Daniele Pacchiarotti è un giovane
artista romano formatosi all'Accademia delle Belle Arti e, da oltre
dieci anni, lavora come ritrattista. Note sono le sue apparizioni
televisive a “Scommettiamo che ?” - nel 2003 - ove realizza
dipinti in diretta ed alla trasmissione di spiritualità condotta da
Gabriele La Porta - “Anima Guarire” - all'interno della quale è
una vera e propria presenza fissa, esponendo e spiegando alcune sue
opere.
Il curriculim di Daniele (che potete
comunque scaricare nel suo blog www.danielepacchiarotti.blogspot.it),
è decisamente corposo, ma, qui, non mi interessa tanto fornirne una
sommaria descrizione, quanto piuttosto analizzarne l'opera e
comprenderla, attraverso le sue stesse parole.
Ammetto che non conoscevo Daniele sino
a che un'amica comune non me l'ha fatto conoscere. E subito i suoi
ritratti mi hanno piacevolmente coinvolto, per la tecnica che
utilizza e per i soggetti che ritrae.
Daniele Pacchiarotti ritrae, in
particolare, volti di dive e di divi del cinema del passato, ma anche
del presente. In particolare ama ritrarre i volti di Marylin Monroe
(il che gli è valso l'apprezzamento del sito ufficiale italiano
dedicato alla celebre attrice statunitense), Audrey Hepburn, Vivien
Leigh, Madonna, Elvis Presley e numerosi altri soggetti, alcuni di
fantasia quali Valentina Crepax e le Principesse della Disney.
Le sue opere ricordano molto lo stile
Anni '70 tipico di Andy Warhol, ma lo stile di Pacchiarotti è
decisamente meno kitsch e spesso i suoi dipinti sono ispirati alle
opere di Tamara De Lempicka.
Osservando le opere di Daniele, da
profano, direi che egli ricrea il volto degli artisti ritratti,
dandone un'interpretazione personale. Non trovo, infatti, che essi
siano dei veri e propri ritratti, ma una rielaborazione che ne
cattura le peculiarità, i tratti somatici più evidenti, fornendo
così un'immagine simile all'originale, ma al contempo diversa,
rinnovata.
In tal senso ho deciso di
intervistarlo, per approfondire meglio la sua arte e darne contezza
ai nostri lettori.
Luca
Bagatin: Come
nasce la tua passione per la pittura ?
Daniele
Pacchiarotti: La
pittura, a mio avviso, è qualcosa di insito in noi. Nasce con noi,
vive con noi, muore con noi. E' un dono - come qualsiasi altra forma
d’arte - che se si ha la fortuna di possedere dev'essere portata
avanti con passione, perché non tutti, appunto, nascono uguali.
Ovviamente dico ciò senza alcuna presunzione (Daniele
sorride).
Luca
Bagatin: Quando
e come inizi a muovere i tuoi primi passi nel mondo dell'arte ?
Daniele
Pacchiarotti: In
realtà i miei primi passi li muovo da sempre. Sin da piccolo
scarabocchiavo tutto ciò che vedevo con tanta meraviglia attorno a
me. Su un’agenda che mio padre portava con sé in macchina - mentre
pescava o nei viaggi - nella maggior parte delle volte ritraevo
chiunque fosse vicino a me. E avevo quattro o cinque anni !
Luca
Bagatin: Da
quando e perché ami ritrarre dive e divi ? Puoi raccontarci, più in
dettaglio, in cosa consiste la tua arte ?
Daniele
Pacchiarotti:
Ho iniziato a
ritrarre dive o divi perché sono sempre stato attratto da volti
cinematografici, quelli che hanno fatto la storia del cinema. Più
tardi ho scoperto che la maggior parte delle persone si rivede nei
propri miti. Quale donna, infatti, non ha sognato di indossare il
famoso tubino di Coco Chanel di Audrey Hepbourn in “Colazione da
Tiffany”, oppure farsi alzare la gonna dal vento attraverso una
grata del “metrò”, come la biondissima Marilyn Monroe; e chi non
ha mai sognato quell’amore struggente tipico di Rossella O’Hara e
Rett Butler in “Via col vento”? Vorrei aggiungere che il termine
con cui la critica mi definisce è “ritrattista delle dive”.
