. Vorrei
essere un palloncino che scoppia o, meglio, l'aria del
palloncino che si disperde nel mondo. Che, detto così, può sembrare
anche un preservativo che si buca, per errore o per incuria, ove il
seme che conteneva si effonde. Forse
avrei voluto fecondare il mondo, per renderlo migliore. Ergermi a Dio
che si è fatto carne e che ha vissuto nella carne. Un Dioniso che
l'ha conosciuta. O forse avrei voluto essere un padre e non solo
biologico. Che di questi tempi significherebbe anche moltissimo.
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17 dicembre 2012
"Le nostre vite sono un Caos Calmo": racconto by Baglu & Emilia
Che
poi è strano, ti svegli la mattina con il freddo, molto freddo
perché è dicembre (ma potrebbe essere anche novembre o gennaio,
oppure persino febbraio) e decidi di uscire di casa. Lo fai non per
vizio, ma perché senti che devi farlo. Sono venti mesi circa che lo
faccio. Da quando Lei mi ha lasciato. No, dicevo che è strano,
perché in venti mesi non ho mai trovato la panchina sulla quale mi
siedo ogni giorno, occupata.
C'è
una donna, seduta, che sta leggendo un libro. La saluto, accennando
un sorriso, anche se non ne avrei voglia. Fa freddo, sono ancora
molto assonnato e non avrei voglia di salutare nessuno. Lei risponde
al saluto, con una certa diffidenza. Vorrei aprire il giornale che
porto sotto al braccio, per leggere notizie che non mi riguardano,
che non mi interessano e così finisce che mi presento. Anzi, ci
presentiamo.
Lei
è Emilia e mi dice che sta leggendo "Volevo solo essere
adorata". "Di Marcella Andreini", mi dice annuendo.
Poi Emilia prosegue: "E' la mia storia, racconta del mio
suicidio". "Allora è anche la mia", le rispondo,
sorridendo, ma in realtà sento che mi viene da piangere.
“Vuoi sapere
quando muoio ?", mi chiede lei e poi prosegue: "Da pagina
61, perché a pagina 60 era
maggio, l’inizio dell’odiata estate".
Io
sorrido, imbarazzato. In realtà fingo imbarazzo perché la capisco.
Capisco Emilia e non so nemmeno perché mi stia venendo un nodo alla
gola, ma non voglio piangere, almeno non in pubblico, perché non è
il caso e, anche se lo fosse, non vorrei piangere.
“Vedo
però, che non sei morto…a meno che non siamo morti tutti e due e
questa sia una panchina di sosta al Purgatorio. Non mi dire che alla
fine siamo riusciti ad ucciderci ?”
Accenniamo
ad un sorriso; la tragedia di un possibile suicidio appare quasi
comica se la si racconta ad un altro, su una panchina fredda per la
temperatura ma calda per come sa accoglierti.
"Sai
cos'è, Emilia ? E' che io vorrei anche chiamarLa, ma ho paura di
star male. E poi nemmeno Lei mi chiama. Lo so, è finita, e allora ?
Mi dicono che le cose finiscono, ma nessuno dice mai se questo è
giusto. O, meglio, se questo è accettabile. In generale non mi è
mai piaciuto piangere, ma non perché, si diceva "non è da
uomo", perché non è vero. E' che poi ti senti così svuotato
dentro...”
Emilia
interviene:
“Lo so, svuotato come un palloncino volato via, che ha volato da
solo, ha visto il mondo dall’alto da solo, forse ha anche sorriso
da solo, poi è caduto svuotato con nessuno intorno. Vale la pena
volare ? O è meglio rimanere legati e fermi ? Non lo so. Anche a me
dicono che le cose finiscono, ma la gente è cinica, non guarda il
mondo come lo guardano i palloncini”. Tra tutte le visioni
filosofiche, preferisco quelle dei palloncini.”
