
A dire il vero non sapevo nemmeno io perché Valentine mi piacesse. Forse per la sua avvenenza, forse perché era di Asola e ciò mi ricordava le mitiche brioches “asolane” del Mulino Bianco e financo le olive ascolane di Ascoli Piceno.
Fatto sta che la chiamai.
“Pronto, Vale, che fai di bello ?”
“Ma ciaooooooo mio piccolo e porcelloso porcellinooooo ! Che mi racconti di bello ?”
(Non avevo bene inteso se ella aveva proferito “porcelloso” o “procelloso” ovvero “tempestoso”. Come le cime).
“Beh…di bello niente, a parte il fatto che fra le idee balzane che mi balzano al cervello c’è quella di scrivere un libro antifemminista, machista e misogino per Uominiveri ma anche per Donnevere in risposta a quello sessantottardo della Balestra “Porci con le ali”. Il mio pensavo di intitolarlo: “Porci dei con le ali ai piedi – ovvero come passare dallo stato porcelloso a quello divino badando bene di fuggire qualora la vostra Lei voglia mettervi i piedi in testa oltre che da altre parti”.
“Bellooooo !!! Miticooooo !!!! Vuoi ridere ? La mia amica Marcella oggi….”
Prima che Valentine attaccasse con la sua interminabile e fluttuante concatenazione di eventi fatti di amiche sadomaso, laureandi ipertricotici e musicisti da sballo, la fermai.
“All right, baby, vieni qui che ne parliamo a quattr’occhi e magari anche a quattro palmenti. Solito indirizzo: Portentone Via XXX Aprile….eeeehhhhmmmm…no, rettifico. Mi hanno chiuso la Via.
Troviamoci in Via della Colonna Infame, al Kebab gestito da una mia amica”.
“Ehhhmmm….c’è un piccolo problemino Baglu tesorino….io sono di Asola e soprattutto i miei non so se sarebbero d’accordo che io….”
“No problem. Ho già provveduto io ad informarli”…bluffai, cercando di “fare giardino”.
“Ah si ? E quando ?” mi fregò lei.
“Tu non preoccuparti, metti in moto l’automobile o vai alla stazione e raggiungimi. Potrebbe essere una questione di vita o di morte. Soprattutto di morte. La mia.”
Non so se io piaccia veramente a Valentine Spumacchioni e se lei sia davvero così tanto invaghita di me, in ogni caso, mi vuole un gran bene. Penso che mi veda un po’ come un secondo padre o comunque come un fratello maggiore del 33esimo grado di rito scozzese antico ed accettato. Il che incute sempre un certo rispetto.
Fu così che ci incontrammo la mattina del 4 agosto al Kebab gestito da Lucilla Contarini, italianissima e d’antiche e nobili origini veneziane che risalivano addirittura agli omonimi Dogi di Venezia.

Lucilla era davvero un gran bel pezzo di figliola di quelle che piacciono a me: magra quasi filiforme, capelli lunghissimi neri, naso pronunciato, labbra intriganti e soprattutto occhi chiari nei quali mi perdevo ogni volta per ritrovarmi dopo alcuni minuti in una sorta di trip acido.
Lei sosteneva si somigliare ad “un topo”, mentre io amavo i gatti ed i gatti, guarda (anvedi !) un po’, amano i topi. I conti, insomma, tornavano tutti. Ed anche i Contarini.
Valentine, nel suo abitino a fiori più succinto si sedette di fronte a me senza perdere tempo e facendomi piedino imminentemente sotto al tavolo.
“Calma, ragazza, ho bisogno prima di sfogarmi in un altro modo”
Non ci fu verso. In men che non si dica si sedette sulle mie ginocchia ed iniziò tanto a palpeggiarmi quanto a sbaciucchiarmi.
Ricordo che nell’attesa della sua venuta (Valentine è evidentemente un po’ come lo era Bazar, una “tipa messianica”) stavo leggento un articolo dal titolo “Le femministe son cambiate – Non volevano l’uomo, ora lo usano”, nel quale l’articolista sosteneva ciò che io nella mia misoginia triste (subentrata dopo essere stato sedotto-e-abbandonato almeno una decina di volte ininterrottamente e non avendo più né rivisto né tantomeno sentito le tipe in questione che, negli anni, potrebbero essere anche andate a Casablanca per un cambio di sesso) sostenevo già da un decennio a questa parte: le donne di una volta non esistono più. Oggi esistono quelle di oggi che, una volta che ti accalappiano, fanno di te quello che vogliono e, quando si stufano, ti mollano con spiegazioni che non hanno né del serio né tanto meno del faceto.



