26 ottobre 2015
Tony Blair, più che scusarsi, dovrebbe consegnarsi alla giustizia internazionale
Tony Blair si scusa e lo fa in
un'intervista alla CNN americana, ma è troppo tardi e ha troppe
vittime sulla coscienza.
Altrettanto non fa George W. Bush che,
quantomeno, è sparito dalle scene.
La guerra in Iraq fu una guerra sporca
e ha favorito, di fatto, l'Isis. Le prove delle armi di distruzione
di massa: semplicemente inventate a tavolino da Blair e Bush che,
stranamente, non sono mai stati incriminati per crimini contro
l'umanità come invece sarebbe stato giusto e come chiesto più volte
in sede Internazionale, peraltro, dall'allora Presidente del
Venezuela Hugo Chavez.
Peccato che Blair, nel frattempo non
più premier della Gran Bretagna, abbia ricoperto l'incarico di
inviato di pace (sic !) in Medio Oriente su mandato dell'ONU, di UE,
Russia e USA. Una vergogna di proporzioni colossali che merita di
essere ricordata dai libri Storia e che fa il paio con gli atroci
crimini commessi dalle forze anglo-franco-statuitensi che hanno
invaso la Libia, fatto ammazzare il governante legittimo, ovvero il
colonnello e Raìs Gheddafi e, ancora una volta, favorito l'Isis.
Quell'Isis che, come ricordò a suo tempo l'ex generale Wesley Clark,
fu per decenni finanziato dagli amici degli Stati Uniti d'America.
Grazie, dunque, ai sedicenti leader
falsamente democratici inglesi, statunitensi e francesi ! Mille
grazie Blair, Bush, Obama e Hollande ! Grazie per averci portato il
terrorismo in casa !
A poco servono o serviranno le vostre
scuse postume e si è visto. Drammatico, semmai, il fatto che siate e
rimarrete impuniti, alla faccia dei diritti umani e civili che avete
calpestato. E alla faccia dei popoli che vi hanno eletti e che avete
per anni imbrogliato.
 Luca Bagatin
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8 maggio 2010
Un nuovo governo per la Gran Bretagna all'insegna del rinnovamento liberale
   David Cameron e Nick Clegg fra i loghi dei rispettivi partiti politici Quel che è certo, all'indomani dell'esito incerto delle elezioni
nazionali, è che in Gran Bretagna sta nascendo un governo all'insegna
del rinnovamento.
Il merito è del possibile nuovo Primo Ministro conservatore David
Cameron, che ha aperto ai Liberaldemocratici di Nick Clegg.
David Cameron, astro nascente del nuovo Conservative Party, già prima
della campagna elettorale che lo ha visto protagonista e che gli ha
fatto guadagnare il 36 % dei consensi, ha profondamente mutato il dna
del suo partito: aprendo agli omosessuali, alla possibilità di
legalizzare le cosiddette "droghe" leggere, alla sanità pubblica ed a
nuove politiche ambientali.
Optando per un'alleanza con i Liberaldemocratici di Clegg - noto per il
suo libertarismo ed il suo anti-statalismo - non fa che consolidare
questa linea di governo all'insegna dei diritti civili e del risanamento
economico.
I Laburisti di Gordon Brown, ormai lontani dai successi e finanche dalle
politiche riformatrici di Tony Blair che li hanno visti protagonisti
della politica britannica dal 1997, sono invece - e meritatamente -
arretrati al 29 %.
L'Italia, in questo contesto, avrebbe moltissimo da imparare dalla Gran
Bretagna (oltre che, ovviamente, dalla cultura e dalla politica
anglosassone).
Nel nostro Paese, oltre a non esistere un partito laburista o
socialdemocratico, non esiste nemmeno un partito liberaldemocratico
forte e coeso (potremmo dire che gli unici a rappresentare una politica
"alla Nick Clegg", da noi, sono i Repubblicani, i Liberali ed i
Radicali. Che comunque, assieme, non fanno certo il 23 % dei LibDem
britannici). E gli unici che si rifanno alla nuova destra europea di
Cameron e di Sarkozy sono oggi i "finiani" e grazie al rinnovamento di
posizioni apportato dal Presidente della Camera Gianfranco Fini.
