19 dicembre 2015
E' l'ora dei popoli affamati dalla globalizzazione e dal capitalismo
Lo diciamo e lo scriviamo da tempo, da
molto tempo: è l'ora dei popoli. Dei popoli
affamati e affratellati.
Qualsiasi sia
stato l'esito elettorale, è l'ora dei Podemos e di Marine Le Pen e
di tutti coloro i quali si battono contro un'Europa oligarchica,
globalista e capitalista. L'Europa del debito pubblico impagabile.
E' l'ora di Pablo
Iglesias, leader dei Podemos spagnoli, che si è da sempre ispirato
alla Rivoluzione Bolivariana e democratica di Hugo Chavez e dei
leader dell'emancipazione dell'America Latina e che, come vado
affermando anch'io nell'ambito del pensatoio “Amore
e Libertà” (in merito al quale ho scritto un recente saggio,
con prefazione di Antonio Tiberio Dobrynia), sono alla base di una
nuova idea di democrazia: partecipativa, nazionale, popolare,
socialista libertaria e umanitaria.
E' l'ora, dunque,
di mettere da parte le vecchie etichette destra-sinistra; di
decretare uno “Stato di felicità permanente”, rispolverando un
vecchio slogan degli Indiani Metropolitani; è l'ora di smetterla di
credere ai falsi profeti alla Grillo, già stipendiati dalla Rai-Tv;
di smetterla di sostenere figure autoritarie come Matteo Renzi o come
quel Berlusconi che ripropone una nuova accozzaglia di moderati
oppure quegli pseudo-estremisti che già hanno mal governato questo
Paese come la Meloni e Salvini e che, peraltro, quando erano al
governo, hanno fatto esattamente l'opposto di quanto vanno predicando
oggi.
E' l'ora della
partecipazione attiva delle intelligenze stanche di subire un'inutile
austerità che ingrassa unicamente il sistema capitalista speculativo
e finanziario ed i politicanti di turno.
E' l'ora di
abolire – di comune accordo – il debito pubblico, come afferma
l'intellettuale francese Alain De Benoist, in quanto impagabile anche
con misure di austerità che stanno uccidendo letteralmente il
cittadino. Pensiamo ai numerosi casi di suicidio di piccoli
imprenditori o di coloro i quali hanno perduto il posto di lavoro.
E, anche se può
sembrare una provocazione, sarebbe l'ora che la BCE diventasse, più
che un istituto di credito (di quale credito gode poi ?), un istituto
di beneficenza, in grado di regalare danari agli Stati ed ai
cittadini che ne hanno bisogno. Che sono tanti e troppi, a differenza
dei pochi banchieri e dei pochi politicanti di Bruxelles, Washington,
Mosca o Pechino, che si crogiolano da sempre nel loro gioco
preferito: il Risiko. Sulla pelle dei lavoratori, dei poveri, degli
oppressi costretti a migrare a causa di guerre da loro non volute,
non cercate, non certo finanziate.
Questa è la
Civiltà dell'Amore che sogniamo. Una civiltà libera da povertà e
oppressione. Una Civiltà contrapposta, dunque, alla società del
piacere effimero e dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Una Civiltà che
vada oltre la destra e la sinistra e che sappia coniugare la laicità
con la spiritualità. Spiritualità che, lo ricordiamo, non ha nulla
a che vedere con qualsivoglia dogma religioso che da secoli opprime
le menti ed è spesso all'origine di violenza e di prevaricazione.
 Luca Bagatin
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12 dicembre 2015
Marine Le Pen: la nuova Marianna di Francia che piace agli sfruttati, ai laici, ai libertari e a tutti gli oppositori della globalizzazione e del capitalismo
A temerla sono, in sostanza, gli
euroburocrati, i finti socialisti come Valls e Hollande – venduti
al capitale e al Fondo Monetario Internazionale, già diretto dal
finto socialista Dominique Strauss-Kahn, già noto per i suoi
numerosi e vergognosi scandali a sfondo sessuale – e gli
pseudo-repubblicani alla Sarkozy, già noti per aver bombardato la
Libia sovrana di Gheddafi e la sua popolazione inerme, consegnandola,
di fatto, ai terroristi di Daesh.
Stiamo parlando della nuova Marianna di
Francia, ovvero di Marine Le Pen.
Marine, come scrivemmo già in altri
articoli, guida un Front National completamente rinnovato che, se
definire “di destra” è errato, definirlo “xenofobo” è
totalmente fuorviante.
Il Front National di Marine Le Pen è
infatti un partito sovranista, laico, repubblicano e persino
socialista, visto che guarda alle politiche sociali e degli alloggi
molto più che gli esponenti del PS francese, tutti presi nel non
contraddire le politiche di austerità imposte dalla BCE e dal FMI.
Certo, Marine pone al primo posto
l'identità, la nazionalità e la meritocrazia, ovvero tutte cose che
hanno sempre sostenuto nei tempi d'oro della Francia i De Gaulle ed i
Mitterrand, ovvero l'esatto opposto dei sedicenti “repubblicani”
e dei sedicenti “socialisti” della Francia odierna.
La stessa Flavia Perina, qualche giorno
fa sull'Huffington Post, ricordava come Marine Le Pen si definisca
“né di destra né di sinistra”, sino al punto di scrivere, sulla
sua pagina Facebook alla voce tendenza politica “altro”. E la
stessa Perina afferma come il Front National, checchè ne pensino i
vari Salvini, Meloni e Berlusconi di casa nostra, non ha nulla a che
vedere con il clericale e sfascista centrodestra italiano, al punto
che la Le Pen ha scelto, come suo vice, Florian Philippot,
omosessuale dichiarato (oltre che già simpatizzante del Front de
Gauche di Jean-Luc Mélenchon) e come lei stessa sia favorevole alla
legge sulle unioni civili.
