Non si tratta della solita
autobiografia, bensì della storia di un'epoca, di una stagione.
Una stagione laica, liberale,
libertaria, liberalsocialista. Una stagione che, molto probabilmente,
in Italia non tornerà mai più.
La stagione di sapeva forse poche cose,
ma le ricorda benissimo. La stagione di chi si ricorda di vivere e
che del “Primum vivere” di nenniana memoria, ha fatto la sua
bandiera.
“Ricordati di vivere” è
l'autobiografia di Claudio Martelli edita in questi giorni da
Bompiani.
Esponente di spicco del Partito
Socialista Italiano, Martelli ne diventerà Vicesegretario Nazionale
e ricoprirà anche importanti cariche istituzionali quali la
Vicepresidenza del Consiglio dei Ministri, nel 1989 e diverrà
Ministro di Grazia e Giustizia nel 1991.
Un uomo tutt'altro che di potere,
Claudio Martelli, e lo dimosterà sia la sua vita personale e
politica, sia il fatto di essersi ritirato da tempo dalla vita
pubblica.
Giovane militante, a soli tredici anni,
del Partito Repubblicano Italiano e dunque della Federazione
Giovanile Repubblicana, come il fratello Antonio, sarà ispirato per
tutta la vita dalla figura di Giuseppe Mazzini e dai suoi “Doveri
dell'Uomo”, saggio che invita gli operai italiani all'emancipazione
ed alla ricerca dell'unità fra capitale e lavoro, in antitesi
rispetto al materialismo marxista.
Lascierà il PRI di Ugo La Malfa ai
tempi dell'Università, una volta stretta l'amicizia con Ugo Finetti,
giovane studente come lui, che aveva lasciato da poco il PCI in
quanto mal sopportava il “centralismo democratico”. Con Ugo
Finetti – oggi fine storico e giornalista – lo studente Martelli
e molti altri giovani repubblicani mazziniani e comunisti di
ispirazione riformatrice, approderà al PSI di Pietro Nenni, con un
obiettivo preciso: quello di unificare le forze laiche e riformatrici
della sinistra italiana.
Si sposerà giovane il Nostro, a soli
vent'anni, con Daniela Maffezzoli di soli sedici anni, ma il loro
matrimonio durerà poco. Anni dopo intraprenderà la carriera di
studente e poi professore di Filosofia e qui incontrerà l'altro
amore della sua vita, Annarosa, sua allieva con la quale si sposerà
e dalla quale avrà Giacomo, il primo figlio tanto amato.
Amore e passione politica saranno il
binomio che condurrà Claudio Martelli durante tutto il corso della
sua vita e che sono racchiuse nella sua autobiografia. Amore per le
donne, per la filosofia laica, libertaria e libertina, per il teatro
e la politica, intesa come servizio e modernizzazione della società.
Di qui il sodalizio con i radicali di
Marco Pannella, oltre che con i repubblicani, i liberali e, negli
Anni '80, anche con i socialdemocratici con i quali costituirà una
sorta di federazione laica che vide uniti, in alcuni collegi al
Senato, PSI, PSDI e Radicali.
Il sodalizio con Pietro Nenni, colonna
portante del socialismo italiano e con Bettino Craxi, nacque subito,
negli Anni '60. Li legava la volontà di modernizzare il Paese,
smarcarsi dalla Democrazia Cristiana con la quale pur erano al
governo, cercare un'intesa con gli altri partiti laici e contrastre
l'avanzata di un Partito Comunista sorretto dalla dittatura
sovietica.
Con Craxi, infatti, Martelli aderì
subito alla corrente riformista ed autonomista di Nenni, in
contrapposizione alla sinistra lombardiana che voleva mantenere un
rapporto privilegiato con il PCI. Sin da ragazzo fu, infatti,
intransigentemente anticomunista in quanto non poteva sopportare le
angherie dell'URSS nei confronti di ungheresi e cecolsovacchi,
aspetti che denunciò immediatamente nei congressi
dell'Internazionale Giovanile Socialista (IUSY).
Oltre a partecipare con Bettino Craxi,
agli incontri con i più grandi esponenti del Socialismo europeo
quali Willy Brandt e François Mitterrand, farà in modo di costruire
una piattaforma interna al PSI che da una parte recuperava il
liberalsocialismo di Turati e dei Rosselli e dall'altra guardasse al
futuro, auspicando un Partito Socialista moderno, alleato ai partiti
laici e, in questo senso, tentò di ammodernarlo, promuovendo la
democrazia interna e tentando di combattere il carrierismo ed il
malcostume delle “tessere fittizzie”. Purtuttavia, per sua stessa
ammissione, non vi riuscì.
