20 luglio 2012
L'On. Francesco Nucara, i giovani, quel che resta del Partito Repubblicano Italiano ed un ricordo dell'On. Emanuele Terrana
Non so quanti siano rimasti i lettori de "La Voce Repubblicana",
quotidiano che fu del glorioso Partito Repubblicano Italiano, oggi,
ormai in disfacimento. Ad ogni modo e comunque, chi scrive, per
l'affetto che tributa alla tradizione Repubblicana, di cui fa ancora
parte, pur senza tessera, nonché per amore di cultura, "La Voce
Repubblicana" la
legge ancora con attenzione. E fu così che, chi scrive, si imbattè,
il 17 luglio scorso, in ben due editoriali di Francesco Nucara, padre
padrone del PRI, oggi Partito Nucara, appunto. Nucara, nell'editoriale dal titolo "Costruiamo il nuovo con
l'esperienza e l'entusiasmo" scrive alcune cose che, personalmente, mi risultano incomprensibili. Egli
parla del ricambio generazionale in politica con una certa riluttanza
(evidentemente è ignaro del fatto che oggi è
in corso una vera e nuova lotta di classe fra "vecchi" e "giovani" e
non solo in politica). Ed afferma: "Ci sono giovani invisibili che
considerano l'ingresso nella Direzione Nazionale del Partito un
"posticino"" Ed aggiunge: "Sarà il vizio meridionale della ricerca del
"posto" e non del lavoro, che induce qualche ragazzo a confondere il
quotidiano con la prospettiva ?". Ora, chi scrive non è mai stato
nella Direzione Nazionale del PRI (e se me l'avessero chiesto, avrei
rifiutato perché se c'è una cosa che non amo sono le cariche pubbliche,
specie dei partiti politici, le quali solo raramente permettono libertà
di espressione e di giudizio). Purtuttavia conosco, anche personalmente,
qualche giovane che, nella Direzione Nazionale del PRI, è stato
regolarmente eletto. Eletto e non nominato, come invece è l'On. Nucara, "nominato" in Parlamento per gentile concessione di Berlusconi, nel 2008. Ora, chi siano questi giovani invisibili di cui parla Nucara, non è dato di
sapere. Ad ogni modo, se di invisibili si trattasse, li inviterei a
rendersi visibili e manifesti, ovvero ad andarsene dal Partito Nucara, poichè
la tradizione mazziniana è ben altro. La tradizione mazziniana,
infatti, a differenza da quanto scrive lo stesso Nucara nel suo
editoriale, proseguendo, è diretta erede del Partito d'Azione, visto che
il Partito d'Azione fu fondato proprio da Giuseppe Mazzini nel 1853. E
quel Partito aveva ideali solidi, quali il suffragio universale, la
libertà di stampa e di pensiero (aspetti che talvolta negò a qualcuno la
stessa Voce Repubblicana in tempi recenti) e la trasformazione delle
istituzioni da monarchiche a repubblicane, con la responsabilità diretta
dei governi di fronte al popolo (Repubblica Presidenziale, dunque). Mazzini,
allo stesso modo di Gesù detto "Il Cristo" che non si sognò mai di
fondare una Chiesa, non si sarebbe mai sognato di creare un partitino
politico allo scopo di gestire il potere e di
gettarsi nella mischia elettorale. I suoi ideali e principi andavano
ben oltre ed erano fatti di lotte sul campo, combattute da giovani sui
vent'anni, non certo da cinquanta, sessanta o settant'enni nominati in
Parlamento e rispondenti a tutti tranne che agli elettori. E fu
proprio questo filone di pensiero che riprese l'antifascista Randolfo
Pacciardi, allorquando fondò l'Unione Democratica Nuova Repubblica,
alimentata da giovani e critica verso certo lamalfismo e lo
spadolinismo.
Mazzini, Garibaldi, Pacciardi ed i giovani combattenti che li seguirono,
per una bandiera, per un'ideale, per la liberazione della Spagna e
dell'Italia dal nazifascismo, per la Repubblica Presidenziale e non per
quella Monarchica di oggi, serva del Vaticano e di un Parlamento di
nominati.
