Che cos'è il Graal ? Per qualcuno è la Sacra Coppa di cui
Gesù detto "Il Cristo" si servì durante l'Ultima Cena.
Per altri è Maria Maddalena, possibile sposa di Gesù, dalla quale
ebbe origine la discendenza merovingia in Francia. Per altri ancora è
un cammino iniziatico, alchemico, di perfezionamento, custodito nei
Secoli da confraternire millenarie. Fra cui i Templari.



Maria Grazia Lopardi, con il suo
"Celestino V e il Tesoro dei Templari" (Edizioni Arkeios),
ci parla proprio di tale cammino. E lo fa per mezzo di un semplice
romanzo che la coscienza le detta e che costituisce la prima parte
del suo libro. La seconda, invece, è dedicata alle fonti storiche e
misteriosofiche, che, curiosamente, danno valore proprio alla sua
fantasia.
Fantasia che, in realtà, fa
riferimento a fatti realmente accaduti, ovvero alla storia di Pietro
da Morrone, l'eremita che diverrà Papa nel 1294 e che abitava i
monti d'Abruzzo e che, proprio in quei luoghi, viveva esperienze
mistiche agevolate proprio dall'energia sprigionata da quelle terre.
Pietro da Morrone che, sulle orme del
poverello d'Assisi, San Francesco, aveva fondato una Congregazione di
semplici - detti poi i Celestini - che, inizialmente, saranno
ritenuti sospetti di eresia da parte dell'ortodossia cattolica.
E, proprio per questo, Pietro
intraprenderà un lungo viaggio da solo, sino a Lione, in Francia,
per incontrare Papa Gregorio X al fine di ottenere la benedizione e
la consacrazione del suo Ordine.
Vi riuscirà e, nel romanzo-documento
di Maria Grazia Lopardi, qui, sarà ospite di una congregazione di
Templari.
E' attraverso di loro che Pietro
comprenderà i segreti della Gnosi - ovvero della conoscenza ed della
realizzazione della propria Divinità interiore - di cui egli, in
realtà, aveva già intimamente nozione. Ed è qui che i Templari lo
inizieranno ai Sacri Misteri dell'Alchimia e gli parleranno del Santo
Graal e del tesoro da loro custodito. Un tesoro fatto di conoscenze
mistiche, il cui scopo ultimo è quello di trasformare l'Umanità e
di farle fare un salto evolutivo verso la Divinità.
E così, i Templari, lo inizieranno al
culto di Maria, ovvero al Femminino Sacro, simbolo di Madre Terra e
Madre Natura dalle quali è scaturita l'Umanità intera. E lo
esorteranno a costruire una Basilica, ovvero quella che diverrà
Santa Maria di Collemaggio.
Una Basilica da costruire nella città
dell'Aquila, la cui pianta è la medesima di quella di Gerusalemme:
la Città Santa per eccellenza.
Una Basilica che Pietro da Morrone farà
erigere con l'aiuto dell'Ordine del Tempio e di quei Maestri
Costruttori che erano a conoscenza del segreto della Geometria Sacra.
Ed è per questo che a Santa Maria di
Collemaggio si ritrovano, accanto all'iconografia cristiana,
innumerevoli simboli esoterici e gnostici fra cui il "serpente
con sette spire (o chakra)” a simboleggiare la spina dorsale,
capace - secondo gli antichi - di risvegliare la Divinità interiore.
Numerosi altri sono i simboli (anche in
uso dai moderni Liberi Muratori) che si possono ritrovare nella
Chiesa di Collemaggio, molti dei quali sono stati persino occultati -
ai giorni nostri - dalla curia locale per evitare "scandali".
Maria Grazia Lopardi, nel suo libro,
oltre a raccontarci in forma romanzata tutto ciò, ci porta a
sostegno numerose prove di quanto ha affermato.
Molto interessante è il parallelismo
fra Santa Maria di Collemaggio e Rennes-le-Chateau, ove l'autrice dà
una lettura davvero inconsueta di questo mistero che da decenni
incuriosisce storici ed esoteristi.
"Celestino V e il Tesoro dei
Templari", debbo dire, è un libro davvero prezioso e nel quale,
a mio parere, se vi ci si imbatte, c'è un preciso motivo che solo il
lettore più attento può riuscire a cogliere.
E' un libro che parla diffusamente
dell'Aquila e di come, anche il recente terremoto che l'ha
drammaticamente scossa, possa avere un significato gnostico.
Ed è davvero lodevole l'iniziativa
lanciata dall'autrice Maria Grazia Lopardi, avvvocato e Presidente
dell'Associazione "Panta Rei", di destinare i proventi
dell'acquisto del libro, al restauro della Basilica di Santa Maria di
Collemaggio, martoriata anch'essa dal sisma del 2009.

Luca Bagatin