Mi
chiedo se sia possibile che sia la mia panchina ad attirare persone
così strampalate (che poi Alessandra, la ragazza che passava di qui
ogni tanto, sino a qualche mese fa...era strampalata ? No, non
credo). Mi piace l'espressione che Emilia usa. La “visione
filosofica dei palloncini”. Sembra dare un senso di leggerezza.
Proseguo, poi, il mio discorso:
“Sai
cos'è ? Che al suicidio ci ho pensato anch'io. Anzi, potrei dire che
uno dei motivi per i quali vengo qui, tutti i giorni, ha a che vedere
anche con questo. Temo che, se rimanessi a casa, prima o poi finirei
per fare quella domanda a Dignitas, quella clinica svizzera, molto
civile. In Svizzera sono civili. Forse per stare un po' meglio basta
solo pensare, solo pensare, dico, al fatto che in Svizzera sono
civili e ti permettono di morire quando e come vuoi, senza soffrire,
senza pena, senza doverti per forza gettare dalla finestra, oppure
fare come Roberta Tatafiore - te la ricordi ? - che ha ingurgitato un
miscuglio di alcol e barbiturici".
Emilia
mi ascolta, poi interviene:
“Ricordo,
li ricordo tutti i suicidati dalla vita. Ma qui non ti aiutano da
vivo, non aiutano i malati mentali, non aiutano i malati inchiodati
ad un letto e poi hanno l’ipocrisia della morale cattolica che ti
vuole tenere in vita e non ti aiuta nemmeno a morire, anzi se ti
uccidi ti giudica. Eppure deve essere bello essere aiutati a morire.
Scegliere come morire o come essere sepolti corrisponde alla nostra
visione della vita e vedere che alcuni accettano la tua scelta di
morte significa che in quel momento accettano tutta la tua vita, i
tuoi pensieri, il tuo modo d essere…ehm…di essere stato. Ti senti
accettato per come sei, finalmente rispettato. Ma qui non succede…”
Io
mi limito a proseguire il mio discorso, che sembra quasi il solito
monologo: “…Anche queste cose mi fanno star male. In Italia non
siamo civili. Siamo cretini. Anzi, sono cretini quei politici che
permettono che le cose rimangano così. E il mio non è il solito
discorso qualunquista, credimi. Un tempo la politica l'ho fatta
anch'io. Un tempo...".
Un
tempo…venti mesi…dicembre…era maggio, l’inizio dell’odiata
estate. Emilia si allontana, il libro rimane sulla panchina.
Che
strano, penso, non ci siamo nemmeno salutati. Non l'ho nemmeno
salutata. Forse è da troppo tempo che non frequento anime vive
(tranne qualche telefonata, telefonata appunto, a Francesco, quel mio
amico di Buffalora, che ha in comune con me la passione per il
modellismo. Per natale dovrei spedirgli un modellino di galeone
spagnolo del XVIII secolo della Revell...).
Dicevo,
sì, è da parecchio che non frequento esseri umani. Forse non ci
sono nemmeno più abituato e così...così chissà che avrà pensato
questa Emilia...Ho fatto un soliloquio. Però mi ha fatto bene
parlare con lei. E questo libro ? "Volevo solo essere adorata,
di Marcella Andreini"...
"15.40".