Marine Le Pen fa dunque breccia fra
vittime della globalizzazione e del capitalismo: sui giovani, sugli
abitanti delle periferie e delle banlieue, sugli anziani, sulle
donne. Su coloro i quali, in sostanza, sono stati snobbati sia dalla
destra di Sarkozy che dalla sinistra di Hollande.
E si oppone fortemente al TTIP, ovvero
al trattato di libero scambio USA-Unione Europea, che di fatto
ingloberebbe l'Europa nel mercato statunitense, con immensi svantaggi
per i nostri mercati, le produzioni locali, l'ambiente e i diritti
dei lavoratori.
Da notare, peraltro, che la Le Pen è
una lettrice ed estimatrice di Antonio Gramsci e che ai suoi comizi,
spesso, si sono viste bandiere ed effigi raffiguranti Che Guevara,
Mu'Ammar Gheddafi e Hugo Chavez, ovvero i leader storici del
socialismo libertario e nazionale.
Come ha giustamente scritto Flavia
Perina, infatti, Marine Le Pen ha conquistato il Quarto Stato della
Francia. Quello che, nel mondo (in)globalizzato, non ha più una
voce. Un mondo (in)globalizzato che infatti ha generato povertà e
nuovo sfruttamento anche e soprattutto in quel Terzo Mondo preda
delle ruberie delle multinazionali ed i cui conflitti hanno generato
un'immigrazionismo utile solo alle grandi imprese sfruttatrici.
Sono dunque assoluamente sciocchi ed
irresponsabili le dichirazioni del premier francese Valls quando
afferma che una vittoria di Marine Le Pen segnerebbe una guerra
civile in Francia. La guerra civile rischia di essere generata dalle
politiche globaliste, fallimentari e di sfruttamento portate avanti
proprio da Valls, Hollande e prima di loro da Sarkozy e Chirac.
Confidiamo, dunque, in una ventata
nazionale e popolare che porti prossimamente Marine Le Pen all'Eliseo
e che il Front National prosegua nella sua evoluzione
storico-politica, magari comprendendo davvero che i Matteo Salvini
capital-fascisti (che hanno già mal-governato l'Italia), non hanno
davvero nulla a che vedere con la politica portata avanti da Marine e
dai suoi sostenitori.
 Luca Bagatin
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10 dicembre 2015
"Pensieri di lotta e di non-governo": aforismi libertari e antimperialisti by Luca Bagatin
Il pensiero si evolve. La cultura,
invece, ha radici antiche.
Se Colombo non avesse scoperto
l'America, oggi i Nativi sarebbero vivi.
Chi è a favore del capitalismo o è
ricco o è ingenuo. E l'ingenuo è sempre più pericoloso.
Al capitalismo di sinistra preferisco il socialismo di destra.
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9 dicembre 2015
Tre anni fa veniva a mancare un grande artista e uomo politico trasgressivo: Riccardo Schicchi

In memoria di Riccardo Schicchi articolo di Luca Bagatin del 9 dicembre 2013
Il 9 dicembre del 2012 moriva Riccardo
Schicchi, soprannominato il “Re del porno”.
In realtà Schicchi detestava la parola
“pornografia”, preferendole il termine “erotismo” e
“trasgressione”.
Trasgressione delle regole imposte da
una (in)cultura bigotta e repressa, quella italica, che lui
combatterà per tutta la vita, attraverso il suo lavoro e le sue
iniziative.
Riccardo Schicchi ed Ilona Staller-Cicciolina,
fondando l'Agenzia Diva Futura, nei primi Anni '80, sdoganarono
l'erotismo e lo portarono persino il televisione ed in politica,
scatendando così una delle più grandi provocazioni che siano mai
state ideate e realizzate nel nostro Paese.
Fecero forse ciò che oggi, nei Paesi
dittatoriali o pseudo-democratici, fanno le attiviste di “Femen”,
mostrando i loro seni nudi, per contrapporsi alla violenza della
politica antidemocratica, antilaica, antilibertaria.
Pochissimi, anzi quasi nessuno sa o
ricorda che fu Riccardo Schicchi a ideare la prima lista
verde-ambientalista in Italia, nel 1979, ovvero la Lista del Sole e a
realizzarne il simbolo, ovvero quel Sole che Ride che, attualmente, è
di proprietà dei Verdi (dopo essere transitato per i Radicali).
La Lista del Sole, infatti, fu il primo
tentativo del duo Schicchi-Staller di fondare un partito
libertario-ambientalista in un Paese incivile come il nostro.
Quell'esperienza, del resto, portò Schicchi ed Ilona a candidarsi
nelle liste del Partito Radicale, nel 1987, ove Cicciolina sarà
eletta con ben 20.000 preferenze.
Un'esperienza diversa e alternativa,
che farà sì che in Parlamento di discutsse finalmente di educazione
sessuale nelle scuole, di affettività e sessualità per i detenuti,
di introduzione dell'ora di storia delle religioni in luogo dell'ora
di religione. Un'esperienza che pur non fu colta appieno nemmeno dai
Radicali (specie i più bigotti), i quali rimarranno contrariati dal
libertarismo del duo Schicchi-Staller e che, tempo dopo, nel 1991,
porterà alla nascita del Partito dell'Amore – fondato da Riccardo
Schicchi e da Mauro Biuzzi – ed il cui leader carismatico diverrà
Moana Pozzi.
Riccardo Schicchi rimarrà ad ogni modo
celebre per aver lanciato e promosso numerose artiste dell'eros e –
grazie al suo amore per i “contrasti” ed un'ammirazione
spasmodica per l'universo femminile - per averle trasformate in vere
e proprie “eroine eteree”. Mai volgari. Quasi delle fatine uscite
da un libro per ragazzi, solo in chiave erotica. Pensiamo a Ilona
Staller-Cicciolina, appunto, vera e propria “fricchettona
romantica”, a Ursula Davis-Hula Hop (che recitò anche in un film
del celebre regista Piero Vivarelli), a Ramba, a Petra, a Baby Pozzi ed alla
stessa Moana.