Claudio Martelli, in “Ricordati di
vivere”, ripercorre la sua battaglia politica assieme a Craxi nel
1976, ai tempi del Midas, ovvero allorquando la corrente autonomista
conquistò il Partito e lo rinnovò nei contenuti e nelle proposte
politiche.
Racconta di come Craxi fu il primo a
proporre una riforma dei partiti e del sistema politico in senso
“americano”, proponendo di introdurre l'elezione diretta del
Presidente della Repubblica con funzioni di governo e di un
Parlamento forte ma più snello, con meno esponenti, ed eletto con il
sistema uninominale.
In questo senso Martelli elaborò
quella che egli definirà la vera “terza via”, lontana e diversa
dalle prospettive di Berlinguer e dei comunisti, ovvero la
piattaforma per una sinistra di governo socialista e liberale al
contempo, che parlasse soprattutto di meriti e di meritocrazia, oltre
che di bisogni. In questo senso riuscì a costruire ottime sinergie
anche con esponenti dell'ex sinistra extraparlamentare, libertaria e
verde-ecologista quali Franco Piro (poi deputato PSI), Adriano Sofri,
Alex Langer e Michele Boato (che diverranno, successivamente,
deputati Verdi).
Una piattaforma che, del resto, lo
porterà a sostenere i referendum Radicali, Verdi e Socialisti sulla
giustizia giusta per la separazione delle carriere dei magistrati e
la responsabilità civile del giudice ed il referendum sul nucleare.
Martelli elaborò dunque, prima del
crollo della Prima Repubblica, l'idea di un Partito Democratico
all'americana che nelle sue intenzioni poteva nascere dalla sinergia
fra Socialisti, Repubblicani, Liberali, Socialdemocratici, Radicali,
Verdi e post-comunisti di estrazione migliorista e riformista.
Un'idea che, sotto la spinta della
clava giustizialista di Tangentopoli, soccomberà e condurrà
l'Italia nella sua prima svolta a destra, con Berlusconi al governo e
con la nascita di un PD conservatore, ondivago, inciucista (non a
caso oggi al governo con la destra). Ovvero l'esatto opposto di
quello che avrebbe potuto diventare il partito democratico di
ispitazione liberalsocialista ideato da Martelli.
“Ricordati di vivere” racconta
anche delle lotte di potere fra Craxi e De Mita, ovvero fra visioni
contrapposte della società: fra un socialismo democratico ed un
conservatorismo vecchia maniera.
E racconta degli ottimi risultati
ottenuti dal Governo Craxi in soli quattro anni: pareggio di
bilancio, riduzione a due cifre dell'inflazione, avvio delle prime
liberalizzazioni e credibilità internazionale.
Ed il saggio di Martelli restituisce
nuova luce – semmai ve ne fosse bisogno – alla figura del giudice
Giovanni Falcone, grande amico del Nostro e grande collaboratore del
Ministero di Grazia e Giustizia ai tempi del dicastero Martelli.
Falcone, eroe dell'antimafia ingiustamente attaccato (e solo
successivamente e tardivamente beatificato) da Leoloca Orlando e dai
comunisti. Falcone che, attaccato da una certa sinistra, finirà
trucidato, come il giudice Borsellino, in un tragico attentato
mafioso.
Claudio Martelli, inoltre, ricorda
l'introduzione della legge che porterà il suo nome, ovvero la prima
che regolerà l'immigrazione, garantendo da una parte i diritti umani
degli immigrati e dall'altra una certa sicurezza, poi del tutto
disattesa dalle successive leggi Turco-Napolitano e Bossi-Fini.
Senza contare il racconto del sistema
delle tangenti, da sempre esistente, nel bene o nel male, che
purtuttavia oggi, in assenza della democrazia dei partiti ed in
presenza, invece – parole di Martelli – di un'oligarchia al
potere, si è triplicato, come i fenomeni di spreco di danaro
pubblico e di clientelismo.
Un
racconto franco, quello di Martelli, raccolto in “Ricordati di
vivere”. Un documento storico prezioso per ricordare, non
dimenticare e tramandare ai giovani un'epoca ormai lontana dalla
nostra. Fatta di passione civile e politica autentica.

Luca
Bagatin