9 ottobre 2010
"Mario Pannunzio da Longanesi al Mondo" presentato a Pordenone con il contributo del Partito Repubblicano Italiano alla presenza del prof. Pier Franco Quaglieni del Centro Pannunzio di Torino
 A sinistra: il Sindaco di Pordenone Sergio Bolzonello A destra: Luca Bagatin ed il prof. Pier Franco Quaglieni
Venerdì 8 ottobre scorso alle ore 19.00 - presso la saletta incontri
dell'ex convento di San Francesco a Pordenone - il Partito Repubblicano
della provincia di Pordenone ha organizzato la presentazione del saggio
curato dal prof. Pier Franco Quaglieni: "Mario Pannunzio da Longanesi al
Mondo" edito da Rubbettino. La presentazione, curata da Luca Bagatin
collaboratore de "La Voce Repubblicana", ha visto la partecipazione
stessa del prof. Quaglieni, docente di Storia risorgimentale presso
l'Università degli Studi di Torino e Presidente del Centro Pannunzio che
fondò, nel 1968, assieme a Mario Soldati e ad Arrigo Olivetti. L'evento
ha ricevuto spontaneamente il Patrocinio da parte dell'Amministrazione
Comunale di Pordenone ed è intervenuto, con un breve saluto
introduttivo, lo stesso Sindaco
Sergio Bolzonello. Bolzonello - già in passato iscritto al Partito
Liberale Italiano e quindi vicino all'ideale pannunziano - si è
rammaricato di come oggi si senta la mancanza di una scuola di pensiero
politico e di come il Paese sia totalmente allo sbando e ciò a causa
tanto del "berlusconismo", che dalla mancanza di un "disegno organico" da
parte del Pd al quale egli stresso appartiene. Luca Bagatin ha
dunque brevemente presentato la figura di Pannunzio, già sceneggiatore
cinematografico, giornalista e poi politico liberale nato a Lucca nel
1910. Ha fatto un excursus della carriera dell'intellettuale lucchese
dagli anni '30, passando per l'antifascismo liberale e democratico e per
l'anticomunismo raccontato anche per mezzo del foglio clandestino
legato al PLI "Risorgimento Liberale". E poi il dopoguerra, la
fondazione de "Il Mondo": settimanale laico e liberaldemocratico che
gettò le basi per una Terza Forza da contrapporsi alle "chiese"
clericale e comunista. Terza Forza che sarà poi il Partito Radicale dei
Liberali e dei Democratici che, in chiave progressista, si alleerà al
Partito Repubblicano Italiano di La Malfa e Pacciardi. Bagatin ha in particolare ricordato le battaglie politiche, civili ed economiche de "Il Mondo": contro
i monopoli, la speculazione edilizia, l'influenza del dogma
ecclesiastico nelle leggi dello Stato, i privilegi delle corporazioni
e dei Poteri Forti.
Ed ha ricordato di come Pannunzio ed i suoi collaboratori volessero
"superare a sinistra" persino i comunisti e dunque la celebre frase di
Pannunzio:
“Essere liberali
significa essere socialisti in modo assai più avveduto e attuale di
quel che credono gli epigoni di Marx”. 
Il
prof. Pier Franco Quaglieni ha dunque presentato il saggio che vede
avvicendarsi contributi, oltre che suoi, anche di Pierluigi Battista,
Marcello Staglieno, Carla Sodini, Girolamo Cotroneo, Guglielmo Gallino,
Mirella Serri, Angiolo Bandinelli ed uno scritto inedito di Mario
Soldati. Quaglieni
ha quindi ricordato il Pannunzio inizialmente disinteressato alla
politica, ma successivamente, nel corso degli anni '40, fervente
antifascista ed antitotalitario. Collaboratore di Longanesi ad "Omnibus"
prima ed allievo di Benedetto Croce e fondatore del crociano, appunto,
"Il Mondo" poi. Ed
ha ricordato di come moltissime generazioni di giovani anche non
provenienti dall'area liberaldemocratica, si formarono intellettualmente
sulle pagine de "Il Mondo" che - ha
affermato Quaglieni - era letto anche da giovani democristiani e
comunisti, di nascosto dai loro "apparati" di partito. Il
prof. Quaglieni, ad ogni modo, è pessimista relativamente al
fatto che oggi, un'esperienza esaltante culturalmente e politicamente
come quella de "Il Mondo", possa rinascere. Le cause - ha detto - sono
varie: l'imbarbarimento del linguaggio, dei media stessi e della
politica: tutti presi piuttosto dal gossip che dalle problematiche
contingenti. E poi la mancanza di una cultura liberale maggioritaria nel
nostro Paese.