Certo, ciò non mi dispiace, ma tengo a precisare che il significato
vero e proprio dei miei ritratti è totalmente diverso. Inutile
negarlo: in ciascuno di noi c’è una parte vanesia e me ne sono
sempre reso conto. Sin da bambino amavo osservare le donne al trucco
e...ho notato che c’è qualcosa di meraviglioso in quei gesti così
“intimi”. Crescendo e avendo, chiamiamolo così, il “dono di
natura”, tutti chiedevano di essere ritratti da me. E tieni conto
che il ritratto è una delle cose più difficili in pittura ! E
dunque ho capito che, attraverso uno shooting fotografico, la persona
viene messa a proprio agio, si scioglie e si sente amata. Poi si
sceglie una foto da cui farne un ritratto, un vero e proprio quadro.
È mio solito bendare le persone, alla consegna dell’opera, per poi
metterli davanti a loro stessi sulla tela e...beh, le reazioni non
hanno prezzo ! In tutto questo passaggio “la diva” o “il divo”
è colei o colui che per un giorno valorizza sé stesso. Amo rendere
felici le persone, in questo senso.
Luca
Bagatin; Tu affermi
che ami ritrarre le dive – in particolare Marylin - andando
oltre la loro bellezza da star system.
Che cosa intendi quando affermi ciò ?
Daniele
Pacchiarotti:
Ho iniziato a ritrarre ad esempio la divina Marilyn Monroe per ciò
che il suo volto mi trasmetteva, ovvero nel vedere i suoi occhi
emergere dalla tela. Occhi che mi fissavano e, in quel momento, mi
sono sentito piccolo come una formica: era lì che mi guardava ed era
uscita esattamente dalle mie mani ! La bellezza di Marilyn è così
struggente che nessuno può rimanerne indifferente. Ogni qual volta
ritraggo il suo volto mi immergo in una gran pace interiore, armonia,
eccitazione e contemplazione artistica sino all’ultima pennellata.
Molti critici e siti web, fra cui il più importante che ne cura la
parte italiana - quello del manager Giannandrea Colombo, che
ringrazierò per sempre - affermano che ogni qual volta dipingo
questa giovane donna - che ha saputo conquistare il mondo sino ai
giorni nostri ed è stata barbaramente uccisa dallo stesso sistema
che l’aveva precedentemente attratta - è come se la riportassi in
vita in un ulteriore nuovo scatto da me creato. In sintesi, vedo in
lei tutte le sfaccettature umane: dal voler essere amata, sino
all’impossibilità di farlo; dalla dolcezza, sino al capriccio dei
vizi; dal successo, sino alla delusione. Come dico sempre: “in
ciascuno di noi c’è, in fondo, una Marilyn”.
Luca Bagatin: Il tuo stile è
assolutamente particolare. Sembra ispirarsi a Warhol, ma al contempo
è molto diverso. Sembra talvolta avvicinarsi, infatti, allo stile di
Tamara De Lempicka. Che cosa puoi dirci del tuo stile, in questo
senso ?
Daniele
Pacchiarotti: Ho
avuto l’onore di conoscere fotografi e galleristi che lavorarono
per la Factory di Andy Warhol ed è una decina d’anni che mi
paragonano a lui, ma non nel modo di dipingere, perché lui - con la
sua Pop Art – posso dire essere stato il mio opposto. Nella serie
di serigrafie su Marilyn, ad esempio, Warhol ha voluto svuotarla del
suo intrinseco contenuto umano e renderla il simbolo del commercio,
come fosse solo un'attrazione per il mondo del “business”. Mi
paragonano spesso a lui perché a casa mia, fra foto e dipinti è un
concentrato di arte in cui vanno e vengono artisti di ogni genere, ma
non certo per il modo di dipingere. Il mio stile, in realtà , si rifà al
cosiddetto“nuovo realismo”. Diversamente da Warhol, considero
Tamara De Lempicka la ragazza dell’art déco, ovvero la mia musa
ispiratrice. Due anni fa c’è stata una mostra delle sue opere a
Roma e, ben diciassette fra riviste e giornali, hanno confuso le mie
riproduzioni con i suoi dipinti ! La soddisfazione più grande è
stata che al Vittoriano mi hanno invitato gratuitamente e molti
giornalisti si sono interessati a questo strano caso. Un giornalista
in particolare mi disse che, essendo deceduta nel 1980, anno peraltro
della mia nascita, potevo averne preso il “karma”… Magari !
Luca
Bagatin: Che
cos'è il divismo
secondo te ? E' un fenomeno positivo o negativo ? Oppure è un
cosiddetto segno
dei tempi ?
Daniele
Pacchiarotti: Penso
che ciascuno abbia
il diritto di esprimersi come vuole. Non trovo sia un fenomeno
negativo in sé, tranne quando si giunge all’eccesso.

Luca
Bagatin