La situazione, da noi, è dunque ben triste ed ancora ben lontana dalla
costituzione di un forte asse all'insegna di un nuovo liberalismo che
guardi alla riduzione della spesa pubblica, all'abbassamento delle
imposte e ad una politica in favore dei diritti civili: dall'approvazione di una legge per le unioni civili sino ad una per la
legalizzazione della cannabis, passando per una legge che legalizzi
eutanasia e prostituzione.
 Luca Bagatin
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10 maggio 2008
Governo Berlusconi quater: un Esecutivo (anche) di laici, liberali, liberalsocialisti
Ci voleva un Governo di centrodestra per avere ben 3 ministri
liberalsocialisti, un radicale e molti laici al punto che Luca Volontè
dell'Udc, su "Libero" dell'8 maggio, polemizza denunciando la pressoché
totale assenza dei cattolici impegnati in politica. Ci voleva un
nuovo Governo Berlusconi per far strabuzzare gli occhi a tutti noi
laici, liberali, repubblicani che sino all'altro giorno lo vedevamo
come il fumo negli occhi (ma mai tanto quanto la compagine
"democrat-cattocom" prodiana) e che sospettavamo avrebbe aperto ad un
Governo di inciuci con Veltroni & Co. che spazzasse via tutte le
nostre battaglie e la nostra storia autenticamente civile ed
occidentale. Ed invece, con l'ottimo Maurizio Sacconi al Welfare ed
alla Salute; con i liberalissimo e storicamente liberalsocialista
Renato Brunetta all'Innovazione tecnologica (già consigliere economico
del Governo Craxi negli anni '80); Franco Frattini agli Esteri (ma non
ci sarebbe dispiaciuta nemmeno la pasionaria Margherita Boniver); il
radicale Elio Vito ai Repporti con il Parlamento e la laicissima e
impegnatissima Stefania Prestigiacomo all'Ambiente, ci riteniamo
davvero rassicurati e, diciamolo pure, pressoché totalmente soddisfatti
ed entusiasti. E ci sentiamo ancor più rassicurati se pensiamo che
la scalmanata e parolaia Lega Nord si è beccata i ministeri meno
influenti con Bossi al Ministero del Federalismo e Calderoli a quello
della Semplicifazione (costituiti "ad hoc" e praticamente inutili).
L'unico leghista ad avere un Ministero di peso è il moderato Roberto
Maroni (che pur fu "scalmanato" negli anni '70 quando militava in
Democrazia Proletaria che purtuttavia era un movimento libertario) che
fu tutto sommato un discreto Ministro del Welfare che si avvalse della
collaborazione del compianto riformista e giuslavorista Marco Biagi,
sempre con Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio). Stendiamo
invece un velo pietosissimo per la scelta di Tremonti alll'Economia e
temiamo che con un anti-liberista e anti-mercatista come lui sarà assai
difficile ridurre la spesa pubblica improduttiva e gli enti inutili (lo
abbiamo già visto all'opera dal 2001 al 2006). All'Economia infatti avremmo preferito Renato Brunetta o Daniele Capezzone (quest'ultimo quantomeno come sottosegretario). Altro
velo pietoso per la scelta della soubrette Mara Carfagna nella
compagine governativa. Riteniamo infatti che non abbia alcuna
competenza politica e la sua bellezza fisica è pari alla sua
inesperienza. Tanto più che si troverà a reggere il Ministero per le
Pari Opportunità e ci chiediamo se le signore e le ragazze italiane si
sentiranno effettivamente rappresentata da una donna che sino all'altro
giorno si è occupata esclusivamente di Spettacolo (per quanto,
diciamocelo, il Dicastero delle Pari Opportunità è assolutamente
inutile). Per il resto, ottima la scelta dei ministri giovani ed
appassionati (penso ad esempio a Giorgia Meloni, che pure ha idee
pressoché totalmente opposte alle mie, ma non posso negarle passione e
serietà) alcuni dei quali saranno delle vere e proprie scoperte in
