18 febbraio 2013
"Intervista esclusiva a Mauro Biuzzi, leader del Partito dell'Amore" di Luca Bagatin
 
A sinistra: Mauro Biuzzi, oggi, con il sibolo del Partito dell'Amore, recante il volto di Moana Pozzi; a destra: Moana Pozzi e Mauro Biuzzi nella campagna elettorale del 1992 Moana presenta il simbolo del suo partitoTi
credo capace di ogni male: perciò voglio da te il bene;
La
pornografia è una cosa troppo importante per lasciarla fare ai
pornografi; Solo
il Partito dell’Amore, che ha saputo liberare la pornografia in
Italia, può anche liberare l’Italia dalla pornografia. Queste solo alcune
delle citazioni di Mauro Biuzzi che ci hanno subito incuriosito, al
punto dal volergli proporre quest'intervista, che parla non solo o
tanto di lui, quanto piuttosto del suo progetto “alter-politico”
- contenuto nel programma politico-culturale del Partito dell'Amore -
ed il suo ricordo della celebre attrice Moana Pozzi, tragicamente e
prematuramente scomparsa nel 1994. Mauro si definisce
un' “attivista antipolitico” che, con vari mezzi, espressivi –
che vanno dall'architettura, alla fotografia, al cinema alla politica
e persino alla teologia – pratica, da oltre trent'anni, una critica
al linguaggio dei media, della pornografia e della politica. Già fra i primi
obiettori di coscienza al servizio militare di leva, negli Anni '70,
Mauro Biuzzi è iscritto alla Lega Obiettori di Coscienza, fondata su
iniziativa del Partito Radicale. Architetto ed
artista poliedrico, Biuzzi, nel 1980, fonda e partecipa alla rivista
di cultura romana indipendente“Braci” e, sempre sull'onda della
controcultura artistica e letteraria dell'epoca Cyberpunk, fonda,
nel 1991, il primo partito politico - per così dire -“antipolitico”,
ovvero il Partito dell'Amore, assieme a Riccardo Schicchi, Ilona
Staller e Moana Pozzi. Non a caso il
personaggio di Mauro Biuzzi è interpretato e rappresentato (a parer
mio male ed in modo totalmente macchiettistico, così come sono mal
interpretati i ruoli di Riccardo Schicchi ed Ilona Staller) nella
fiction che Sky ha dedicato a Moana Pozzi dal titolo, appunto,
“Moana”, di Alfredo Peyretti, con l'ottima (lei sì davvero !)
Violante Placido. Mauro Biuzzi –
oggi leader del Partito dell'Amore (www.partitodellamore.it) e fondatore dell'Associazione Moana Pozzi (www.moanamoana.it) - è un simpatico amico - peraltro già in passato in contatto con il
nostro amico e collaboratore fraterno Peter Boom - profondamente
colto, intelligente ed arguto. Oggi abbiamo il
piacere di intervistarlo, in esclusiva (per completezza
dell'informazione desideriamo segnalare che i link contenuti
nell'articolo, le parole in maiuscolo, corsivo e grassetto sono state
appositamente e volutamente inserite dall'intervistato Mauro Biuzzi).
 
A sinistra: lo staff del Partito dell'Amore con, al centro, Moana Pozzi; a destra: Ilona Staller, Marcella Zingarini e Mauro Biuzzi
Moana Pozzi candidata a Sindaco di Roma nel 1993 con il Partito dell'Amore
Luca
Bagatin: Quando hai conosciuto per la prima volta Moana Pozzi ?