Un Partito Repubblicano Mazziniano può e potrà rinascere quando esso si
trasformerà in Fondazione culturale attiva e movimentista. E' per questo
che, da lungo tempo, sosteniamo personalità quali Oscar Giannino che,
pur sedendo nella Direzione Nazionale del PRI, è una mente libera ed ha
già annunciato di volersi candidare alle elezioni del 2013 in una
formazione liberale. Ed è per questo che auspichiamo la creazione, per
le imminenti elezioni, di "Liste Radicali e Liberaldemocratiche Oscar
Giannino - Emma Bonino", con all'interno, a parte i capilista Giannino e
Bonino, solo giovani dai venti ai trent'anni massimo (io ne ho 33, per
cui escludete pure qualsiasi mia ambizione di candidatura in tali liste,
sono troppo "vecchio" e lo ammetto volentieri).
L'On. Emanuele Terrana
C'è un altro editoriale di Francesco Nucara, sulla colonna di destra de
"La Voce Repubblicana", sempre del 17 luglio scorso, che ha destato il mio interesse. In esso si
ricorda la figura del deputato Repubblicano Oronzo Reale a 24 anni dalla
scomparsa.
La cosa che ha attirato la mia attenzione è stato il ricordo
appassionato di Nucara della figura di Emanuele Terrana, calabrese, grande
Segretario del PRI e già amico di Reale. Figura, quella di Terrana, che, purtroppo, non è mai abbastanza ricordata.
Vogliamo qui ricordare, anche allo stesso Nucara, che l'On. Terrana fu
massone iscritto alla Loggia Propaganda 2 del Grande Oriente d'Italia. Proprio quella Loggia
Propaganda 2 che Nucara, in un brutto articolo della metà di ottobre
dell'anno scorso sulla Voce, definì "verminaio scoperchiato da Spadolini" (quello
Spadolini che, in tempi non sospetti, aderì alla fascista Repubblica
Sociale Italiana e che fu giornalista dell'organo antisemita "La Difesa
della Razza", assieme, purtroppo, a molti esponenti dell'intellighenzia
culturale nostrana...sic !).
La Loggia Propaganda 2 non fu un verminaio, come peraltro stabilito
dalla sentenze della Corte di Assise di Roma del 1994 e del 1996 e così i
suoi aderenti.
Fra cui l'On. Emanuele Terrana che, finalmente, una volta tanto è giusto ricordare. Anche in memoria dell'alto spessore dei Segretari del PRI di allora.
 Luca Bagatin
|
|
19 maggio 2012
Randolfo Pacciardi: profilo politico dell'ultimo mazziniano
Il clima di sfiducia endemica da parte dei cittadini nei confronti della
politica italiana ci riporta
alla mente un grande leader Repubblicano: Randolfo Pacciardi. Pacciardi
fu forse il primo a denunciare la crisi dei partiti, trasformatisi,
dopo il centrismo degasperiano, in veri e propri centri di potere,
talvolta palese, talvolta occulto. Di Randolfo Pacciardi si ricorda
poco, in quanto l'intellighenzia culturale partitocratica,
cattocomunista e clericofascista, fecero di tutto per offuscarne la
memoria e le battaglie politiche e culturali. A un anno dalla
bellissima raccolta di scritti e discorsi curata dall'amico repubblicano
Renato Traquandi, già stretto collaboratore di Pacciardi, ed edita da
Albatros, ecco approdare in libreria, per i tipi della Rubbettino,
"Randolfo Pacciardi.
