2 febbraio 2016
"La vera famiglia è quella che nasce dall'amore. Ed è libera dalla fame". Riflessioni di Luca Bagatin
La più alta forma di democrazia per me
è e rimarrà il populismo, ovvero la politica in favore del popolo,
contro politici, imprenditori, edonisti e ricchi borghesi.
Lo spauracchio della "famiglia
tradizionale" serve solo a preti, imam e rabbini per far
credere ad una società di persone pensanti che il loro ruolo conti ancora
qualche cosa.
Anche un uomo di colore, Andrea
Aguyar, combattè e morì in difesa della Repubblica Romana del
1849, a fianco di Garibaldi. Sarebbe bene ricordarlo a Matteo
Salvini e ai politicanti mantenuti e parolai come lui, che per le
loro idee non sarebbero affatto disposti a combattere, armi in
pugno, e a morire.
 Penso che il mio punto di forza sia l'essere un cinico sognatore.
L'unico politico che potrei sostenere oggi dovrebbe rinunciare ad
ogni stipendio, ad ogni comodità ed essere disposto a combattere e
morire per un ideale. Dovrebbe essere, in sostanza, un mio pari.
Non un essere inferiore.
Un bambino necessita di vivere in una casa dignitosa e di avere di
che vivere per tutta la vita, senza preoccupazioni. Il resto del
padre e della madre sono balle inventate dai ricchi per difendere il
loro diritto ad essere compassionevoli e continuare così a fottere i
poveri.
Alla fine la Storia riconoscerà il ruolo politico e culturale di Moana Pozzi, così come ha riconosciuto, e purtroppo ancora solo in parte, quello di Anita Garibaldi e di Evita Peron.  Penso che Jean-Claude Michéa e Eduard Limonov,
intellettuali trasgressivi, il primo francese e il secondo russo, siano quanto più interessante vi possa essere nel panorama
politico-culturale odierno. Pur avendone già accennato in altri
articoli, in questo periodo sto preparando diversi articoli su di loro,
critici nei confronti della sinistra e del "progressismo", ovvero
tendenti a spiegare il perché la sinistra europea e occidentale abbia
abbracciato il capitalismo e la società di mercato, diventando, di fatto, uguale alla destra, ovvero a difesa dei ricchi e dei borghesi.
Chi ancora oggi, dunque, crede in una società libera, egualitaria,
dalla parte dei poveri, ovvero in una società socialista, libertaria e
anti-edonista ovvero anti-modernista, non può che ritrovarsi nelle tesi
di Michéa (oltre che di Alain De Benoist) e di Limonov.
Non confondete mai il socialismo e l'anarchismo (anche nella versione comunista anarchica) con la sinistra e il progressismo. Sinistra e progressismo sono, assieme al liberalismo classico, all'origine del capitalismo borghese.

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30 gennaio 2016
Anita Garibaldi: Eroina dei Due Mondi
Anita Garibaldi (1821 - 1849) è un'eroina
dimenticata.
Forse perché donna, forse perché
straniera, forse perché la fama di suo marito Giuseppe, del quale fu
sempre innamorata ed al quale diede quattro figli, ne oscurò la
fama. Forse perché la sua vita fu breve e durò solo 28 anni.
Ana Maria de Jesus Ribeiro de Silva,
questo il suo vero nome. Aninha per i suoi affetti più cari. Anita
per la Storia che la consacrò a Eroina dei Due Mondi, per aver
combattuto, a fianco al marito, sia in Brasile, contro l'oppressione
imperiale, che in Italia, contro l'oppressione pontificia e
clericale.
Ragazza ribelle sin da bambina e
amazzone senza pari, mal sopportò il matrimonio che la famiglia le
impose con il calzolaio Miguel Duarte, che lei mai amò e che morirà
pochi anni dopo, combattendo nell'esercito imperiale contro i
rivoluzionari.
Si innamorerà subito di Giuseppe
Garibaldi, il rivoluzionario, il democratico, il repubblicano venuto
dall'Italia, amante della causa degli oppressi, che sposerà e con lui
intraprenderà la lotta per l'indipendenza del Rio Grande dall'Impero
del Brasile e, successivamente, dopo aver dato alla luce Menotti,
Rosita (che morirà di scarlattina a soli 2 anni), Teresita e
Ricciotti, si trasferisce a Genova dalla madre di Garibaldi ed il
marito la raggiungerà qualche mese dopo, assieme ad Andrea Aguyar,
ex schiavo di colore, originario dell'Angola ed ormai divenuto
fedelissimo Tenente del Generale in camicia rossa, sino alla morte
avvenuta nel corso della battaglia in difesa della Repubblica Romana
del 1849, contro le truppe franco-pontificie.