Mauro
Biuzzi: Il nostro primo scambio di battute è stato a Roma, i
primi giorni di gennaio 1992, nel comprensorio di palazzine in Via
Cassia, dove c’era la Diva Futura e dove abitavano lei, Schicchi e
la Staller. La prima sede del PdA era in un appartamento indipendente
in una di quelle palazzine, nel quale io ho diretto la campagna
politica del 1992. Per la campagna alle amministrative del 1993,
invece, la sede del PdA si spostò nel superattico sopra
all’appartamento di Moana, giacché volevamo entrambi una totale
indipendenza dalle attività di Schicchi. Torniamo alla prima volta
con Moana. Era appena arrivata da Milano la diffida della Staller ad
usare il suo volto nel simbolo del Partito dell’Amore
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/politiche/006/d001.html].
Pioveva e, poiché aveva un pacco di copie della sua Filosofia
e non aveva l’ombrello, Schicchi mi chiese se volevo accompagnarla
alla palazzina dove si trovava il suo attico. Lei mi disse subito:
“Peccato dover sprecare tutto il lavoro che hai fatto per il
simbolo !”. In ascensore le dissi: “Potrebbe dipendere anche da
te…”. Lei, che non aveva la minima idea di impegnarsi in
quest’avventura politica che stimava come un’ennesima
“pagliacciata” di Riccardo (parole sue), sulla porta di casa mi
disse: “Ci penso.”. Ci pensò. Pochi giorni dopo, in una riunione
a quattro (Schicchi, Moana, io e mia moglie Marcella Zingarini), con
il solo voto contrario di Riccardo, è rinato il vero Partito
dell’Amore e questa volta aveva il volto di Moana. Il PdA di
Schicchi/Staller era durato solo un mese.
Luca
Bagatin: Chi era, secondo te, Moana Pozzi, veramente ?
Mauro
Biuzzi: Moana fu un raro esemplare di genio italiano. Una
donna, cioè, la cui eccezionale forza fisica e logica la spinsero
sempre a fare scelte anti-conformiste.
Luca
Bagatin: Ricordo che in un'intervista che Piero Chiambretti ti
fece nel suo programma, alcuni anni fa, dicesti che, secondo te,
Moana Pozzi dovrebbe essere ricordata nei libri di Storia. Puoi
spiegarcene meglio il motivo ?
Mauro
Biuzzi: Perché Moana ha concluso la sua vita facendo
politica e senza usare i potenti mezzi del Potere (Denaro, Media,
Spettacolo, Scienza, Cultura, Politica, Religione, ecc), ma al
contrario mettendo la sua popolarità al servizio di una piccola
formazione come il PdA, che aveva come scopo quasi suicida quello di
opporsi ai poteri forti partendo da zero. E la Storia in Occidente,
da Cristo in poi, si fa senza i potenti mezzi. Non troverai nessuna
“diva” che, al vertice della sua carriera, abbia corso un tale
rischio d’immagine. E che, dopo la prima sconfitta e contro
l’opinione di tutti, che abbia voluto assolutamente ritentare quasi
da sola (ovvero solo con me), nella campagna elettorale per il
Sindaco di Roma del 1993, riuscendo a concludere la raccolta firme in
condizioni disperate e riuscendo a portare per la seconda volta il
simbolo del PdA nella scheda elettorale. Una tempra da Giovanna
D’Arco, che sola spiega la sua beatificazione postuma. Anch’io
che l’ho seguita e guidata passo passo in questa lucida follia,
certe volte penso che me la sia sognata, che Moana non è mai
esistita. Ma la vera politica, quella che fa Storia, è quella che
non teme di realizzare l’impossibile. Altro che economia politica !
Luca
Bagatin: Che cosa ti ha spinto ad ideare, assieme a Riccardo
Schicchi, il Partito dell'Amore ?
Mauro
Biuzzi: La scommessa che si potesse sfidare sul suo terreno,
quello di una campagna elettorale - ma fatta senza spendere una lira
pubblica - il peggior consociativismo partitico della Repubblica
Italiana: quello che aveva resistito al Movimento Studentesco del
1968, alle Brigate Rosse del 1978, ma che poi aveva ceduto qualcosina
solo nei primi anni Novanta nell’inchiesta detta Tangentopoli.