Profilo politico dell'ultimo mazziniano", del prof. Paolo Palma. Una
biografia completa e corredata anche da rarissime foto in appendice del
leader politico repubblicano, durente la Guerra di Spagna; la lotta al
fascismo; nei primi comizi ed assieme a Capi di Stato e di Governo
italiani e stranieri. Paolo Palma, che Pacciardi conobbe bene,
tratteggia il profilo del leader grossetano di Giuncarico, nato nel
1899, interventista della prima ora a fianco delle forze dell'Intesa e
contro gli Imperi Centrali, al fine di completare l'Unità d'Italia,
sull'esempio del suo maestro Arcangelo Ghisleri, uno dei padri del
repubblicanesimo mazziniano. E fu così, con l'ideale di Giuseppe
Mazzini nel cuore, che Pacciardi, appena quindicenne, si iscriverà al
Partito Repubblicano Italiano e successivamente sarà iniziato alla
Massoneria e, nel 1917, si arruolerà nell'esercito italiano e sarà
inviato al fronte, ove brillerà per ardimento, in particolare
collaborando con le truppe anglo-francesi e sarà decorato con la
Military Cross e
della Croix de guerre avec palme. A guerra terminata, nonostante i
fascisti lo corteggino affinchè passi nelle loro fila, Pacciardi sarà
fra i primi a rifiutare tali tendenziosi inviti e a denunciare il
pericolo totalitario e filo-monarchico del nascente movimento
mussoliniano. Fonderà dunque giornali antifascisti della primissima
ora (cosa assai rara, per quei tempi, se pensiamo che numerosi comunisti
e socialisti passeranno presto nelle file del Duce e che lo stesso
Giovanni Spadolini, successivamente Segretario del PRI, sarà
collaboratore dell'organo antisemita "La Difesa della Razza") e ben
presto fonderà il primo movimento antifascista denominato "Italia
Libera", su principi mazziniani, repubblicani, contro ogni tipo di
lotta di classe e per l'esaltazione del socialismo etico e
dell'insurrezionalismo risorgimentale. Rondolfo Pacciardi, infatti,
fu Repubblicano che seppe rivalutare il pensiero liberalsocialista di
Giuseppe Mazzini, contrapposto al nascente bolscevismo e, ovviamente, al
fascismo nazionalista. Fu così che, nel 1925, partecipò ad un
tentativo insurrezionale per
rovesciare il regime fascista, che, purtroppo, fallì e fu così che, nel
1926, Pacciardi, sarà affidato al confino, ma riuscì a fuggire in
Svizzera, rimanendo in contatto con il movimento antifascista "Giustizia
e Libertà" e gli anarchici e tentando, nel 1931, di organizzare
un'attentato dinamitardo contro Mussolini, anch'esso fallito. Nel
1936 parteciperà alla Guerra civile spagnola, al comando della celebre e
prestigiosa Brigata Garibaldi, contro le truppe nazifasciste e
franchiste ed opponendosi persino ai tentativi dei comunisti di
annientare socialisti ed anarchici. Pacciardi, da buon mazziniano,
fece poi di tutto per fondere il PRI al Partito d'Azione ed attestando
il movimento repubblicano nel solco del socialismo non marxista e
liberale e questo sarà il suo obiettivo per tutto il dopoguerra, ove,
nel frattempo, fu eletto più volte Segretario del PRI. Sarà dunque
chiamato da Alcide De Gasperi alla Vicepresidenza del Consiglio e
successivamente a presiedere il
Ministero della Difesa sino al 1953, nei primi governi centristi
DC-PRI-PSLI-PLI. Fu, assieme a Sforza ed Einaudi, fra i più accesi
sostenitori del Piano Marshall per la ricostruzione e del Patto
Atlantico, anche in funzione anticomunista. Priorità di Pacciardi fu
sempre, infatti, quella di arginare un nuovo pericolo totalitario, nel
dopoguerra proveniente dall'URSS e dal suo partito satellite, il PCI. Fu
così che Pacciardi iniziò a sviluppare la sua idea presidenzialista,