Donne che rimangono e rimarranno nella
memoria di coloro i quali le amano e le hanno amate.
L'esperienza artistica di Diva Futura,
oltre che quella politica di Riccardo Schicchi penso non debbano
essere dimenticate e tantomeno relegate a quello che comunemente
viene definito “trash”.
Il trash, la vera pornografia, come
amava ricordare lo stesso Schicchi, era altro. Era la disonestà
intellettuale e morale della politica e di certa cultura “ufficiale”.
Quella politica e quella cultura che,
nemmeno in punto di morte, resero omaggio a questo grande fotografo,
artista, talent scout, libertario e politico italiano.
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17 novembre 2015
Riflessioni terzomondiste: by Luca Bagatin
Non vi può essere vera cultura dei
diritti se, nel mondo, vi sono ancora bambini che soffrono, che
muoiono, che hanno fame. E la stessa cosa vale per donne e uomini,
trattati come carne da macello e schiavi della dittatura del Potere,
del Danaro, della Religione.
Mi occupo di (contro)cultura e
(anti)politica il che significa che la politica cosiddetta
"ufficiale" non solo non mi interessa ma la ritengo
marginale e poco utile per le persone. Se volete possiamo anche
parlarne, ma, sinceramente, preferisco parlare di cose serie.
Mi auguro che Hollande e Sarkozy si
pentano amaramente della loro politica estera. La Libia,
ricordiamolo, subì un vero e proprio atto di guerra da parte del
governo francese. Il popolo francese NON fu mai consultato in
merito !
L'unica perversità che conosco sono le
Religioni Monoteiste Istituzionalizzate. La mia unica religione è l'Amore.
Oggi va bene essere francesi, ma
occorreva essere libici quando la Libia sovrana veniva invasa dalla
Francia. Il terrorismo non lo compiono i popoli. Ma i
politicanti.
Forse Roma, più che di un sindaco, necessiterebbe di poteri speciali a forze dell'ordine e a forze armate, per
obbligare le persone poco educate a rispettare la legge.
Chi attacca o uccide una persona
pacifica e inerme non è né un uomo né un militare.
Leggo che i politicanti non sanno che
cosa fare dell area Expo. Ma scusate, costruire case da dare a chi
non ne ha, sarebbe chiedere troppo ?
Li hanno chiamati "dittatori", ma, se avessero studiato
ed approfondito le loro storie, avrebbero notato che Mu'Ammar Gheddafi e Josip Broz Tito, erano dei
riformatori sociali che attuarono, rispettivamente, in Libia e in
Jugoslavia, l'autogestione delle imprese e dell'economia, sostenendo
i ceti più poveri della popolazione. Rimanendo autonomi sia dal
blocco sovietico che da quello capitalista. A rappresentare un
Terzo Mondo libero e sovrano.
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8 settembre 2015
Il "Libro Verde" di Mu'Ammar Gheddafi
Il verde, nella cultura islamica, è il
colore della conoscenza e dei santi. Il verde ricorda peraltro
Al-Khidr, l'Uomo Verde protettore delle tribù nomadi, che incarna la
provvidenza divina.
E proprio in una tribù di nomadi
beduini è nato Mu'Ammar Gheddafi, colonnello e Raìs della Gran
Giamahiria Araba Libica Popolare e Socialista sino alla barbara morte
che dovette subire nel 2011, complici gli anglo-franco-statunitensi.
E verde è il nome del testo pubblicato
da Gheddafi stesso nel 1975 – il "Libro Verde", appunto –
rivolgendosi al suo popolo e nel quale ha voluto fissare i punti
salienti del suo pensiero.
Un pensiero tutt'altro che
dittatoriale, tutt'altro che liberticida, tutt'altro che retrogrado
come da troppo tempo creduto in un Occidente che poco ha voluto
approfondire la figura del Raìs libico.
Il "Libro Verde", nella sua parte
iniziale, muove una critica serrata ai sistemi elettorali, fatti di
partiti e di parlamenti, che, nei fatti, non rappresentano affatto la
reale volontà popolare ma unicamente quella del partito che ha
raccolto più voti e che come tale non rappresenta di fatto il
popolo, ma solo una parte ideologica, peraltro formata da una fetta
esigua di rappresentanti, ovvero i parlamentari.
Il partito, per Gheddafi, è come una
classe o una tribù: rappresenta solo una fazione e, se questa
prevale sulle altre, allora questa di fatto rappresena un regime
dittatoriale, non permettendo alle altre classi ed idee di essere
rappresentate.
Gheddafi infatti scrive: "La
lotta politica che si risolve nella vittoria di un candidato che ha
ottenuto il 51% dell’insieme dei voti degli elettori, porta ad un
sistema dittatoriale presentato sotto le false spoglie di democrazia.
Infatti il 49% degli elettori sono governati da uno strumento di
governoche non hanno scelto, ma che ad essi è stato imposto. Questa
è dittatura. Il
conflitto politico può inoltre portare ad uno strumento di governo
che rappresenta soltanto la minoranza; questo avviene quando i voti
degli elettori vengono distribuiti tra un
gruppo di candidati, uno dei quali ottiene un maggior numero di voti rispetto
ad ognuno degli altri candidati, considerati singolarmente. Ma, se si
sommassero insieme i voti ottenuti dagli "sconfitti", si
avrebbe una schiacciante maggioranza".
E'
peraltro di questi giorni l'uscita in Italia del saggio edito da Feltrinelli “Contro le
elezioni. Perché votare non è più democratico” del saggista
belga David Van Reybrouck, il quale giunge alle medesime conclusioni
del Raìs e ritiene che il sistema più democratico sia quello
fondato sull'Agorà Greca, attraverso il sorteggio e la
partecipazione popolare diretta.
Mu'Ammar
Gheddafi, infatti, lungi dal propugnare un sistema dittatoriale,
fonda la Jamahiriyya,
ovvero il governo delle masse popolari attraverso appositi Congressi
e Comitati popolari di cui spiegherà nel "Libro Verde" la funzione.