Con il PdA - per la prima volta - una formazione dichiaratamente
antipolitica ha dominato per tre mesi una campagna elettorale
italiana, se si escludono i precedenti referendum sull'aborto e sul
divorzio. Voglio qui precisare che l’accostamento del PdA all’Uomo
Qualunque di Guglielmo Giannini, è un’approssimazione idiota,
di quelle che si leggono su Wikipedia. Oggi sono tutti qualunquisti
meno il PdA.
Luca
Bagatin: Ma il simbolo del Partito dell'Amore lo ideasti tu o
Riccardo Schicchi ? Che cosa rappresenta, nello specifico ?
Mauro
Biuzzi: L’icona nel cuore, che avevo già usato dal 1987 in
mie azioni pubbliche
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/politiche/001/d009.html],
la proposi a Schicchi nel 1991 in una versione adatta ad essere
presentata come simbolo in una campagna elettorale. Fu, infatti,
ammesso dal Ministero degli Interni nel 1992, anche se dovetti
discutere un’obiezione di ammissibilità dell’ufficio competente
che riteneva blasfemo l’accostamento tra una croce e il volto di
una pornostar. Feci notare che non era “una pornostar” ma la
cittadina Moana Pozzi. E il simbolo fu ammesso dalle Istituzioni
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/politiche/009/d004.html].
Ma non dagli elettori italiani, il cui concetto di cittadinanza era
ancora ristretto a quello indicato dai Partiti e dai mass-media
dell’epoca.
Luca
Bagatin: Quali i punti salienti del programma
cultural-politico del Partito dell'Amore ?
Mauro
Biuzzi: Dichiarammo
subito sul retro del volantino di Moana
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/politiche/011/d02.html
]che la nostra logica politica non era riducibile a quella di
programma,
come nella politica di matrice sindacal-contrattuale. E invece
preferimmo una Politica di Immagine piuttosto che di Parola, che fu
poi tipica dei movimenti no-global ma anche del terrorismo islamico
(intendo sul piano dell’uso dei mezzi di comunicazione). Nessuna
chiacchiera moraleggiante. In particolare io avevo ed ho i miei
riferimenti nelle declinazioni nazionali della rivoluzione
punk,
che come tutti sanno, si oppose a quella hippie
sessantottina e che riemerse all’inizio degli Anni Novanta. Anche
su questo piano di Immagine si è consumata la separazione del PdA di
Mauro Biuzzi e di Moana Pozzi dalla precedente esperienza politica
della Diva Futura di Riccardo Schicchi e Ilona Staller, legata
all’ideologia della Rivoluzione Sessuale degli anni settanta. Nel
1991 gli effetti della caduta del muro di Berlino erano ormai
evidenti e noi lanciammo per primi una sfida al Pensiero Unico sul
suo terreno: quello della simulazione della politica e della sua
morte simbolica, dell’anti-partito,
come dissi nella mia tribuna elettorale del 1992
[http://www.youtube.com/watch?v=ye4tvQk1TQ8]. La cosa interessò,
infatti, tutto il mondo e con Moana raccogliemmo oltre duecento
articoli di stampa estera, da ogni parte del mondo
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/politiche/015/index.html].
Moana rappresentò uno sperpero di visibilità politica contro la
riduzione della politica all’economia. Una festa orgiastica della
morte della politica contro la simulazione tragicomica della crisi
economica mondiale. Generazione
X.
Tentativo riuscito di fare di Moana una bellissima e terribile pausa
in cui si sente solo il rumore dello strappo di una moquette: quella
con cui l’economia politica borghese silenzia da qualche secolo
ogni Realtà che gli somigli come la sua immagine rovesciata nello
specchio, un’immagine che simuli la sua morte simbolica,
un’immagine fuori controllo. E Moana era esattamente questo: non la
diversità
ma l’alterità,
non la trasgressione
ma la seduzione
fatale.