sull'esempio dell'antifascista francese De Gaulle, e a sviluppare le sue
idee federaliste in funzione anti-separatista ed anti-nazionalista, anche sull'esempio della Costituzione degli Stati Uniti d'America. Feroci
furono le critiche al sistema partitocratico, ovvero a quella che
Pacciardi definiva una nuova dittura dei partiti, fatta da interessi di
retrobottega ai danni dei cittadini. Ed in questo fu il primo a
denunciare il sistema diffuso delle tangenti, della corruzione e delle
correnti nei partiti. Il suo anticomunismo lo porterà ad esaltare il
centrismo degasperiano e a diffidare dei socialisti di Nenni, i quali
erano ancora troppo vicini al PCI ed al marxismo. Fu così che egli votò
contro il primo governo di Centro-Sinistra allargato al PSI. Pacciardi
avrebbe preferito infatti la costituzione di una Terza Forza laica,
comprendente repubblicani, socialdemocratici e liberali, da
contrapporre, con il tempo, sia alla DC che al PCI. Il suo voto
contrario al Centro-Sinistra, oltre che le critiche alla partitocrazia,
ad ogni modo, gli costò l'espulsione dal PRI di Ugo La Malfa e
l'ostracismo di gran parte dell'arco parlamentare che, da allora, lo
bollerà come fascista e da allora sarà persino fatto seguire dal
servizio segreto italiano, il Sifar. Pacciardi, ad ogni modo, non si
perderà d'animo e nel 1964, fonderà il movimento d'ispirazione gollista,
nè di destra, nè di sinistra, Unione Democratica Nuova Repubblica,
recante per simbolo una primula stilizzata, il quale, pur avendo
vita breve e scarsi risultati elettorali, porrà le basi per una nuova
battaglia politico-culturale ancora oggi di strettissima attualità: la
proposta di far eleggere il Presidente della Repubblica, con funzioni di
governo e slegato dai partiti, da parte dei cittadini. Randolfo
Pacciardi, richiamava così l'antica battaglia di Mazzini per una
Repubblica democratica di popolo, lontana dai giochi di potere e
restituita ai cittadini. Ciò, ad ogni modo, gli costerà nuove
diffidenze, in particolare quando alla battaglia presidenzialista si
unirà l'ambasciatore Edgardo Sogno, liberale e già eroe antifascista,
ingiustamente accusato di golpismo solo perché aveva dichiarato che
avrebbe arginato, assieme a Pacciardi, ogni tentativo di presa del
potere da parte del PCI, allora finanziato dalla dittatura sovietica, ed
auspicato un governo di emergenza presieduto dallo stesso Pacciardi. L'ultima
battaglia presidenzialista ed antipartitocratica di
Pacciardi e Sogno, ad ogni modo, si terrà nel 1975, al Teatro Adriano
di Roma, dal titolo "Una soluzione democratica alla crisi di regime",
con i giovani del Partito Liberale, pronti ad ostacolare la polizia
qualora avesse tentato di far arrestare Sogno. Randolfo Pacciardi, ad
ogni modo, rientrerà nel PRI nel 1980, per morire, ultra noventenne,
nel 1991. La sua idea di riforma presidenziale sarà ripresa dal
socialista Bettino Craxi, il quale, confiderà proprio di essersi
ispirato a Pacciardi. Tutto ciò e molto altro è scritto e documentato
dal prof. Paolo Palma nell'agile biografia che abbiamo, testè, tentato
di riassumere. E' un testo, assieme a quello dell'amico Traquandi,
pubblicato lo scorso anno, da leggere e diffondere in quanto di
strettissima attualità. Probabilmente se oggi, in luogo dei Beppe
Grillo, ci fosse un Randolfo Pacciardi, ovvero una personalità di questo tipo, con solide radici culturali e
democratiche, forse, una reale speranza di rinascita onesta, civile e
democratica
per l'Italia, ci sarebbe davvero. Occorre dunque ai nuovi mazziniani e presidenzialisti, riprendere questa battaglia non ancora vinta.