quanto sostanzialmente sconosciuti politicamente. Sulla bontà del
programma della compagine governativa, poi, non ci sono dubbi:
abolizione delle Province e degli enti inutili (antica battaglia
repubblicana di Ugo La Malfa); detassazione degli straordinari e
sostegno ai salari; completamento della Legge Biagi con l'introduzione
degli ammortizzatori sociali; riduzione della spesa pubblica;
abolizione dell'Ici sulla prima casa. Sembra il programma di un governo di Nuovo CentroSinistra più che di uno di Centrodestra ! E
bene, dai, in una scala di valori da uno a dieci diamo un bel 7 a
questo Governo Berluisconi quater che peraltro sta seguendo l'ottima
strada intrapresa dai partiti liberaldemocratici e "conservatori"
(anche se il termine mi appare assai improprio) occidentali già solcata
prima di lui da Sarkozy, David Cameron e John McCain: ovvero rigettare
i valori della destra tradizionale e aprirsi ai valori laici, liberali
e libertari andando oltre la destra e la sinistra tradizionale. Sarko
in Francia ha vinto con un programma totalmente liberale in economia e
nei diritti civili, occidentale nella politica estera e rigoroso in
termini di sicurezza. Egli ha peraltro significativamente voluto nella
sua squadra di governo il socialista Bernard Kouchner agli Esteri. Il
"Conservative" David Cameron ha recentemente stravinto alle elezioni
amministrative inglesi proponendo un programma radicalmente diverso
rispetto al passato del suo partito ed avvicinandosi alla visione
liberalsocialista di Tony Blair (assai diversa da quella del più
socialburocratico Brown) prevedendo peraltro aperture nei confronti di
gay e lesbiche, una politica ambientale più incisiva, il sostegno alla
sanità pubblica e la possibilità di legalizzare la cannabis e i suoi
derivati. In Inghilterra, peraltro, avanzano anche i
Liberaldemocratici che diventano il secondo partito superando i
Laburisti la cui nuova virata statalista è stata rigettata in toto dall'elettorato. Per
finire, siamo certi che anche il repubblicano statunitense John McCain
stravincerà sui candidati democratici (o la Clinton o Obama) proprio
per il suo programma liberale nei diritti civili e in economia e per
una politica estera tutta improntata alla difesa dei valori umani di
libertà e democrazia. La cosiddetta "sinistra tradizionale" arretra
in tutta Europa e financo nella tradizionalmente socialBurocratica
Svezia. Ovviamente tranne in Spagna vista e considerata infatti la
gestione liberale del socialista Zapatero. La cosiddetta "sinistra
tradizionale" (anche se è ormai del tutto improprio parlare di "destra"
e di "sinistra") è e sarà destinata alla sconfitta nei prossimi anni,
in quanto arroccata su posizioni meramente conservatrici, stataliste e
socialburocratiche che garantiscono solo chi è già garantito. Per
questo, come nei gloriosi anni '80, vincerà e governerà seriamente solo
chi sarà capace di mettere in piedi governi in grado di risollevare
l'economia con dinamismo, capaci di ridurre le spese inutili e di
garantire sicurezza ai cittadini senza entrare però nella loro vita
privata e sotto le loro lenzuola, capace di garantire diritti civili
nel pieno rispetto dei doveri. La sfida, ormai, non è più fra
"destra" e "sinistra" ovvero fra "conservatori-popolari" e
"progressisti-socialdemocratici", bensì fra Liberali e Conservatori e
noi, da anni dalla parte delle libertà e dell'individuo, ci schieriamo
sempre e comunque con i primi, consapevoli che il presente ed il
futuro si giocano sulla creatività dei singoli piuttosto che
sull'inefficienza degli Stati accentratori.
 Luca Bagatin
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