Come il Don Giovanni, il Gattopardo, il Marchese del Grillo,
l’aristocrazia francese o russa che misero fine ad una tirannia
cortigiana ed oligarchica di cui erano la maggior espressione e che
conoscevano molto bene. Moana rimarrà una delle maggiori icone del
tramonto dell’Occidente in Italia, insieme a Mamma
Roma e
ad Accattone.
Luca
Bagatin: Il Partito dell'Amore esiste tutt'oggi, ma, dal 1993, non si
presenta alle elezioni politiche, come mai?
Mauro
Biuzzi: Perché il PdA è un partito cristiano-dionisiaco,
nel senso che proprio con il parlare silenzioso del corpo di
Moana ha dato l’esempio di un leader politico che pratica il
diritto/dovere di tacere su ciò di cui non si può parlare. Con ciò
opponendosi radicalmente all’idea tutta mass-mediatica che il
politico sia un opinionista televisivo, un inarrestabile
nastro trasportatore di Doxa, un continuo parolibero che vomita
contratti programmatici. In tal senso la cultura realista del PdA, in
contrasto con il cosiddetto diritto alla libertà d’espressione,
si oppone anche all’obbligo per tutti ad avere un’opinione su
tutto. Dittatura della Doxa che si esprime ai suoi massimi
livelli nei social network, veri campi di concentramento
dell’autismo cronachistico di massa (oltre che mezzo
d’intercettazione e di controllo): crimine perfetto di istigazione
dell’umanità alla masturbazione espressiva travestita da
“libertà di espressione”, proprio come tra gli adolescenti
nativi digitali l’esperienza della masturbazione via cam sta
sostituendo quella del primo rapporto sessuale. Insomma, il PdA ha
dato alla borghesia “protestante” italiana la spiacevole notizia
che il sesso è nato molto prima del diritto. E che non se ne può
fare libero commercio “liberandolo”, quasi peggio di come hanno
fatto i preti “vietandolo”.
Luca
Bagatin: Il Partito dell'Amore, fra gli altri, si ispira al
socialista umanitario Giuseppe Garibaldi, come mai?
Mauro
Biuzzi: Perché Garibaldi ha fondato la nostra Repubblica
credendo, parlando e scrivendo di un socialismo del cuore che
certamente Biuzzi e Moana, da patrioti e credenti, hanno praticato
prima ancora che capito. Capiamo invece perché l’algida e frigida
borghesia televisiva italiana possa chiamare populismo ciò
che arriva alla gente in forma commovente e affettiva. Un politico
che è amato dalla popolazione indispettisce i pragmatici che ormai
ci governano, come il caso di Pier Paolo Pasolini ancora dimostra.
Perché i progressisti e i pragmatici possono avere ragione, ma amore
no.
Luca
Bagatin: Oggi vi presentate come "Partito dell'Ex Voto",
ovvero invitate gli elettori all'astensionismo ed alla dissidenza
"alter-politica". In che cosa consiste questo
nuovo modo di fare politica da voi inaugurato?
Mauro
Biuzzi: Per l’esattezza oggi invitiamo all’obiezione
di coscienza elettorale, che è tutt’altra cosa dalla scheda
bianca. Per quanto ho già detto, noi ci proponiamo sempre come
critici dello spettacolo elettorale, e in particolare, critici
della comunicazione pornografica come modello di propaganda della
nostra epoca. Come nel secolo scorso ogni persona faceva due
mestieri, il suo e quello di critico cinematografico, il PdA ha
profetizzato la nascita del “critico politico”. Beppe Grillo non
è “un comico che fa politica” ma è un cittadino che interrompe
momentaneamente il suo mestiere per fare il critico della
politica. E così dicasi per i militanti del suo Movimento. Una
rivoluzione antropologico-culturale cominciata con il sottoscritto e
con Moana Pozzi. Questa novità
determinò il contrasto con Schicchi e Staller, che furono espulsi
dal PdA nel 1992
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/politiche/014/d001.html]
proprio perché praticavano ancora una politica di conflitto
d’interesse tra il proprio mestiere e le alleanze politiche.