Memore di tale articolo e del nervosismo che covavo dentro a causa della chiusura della mia “Sancta Sanctorum” scribacchesca mi scrollai di dosso Valentine e mi accesi una senzafiltro (nel Kebab di Lucilla Contarini si può ancora fumare e, se qualcuno vuole sostenere il contrario, deve vedersela con lei che, sarà minuta, ma mena botte da orbi).
Al Kebab giunsero anche Martin Rua e Riformistalchemico con tanto di cappuccio in testa.
“Ehi, raga ! Guardate che così tutti sapranno che siete massoni ! Levatevi quella roba dal capo !”
Rifo, in perfetto accento emiliano: “Mo è vero ! Oh, Martin, siamo usciti dalla Loggia e neanche ci siamo ricordati di levarceli ! Roba che pensino che siam dei ladri o dei banditi !”
Martin, imbarazzato, levò subito il suo dal capo e così Rifo.
“Eh, raga, già questi fascistoni ignoranti pensano che i massoni lo siano a prescindere. Ma io dico: c’è uno in quel di Bordellons che si fotte le auto e le rivende e va ai drogaparty, ma è anche sposato e va in Chiesa tutte le domeniche e tutti lo rispettano. Ed invece ci sono altri che si fanno-i-cazzi-propri parlando liberamente…che so…di fratellanza….magari anche di uguaglianza….e per finire anche di libertà….è c’è qualche fottuto ********** che dice che questi qui sono ladri, banditi e che andrebbero banditi….”
“Baglu, peffortuna che ci stai tu che sui giornali parli bene di noi”
“Lascia perdere, Martin. Sai benissimo che quel che scrivo io conta poco e nulla e mi causa solo una montagna di cause penali e civili nonché di disturbo della pubblica quiete. Soprattutto da quando mi hanno beccato fuori dalla discoteca Coliseum mentre mi baciavo con Miss Welby, la nipotina segreta del Calibano !”
“Ti baciavi ?” intervenne prontamente e gelosamente Valentine.
“Beh…baciavo….va bé stavamo facendo anche altro ma che importa ?”
“Mmmm…tu non me la conti giusta patuflino !”
Adoravo quando Valentine mi riempiva di vezzeggiativi e mi scioglievo sempre in un brodo di giuggiole e così mi accoccolai sul suo prorompente seno incurante degli altri amici.
“Mo vabé Baglu, scusa il disturbo. Volevamo salutarti, io e Martin andiamo in ferie con le nostre rispettive consorti ed io anche con la figliolanza, sai com’è, i bambini…sole, mare, pallone…”
“Eh, posso immaginare caro Rifo. Ho sempre pensato che saresti stato un buon padre anche per me”. E così ci salutammo ed io caddi in una sorta di commozione quasi cerebrale rammentando di non aver mai conosciuto mio padre di persona. Lo conobbi solo in foto ed allo specchio tutte le mattine visto che io sono sputato a lui salvo l’altezza. Io sono basso 170 cm, lui lo era 160.
Trillò il mio cellulare: la “Primavera” di Vivaldi.
“Pronto, ciao Alice !”
“Ciao Baglu, come stai ? E mia soré ? Sta sempre al banco ?”
“Se se se….sta sempre al banco del Kebab ed io la tengo sempre d’occhio. Soprattutto ora che è libera”
“A Baglu, ma lassa perde ! A proposito…quand’è che organizziamo lo spettacolo al Woody ?”
“Ehm…no…guarda…per me anche domani. Il fatto è che il Woody è stato chiuso per sempre. Il proprietario ha vinto al lotto ed è emigrato alle Mauritius. Bazar poi…beh…lui si è sposato ed ha un figlio e chi lo vede più ? E’ barricato a Svanito al Tegumento con la famiglia. Fra l’altro pare anche che sia intenzionato a votare Udc, e questo è il peggio !”
“Vabbé, nun t’abbatteeeeee….eddaiiii che te vojo bbene uguale ! E poi l’organizzamo quest’artranno. Oh, mò devo scappà in piazza che ce sta Cecchi Paone che arringa la folla. Te saluta anche Marta. Ciao nì.”
E così anche lo spettacolo “Fare giardino” per la regia del sottoscritto e sceneggiatura di Andrea G. Pinketts è rinviato.
Trillino del cellulare. Un sms. E’ Calzetta che mi scrive dall’isola di Ponza: “Bacio*******”
Valentine, giustamente, comincia a spazientirsi.



Fu così che la presi per mano e l’accompagnai in una delle stanze abusive del Kebab (che funge anche d’albergo, abusivo, appunto) e qui ci sciogliemmo in un fiume di sesso sfrenato con tanto di sfrizzi, lazzi e ca*** nostri.
“Finisce sempre così fra noi, eh Baglu ?”
“Beh, chi ben finisce è già a metà dell’opera dico io. E ciò significa che nulla finisce mai del tutto, ma tutto è in continuo inizio ed evoluzione” proferii io senza sapere veramente ciò che stavo dicendo.
“Sei il mio filosofo preferito…..” e mi baciò sulla bocca slinguazzosamente.
Dimenticai per qualche tempo la mitica Via XXX Aprile per aprirmi e Via della Colonna Infame, pensando, sommessamente, che probabilmente Lucilla Contarini (sorella acquisita di Alice, ma è comunque una storia lunga) era proprio il mio tipo.
Si può tradire con il pensiero ?
Penso, quindi sono.
Ed è già qualche cosa dopo aver per anni ritenuto di Non essere, pur continuando a pensare, agire e reagire.
Soprattutto la terza che ho detto.