Il
Centro Pannunzio, ad ogni modo e come ha affermato il prof. Quaglieni, è
un punto di riferimento per tutti coloro i quali vogliono dare
testimonianza di ciò che è stato il liberalismo di Pannunzio, che poi
era quello del conte di Cavour e che successivamente giunse a
confrontarsi con il
repubblicanesimo mazziniano e con il socialismo autonomista, che sono
poi le grandi culture laiche del nostro Paese. Degno
di nota, fra il pubblico, la presenza di ex militanti dell'area
liberale e repubblicana che si formarono politicamente negli anni '80 e
'90. Nessun reduce, molti quaranta-cinquantenni che, dopo la caduta del
Muro di Berlino, credevano in una grande rivoluzione liberale e
libertaria che avrebbe potuto giungere anche in Italia, sull'onda anche
della parabola pannunziana. Così, purtroppo, non fu. Giunse
invece Tangentopoli e, come detto anche dal prof. Pier Franco
Quagliani, fu una siagura per tutti a cominciare dai partiti che avevano
fatto dell'Italia un Paese moderno e democratico. Morì così, un grande sogno di libertà. Luca Bagatin
I PREPARATIVI.....E LA CENA FINALE
 


Da sinistra: Valentino Bertoli, il prof. Pier Franco Quaglieni, il sottoscritto, Andrea Collesan Segretario provinciale del PRI

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24 dicembre 2009
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Luca Bagatin
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8 agosto 2008
MIO FRATELLO ED IO by Luca Bagatin
A mio fratello Silvestro: micio macho che, di fronte ad una bisteccha, non osa chiedere mai (con grande incazzatura materna)!
A Verena M., l'Heather Graham pordenonese i cui occhi ancora baluginano nella mia mente
A Natasha Hovey, italiana di Beirut, i cui occhi mi fecero innamorare a 4 anni battezzandomi per sempre Sexual Enfant Prodige
Mio fratello Silvestro è fisicamente rosso e molto peloso. Anzi, no. Diciamo che è arancione. Peloso, vabé, è mio fratello, e in qualche cosa dovrà pur assomigliarmi. Mio
fratello Silvestro ha i denti aguzzi e, quando è in vena di scherzi,
ama mordermi il naso conficcando le sue "zanne" e stringendo la
mascella. Solitamente, quando è in vena di scherzi sono le 2 di
notte: entra dal balcone della mia camera e - così mordendo - mi
sveglia facendomi emettere un urlo lancinante. Mio fratello Silvestro è una buona forchetta, benché preferisca non usare le posate. Ciò
non per scortesia, tutt'altro, è solo che le sue mani sono dotate di
artigli assai poco pratici per portare alla bocca il cibo. Mio fratello Silvestro non ama guardare
la tv, dilettarsi sul
web o leggere un buon libro: sgranocchia crocchette da mane a sera nonché si riposa sotto improbabili palme campagnole. Mio
fratello Silvestro, a differenza mia, non conosce Natasha Hovey -
attrice classe 1967 che esordì nel mondo dello spettacolo con il film "Acqua e sapone"
di Carlo Verdone nell''83 - i cui occhi tanto amai e che è sputata
uguale (che non si scrive, ma si dice) a Verena M., biondissima e
coltissima ragazza ventiseienne che conobbi in autobus un fracco di
mesi fa e che persi completamente di vista (cosa che per un miope
potrebbe essere all'ordine del giorno, peraltro !). Mio fratello Silvestro ha
purtuttavia un'attività sessuale intensa: almeno a giudicare dalla
quantità di gattini arancioni che sta popolando il mio assai poco
sorridente paese. Mio fratello Silvestro in effetti è un gatto.