 Luca Bagatin
|
|
8 maggio 2012
Analisi delle amministrative 2012 e proposte per un vero Partito per le Libertà (civili, economiche, sociali, sessuali)
 
Sensibile calo dell'affluenza alle
urne, pieno successo del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e
disfatta del PdL. Questa la fotografia delle amministrative
2012. Una fotografia che, invero, era non solo prevedibile, ma
persino auspicabile. Auspicabile in quanto monito per una classe politica incapace, corrotta, tartassona,
burocratica e partitocratica. Una classe politica che, negli
ultimi vent'anni, ha lanciato slogan e promesse a vanvera, senza
riformare alcunchè. Anzi: tale classe politica ha esautorato i
cittadini del loro diritto al voto per mezzo di leggi elettorali "ad
hoc" per favorire questo o quel candidato scelto dalle
Segreterie nazionali; ha scippato agli elettori i risultati dei
referendum su abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e
privatizzazione della Rai, nonché ha disatteso l'abolizione delle
Province, come richiesto dalla maggioranza degli elettori
italiani. Elettori in particolare liberali e moderati che,
giustamente, oggi non si riconoscono più nel PdL, ormai diventato un
comitato d'affari ad uso e consumo degli accoliti di Berlusconi,
peraltro con evidenti tendenze stataliste e burocratiche. Gli
elettori liberali e moderati, hanno ormai dimostrato che preferiscono
o non andare a votare, oppure scelgliere il partito di Grillo. Ora,
io non sono d'accordo con moltissimi punti programmatici di Beppe
Grillo, purtuttavia riconosco una profonda validità di ciò che
afferma, quando si propone di contrastare la partitocrazia e la
corruzione dilagante. E' vergognoso, infatti, candidare inquisiti e
corrotti. E' altrettanto vergognoso che i partiti si facciano le
leggi a loro esclusivo uso e consumo ed a diretto danno dei
cittadini-elettori. E' quanto è accaduto ed, in questo senso,
Beppe Grillo ha ragione da vendere. Oltretutto ha il grandissimo
pregio di presentarsi al di fuori di qualsiasi schieramento e logica
politica "destra-sinistra". E' questione annosa, quella
della lotta alla partitocrazia. Una lotta che, in tanti anni, hanno
combattuto i soli Radicali di Pannunzio e successivamente di Pannella
ed il movimento Unione Democratica Nuova Repubblica, fondato dal
repubblicano mazziniano Randolfo Pacciardi, negli anni '60. Oggi è
una battaglia più che mai prioritaria e necessaria, poichè, la vera
antipolitica, è quella che portano avanti il Pd ed il PdL, in
primis, da troppi anni. Ed i risultati, in termini di sfacelo
economico-politico, si sono visti. Occorre ridare voce ai liberali
ed ai moderati italiani, che oggi non hanno più una casa. Occorre
dare voce alle partite IVA, alle piccole e medie aziende soffocate da
debiti ed imposte elevatissime. Occorre dare voce ai laici, che mal
sopportano le elucubrazioni religiose del Vaticano, le quali impediscono
all'Italia una seria e sana ricerca scientifica e che impediscono
alle coppie di fatto di avere i medesimi diritti delle coppie
sposate. Occorre un nuovo, vero, Partito per le Libertà. Civili,
economiche, sociali, sessuali. Un partito che sappia dialogare anche con Beppe
Grillo e che prenda dal Movimento 5 Stelle, quanto di meglio ha da
dare in termini di onestà morale ed intellettuale. Un partito che
parli un linguaggio non ideologico, leggero, antipartitocratico. Che
non parli ai soliti "accoliti", ma alle persone comuni e
che si contrapponga ad un carrozzone cattocomunista "centrosinistro"
che, se tornasse al governo, saprebbe riportare in auge solamente
tasse, burocrazia e vantaggi per i soliti noti. Se non ora, quando
? Diversamente, a noi liberali, moderati e libertari, non rimarrà
che un arma. Civile e nonviolenta: l'ormai consueto sciopero del
voto.
 Luca Bagatin
|
|
7 dicembre 2011
Il 25 dicembre prossimo rinascerà il quotidiano liberalsocialista l'"Avanti!": quello vero !
In quest'Italia della crisi, di totale spaesamento e sfiducia nei
confronti della politica (a scrivere è uno che non va più a votare da
anni, non a caso), ecco almeno una buona notizia: nelle edicole tornerà
il quotidiano l'"Avanti!".
L'"Avanti!", sì, quello senza l'apostrofo, l'originale ed unico giornale
di cultura socialista diretto da Leonida Bissolati ed uscito per la
prima volta nel 1896. L'unico e vero "Avanti!" titolato ad essere tale,
senza cammelli, cammellate, padrini o padroni di sorta.
L'"Avanti!" sarà organo indipendente dai partiti e ciò ce lo rende ancor
più simpatico. L'"Avanti!" sarà diretto da Rino Formica e sarà rivolto
ai socialisti di tutti gli schieramenti politici. In particolare ai
senza tessera.
L'"Avanti!" rinascerà dunque ufficialmente il 25 dicembre prossimo, grazie all'apporto ed impulso della rivista
liberalsocialista "Critica Sociale", diretta dall'ottimo Stefano
Carluccio ed inizialmente sarà inviato agli abbonati della Critica. Poi,
con l'anno nuovo, sarà presente anche nelle maggiori edicole italiane.