Questa evoluzione di Moana maturò, infatti, nella campagna per le
amministrative di Roma nel 1993 nella quale, liberi ormai dalla
vecchia equazione sesso = politica, formammo la prima lista civica di
candidati della Seconda Repubblica. Fu costituita candidando oltre
cinquanta aspiranti consiglieri comunali tutti provenienti dalla
società civile romana e senza alcun “precedente” politico, ed io
fui nominato capolista su proposta di Moana
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/amministrative/004/s02.html].
In conclusione, direi che la caratteristica dei cittadini ai quali il
PdA si rivolse per primo (nel quadro della crisi della politica che
dura da Tangentopoli ad oggi), è quella di essere dei “critici
politici” irriducibili alla Doxa politica e al marketing mediatico.
Cittadini irriducibili alla definizione asfittica di elettori,
essendo ormai caduto miseramente il vincolo che legava politica e
lavoro (alla faccia dell’art.1 della Costituzione).
Cittadini-stalker delle mappe interstiziali che ancora ostacolano
l’urbanizzazione a tappeto del territorio. Cittadini-mutanti
residuali della cittadinanza repubblicana, nel quadro della
modernizzazione fondata sul capitalismo avanzato e
sull’immigrazione/deportazione di massa. Insomma, non più
cittadini collaborazionisti, deleganti, qualunquisti, pessimisti,
clandestini o resistenti, ma attivisti e patrioti che si riprendono
la loro sovranità nel pubblico e soprattutto nel privato. Cittadini
che, al di là della modernizzazione coatta e ricattatoria tipica del
dopoguerra e del suo portato d’ingerenze e di embarghi (che
ancora chiamiamo esportazione della democrazia, una specie di
Pax romana fatta da bottegai e top-guns), riprendono il
cammino della libertà repubblicana universalista, in Italia e nel
mondo.
Luca
Bagatin: Che cosa ne pensi della politica di oggi ? Ci sarebbe
spazio, nel panorama politico-culturale e mediatico per una
personalità libera e libertaria come Moana Pozzi ?
Mauro
Biuzzi: Ho
già detto che nelle nostre socialdemocrazie la politica
si è ridotta ad economia
politica.
In questo senso ritengo che l’economia politica sia troppo stretta
per Moana come per qualunque altro cittadino che non sia un Attore
di questa nuova oligarchica. Che non sia cioè un finanziere, un
industriale, un editore, un autore/pubblicitario, un politico ovvero
una Vedette
al servizio della Governance
mondiale. Moana (come Marilyn o Pasolini) non è riducibile a nessun
bipolarismo imperial-democratico (tipo progressisti/conservatori),
come si è rappresentato da Jacqueline Kennedy a Carla Bruni
ex-Sarkozy
(che guarda caso sono donne). Moana è la parte vitale e negativa del
bipolarismo, la parte maledetta e anti-borghese, la parte
anti-sociale e anti-edipica, come alle origini lo furono Van Gogh o
Rimbaud (che guarda caso sono maschi). Il PdA, con la posizione di
estremo-centro, si libera per primo anche del retaggio ideologico
della distinzione destra/sinistra o di quella maschile/femminile, con
tutti i primati di genere
ad essa collegati strumentalmente e darwinianamente (schiavo/padrone,
vittima/carnefice, disoccupato/salariato). Insomma, l’Estremo-centro
di Moana sfugge ad ogni sistema binario e cibernetico (i codici
seriali 0/1, senza centro e senza estremi per definizione). Il PdA è
per la ciclicità, per l’estremo ritorno del principio dell’eguale,
per la Terra e contro il Territorio. Il PdA sostiene Moana come
simbolo della Repubblica Italiana, dalle Alpi alla Sicilia. Sostiene
Moana come Cuore della nostra Patria. Cuore della questione
mediterranea, cuore del rapporto nord/sud.