Bastardo, nel senso buono del termine, anche se sarebbe preferibile
definirlo "Tigrotto". E' una tigre di fratello senza paura che
attacca ogni tipo di cane (bastardo o meno, ma per Silvestro i cani
sono tutti dei gran bastardi !) qualora invada il nostro territorio. Li
fa smammare nel giro di un nanosecondo mostrando unghie, zanne e un
certo savoir faire per la lotta acquisito anche dal sottoscritto.
Io e mio fratello Silvestro siamo inseparabili, specie quando siamo
impegnati in una fitta lotta corpo a corpo che vede entrambi
contemporaneamente vincitori e vinti non del tutto pervinti (per quanto
avvinti).
La Storia, si sa, la scrivono i vincitori. Io in geografia avevo 5, mio
fratello è orgogliosamente analfabeta e a scuola non ci è mai andato.
I conti, in famiglia, tornano sempre (nonostante siamo discendenti
della Casata dei dogi Contarini di Venezia, ma è un'altra storia):
siamo in due, io e Silvestro, quindi: siamo pari.
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23 luglio 2008
"IL BASSO E LA ZEPPA" racconto (all'altezza o meno) by Luca Bagatin (da un'idea di Lucia "Rehab" Conti)
Mi chiamo Francesco, ma per tutti sono il Basso. In effetti la mia
altezza - tanto per usare un eufemismo - non supera gli 80 centimetri. Conobbi la Zeppa l'anno scorso in quel di Berlino, all'omonimo zoo. Io ero una delle tante attrazioni turistiche: faccio il giocoliere. Ella,
invece, è ed era bellissima. Di professione faceva la venditrice di
biglietti dello Zoo di Berlino, appunto: rinomato luogo per tossici. Conobbi
la Zeppa dicevo, ma, più che altro, fu lei che mi conobbe, anzi,
diciamo pure che scivolò su di me nella sua "pausa sigaretta". "Fuck !" esclamò inacidita lei. "A
chi, a me ? E che ci posso fare se sono alto quanto una delle tue zeppe
?" In effetti ella calzava un bel paio di zeppe alte almeno 20
centimentri. "Aò, paisà !" mi gridò lei aiutandomi a rialzarmi. Era di Pomigliano d'Arco. "Ammazza quanto sei......" "Grasso ? Lo so, lo ammetto. E' che sono una buona forchetta. Adoro gli arancini preparati da mia sorella Stella....." "Macchéstaiaddicere
! Ammazza quanto sei ciccillo !", la Zeppa, per quanto faticasse a
parlare l'italiano a causa della sua prolungata permamenza in Germania,
sapeva come prendermi per la gola ! "Grazie, baby !", le risposi ammiccante e accendendomi un Antico Toscano. "Aspé, mo devo tornare al travagghio....al lavoro. Ma ci vediamo....iamme, bbé !" Mi
lasciò lì, imbambolato ad ammirare le sue lunghe ed affusolate gambe, i
suoi lunghissimi e nerissimi capelli al profumo d'incenso, i suoi
profondi occhioni neri che, nel voltarsi indietro, ammiccavano
sornioni...... Sospirai. "Noi, gente di spettacolo facciamo sempre colpo, in effetti !" pensai fra me e me. Tornai ai miei numeri da circo. Eccoli
arrivare. Di nuovo. Puzzolenti di birra e di piscio irrancidito.