Il
Colonnello Gheddafi scrive in proposito: "In
primo luogo il popolo si divide in congressi popolari
di base. Ognuno di questi congressi sceglie la sua Segreteria.
Dall’insieme delle Segreterie si formano , in ogni settore,
congressi popolari non di base. Poi, l’insieme dei congressi
popolari di base sceglie i comitati popolari e amministrativi che sostituiscono
l’amministrazione governativa. Da questo si ha che tutti i settori
della società vengono diretti tramite comitati popolari. I comitati
popolari che dirigono i settori divengono responsabili dinanzi ai
congressi popolari di base; questi ultimi dettano ai comitati
popolari la politica da seguire e controllano l’esecuzione di tale
politica. In questo modo sia l’amministrazione che il controllo di
essa diverrebbero popolari e si porterebbe così fine alla vecchia
definizione di democrazia che dice: "la democrazia è il
controllo del popolo su se stesso". Tutti i cittadini che sono
membri di questi congressi popolari appartengono, per la loro
professione e per le lorofunzioni, a varie categorie o settori quali
gli operai, i contadini, gli studenti, i commercianti, gli artigiani,
gli impiegati, i professionisti. Essi, oltre ad essere cittadini
membri, o cittadini aventi
funzioni direttive nei congressi popolari di base o nei comitati
popolari, devono costituire congressi popolari a loro propri. I
problemi discussi nei congressi popolari di base, nei comitati
popolari, prendono forma definitiva nel Congresso Generale del
Popolo, dove s’incontrano tutti i direttivi dei congressi popolari,
dei comitati popolari. Tutto quello che viene deciso nel Congresso
Generale del Popolo, che si riunisce una volta
all’anno, è riferito ai congressi popolari, ai comitati popolari,
per la sua messa in atto da parte dei comitati popolari che sono
responsabili dinanzi ai congressi popolari di base. Il Congresso
Generale del Popolo non è un gruppo di membri di un partito o di
persone fisiche come i parlamenti ma è l’incontro dei congressi
popolari di base,
dei comitati popolari. In questo modo il problema dello strumento di
governo sarà di fatto risolto e si porrà fine ai regimi
dittatoriali. Il popolo diverrà strumento di governo ed il problema
della democrazia nel mondo sarà definitivamente risolto".
Si
noti bene, dunque, come il modello della Jamahiriyya libica sia per
molti versi ricalcato sul modello ateniese dell'Antica Grecia, culla
della democrazia occidentale, ma che l'Occidente cosiddetto
“democratico” ha abbandonato da tempo per sostituirlo con sistemi
di governo basati su politici di professione che, teoricamente,
dovrebbero rappresentare il popolo. Ma che, nei fatti, curano piuttosto
i loro interessi e quelli delle loro lobby di riferimento.
Relativamente
alle leggi, il Raìs libico ritiene che esse debbano ispirarsi alla
natura ed alla religione del popolo. In questo senso vi è
purtuttavia da dire che la sua visione dell'Islam non ha nulla di
estremistico o di radicale, al punto che nessun tipo di legge del
taglione è stata mai applicata nella Libia di Gheddafi.
Relativamente
alla libertà di stampa, Gheddafi nel suo saggio muove una critica
alla proprietà dei giornali da parte delle singole persone fisiche e
giuridiche. Egli ritiene che la vera stampa libera sia unicamente
quella redatta dai Comitati popolari, in quanto rappresentante di
tutta la società e non solo di una parte.
Più
interessante è la visione economica del Raìs libico, il quale nel
“Libro Verde” enuncia i principi di quella che lui definisce
Terza Teoria Universale, alternativa al capitalismo sfruttatore ed al
comunismo ateo, materialista e ingannatore.
Egli
ritiene innanzitutto che i lavoratori debbano essere considerati
produttori, non più dei salariati e dunque ciò che loro producono
deve essere di loro proprietà. Il salario, per Gheddafi, è indice
di sfruttamento ed un lavoratore/produttore non può essere schiavo
di nessun padrone, né privato né statale. Oltre a ciò, il Raìs,
ritiene che nessuno possa possedere più di quanto gli sia necessario
per vivere in quanto l'accumulazione della ricchezza da parte di
alcuni è fonte di ingiustizia, corruzione e segna
il sorgere della società dello sfruttamento.
In questo senso nel “Libro Verde” è specificato che nessuno può
possedere più di una abitazione e più di un mezzo di trasporto
privato. L'affitto o il noleggio sono da considerarsi come fenomeno
di sfruttamento del bisogno altrui e ove vi è bisogno non vi
può essere, conseguentemente, libertà dell'individuo.
La Terza Teoria Universale – in pieno contrasto con la visione
capitalistico-borghese e con quella collettivista-statalista-marxista
- propone dunque che ciascuno lavori o per sé oppure in aziende
socialiste autogestite dai lavoratori medesimi ove ciascuno è
produttore e socio alla pari, oppure ancora che si lavori a beneficio
della società e dei bisognosi.
In
questo senso nel “Libro Verde” è scritto:
"Nella
società socialista non ci sono infatti possibilità di produzione
individuale al di sopra del soddisfacimento dei bisogni personali. In
essa non è permesso di soddisfare i propri bisogni a spese degli
altri. Le istituzioni socialiste lavorano per soddisfare i bisogni
della società.
(…) A
ciascun individuo è consentito di risparmiare ciò che
vuole, soltanto nell’ambito del proprio fabbisogno, in quanto
l’accumulo di risparmio in misura maggiore, è a detrimento della
ricchezza collettiva. La gente abile e intelligente non ha il diritto
di appropriarsi delle unità di ricchezza altrui per via della
propria abilità e intelligenza, tuttavia può utilizzare quelle
qualità per soddisfare i deficienti e gli incapaci non perciò
devono essere privati di quella stessa parte della ricchezza sociale
di cui godono i sani".