Una buona ora per iniziare a leggere, direi. (se vuoi leggerlo anche tu....http://orlando-kokoro.blogspot.it/p/volevo-solo-essere-adorata-e-su-lulucom.html)
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26 novembre 2012
"La mia vita è un Caos Calmo: Internazionali con il filtro". Monologo by Baglu
Non so che cosa sia passato per la testa a quel ragazzo di quindici anni
che alcuni giorni fa si è suicidato con la sua sciarpa e qualcuno ha
detto (ma chi vorrei sapere: da chi vengono fuori queste "voci di
corridoio" ? Da chi ?) che lo ha fatto perché è stato deriso in quando
omosessuale perché si vestiva di rosa. Non so perché si sia
suicidato, però a quindici anni si è molto, molto fragili e si rischia
di portarsi dietro e per sempre sofferenze indicibili che, talvolta, si
manifestano con comportamenti "curiosi", "eccessivamente estroversi",
ritenuti "strani" dai
più. Non lo so e mi dispiace. Perché vorrei capire. Vorrei capire perché la maggior parte delle persone non cerca di capire l'altro da sé. Perché ci si chiude a riccio ? Perché è più facile. Era
il 1985,
anzi no, era l''86, quando feci a botte con i miei compagni di classe
per difendere un bembino rom. Allora avevamo sette anni e tutti dicevano
che quel bambino era diverso, strano, scuro di pelle. E siccome era uno
zingaro allora doveva anche essere un ladro. Allora picchiai tutti i
miei compagni che gli dicevano queste cose e di botte ne presi anche
parecchie. A casa piansi tutto il giorno, ma non a causa delle botte
ricevute, ma del fatto che non potevo, non riuscivo a credere che si
potesse odiare qualcuno, prenderlo in giro, per la sua diversità, per il
colore della pelle, per l'etnia... A questa cosa ci penso spesso,
anche se sono passati ventisette anni e quel bambino ormai si sarà
pienamente integrato o forse no. Non so nemmeno questo. E' che ho
sempre sofferto perché volevo salvare il mondo dalla sua stessa
stupidità, dal suo stesso autoannientamento. Perché penso che le cose
potrebbero essere molto più semplici. I rapporti
umani ad esempio. Io non ho mai avuto "paura del diverso". Ho sempre avuto paura - una paura fottuta - del mio simile. A
quindici anni anch'io ho pensato al suicidio e un paio di volte l'ho
persino tentato. Senza successo. Quando avevo quindici anni mi piaceva
una ragazzina, Verusca, che non mi guardava di striscio. Io ero molto
imbranato e vivevo fra le nuvole. Scrivevo poesie e pensavo che così
sarei riuscito a piacerle. E, invece, non solo non le piacevo, ma lei ne
approfittava per farsi beffe di me con i ragazzi più grandi della sua
classe. Purtroppo non sono mai stato un nonviolento puro, per cui
anche allora mi difesi facendo a botte con uno di questi. Era molto più
alto di me, ma nonostante questo lo mandai lungo sul pavimento, con un
pugno diretto. Non me ne pentii mai, purtroppo o per fortuna. A
diciassette anni mi iscrissi ai giovani comunisti perché si diceva che i
comunisti erano "uguali" ai partiti democratici, ma anche "diversi",
"alternativi" a questi. Io vi trovai solo tanti figli di papà e, si sa, i figli di papà sono figli di mignotta. Non ho mai fatto le "scuole alte", né sono mai stato viziato e forse anche questo ha contribuito a farmi sentire "diverso" dalla massa. Che poi il concetto di "massa" era tipico di certa sinistra nella quale, in buona sostanza, mi sentivo totalmente fuori luogo. Ora non lo so perché mi vengono in mente queste cose. Mi
viene in mente anche che la ragazza che passava di qui, davanti alla
mia panchina, da diverso tempo non ci passa più. Pensava che io mi
stessi innamorando di lei. Quando invece io sono e rimango innamorato di
Lei, che non c'è più da parecchio tempo. Non voglio mai più
innamorarmi di qualcun altra. Si soffre davvero troppo e non è affatto
vero che il tempo rimargina tutte le ferite.