Ora, come ho scritto a Carluccio nel complimentarmi con lui per l'ottima
iniziativa, io non sono socialista. Sono un repubblicano mazziniano,
già iscritto al PRI ed abbonato da una vita a "Critica Sociale".
C'è un filo rosso mazziniano e garibaldino che lega la cultura
repubblicana e liberaldemocratica a quella socialista. Si chiama
appunto: cultura liberalsocialista, ovvero quella per la quale non c'è
autentica giustizia sociale senza libertà: civile ed economica.
E' un filo rosso che parte da molto lontano, dal Partito d'Azione di
Giuseppe Mazzini alle Camicie Rosse di Giuseppe Garibaldi, passando per
le prime Società Operaie di Mutuo Soccorso mazziniane e successivamente
mutuate anche dai primi socialisti, sino alle lotte sociali di Filippo
Turati ed Anna Kulisioff ed alla giunta capitolina di Ernesto Nathan.
Passando dunque per il Secondo Risorgimento, la Resistenza, i fratelli
Rosselli, Matteotti, la lotta al nazifascismo e dunque al comunismo. Una
storia che unisce il repubblicano Randolfo Pacciardi al socialista
Bettino Craxi, entrambi promotori di una Repubblica presidenziale
anti-casta ed anti-partitocratica.
E' antica quanto attualissima la storia dei laici, dei repubblicani, dei
liberali e dei socialisti. E' una storia fatta di emancipazione delle
classi lavoratrici e diseredate; di battaglie per i diritti civili quali
divorzio ed aborto; di lotta allo statalismo democristiano e comunista
in nome della libertà economica e sociale degli individui.
E' una storia che i più giovani dovrebbero non solo conoscere, ma
financo portare avanti. Specie in quest'epoca in cui la vera origine
della crisi sta proprio nella crisi dei valori e degli ideali.
Dal '93 ad oggi abbiamo assistito, in Italia, alla totale scomparsa dei
partiti democratici, che sono stati sostituiti con altri non solo non
democratici, ma finanche privi di contenuti, di ideali, di progetti.
Il berlusconismo e l'antiberlusconismo, figli entrambi del
cattocomunismo e del clericofascismo degli anni '70, hanno dominato la
scena politica di questo Paese per troppo tempo.
E' il momento di tornare alle idee ed ai contenuti. Ai fatti concreti.
All'unità dei laici, dei liberali, dei repubblicani, dei radicali e dei socialisti tutti, ad esempio.
Una proposta che rimase inascoltata all'interno del PRI e che feci circa
un anno fa era quella di rifondare l'Unione Democratica Nuova
Repubblica di Pacciarti, quale componente politico-culturale per
elaborare un discorso più ampio.
Un discorso che prevedesse i seguenti punti programmatici concreti:
riforma della legge elettorale in senso Presidenziale per il governo e
proporzionale pura per il Parlamento; riduzione delle imposte ad un
massimo di tre aliquote fiscali ed innalzamento della no tax area;
abolizione degli enti inutili quali Province, consorzi e comunità
montane; privatizzazione del carrozzone Rai; introduzione del matrimonio
omosessuale; legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati;
separazione delle carriere dei magistrati e spoliticizzazione del CSM;
riduzione degli stipendi di Deputati e Senatori del 50 %.
Un discorso programmatico, io credo, laico, liberalsocialista e libertario.
Ecco, io penso che un discorso di questo tipo possa essere fatto anche e
soprattutto all'interno di un giornale libero come potrebbe essere il
nuovo "Avanti!". Un giornale il più aperto possibile alle diversità
culturali dei laici e con lo scopo ultimo di poter, fra qualche tempo,
incidere nell'orientamento politico nazionale.
Ora, forse tutto cià può sembrare ambizioso e lo è, in effetti.
Proviamoci almeno.
Nel mio piccolo, cari amici di "Critica Sociale", cari Stefano Carluccio e Rino Formica, sarò con voi.