Senza
dimenticare il contesto nel quale è stato scritto, il “Libro
Verde” pone la famiglia al centro della società e Gheddafi afferma
che essa è molto più importante dello Stato in quanto culla,
origine e riparo sociale dell'essere umano.
Contrariamente
a quanto si tende a credere, Gheddafi è molto duro con i
nazionalismi intesi come particolarismi che tendono a dividere e
scrive: "(…) sono male e detrimento all’umanità il
particolarismo nazionale e l’uso della forza nazionale contro le
nazioni deboli; oppure il progresso nazionale conseguito
appropriandosi di ciò che appartiene ad altra nazione.
Però l’individuo forte, rispettoso di se stesso, consapevole delle
sue responsabilità personali è importante ed utile alla famiglia;
la famiglia rispettosa, forte, consapevole della sua importanza è
socialmente e materialmente utile alla tribù; la nazione progredita,
produttiva e civilizzata è utile al mondo intero. Per contro, la
struttura (binà’) politica e quella nazionale si corrompono se
scendono a livello sociale, cioè familiare e tribale, interferendo
con esso e assumendone i punti di vista".
Un
capitolo del “Libro Verde” è dedicato alla donna e la visione di
Gheddafi, lungi da ogni maschilismo e pur essendo stato un
emancipatore nel mondo islamico ed aver ammesso le donne
nell'esercito ed aver costituito addirittura il corpo militare delle
“Amazzoni”, la sua visione è piuttosto familista e la sua
visione della donna è di moglie, madre ed “angelo del focolare”.
Egli
sulla donna in particolare scrive: "E’ ingiustizia e crudeltà
l’eguaglianza fra di loro in un lavoro sporco che sfigura la
bellezza di una donna, privandola della sua femminilità. E’ anche
ingiustizia e crudeltà addestrare la donna ad un programma che, di
conseguenza la conduce allo svolgimento
di un lavoro non confacente alla sua natura. Fra l’uomo e la donna
non esiste differenza sul piano umano: a nessuno dei due è lecito
sposare l’altro senza il suo libero consenso, né sciogliere il
matrimonio senza un equo arbitrato che lo ratifichi, o senza
l’accordo delle due volontà dell’uomo e della donna al di fuori
dell’arbitrato".
Il
“Libro Verde”, oltre a profetizzare la dominazione del mondo da
parte dei neri, per secoli sfruttati, prosegue muovendo critiche alla
coercizione del sistema educativo scolastico e ritenendo che le
facoltà ed i corsi di studi dovrebbero comprendere ogni materia
dello scibile umano, in modo che l'essere umano non sia privato di
determinate conoscenze.
I
capitoli finali riguardano la necessità che l'individuo ricerchi un'unica lingua per esprimersi in modo che tutta l'umanità possa
dialogare e comprendersi, mentre l'ultimo capitolo riguarda la
necessità che le masse pratichino lo sport anziché ne fruiscano
passivamente.
Il
“Libro Verde”, saggio breve e semplice, scritto per le masse
incolte, ma con l'idea di essere diffuso anche in Occidente, pone ad
ogni modo riflessioni interessanti. Riflessioni interessanti in
ambito politico-elettorale in primis ed anche in ambito economico.
Propone da una parte la partecipazione popolare in ambito politico e
l'autogestione in ambito economico, muovendo critiche al dittatoriale
sistema elettorale ed al sistema economico capitalistico e di
sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Mu'Ammar
Gheddafi, lungi dall'essere stato un dittatore, bensì capo di una
rivoluzione incruenta – la Rivoluzione Verde del 1969, appunto –
merita oggi di essere studiato. Personaggio storico che, non a caso,
ha dato filo da torcere sia al fondamentalismo islamico che
all'Occidente capitalista e sovietico, in quanto fieramente
indipedente ed orgoglioso del suo modello.
Modello
distrutto dalle sedicenti “primavere” arabe, ovvero dai colpi di
Stato sostenuti anche da Francia, Usa, Gran Bretagna e dalla Nato
intera. E che oggi ci hanno regalato Daesh, ovvero quell'Isis che
avanza inesorabilmente indisturbato.
 Luca
Bagatin
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2 settembre 2015
Il Socialismo Arabo di Mu'Ammar Gheddafi
Oggi sappiamo che quelle “primavere”
erano delle estati torride, oppure dei freddi inverni.
Oggi sappiamo che quelle “primavere
arabe” furono dei veri e propri Colpi di Stato sostenuti dalla
NATO, da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti d'America in primis e
non hanno affatto portato democrazia, anzi, hanno completamente
spazzato via - in Libia - la Jamahiriyya,
ovvero il governo delle masse popolari voluto dal Colonnello Mu'Ammar
Gheddafi, barbaramente ucciso nel 2011.
Oggi
Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia, Germania e compagnia
triste, piangono per l'avvento di un'immigrazione incontrollata da
loro peraltro causata, attraverso la destabilizzazione di Paesi
sovrani, dalla Libia alla Siria, oggi in mano a Daesh, ovvero
quell'Isis terrorista di cui sentiamo tanto parlare, per
decenni peraltro finanziato dagli amici degli Stati Uniti d'America,
come di recente raccontato dall'ex generale Wesley Clark, in funzione
anti-sciita.
Ecco
che cosa ci hanno “regalato” i nostri sedicenti governanti
“democratici e liberali” che oggi si stracciano le vesti, come
Obama – il quale farebbe bene ad iniziare ad accogliere un po' di
profughi, viste le sue totali responsabilità belliche che
meriterebbero un'incriminazione, assieme a Sarkozy e Cameron, per
violazione dei diritti umani – come le varie Merkel, Hollande,
Renzi...e quel Cameron che pensa che sia sufficiente chiudere,
nazisticamente, le frontiere...sic !
Che
tristezza questi “soloni” euro-yankee, i cui padri politici hanno
per secoli sfruttato il Terzo Mondo, arricchendosi alle spalle dei
poveri, sfruttando le loro risorse anziché insegnare loro ad usarle
al meglio.