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12 ottobre 2012
Quando le Istituzioni perdono credibilità e danneggiano i cittadini
E' di questi giorni la bocciatura, da parte della Corte Costituzionale,
dei tagli (peraltro mimini) che il governo, nel 2010, aveva introdotto
agli stipendi di magistrati e di manager pubblici. La motivazione
della Corte è che tali tagli sono incostituzionali, in quanto vìolano il
principio di uguaglianza fra dirigenti del settore pubblico e di quello
privato. Ora, posto che non c'è alcuna uguaglianza, per ragioni
oggettive, fra settore pubblico (ove pagano i cittadini) ed il settore
privato (ove a rischiare è l'impresa), a ledere il principio di
uguaglianza fra
tutti i cittadini, ci pare sia proprio questa sentenza della Corte
Costituzionale, che garantisce, ancora una volta, altissimi stipendi a
magistrati (e dunque ai magistrati che compongono la Corte medesima) e
manager, a
fronte di nessun miglioramento nei settori della giustizia e dei
servizi pubblici. La Corte Costituzionale, ancora una volta, dunque,
si propone quale Casta contro gli interessi pubblici. Da anni, peraltro,
ci chiediamo dove fosse suddetta Corte, quando venivano introdotte
leggi elettorali incostiuzionali, dal '93 ad oggi. Ed altresì ci
chiediamo dove fosse questa Corte quando taluni partiti erano esclusi
dai dibattiti pubblici televisivi e dove fosse, questa Corte,
relativamente all'applicazione della Costituzione della Repubblica,
sistematicamente violata anche dai Presidenti della
Repubblica italiana stessi. A questo vero e proprie "golpe di Stato",
ovvero ordito dalle Istituzioni medesime, assistiamo alla presenza, in
Parlamento, di una partitocrazia che ha appena approvato, al Senato,
l'ennesimo testo di legge elettorale incostituzionale. Senza che la
Corte Costituzionale, appunto, dica nulla. Una legge elettorale
che prevede incostituzionali sbarramenti ed assurdi premi di maggioranza alla coalizione vincente. Ora,
se siamo in presenza di sbarramenti del 4% - 5%, ci chiediamo che senso
abbia, per milioni di elettori italiani, andare a votare. Parimenti
ci chiediamo che senso abbia andare a votare in presenza di accordi di
coalizione fra forze eterogenee, ove fra i presunti "moderati" troviamo i
neofascisti ed ove fra i presunti "riformisti" troviamo i comunisti. E'
chiaro che, tale legge, è ancora una volta utile alla partitocrazia per
proseguire nell'attuazione di attività consociative, tali da garantire il mantenimento
dello status quo, ovvero malgoverno, clientelismo, attività illecite ed illegali. A destra si difendono le malefatte di Formigoni e
delle sue ricevute inesistenti (oltre agli affari della sua ex giunta). A
sinistra quelle di Vendola e dell'affare Ilva. In tutto ciò ci sono
primarie più o meno pilotate, ove si sa già per tempo che a vincerle
sarà Bersani, con un Renzi che tenterà poi l'accordo con i presunti
"moderati". Ove, ricordiamolo, fra codesti...ehm..."moderati" c'è
Gaetano Quagliariello, quello che diede dell'"assassino" al padre di
Eluana Englaro. E ci sono i leghisti delle forche e martello e
dall'imbroglio facile (caso Bossi e Trota docet). E Mario Monti ?
Sembra lo vogliano ricandidare sia a destra che a sinistra. Senza che
nessuno ricordi che, proprio Monti che aveva promesso nessun aumento
dell'Iva, l'Iva l'ha invece aumentata e che le tasse, salvo qualche
ritoccamento, non le ha diminuite punto. Come se non bastasse sono
imminenti le elezioni per il rinnovo dell'Assemblea Regionale Siciiana,
ove l'altro giorno all'amico Davide Giacalone è stato impedito di
presentare la propria lista civica. Proprio lui, ovvero l'unico a
denunciare la mafiosità politica dei partiti siciliani di destra e
sinistra. Siamo amici e vicini al movimento di Oscar Giannino, ai
Radicali ed al neomovimento di Ilona Staller, Democrazia Natura Amore.
Temiamo che, fra sbarramenti ed imbrogli vari, questi amici e compagni non saranno sufficienti. Meditiamo l'astensione e la ricerca di altre forme di lotta politica alternativa liberale e libertaria, cari amici e lettori.
 Luca Bagatin
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24 settembre 2012
Tanto peddì che Riccardo Scamarcio me fà 'n baffo ! (e infatti io c'ho la barba) :-)
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