Luca
Bagatin: Pensate che in futuro ci potrà essere spazio, in Italia,
per il Partito dell'Amore ?
Mauro
Biuzzi: Non ci sarà futuro per nessuna libera repubblica e
per nessun popolo che si riconosce in essa, se non si farà ovunque
una “critica politica” ai rappresentanti del mondialismo
finanziario che ovunque si insediano nei governi nazionali, per
espropriarli progressivamente della loro sovranità culturale e
popolare, vero motivo della crisi della rappresentanza elettorale
(in Italia come in Grecia come in Spagna). Insomma, dopo i manager,
le pornostar, i papi e i centravanti “stranieri”, tra quanto
tempo il liberismo aprirà anche il mercato della politica-spettacolo
? E perché non lo ha ancora fatto ? E che fine farà la cultura
diffusa in Italia sotto i colpi dell’internazionalizzazione del
Made in Italy ? Per non parlare dello sterminio della cultura
contadina di Pasoliniana memoria, dell’olocausto delle api pronube,
dei fondamenti stessi della corretta alimentazione dei popoli, tutto
spazzato via a colpi di aree metropolitane e grande distribuzione. Il
Partito dell’Amore, lungi dall’essere un partito
nazional-socialista, è stato certamente un primo segnale tutto
italiano dell’inizio di una crisi irreversibile del primato della
politica trans e multinazionale. Il PdA ha profetizzato nel 1992,
l’avvento in Italia di una Videocrazia senza uguali al mondo
e la necessità di affrontare il “discorso sul Massimo Sistema
Pornografico”. Quel Sistema che, dall’11 settembre del 2001, ha
cominciato a parlare, all’interno di tutti i linguaggi locali, con
il linguaggio politico del nuovo Impero finanziario mondiale. Quindi,
nessun futuro senza il Partito dell’Amore, che ha avuto sempre la
missione di voler restituire agli italiani la loro verginità
stuprata (culturale e ambientale). Questo noi intendiamo con
cristiano-dionisiaco: la difesa della nostra cultura
mediterranea da quella Mondialista. E il più grande successo del PdA
è stato quello di riuscirci almeno con la sua prima candidata,
Moana, che da iper-pornostar all’americana è diventata cittadina
comune e prima donna-leader di una piccola formazione indipendente (e
non la solita testimonial dello Spettacolo candidata dal
Padrone di turno a questo o quel Partito politico che fa i suoi
interessi a Montecitorio). L’Italia è una giovane Repubblica
fondata sulla resistenza Risorgimentale alle occupazioni militari, e
agli stupri simbolici e materiali che sempre ne conseguono. A mio
modesto avviso, la nostra Moana con la fascia tricolore davanti
all’Altare della Patria a Roma è uno dei simboli più
significativi della volontà di emancipazione di una Repubblica nata
nel clima di occupazione morale e materiale conseguente agli esiti
della Seconda Guerra Mondiale. E in seguito cresciuta nello “sviluppo
senza progresso”, la cui entità è data proprio dal livello
insopportabile raggiunto oggi dal nostro debito pubblico sotto la
pressione speculativa internazionale
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/amministrative/003/i01.html].
In quell’immagine, che ho realizzato con lei nel novembre 1993 per
il suo unico manifesto politico, Moana cessa di essere la pallida
imitazione di una diva del cinema americano (che tanto piace ai
critici sessantottini che sostengono il Trash
all’italoamericana), per diventare la vera icona del cammino che la
nostra Repubblica sta facendo attraverso i tanti disastri civili del
dopoguerra. Certo, di una Repubblica nata orfana, e che continua ad
essere considerata figlia di madre ignota. Proprio come Moana, la
nostra Biancaneve che ora dorme con il milite ignoto, con l’italiano
futuro.
 Luca
Bagatin
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