E'
per questo che saggi come “Socialismo e Tradizione” di Mu'Ammar
Gheddafi, edito dalla casa editrice Edizioni all'Insegna del Veltro
(www.insegnadelveltro.it)
aiutano a conoscere meglio un grande idealista e successivamente Capo
di Stato, ingiustamente accusato di barbarie e di essere un vile
dittatore.
Mu'Ammar
Gheddafi, di cui ci ripromettiamo di parlare in diversi altri
articoli, nato in una poverissima famiglia di beduini, fu un
rivoluzionario incruento che, nel 1969 – a soli ventisette anni –
rovesciò il regime monarchico di Re Idris I al-Senussi. Egli
rovesciò quel regime corrotto senza alcun spargimento di sangue,
solo con la forza della ragione, del carisma nel convincere le masse
incolte, povere e sfruttate. Ed alle masse restituì il potere e la
sovranità, in accordo con i principi del Socialismo Arabo enunciati
da Gamal
Abd el-Nasser, Presidente dell'Egitto negli Anni '50 e primi '60. Un
socialismo – quello di Nasser e Gheddafi - alternativo rispetto al
comunismo marxista ateo e materialista ed al capitalismo sfruttatore.
Un socialismo che ricercava l'autogestione dei mezzi di produzione e
l'inclusione delle masse nell'attività di governo, al posto dei
partiti e dei parlamenti.
Un
socialismo adatto ai Paesi non allineati e del Terzo Mondo, ma
assolutamente esportabile in ogni Paese che volesse e voglia
includere il popolo nelle decisioni politiche, in ogni Paese che
abbia compreso che democrazia significa “forza di popolo” e non
“forza di una parte del popolo”, ovvero delle oligarchie
partitocratiche, delle sette, delle ideologie totalitarie o dei
sistemi economici fondati sullo sfruttamento del lavoro salariato.
Di
questo il Presidente Gheddafi parla diffusamente nel suo “Libro Verde”, nel quale enuncia i principi della sua rivoluzione sociale
e di cui parleremo in successivi articoli.
Il
saggio “Socialismo e Tradizione” è invece un raro testo, di
piccole e maneggevoli dimensioni, presentato da Claudio Mutti, già
presidente dell'Associazione Italia-Libia negli Anni '70.
Nell'introduzione
Claudio Mutti spiega il ruolo strategico e geopolitico della Libia di
Ghieddafi, la quale, con la “Rivoluzione Verde” del '69, è
riuscita a liberarsi non solo della monarchia corrotta, ma anche e
soprattutto dell'imperialismo statunitense e inglese, rilanciando il
panarabismo ed il panafricanismo, ovvero ricercando l'unità – in
pieno spirito di fratellanza - dei popoli arabi e africani.
Tentativi, purtroppo, tutti falliti, ma che ricordano molto i
tentativi del Presidente del Venezuela Hugo Chavez – ottimo amico
di Gheddafi – di ricercare un'unità dei Paesi Latinoamericani e,
nel passato, i tentativi del Presidente dell'Argentina Juan Domingo
Peron, di ricercare l'unità dei Paesi non allineati e non asserviti
né all'URSS, né agli USA.
Come
ricorda Claudio Mutti, fu dal 1999 in poi che Gheddafi diventò in
particolare “Ghieddafi l'Africano”, intervenendo spesso nella
risoluzione di conflitti sul continente africano e fu anche forse
l'unico ad arginare il fondamentalismo islamico, ricordando che
l'Islam è fondamentalmente una religione di pace, che guarda
all'emancipazione dei popoli.
Solo
i governi dell'unico vero Centro-Sinistra che l'Italia abbia mai
conosciuto, ovvero i governi Craxi e Andreotti dialogheranno con
questo leader africano e così farà - opportunisticamente e per un
breve lasso di tempo - il solito Berlusconi che purtuttavia – con
il sostegno dei cattocomunisti oggi al governo - tradirà Gheddafi
ben presto e sosterrà anche lui la guerra contro la Libia a fianco
delle potenze imperialiste e neo-colonialiste.
Nel
saggio “Socialismo e Tradizione” troviamo dunque un'importante
testimonianza di chi sia stato il Colonnello e Capo di Stato Mu'Ammar
Gheddafi. Nel testo, infatti, sono riportati suoi importanti discorsi
pronunciati nel corso degli Anni '70, che delineano le linee guida
della Rivoluzione Verde Libica e dell'Unione Socialista Araba.
Mai
come oggi è necessario comprendere chi sia stato questo uomo. Solo
così possiamo capire le ragioni per le quali è stato barbaramente
ucciso ed il drammatico presente che stiamo solo per iniziare a
vivere. Un presente drammatico per il quale dobbiamo ringraziare solo
i tanti sedicenti “democratici e liberali” di cui abbiamo già
parlato, assetati di potere e di ricchezza. Da Obama a Cameron, da
Hollande alla Merkel sino a Renzi e compagnia. Persone tutt'altro che
amate dai loro stessi popoli, i quali, presto o tardi, dovranno
iniziare a risvegliarsi.
 Luca
Bagatin
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25 agosto 2015
Tutte le bugue sulla guerra in Libia. Grazie Sarkozy, Cameron, Obama & Co. per averci regalato l'Isis e aver assassinato popoli inermi...che oggi fuggono e continueranno a fuggire...dalle vostre guerre
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26 giugno 2015
El presidente de la paz: Hugo Chavez
 Marinella Correggia e il suo saggio "El presidente de la paz" (Sankara Edizioni)
Hugo Chavez Frias, il Presidente che
viene dalla periferia, nato a Sabaneta, piccola cittadina dello Stato
venezuelano di Barinas.
E proprio nella periferia di Roma,
ironia della sorte, è stato presentato un bellissimo saggio a lui
dedicato, scritto dalla giornalista Marinella Correggia che il 25
giugno scorso, presso la Biblioteca Vaccheria Nardi di Via Grotta di
Gregna, ha infatti intrattenuto appassionati e lettori con il suo “El
presidente de la paz” (Sankara Edizioni).