Detesto gli Hell's Angels, ma, soprattutto, loro (essi ?) detestavano
me. Eccoli arrivare con le loro catene e i loro gutturali vocaboli teutonici, minacciosi, verso il sottoscritto. Sempre a prendersela con i
più piccoli. Peccato che io avessi le mie armi segrete. "Ehy,
tu, pikkola mosca italika, ja ? Tu rikorda noi, ja ?", ringhiò il primo
- Asterix - noto per i suoi baffoni biondi e le trecce. Lo guardai impensierito. Per lui, ovviamente. Era la terza volta in due giorni che tentavano di farmi paura interrompendo i miei numeri. Ora,
io sono piccolo e, nella botte piccola ci sarà anche il vino
buono......però si da il caso che io sia molto ma molto cattivo. Sarà
perché, più che piccolo, diciamocelo pure, sono nano. Gli scagliai una
delle mie palline da circo carica di tritolo, che gli fece scoppiare le
cervella le quali si sparsero un po' quà un po' là......toh, un
pezzettino finì nella gabbia di Gretha, la tigre, la quale si pappò
quelle succulente carni magre e mollicce. Sorrisi agli altri Hell's: "Ragazzi, che ci volete fare....sono un patito delle bombe a mano". Ringhiarono, ma non si arrischiarono a rispondermi.
Fuggirono immantinente sui loro
bolidi motorizzati. "Ammappalo chegganzo !" mi venne incontro la Zeppa chinandosi e cingendomi le spalle. "Oh...."
arrossii. "Beh....non è stato nulla. A proposito, scusami se prima non
mi sono presentato. Piacere, Francesco" le sorrisi, bonario, porgendole
la mano. "Piacere Antonella ma......chiamame Zeppa, và ! E' pè via
de 'sti due trampoli che m'hanno detto che fa tanto
tendenza.....mah......" Le feci il baciamano e le dissi: "Allora tu chiamami pure Basso. E' per via......" "Del fatto che sai suonà !" "?" "Beh, pur io me diletto.....Sai, suono il basso" "Non
immaginavo avessi gusti sadomaso......per quanto qualcuno (ma non io !)
sosterrebbe che tutte le ragazze vestite di nero in odor di darkettone
siano inevitabilmente sadomaso....." "Ma che stai addicere ! Basso ! Il basso nel senso de na chitarra elettrica, dicemo così !" "Ahhhhhh....... Beh, quindi abbiamo qualcosa in comune" "Perché, pure tu suoni
qualcosa ?" "Più che altro diciamo che io "le suono". Sai, se qualcuno mi calpesta le mie scarpette numero 20......" "Basso, tu sipproprio nu guaglione ciccillo !" "E
tu sipproprio....."....non riuscii a terminare la frase in quanto Zeppa
fu chiamata da una signora di mezza età, impettita, indispettita,
imbiondita, imbottita che la redarguì nel tedesco più stretto
portandosi un pugno sul fianco e agitando una bacchetta in aria. Capii trattarsi della sua capa, ovvero della sua Kapò. "Tu appantonato tua postazione, ja ? Tu kiakkiera kiakkiera con pikkola moska italika, ja ?" La Zeppa si girò verso di me, comprese il mio telepatico messaggio e mi fece un cenno d'intesa. "Al volo Zeppa !" le lanciai una delle mie palline speciali. "Tu stronza Hell's Angels ! Beccati 'sto numero da circo !" urlò Zeppa alla stronza di cui sopra e gliela ficcò nel decolté. Questa volta Gretha, la tigre, si pappò due mammelle che parevano budini con la ciliegina.
Era evidente che io e Zeppa eravamo fatti l'uno per l'altra. "Alti e bassi", come si dice anche nella musica, oltre che, inevitabilmente nella vita. Zeppa
mi prese in braccio e mi diede un lungo bacio con tanto di schiocco e
da allora viviamo felici ai margini di una società che non riusciremo
mai ad accettare per quella che è.
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