Luca Bagatin
|
|
2 giugno 2011
"Randolfo Pacciardi": una raccolta di scritti curata da Renato Traquandi
 
Randolfo Pacciardi fu il più
combattivo fra i repubblicani italiani. Nato nel 1899 a Giuncarico
(Grosseto), Pacciardi, fu massone, mazziniano ed antifascista della
primissima ora. Fu eroico combattente e condottiero della Brigata
Garibaldi nella Guerra di Spagna contro il regime franchista e
proseguì poi l'attività antifascista all'estero. Guidò
il PRI nel primo dopoguerra e fu Ministro della Difesa dal 1948 al
1953 nei governi centristi (DC, PSDI, PRI, PLI) presieduti da De
Gasperi. Si oppose alla formula di Centro-Sinistra e quindi ad Ugo La
Malfa che purtroppo lo espulse dal partito negli anni '60. Celebre
la frase di Pacciardi quando gli si chiedeva il motivo per il quale
egli preferiva i governi centristi con la DC, piuttosto che
un'alternativa di sinistra con il PCI : "Meglio una messa al
giorno piuttosto che una messa al muro". Una volta espulso
dal PRI, Pacciardi fondò il movimento politico Unione Democratica
per la Nuova Repubblica, con posizioni schiettamente presidenzialiste
e forse per questo fu sospettato ingiustamente di simpatia fasciste e
golpiste (proprio lui che aveva combattuto il nazifascismo !) e di
aver appoggiato il cosiddetto Piano Solo che avrebbe dovuto portare
ad una svolta autoritaria nel nostro Paese. Niente di più falso e
vergognoso fu detto su di un personaggio al quale la Repubblica e la
democrazia italiana devono moltissimo. Randolfo Pacciardi fu
riammesso nel PRI negli anni '80 e Repubblicano rimase sino alla
morte. Questa, in estrema sintesi, la vita politica di Randolfo
Pacciardi, ma, perché mai si è voluto cancellarne la memoria
storica ? Basta leggere la sua vita, per comprendelo, infondo. E
basta leggere l'unico libro a lui dedicato, pubblicato proprio
quest'anno da Albatros e curato dall'amico repubblicano Renato
Traquandi, che fu per lungo tempo collaboratore di
Pacciardi. "Randolfo Pacciardi" è infatti l'unica
raccolta di scritti, discorsi ed articoli del Nostro, che parlano nel
concreto della sua attività politica: una vita basata sugli ideali
di emancipazione sociale propugnati da Giuseppe Mazzini, ovvero in
totale concorrenza – a sinistra - con i socialisti, i quali, a
parere di Pacciardi, inseguivano le masse, ma raramente pensavano ai
problemi della collettività. Fu per questo che Pacciardi avversò
sempre la formula dei governi di Centro-Sinistra, nei quali i
socialisti facevano il bello ed il cattivo tempo, pensavano ad
accaparrarsi posti di potere, strizzavano l'occhio ai comunisti ed
all'Unione Sovietica ed aumentavano burocrazia e tasse. Nel libro
curato da Traquandi vi è questo e molto altro: vi è l'epopea del
giornale repubblicano fondato da Pacciardi "Etruria Nuova",
quello di "Nuova Repubblica" e, per finire, il periodico
“L'Italia del Popolo”. Si potrà dunque scoprire che Randolfo
Pacciardi fu il primo politico – peraltro totalmente isolato –
che si battè contro la dilagante partitocrazia ed il sistema delle
tangenti che egli, già alla metà degli anni '60, denunciò:
inascoltato da tutti, persino da una magistratura che pensava ad
insabbiare...piuttosto che ad indagare (mentre negli anni '90
utilizzò la clava giudiziaria per colpire solo una parte – quella
democratica ed occidentale – della classe politica). Pacciardi
nella lotta al potere dei partiti giunse dunque decenni prima dei
radicali di Pannella che, chissà perché, lo ignorarono
totalmente. E Pacciardi arrivò prima persino di Bettino Craxi,
proponendo, nei primi anni '70, una Grande Riforma di stampo
presidenziale: Presidente della Repubblica con funzioni di governo
eletto direttamente dal popolo e Parlamento - con funzioni di organo
legislativo - eletto su base proporzionale. Nonchè magistratura con
carriere separate ed intipendente dal potere politico ed eletta dal
popolo. Tutto questo gli causò, purtuttavia, solamente grane:
espulsione dal PRI di Ugo La Malfa ed accusa di cospirazione politica
da parte del magistrato comunista Luciano Violante. Accusa che
finì con un nulla di fatto, visto che nè Pacciardi nè Edgardo
Sogno, suo amico liberale, volevano realizzare un golpe, bensì
propugnavano una Repubblica presidenziale, ove i partiti non fossero
comitati d'affari, ma tornassero alla loro funzione
rappresentativa. Ovviamente ciò dava fastidio alla sinistra
comunista, ai socialisti ante-Craxi - amici dei comunisti - ed al
centro democristiano in particolare la corrente di sinistra, che, con
Moro e Fanfani, aveva fatto del Potere la sua arte. Renato
Traquandi con il suo "Ranfolfo Pacciardi" colma dunque una
lacuna nel panorama politico dell'Italia repubblicana e del Partito
Repubblicano Italiano. Racconta - per mezzo dei suoi stessi
scritti - le vicissitudini di un combattente antifascista,
anticomunista ed antipartitocratico che morì nel 1991 senza alcun
rimpianto ed in piena onestà intellettuale e morale. 