Anche in Italia, Anita, seguirà le
imprese del marito, sino alla morte prematura causata dalla malaria e
che la colpirà proprio allorquando la Repubblica Romana sarà ormai
perduta., con Garibaldi in fuga e lei che viene trasportata dal
marito e dai compagni su un vecchio materasso, nei pressi di
Mandriole di Ravenna.
Una grande perdita per un grande uomo.
Una grande perdita per l'Italia che, da tempo, l'ha dimenticata e da
tempo tende a voler dimenticare Garibaldi o a sminuirne l'opera di
eroe senza macchia e che, a sprezzo del pericolo – cosa che oggi
pressoché nessuno avrebbe il coraggo di fare - combattè, armi in
pugno, per un'Italia libera e sovrana, oltre che per un'Europa di
nazioni sorelle e unite dall'ideale repubblicano e socialista
umanitario. Pochi infatti sanno o ricordano che, Garibaldi, assieme a
Mazzini, a Bakunin, a Marx e ad Engels, fu fra i fondatori della
Prima Internazionale dei Lavoratori, nel 1864.
Oggi l'Italia, schiava dei tecnocati di
Bruxelles e l'Europa, schiava del Grande Mercato Transatlantico e
del Fondo Monetario Internazionale, necessiterebbero di una nuova
Anita e di un nuovo Giuseppe Garibaldi in grado di liberare ancora
una volta i popoli dai nuovi oppressori: politici, imprenditoriali e
finanziari.
Oggi, l'Italia e l'Europa,
necessiterebbero di un nuovo moto d'orgoglio e di riscatto nazionale
e morale, sull'esempio seguito dall'America Latina degli ultimi
quindici anni, con particolare riferimento all'Uruguay dell'ex
Presidente José “Pepe” Mujica, garibaldino dei giorni nostri.
Studiamo e diffondiamo la Storia, per
quel che ci riguarda e compete. Evitando soprattutto di scadere in
sciocchi e stupidi revisionismi neoborbonici e neoclericali, che
certo non onorano la memoria dei combattenti di ogni epoca, ideale e
Paese d'origine.
 Luca Bagatin
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22 gennaio 2016
Il Family Day sia la festa di tutti i conviventi !
La famiglia è un nucleo di persone che
convivono nella medesima abitazione. Possono essere parenti, amici,
una coppia, o anche semplicemente una persona e un animale.
Questa la definizione autentica del
concetto e che andrebbe spiegata a coloro i quali pretendono –
ideologicamente - che la famiglia sia composta da un padre, una madre
e, eventualmente, dei figli.
Una famiglia siamo, in sostanza, anche
io e il mio gatto, con buona pace di monsignor Bagnasco & Co.,
che della famiglia hanno un concetto tutto loro. O forse non
convivono con un gatto.
Per cui al Family Day potrebbe
partecipare chiunque conviva nella medesima abitazione:
eterosessuali, omosessuali, bisessuali, transessuali, amici, parenti,
animali domestici ecc....
Anzi, sarebbe bello vi partecipassero
tutti i conviventi d'Italia, proprio per celebrare la giornata della
famiglia, ovvero della convivenza. Convivenza che è alla base della
tolleranza reciproca e dell'amore fraterno.
Il messaggio che gli organizzatori
ufficiali del Family Day dal 2007 ad oggi vorrebbero far
passare, è invece un messaggio ideologico e di divisione umana fra
modi di pensare e di vivere/convivere diversi. E stupisce che una
Chiesa che, a parole quantomeno, dovrebbe predicare l'amore, abbia al
suo interno esponenti che fomentano contrapposizioni e divisioni,
anziché promuovere la concordia ed il rispetto fra le genti.
Ed è altresì ideologico e
sessuofobico ritenere che un figlio non possa essere cresciuto da un
single o crescere in seno ad una coppia omosessuale, dato che ciò di
cui necessita un bambino è solo l'amore. Quell'amore ucciso dalle
divisioni e dalle ideologie in nome della destra, della sinistra, del
cattolicesimo, dell'ebraismo, dell'islamismo e così via. Un bambino,
un figlio, grazie al cielo, di tutte queste cose se ne frega e non ha
certo bisogno (auguriamoci che nemmeno da adulto abbia mai bisogno
di questi “ameni” aspetti della più varia umanità e sia uno
spirito che pensi sempre con la sua testa !).
Non sappiamo come questo Parlamento
intenda legiferare in merito, per quanto noi abbiamo le idee più che
chiare nell'ambito di uno Stato che voglia garantire laicità e
libertà per tutti, senza ingerenze o divisioni ideologiche. Quel che
è certo è che è oltremodo ridicolo pensare che il tema delle unoni
civili o del matrimonio omosessuale sia un'”arma di distrazione”,
visto che in realtà è un tema centrale per milioni di persone
omosessuali che pagano regolarmente le tasse.
 Luca Bagatin (nella foto con suo fratello Mirtillo)
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