El presidente de la paz è lui, Hugo
Chavez, purtroppo scomparso nel 2013 per un tumore, e che ha guidato
il Venezuela dal 1999 sino alla sua morte.
A Chavez ho dedicato numerosi articoli,
alcuni dei quali saranno anche presenti nel mio prossimo saggio
“Amore e Libertà – Manifesto per la Civiltà dell'Amore” e per
me è il Giuseppe Garibaldi del XXIesimo secolo.
La particolarità del saggio di
Marinella Correggia è che si vanno a toccare tematiche meno
conosciute e più di scottante attualità geopolitica. Il ruolo del
Presidente Chavez, del Venezuela e dei Paesi dell'Alba (Alleanza
bolivariana per le Americhe, comprendenti Venezuela, Cuba, Nicaragua
e Bolivia) per la prevenzione delle guerre e dei conflitti
internazionali.
Guerre che, come ben sappiamo, sono
foriere di un'immigrazione forzata, di un vero e proprio sradicamento
di persone dalle proprie terre d'origine, con il conseguente
sfruttamento nei Paesi occidentali, falsamente definiti “democratici”
(visto anche che spesso hanno causato quelle guerre !).
Pensiamo alla guerra in Iraq durata
dagli Anni '90 sino a pochi anni fa e a quella dell'Afghanistan,
ennesime guerre per le risorse petrolifere e spacciate per
“interventi umanitari”, per “guerre preventive” o peggio
ancora di “esportazione della democrazia”. Guerre fatte sulla
pelle dei popoli e di bambini inermi. Veri e propri crimini contro
l'umanità commessi da Capi di Stato presunti democratici (solo
perché eletti !) quali i Bush e Tony Blair, denunciati più volte
dallo stesso Chavez, il quale più volte ne ha chiesto
l'incriminazione in sede internazionale, ma ancora oggi rimasto
inascoltato.
Pensiamo alla guerra in Libia del 2011,
all'invasione franco-anglo-statunitense – un vero e proprio Asse
della Guerra - di uno Stato sovrano, spacciata anch'essa per
“protezione dei civili e dei diritti umani”. Civili che, intanto,
sono stati bombardati dall'Occidente (sic !). La medesima cosa,
peraltro, è accaduta in Siria e ne pagano le conseguenze interi
popoli, costretti peraltro a migrare in quell'Occidente che li ha
sfruttati e sfrattati per secoli e continua a farlo, chiudendo le
porte come fa la Francia, i cui governi hanno le mani sporche di
sangue sin dai tempi della Guerra d'Algeria degli anni '50 e '60.
Purtuttavia sono considerati “civili e democratici” e finanche
“repubblicani” (sic !). Mai terroristi. Stranamente. E così gli
USA di Barack Obama, che ha ricevuto un Premio Nobel per la Pace in
modo totalmente ingiustificato e ingiusto. Perché chi uccide e
bombarda, tutto è tranne che un uomo di pace.
In tutto ciò l'azione dei Paesi
latinoamericani dell'Alba. Hugo Chavez in prima linea per trovare una
soluzione che evitasse l'intervento della Nato in Libia come in
Siria, tentando anche di coinvolgere i Paesi fratelli e non allineati
dell'Africa, ma senza purtuttavia successo. Le forze dell'Asse della
Guerra Nato-petromonarchie saranno infatti troppo forti. E
riusciranno a coinvolgere tutta l'Europa, persino l'Italia (che pur
con Gheddafi aveva raggiunto un ottimo accordo) con l'avallo del
Presidente Giorgio Napolitano, il quale – come ricordato nel saggio
di Marinella Correggia – assumerà un ruolo interventista e quindi
anticostituzionale, a cento anni dalla colonizzazione italiana della
Libia (sic !).
Solo i Paesi dell'Alba e gli altri
Paesi latinoamericani che guardano al Foro di San Paolo, fra cui il
Brasile e l'Argentina, si oppongono alla guerra imperialista in Libia
e Siria, spacciate anche dai social-network come delle guerre di
librazione nazionale (sic !).
Una guerra che, ancora una volta, mira
all'accaparramento delle risorse petrolifere ed economiche. Fanno
gola infatti soprattutto le riserve libiche collocate nelle banche
occidentali. Una guerra che, oggi, ci ha consegnato l'attuale
situazione di migrazione di massa e ci ha consegnato l'Isis, per
decenni finanziato dagli amici degli Stati Uniti d'America, come di
recente raccontato dall'ex generale Wesley Clark, in funzione
anti-sciita. Ma nessuno ne parla. Nessuno ha memoria del suo passato,
anche perché i governi ed i media hanno fatto in modo di distorcerlo
ad uso e consumo di chi sulle guerre lucra e continua a lucrare:
governi, sistema bancario, multinazionali...oltre che le cooperative
mafiose di casa nostra. Come abbiamo ben visto con la recente
inchiesta su mafia Capitale.
E continueranno a farlo se seguiteremo
a delegare ad altri, se seguiteremo a rinunciare alla nostra
sovranità ed alla cooperazione internazionale. Che poi è la nostra
libertà e quella di tutti i popoli della terra.
Marinella Correggia, nel raccontare di
questo - che è peraltro il fulcro del suo saggio su Chavez -
racconta la suggestione di un economista gandhiano durante la Guerra
di Corea, J.C. Kumarappa, il quale fece un appello a tutti i Paesi
non allineati della Terra - spesso appartenenti al cosiddetto Terzo
Mondo - affinché si coalizzassero in termini di cooperazione
economica in chiave anti-bellica e dunque anti-statunitense, oltre
che anti-sovietica. E ciò proprio al fine di costruire una
prospettiva di pace, al di fuori dei due blocchi, capitalista e
comunista. Il suo pensiero, purtroppo, non influenzò per nulla la
nostra vecchia Europa, la quale è sempre finita fra i Paesi
belligeranti e si è resa colpevole, come abbiamo già detto, di
milioni di morti fra i civili.