Luca Bagatin
|
|
5 novembre 2010
Sentieri Repubblicani: il nuovo sito web nel solco della migliore cultura mazziniana
    
Giuseppe Mazzini, il simbolo del PRI e Renato Traquandi, autore di sentierirepubblicani.it
Trovo da sempre che Renato Traquandi
sia rarissimo esempio di giornalista e miltiante politico capace di
portare quella ventata di cultura ed impegno che mancava da
tempo. Riportai sul mio blog un suo ottimo pezzo tratto da "La
Voce Repubblicana" il 10 gennaio 2008, dal titolo "Ideario
Repubblicano". Renato, militante Repubblicano di Arezzo di
lungo corso, è anche parente stretto del militante partigiano del
Partito d'Azione Nello Traquandi, sepolto nel cimitero di
Trespiano assieme a Carlo e Nello Rosselli, Ernesto Rossi e
Gaetano Salvemini. Della storia e delle idee politiche di
Renato Traquandi condivido praticamente tutto. Ci leggevamo già da
tempo sul web ed entrambi abbiamo sempre auspicato un'unificazione
fra i partiti laici, liberaldemocratici e liberalsocialisti in
alternativa a questo bipolarismo. E, poi, Renato fu, in gioventù,
seguace di Randolfo Pacciardi, eroe partigiano della Guerra di
Spagna, mazziniano e promotore dell'Unione Democratica Nuova
Repubblica, alla quale anche lui si iscrisse. Aggregazione
mazziniana anticomunista oltre che antifascista, che teorizzava la
nascita di un partito di ispirazione repubblicano-gollista sul
modello della Francia. Per questo subì, assieme a Pacciardi e anche
al già partigiano liberale Edgardo Sogno, l'accusa di golpismo da
parte di Luciano Violante. Accusa che terminò con una piena
assoluzione di tutti i coinvolti. Questa, fra l'altro, è una
vicenda che ho ricordato più volte anche qui, sul mio blog. E'
stato per me, dunque, un gran piacere leggere su "La Voce
Repubblicana" di sabato 30 ottobre scorso, un pezzo di Renato
Traquandi che presentava il nuovo sito web da lui curato:
www.sentierirepubblicani.it. Un
sito graficamente giovane, che, nel maremagnum di internet, ha la
sola pretesa (certo non piccola) di raccogliere interventi e saggi di
storia politica e culturale repubblicana, come non è mai stato fatto sino
ad oggi. Sentieri Repubblicani, infatti, ha per sottotitolo
"Scuola Repubblicana" ed è, dunque, un agilissimo
strumento di consultazione ed approfondimento per tutti coloro i
quali voglono saperne di più sul nostro Partito Repubblicano
Italiano. Un partito vivo più che mai, come gli ideali di quel
Giuseppe Mazzini che, in un'epoca di grandi sconvolgimenti, gettò le
basi per un'Italia, un'Europa ed un Occidente laico, moderno ed
affratellato. Contro ogni totalitarismo e fondamentalismo politico
e/o religioso.
 Luca Bagatin
|
|
|