Il saggio di Marinella Correggia è
dunque un pretesto per parlare di chi ha lavorato contro le guerre
nel mondo, a quarant'anni, peraltro, della fine della Guerra in
Vietnam. E per parlare inevitabilmente di anticolonialismo e di
antimperialismo, ovvero di sovranità nazionale, oltre che delle
prospettive ecosocialiste del Venezuela chavista.
Un Venezuela che, assieme alla Cuba dei
fratelli Castro, alla Bolivia di Morales ed al Nicaragua del
sandinista Ortega, si è subito adoperato per una prospettiva
umanitaria e proprio per questo, nel 2002, è stato destabilizzato da
un colpo di Stato finanziato dagli USA e nel 2014, il governo del
chavista Maduro ha subìto l'attacco da parte dell'opposizione di
destra – sostenuta dai ricchi oligarchi – attraverso violente
manifestazioni di piazza.
Il secondo capitolo de “El presidente
de la paz” pone in parallelo la vicenda di Hugo Chavez con quella
di Thomas Sankara, Presidente per soli quattro anni del Burkina Faso,
assassinato nel 1987 a soli 38 anni nel corso di un colpo di Stato.
Anche Sankara, come Chavez, fu un
sognatore con i piedi per terra,
un lucido utopista, un rivoluzionario non a caso definito il “Che
Guevara africano”, che avviò una serie di progetti di lotta ai
privilegi ed agli sprechi e di sviluppo nazionale che permisero al
Burkina Faso di essere indipendente economicamente e socialmente,
senza per forza dover dipendere da organismi esterni, usurai ed
oligarchici quali il Fondo Monetario Internazionale.
Dei progetti che permisero ai cittadini
di avere due pasti al giorno, l'acqua, l'assistenza sanitaria
gratuita, un programma di istruzione gratuita, di rimboschimento, di
redistribuzione delle terre e di politiche in favore delle donne,
contro l'infibulazione genitale femminile e la poligamia.
Progetti che richiamano il “Plan de
la Patria 2013 – 2019” avviato da Hugo Chavez che, oltre a
richiamare principi di collaborazione geopolitica fra i Paesi del Sud
del Mondo in chiave antimilitarista, propone un progetto di
autogestione delle imprese da parte dei lavoratori, le cosiddette
comunas ed un progetto
ecosocialista che vada oltre l'estrattivismo petrolifero e che punti
allo sviluppo delle energie e delle risorse rinnovabili.
Ecco
che, dunque, Marinella Correggia con il suo piccolo saggio - i cui
proventi peraltro andranno all'opera dei Fratelli maristi, i quali
gestiscono un ospedale ad Aleppo - in Siria - e varie attività
sociali, assistenziali ed educative – ci ha aperto un mondo,
misconosciuto ai più.
Il
mondo dei poveri e dei diseredati. Degli abitanti delle periferie del
mondo, dei socialisti del XXIesimo secolo, dei bolivariani, dei
sandinisti, degli amici di Sankara. Di coloro i quali, sfruttati da
secoli di colonialismo e di neo-colonialismo, hanno ricercato una loro
via di liberazione che è ogni giorno messa a rischio dai Signori
della guerra, dai signori del danaro. Dai tiranni senza cuore, ovvero
senza amore, che si proclamano, a torto, difensori di una libertà e
di una democrazia che non conoscono.
 Luca
Bagatin
Salviamo le biblioteche di Roma ! A questo link la petizione da diffondere e firmare.
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26 marzo 2015
Riflessione di "Amore e Libertà" sull'economia capitalistica

“Amore e Libertà” - pensatoio (anti)politico e (contro)culturale che ho fondato ben due anni fa richiamando nel simbolo e nel Manifesto gli ideali e le battaglie di Anita, oltre che di Giuseppe Garibaldi e di molte altre eroine ed eroi, intellettuali e liberi pensatori - ritiene che la
prima vera forma di prostituzione sia lo sfruttamento del corpo e
della mente e dunque ritiene forme di prostituzione: la pubblicità
commerciale, la quale induce nell'individuo bisogni altrimenti
superflui; il cosiddetto “libero commercio”, che nei fatti è
condizionato dalla pubblicità, dai mercati internazionali e dal
sistema capitalista, che è un sistema fondato sull'egoismo e
sull'accumulazione, anziché sulla condivisione e sull'amore
fraterno.
La prostituzione dei corpi, poi, non è
che una conseguenza di tale stato di cose e potrebbe essere
completamente debellata attraverso una sana educazione sentimentale e
sessuale, che vada a superare ogni forma di
egoismo/possessivismo/repressione, tipiche dell'individuo senza
alcuna aspirazione spirituale, senza alcuna coscienza umanitaria e
sociale.
Ed in questo senso è assolutamente
necessario ribaltare la storica massima dell'economista scozzese Adam
Smith nei seguenti termini, ovvero: "Non è dalla benevolenza
del macellaio, del birraio o del fornaio, che noi ci aspettiamo la
nostra cena, ma dal loro rispetto nei confronti dell'umanità
affamata. Noi ci rivolgiamo alla loro umanità ed al loro amor
proprio, e parliamo loro delle necessità della Donna e dell'Uomo,
ovvero del loro/nostro bisogno di dare e ricevere Amore".
Una Civiltà
dell'Amore possibile può essere fondata solo su queste basi, ovvero
su una riflessione profonda delle abitudini socio-economico-politiche
degli individui e su un loro radicale cambio di rotta.
Credere che astrusi
sistemi politico-economici di “destra” o di “sinistra”,
“capitalisti” o “comunisti”, possano farci uscire dalla
crisi - che prima di tutto è umana - è assolutamente fuorviante e
ridicolo.
 Luca Bagatin www.lucabagatin.ilcannocchiale.it www.amoreeliberta.altervista.org www.amoreeliberta.blogspot.it
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